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Il fiume Po

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Francesca Biagioli CONSUMARE ACQUA 30-03-2019 Il fiume Po è irriconoscibile: è secco come in piena estate e il letto è una distesa di plastica

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Il Po, il grande fiume, versa in uno stato davvero pietoso: è secco come se già fossimo in piena estate e in più, in alcuni punti, il suo letto è una vera e propria distesa di rifiuti di plastica.

Stanno facendo il giro d’Italia le foto postate su Twitter da Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, che mostrano la terribile situazione in cui versa il fiume Po’ in Veneto (in realtà estesa anche all'Emilia Romagna).

Sostanzialmente c’è un grave stato di siccità, ancora più serio di quello che solitamente si registra in piena estate ma ciò non basta. Là dove il fiume è completamente secco e rimane solo il letto si nota un pesante accumulo di oggetti di ogni tipo, ovviamente di plastica.
Un fiume di plastica. La siccità, dovuta al #ClimateChange, ci fa vedere ciò che i fiumi trasportano. Siamo in Veneto, non in Asia, lungo una chiusa nel bacino del #Po. Bisogna ridurre subito il consumo di plastica usa e getta!!! #breakfreefromplastic >> https://t.co/Id1XktOb5z pic.twitter.com/YJoL5uZUmU

— giuseppeungherese (@UnghereseG) 26 marzo 2019




Come ha già dichiarato la Coldiretti:
"la situazione è grave come quella del 2017, uno degli anni peggiori del secolo”

Si fa riferimento in particolare ai danni che la siccità fa sul settore agricolo che è in attesa da tempo di piogge che non arrivano, anzi è previsto un aumento delle temperature e di conseguenza un ulteriore peggioramento del problema.

Nel seguente video potete vedere la situazione del fiume Po’ nella zona di Cremona ripresa da un drone.

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è mandassero i rifugiati a ripulire sarebbe una bella cosa e si....con la voglia vhe hanno di lavorare...


chissa se i comuni ripuliranno il letto del fiume da quell'immondizia ,mi sa di no ,ma che poi finisce tutta in mare...povero "uomo"
 
Ultima modifica:
[h=1]I Caraibi soffocati da tonnellate di plastica. Le foto shock che non vorremmo mai vedere[/h]
plastica_caraibi_cover.jpg

Il mare di plastica dei Caraibi in una serie di scioccanti foto

Associamo i Caraibi a mare cristallino e a pesci multicolori. Purtroppo lo scenario potrebbe essere ben diverso e a colorare il mare non tanto i pesci quanto le tonnellate di rifiuti di plastica. Mostrano una situazione davvero preoccupante alcune foto di qualche tempo fa che ritraggono le acque piene di polistirolo e detriti.

Si dice che entro il 2050 ci sarà più immondizia nell'oceano che pesci e purtroppo sembra che ci stiamo avvicinando inesorabilmente a quel momento, almeno a giudicare dalle scioccanti immagini opera di Carolina Power scattate al largo della riserva marina delle Cayos Cochinos.

Carolina è una fotografa particolarmente focalizzata sull'obiettivo di mostrare i problemi ambientali che stanno mettendo seriamente a rischio il pianeta con lo scopo ovviamente di sensibilizzare l’opinione pubblica e tutti noi che, nel nostro piccolo, possiamo e dobbiamo fare qualcosa.

Non è un caso che Carolina, affianco ad ogni foto ha posto una domanda, un vero interrogativo che dovremmo porci anche noi ogni giorno quando scegliamo di acquistare prodotti con imballaggi in plastica o quando ci dimentichiamo di differenziare i nostri rifiuti.
mare_plastica_caraibi.jpg

mare_plastica_caraibi_1.jpg

Quesiti del tipo: "Utilizzi ancora sacchetti di plastica? Bottiglie di plastica? Involucri di plastica sul cibo?"

Carolina Power scrive:
"Sfido ogni persona e ogni azienda a tenere la spazzatura per una settimana. Separa il tuo organico e i materiali riciclabili e mantieni tutto il resto per una settimana. Sarai disgustato dal numero di oggetti monouso che adoperi”
Nelle sue foto è infatti possibile vedere come la maggior parte dell’inquinamento nel mare dei Caraibi, così come in realtà in tutto il resto del mondo, proviene da contenitori di polistirolo e oggetti di vario tipo realizzati in plastica.



La maggior parte di noi acquista e usa con troppa leggerezza oggetti in plastica o avvolti nella plastica, ma non sempre ci soffermiamo a pensare dove vanno a finire tutte queste cose dopo che le abbiamo gettate via.

Purtroppo la risposta, forte e chiara, arriva da queste foto. Il problema è però più ampio e anche le nostre lavatrici contribuiscono all’inquinamento del mare.

Ogni volta che laviamo canottiere, pantaloni, maglie o qualsiasi altro indumento realizzato con materiali sintetici, piccole fibre di plastica finiscono nei corsi d’acqua e poi nel mare. Le microfibre sono così piccole che piante e pesci non sono in grado filtrarle. Pertanto si accumulano contribuendo all'85% dell'inquinamento costiero in tutto il mondo.
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Oggi usiamo 20 volte più plastica di quanto non si facesse 50 anni fa e i numeri continuano a salire. Teniamo conto di tutte queste cose per fare scelte più consapevoli.




