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Napolitano ricatta

Il presidente Napolitano passa alle minacce. Chi scenderà in piazza mercoledì e magari nei giorni successivi che cosa rischia? La galera, il fermo di polizia, la schedatura come sovversivo?
Alessandro Sallusti - Lun, 25/11/2013 - 21:58


Il presidente Napolitano passa alle minacce. Della grazia a Berlusconi - dice - non se ne parla neppure.

E fin qui, nulla di nuovo. Il salto di qualità arriva subito dopo. Se qualcuno vorrà manifestare contro la decadenza di Berlusconi - aggiunge l'inquilino del Quirinale - stia ben attento ai modi e alle parole. Siamo all'avvertimento, all'intimidazione. Perché, presidente, a che cosa dovremo stare attenti? Chi scenderà in piazza mercoledì e magari nei giorni successivi che cosa rischia? La galera, il fermo di polizia, la schedatura come sovversivo? Ecco, allora si accomodi fin da subito perché le dico già ora che lei è il capo di una cospirazione che sta cercando di sovvertire la volontà popolare. Lei è un vecchio inacidito e in malafede indegno di occupare la più alta carica dello Stato. Lei vuole zittire milioni di italiani come ha zittito la Procura di Palermo che aveva trovato le prove delle sue malefatte. Lei ha il pallino di zittire i cittadini che manifestano per la libertà (le ricordo che ha sulla coscienza migliaia di ungheresi trucidati dai russi con il suo consenso morale e politico). Lei per scalzare Berlusconi ha comperato prima Mario Monti con la carica di senatore a vita, facendolo pagare a noi fin che campa. Fallita la missione ci ha riprovato comperando un pezzo della dirigenza Pdl, quello più debole, compromesso e ricattabile. Ha taciuto sulle nefandezze della magistratura, ha venduto il Paese a Stati esteri, Germania in primis. Noi non ci faremo intimidire dalle sue minacce. Lei è un golpista, perché usa il suo potere al servizio della vecchia causa comunista oggi rivista e corretta in salsa lettiana. Noi scenderemo in piazza, contro la magistratura, contro la sinistra e contro di lei che rappresenta il peggio di questo Paese. Che le piaccia o no dovrà ascoltare. Come ai tempi dell'ascesa di Grillo, dirà che non ha sentito. E allora urleremo più forte. Perché noi, a differenza sua e dei suoi tristi cortigiani, siamo uomini liberi.

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A Hong Kong decine di migliaia ricordano gli studenti uccisi
Tienanmen, 23 anni dopo "Ora verità sul massacro" Cina respinge l'appello Usa

ultimo aggiornamento: 04 giugno, ore 18:31
Pechino - (Adnkronos/Ign) - Anniversario 'proibito' con arresti dei dissidenti e censura su Internet. Le madri delle vittime chiedono giustizia. Washington a Pechino: "Liberate i prigionieri di piazza Tienanmen". La risposta: "Dagli Stati Uniti accuse senza fondamento". L'indice della borsa di Shanghai ricorda Tienanmen e il governo censura i dati. Mei, il dissidente che commemora Tienanmen in pubblico




Pechino, 4 giu. (Adnkronos/Ign) - Dopo 23 anni dai fatti di Tienanmen è arrivato il momento che la Cina dica la verità sul massacro e condanni la sanguinosa repressione del movimento democratico. E' la richiesta avanzata dalla "madri di Tienanmen", il gruppo di donne che hanno perso figli e familiari nell'attacco lanciato dai tank cinesi contro le migliaia di persone che, dall'aprile di quell'anno, sognavano che anche in Cina soffiasse il vento che in quei mesi faceva crollare i regimi sovietici in Europa.

L'anniversario del massacro è segnato dalla richiesta ufficiale di Washington che Pechino fornisca "una lista completa pubblica delle persone che furono uccise, di quelle che furono arrestate e di chi risulta ancora disperso". E liberi tutti i prigionieri ancora detenuti per i fatti di Tienanmen. Il 4 giugno del 1989 l'esercito cinese disperse con i carri armati gli studenti, intellettuali ed operai che dall'aprile avevano avviato nella piazza una protesta per chiedere le riforme democratiche. Non è mai stato fornito un bilancio ufficiale delle vittime di quello che fu un massacro, ma secondo Amnesty International rimasero uccise oltre mille persone, con 10 mila feriti e migliaia di arrestati.

