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Guerlin Butungu, 20 anni, congolese: è stato catturato quello che viene considerato il capobranco delle belve di Rimini, gli autori dello stupro della ragazza polacca e della trans peruviana (clicca qui per vedere il video del momento in cui finisce in manette).
Pizzicato mentre cercava di fuggire verso la Francia, dove millantava di avere una sorta di rifugio, una tana. Ma Butungu era braccato: non soltanto era il ricercato numero uno in Italia, non soltanto gli inquirenti avevano le sue foto, ma a disposizione c'erano anche le impronte digitali.
La ragione? Presto detta: il capobranco era entrato nel circuito di Schengen. Per quale ragione? Perché dopo essere arrivato in Italia aveva chiesto asilo politico, per poi andare a vivere a Cagli nel pesarese (nella procedura per l'asilo politico vengono rilevate anche le impronte digitali).
Resta un fatto, che deve far riflettere: un immigrato richiedente asilo sarebbe stato a capo della banda di stupratori. Un altro duro colpo contro chi predica la politica dell'accoglienza senza freni, da Laura Boldrini e fino ad ampie frange della sinistra.
[IMG2=JSON]{"data-align":"none","data-size":"full","height":"429","width":"644","src":"http:\/\/www.norazzismoversoitaliani.it\/wp-content\/uploads\/2017\/09\/polonia-serio.jpg"}[/IMG2] POLITICA ESTERA [h=1]Polonia: “Le bestie rischiano solo 3 anni? Dateli a noi, sappiamo come trattare certi animali a differenza vostra!”[/h] 3 settembre 2017wp_7993639 0 Commenti
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[h=1]Età e rito abbreviato. Le belve rischiano solo tre anni di carcere. Grande indignazione in Polonia[/h] [h=2]Ecco tutti gli sconti di pena di cui potranno godere. E non vedremo mai i loro volti[/h] Potremmo non sapere mai come si chiamano. E nel giro di due o tre anni potrebbero essere di nuovo in circolazione, a meno che non vengano davvero rispediti in patria con la scorta della polizia.
Eh sì, perché i due giovani marocchini che si sono costituiti per lo stupro della turista polacca saranno anche delle belve spietate, ma per la legge italiana sono a tutti gli effetti dei minorenni. E quindi verranno trattati con i riguardi che la normativa del Belpaese riserva a chi – anche se ha i comportamenti di un adulto violento e spietato – non ha ancora compiuto la maggiore età.
Il primo trattamento di favore gli stupratori di Rimini lo stanno già ricevendo dal punto di vista mediatico. Le loro facce non finiranno sui giornali, i loro nomi resteranno top secret: lo prevedono sia il codice penale che la «Carta di Treviso», le norme deontologiche che tutti i giornalisti devono rispettare. Se un cronista riuscisse a sapere i loro nomi e li pubblicasse, finirebbe sotto procedimento disciplinare.
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Ma la mano morbida si farà sentire soprattutto nel processo. Vista la brutalità con cui hanno realizzato la loro impresa, è probabile che i due vengano accusati di «violenza sessuale aggravata», punita dal codice con il carcere da sei a dodici anni. Ma essendo minorenni verranno giudicati con l’indulgenza che la legge del 1988 prevede nei loro confronti, e che secondo un documento del ministero della Giustizia si basa su principi importanti tra i quali quello della «minima offensività del processo» e della «destigmatizzazione». Non stigmatizziamoli troppo, suvvia.
PER QUESTO CASO MEGLIO NO COMET IN DITTATURA NON VALE L'ARTICOLO 21.