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rancesca Biagioli INFORMARSI RIFIUTI & RICICLAGGIO 30-03-2019 [h=1]Tra Messina e Reggio Calabria c’è una discarica sottomarina. Ecco le terribili immagini che lo provano[/h]
discarica_sottomarina_cover.jpg

Il problema dei rifiuti in mare è sempre più drammatico anche nel nostro paese. Adesso a confermare come questa situazione sia fuori controllo arrivano delleterribili immagini riprese da una telecamera subacquea nello Stretto di Messina.

In fondo al mare tra Reggio Calabria e Messina c’è davvero di tutto: dalle bambole ai fornelli da cucina, da pneumatici a scarpe e vestiti, da pentole e mestoli a giocattoli di ogni tipo, dai materassi ai cavi elettrici, dalle vecchie musicassette agli scopettoni del water. Addirittura è stata trovata un auto gettata in mare da qualche persona più che incivile (che ha deciso così di rottamarla) e poi lì è rimasta perché ovviamente nessuno si è preoccupato di rimuoverla. Insomma si tratta di

A documentare la drammatica situazione è stata una telecamera subacquea pilotata via cavo dalla nave del Cnr "Minerva Uno" utilizzata dai geologi del Cnr e dell'università "La Sapienza" di Roma. Questa ha percorso oltre 6 chilometri raggiungendo i 600 metri di profondità in 4 punti dello Stretto di Messina, due dal lato siciliano e due da quello calabrese, a breve distanza dalla costa (solo 1 o 2 km).
discarica2.jpg

Inizialmente lo studio doveva occuparsi di realizzare una carta geologica del fondale marino a mille metri di profondità. Quello che si sono trovati di fronte i ricercatori li ha lasciati però talmente a bocca aperta che hanno deciso di indagare meglio sul problema dei rifiuti sottomarini:


“Nel 2016 siamo tornati nello Stretto con il progetto RitMare. Questa volta lo scopo preciso era studiare i rifiuti urbani sui fondali. Ne abbiamo trovati in quantità sbalorditive" ha dichiarato Francesco Latino Chiocci, insegnante di geologia marina all'università Sapienza di Roma.
Il lavoro degli scienziati che si compone di una serie di terribili immagini sottomarine è stato pubblicato su Scientific Reports.

I ricercatori hanno catalogato 4000 pezzi in tutto: la maggior parte dei rifiuti hanno misure che vanno dai 10 ai 50 centimetri e sono dislocati prevalentemente sul versante siciliano dello stretto. Ovviamente il materiale prevalente è la plastica: il 52% della spazzatura trovata è di plastica morbida e il 26% di plastica rigida. Per il resto si tratta di materiali edili, legno e vestiti. Tutti questi rifiuti arrivano dalle molte fiumare della zona.
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E’ la prima volta che uno scenario di tale portata è stato documentato in fondo al mare, la spazzatura che è stata trovata è di una tale densità da essere superiore di mille volte a quella individuata nei fondali in altri studi. Naturalmente a preoccupare sono gli effetti che questa discarica, che si trova così a fondo, ha sull’ecosistema marino. Tra l’altro la telecamera è riuscita ad arrivare solo a 600 metri di profondità e rimane il dubbio di cosa ci sia ancora più in basso. Naturalmente si teme una situazione simile o addirittura più drammatica.

Come giustamente sottolinea il professor Chiocci la nostra verrà ricordata come l’epoca della Geo Monnezza!

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Dominella Trunfio INFORMARSI AMBIENTE 05-03-2019 [h=1]I pescatori pugliesi raccoglieranno rifiuti e plastica dal mare[/h]
plastica-mare2.jpg

Pescatori sì, ma di plastica. Succede a Barletta in Puglia, dove l’amministrazione ha lanciato un progetto per ripulire il mare sempre più inquinato da rifiuti plastici.

Come sappiamo, l’inquinamento marino ha ormai raggiunto livelli allarmanti. Gli scienziati giurano che se si continua così entro il 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci.

Plastica e microplastiche che distruggono la biodiversità e uccidono gli animali: pesci, tartarughe, ma anche uccelli. Documentiamo spesso il ritrovamento di rifiuti nel corpo di questi poveri animali che muoiono soffocati.
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Per questo motivo, sono tante le iniziative per ripulire il mare, tra i pionieri c’è Boyan Slat che ancora diciannovenne aveva lanciato la sua idea per salvare il Pianeta. Adesso è la Puglia a unire le forze per preservare il mare.
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La Regione ha chiamato a raccolta pescatori e ormeggiatori con l’obiettivo di chiedergli di pescare la plastica e poi portarla a terra dove la Barsa, l’ente che si occupa della gestione dei rifiuti, poi avvierebbe il riciclo.
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"Si tratta di una sfida ambiziosa”, dice il sindaco Cannito.
Il progetto dovrebbe partire a fine marzo con la sperimentazione e potrebbe veramente rappresentare una svolta per la tutela del mare.

Basti pensare che più dell’80% dei rifiuti raccolti sulle spiagge sono plastica che finisce in mare. Piatti, bicchieri, cannucce, ma anche cotton fioc abbandonati sul litorale, ma anche sintomo della scorretta gestione dei rifiuti solidi urbani, della mancata o insufficiente depurazione dei reflui urbani.
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Se da un lato dobbiamo cercare di inquinare meno, dall'altro ben vengano iniziative come questa che ripuliscono i nostri bellissimi mari.

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