Anche in Cina i dissidenti hanno tentato delle timide proteste per l'anniversario, ma è scattata subito la repressione preventiva di Pechino che ha arrestato, messo ai domiciliari e sotto sorveglianza. E' anche scattata la censura su Internet, con il blocco su Rete e social network di ogni argomento legato ai Tienanmen.

Legata alla richiesta di liberare tutti i prigionieri ancora detenuti per i fatti di Tienanmen, il dipartimento di Stato americano ha chiesto a Pechino di mettere "fine alle continue persecuzioni dei partecipanti a quelle manifestazioni e alle loro famiglie. Noi rinnoviamo la nostra richiesta alla Cina di proteggere i diritti universali di tutti i suoi cittadini".

Dagli Stati Uniti "accuse senza fondamento" e "interferenze negli affari interni cinesi", è stata la risposta di Pechino alle richieste americane. "Gli Stati Uniti hanno ignorato i fatti e diffuso queste dichiarazioni anno dopo anno, facendo accuse senza fondamento al governo cinese ed interferendo in modo arbitrario nelle questioni interne cinesi", ha detto il portavoce del ministero degli esteri, Liu Weimin. "La Cina esprime una forte contrarietà e una netta opposizione a questi comportamenti", ha poi aggiunto.

Per il governo cinese in quella che viene definita una legittima reazione ad un tentativo controrivoluzionario rimasero uccise 241 persone, compresi dei militari, con 7 mila feriti. Secondo Human Rights Watch, almeno una decina di dissidenti sono ancora in prigione per i fatti di Tienanmen.

Intanto, a Hong Kong (unica porzione di territorio cinese dove vi è libertà di manifestare) decine di migliaia di persone si sono riunite per ricordare i morti di piazza Tienanmen e chiedere la democrazia in Cina. Una folla immensa ha occupato al tramonto il grande Victoria Park, mentre venivano deposte corone di fiori in memoria degli studenti uccisi e accese le candele. Fra gli oratori di questa sera c'è anche Fang Zheng, le cui gambe furono allora schiacciate da un carro armato, giunto appositamente dagli Stati Uniti dove vive in esilio. E da New York ha mandato un messaggio anche Chen Guangcheng, il dissidente cieco al centro di un recente caso diplomatico fra Pechino e Washington: "Non vogliamo vendetta -ha detto- ma vogliamo la verità. Siamo tolleranti, ma contro la cancellazione del ricordo. Chi dimentica non ha futuro".

Nei giorni in cui il mondo assisteva all'orrore del massacro di Tienanmen, era stato il megafono del regime nel giustificare l'uso dei tank in assetto di guerra contro i dimostranti disarmati, parlando di un "complotto" orchestrato "da piccoli gruppuscoli". Ma oggi Chen Xitong, l'ex sindaco di Pechino, 81enne e malato di cancro, travolto da accuse di corruzione, per la prima volta in 23 anni, si allontana dalla versione ufficiale e ammette che il bagno di sangue "è una tragedia che poteva e doveva essere evitata, nessuno sarebbe morto se le cose fossere state gestite in modo corretto".[/B] Prima il pugnale poi le scuse ..facile poi vero?

Il primo, anche se ancora parziale, ripensamento dell'anziano, e malato, ex membro del Comitato Centrale è stato raccolto da Yao Jianfu, un ricercatore governativo in pensione, che ha pubblicato un libro intervista - dal titolo "Colloqui con Chen Xintong" - che è stato pubblicato ad Hong Kong in occasione dell'anniversario del massacro.



acc..li vogliono la democrazia mentre in Italia sta tonando il Comunismo ,ossia ditta.....tura.....
 
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Se la vogliamo dirla, tutta: Il presidente della repubblica, dovrebbe essere, eletto dal popolo; e poi cerchiamo, di mettere in pensione anche il presidente, della repubblica, per raggiunti limiti di età. Non è un mio pensiero, è un fatto naturale.
 
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