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IL VASO DI PANDORA

Alien.

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Marcello Pamio

Al peggio si dice non c’è mai limite. E forse il vecchio saggio ha ragione…
L’associazione Corvelva mette a segno l’ennesimo colpo. Non si tratta di una rapina a siringa armata, - anche se questa c’entra eccome - ma delle analisi chimiche vaccinali.

Precedentemente, utilizzando la Next Generation Sequencing, una tecnica irraggiungibile dal punto di vista economico fino poco tempo fa, sono state analizzate le impurità biologiche contenute in sette vaccini diversi. Ne abbiamo già parlato ma è bene ricordare che i risultati hanno sottolineato non poche preoccupazioni: quantità abnormi di frammenti di DNA umano e animale, modifiche del genoma, mutazioni dei virus o virus (come quello della rosolia e della polio) misteriosamente non presenti.

Ora invece la lente è stata puntata (sempre a pagamento mediante il sistema di elaborazione dati SANIT) sulla composizione chimica di due lotti del vaccino tetravalente Priorix Tetra della GSK.
I risultati, anche se sono preliminari, squarciano uno scenario agghiacciante.
Oltre alla chimica che vedremo a breve, in entrambi i lotti sono stati rilevati frammenti peptidici associati a proteine potenzialmente provenienti dal processo di purificazione: «Sarcoplasmic calcium-binding protein», «Actina» e «Vimentina». La prima è notoriamente allergenica, mentre le altre due sono sostanze di origine animale: pollo la vimentina e bovino l’actina.
La cosa che è balzata subito agli occhi è che i due lotti (del medesimo vaccino) presentano diversità importanti: i «segnali», cioè i «composti» contenuti in un caso sono 115 e nell’altro 173.

E’ normale che due vaccini identici, prodotti dalla medesima azienda, presentino al loro interno una così alta differenza? Stiamo parlando di «tracce» che il laboratorio ha rilevato sotto forma di un determinato peso molecolare. Uno specifico peso molecolare corrisponde a una o più sostanze chimiche o a combinazioni delle stesse.
Queste sono quantificabili in uno spettro che va dai nanogrammi (miliardesimo di grammo) ai microgrammi (milionesimo), quindi molto ampio.
Ma il punto nodale è che queste «contaminazioni» NON dovrebbero essere presenti all’interno di un vaccino che verrà inoculato nel corpicino in crescita di un neonato.
Se verranno confermate dalle ulteriori analisi in atto, queste sostanze sono associabili ad antibiotici, farmaci, diserbanti, erbicidi, acaricidi, metaboliti della morfina…


Qualche nome? Stiamo parlando di «robetta» chimica come: Morfamquat un erbicida, Cyflumetofen acaricida, Amoxicillina antibiotico, 3-Methyleneoxindoleun antivirale, metaboliti batterici, umani e di piante. Ma poi risulterebbero farmaci come Tamsulosin un alfabloccante, Sildenafil meglio noto come Viagra della Pfizer, Gabapentin un antiepilettico, Atovaquone farmaco per la malaria, l’AMD-070, farmaco sperimentale per l’HIV; Fluchloralin un erbicida a base del pericolosissimo Fluoro; Vigabatrin, un antiepilettico della Sanofi-Pasteur, il Viagradella Pfizer.

Mi fermo qua, ma penso sia più che sufficiente per comprendere che più ci si addentra tra le molecole e gli atomi di questi farmaci, più il quadro si tinge di colori molto foschi.
Ma oramai il vaso di pandora, grazie alle analisi eseguite privatamente dal Corvelva, è stato scoperchiato, e anche se molto rimane ancora da scoprire e spiegare, non è più possibile tornare indietro.
Non è più possibile dire che non lo si sapeva, non è più ammissibile per le agenzie di controllo fare finta di niente, o mostrare le classiche orecchie da mercante girandosi dall’altra parte. Esattamente come ha fatto l’EMA europea dopo aver ricevuto gli esiti delle precedenti analisi.

Ora tra le mani avete una bomba pronta a deflagrare, per cui sta a voi gestirla nel miglior modo possibile: continuare a spalleggiare e aiutare coloro che vi finanziano, cioè le lobbies della chimica e farmaceutica, col rischio però che vi esploda in faccia, oppure portare avanti quella che dovrebbe essere la vostra unica missione: salvaguardare la salute di milioni di persone, bambini soprattutto in primis...



Per gli esami completi:
https://www.corvelva.it/blog/gli-sp...lo-di-composizione-chimica-priorix-tetra.html
 
[h=1]VACCINI: il CNR vieta alla dott.ssa A. GATTI (moglie di Montanari) di fare ricerca sui VACCINI!![/h] Pubblicato su 18 dicembre 2017 da SPEZZIAMOLECATENE
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Il sistema assassino, nell’assordante silenzio degli italiani, una razza, questa, davvero inferiore, sferra attacchi a destra e a manca pur di non far luce sulle sue nefandezze e crimini.

La massa caproide tifa per la scienza o contro la scienza, senza riuscire a capire che non si tratta di sport. Non stiamo parlando di una partita di calcio o di una gara di formula uno. Qui c’è in ballo la salute. La vita! Il futuro e i diritti umani calpestati ogni secondo delle nostre esistenze.

Oramai siamo tutti contro tutti. Meritiamo davvero tutto il male che ci fanno.

La dott.ssa Antonietta Gatti, moglie del dott. Stefano Montanari, entrambi ricercatori di livello internazionale,
hanno subito l’ennesimo attacco professionale. Il CNR ha vietato l’utilizzo del microscopio elettronico a scansione per non fare ricerche sui vaccini, dove erano state già trovate sostanze estranee. Pezzi di ferraglia li definì Stefano Montanari.
Di Antonietta M. Gatti

La notizia mi è arrivata in un modo che è impossibile non definire come straordinariamente fuori da ogni regola, convivenza civile inclusa, e così pure la modalità con cui la decisione è stata assunta, ma è ufficiale: il Consiglio Nazionale delle Ricerche ISTEC di Faenza vieta che io faccia ricerca. Insomma, basta con la mia curiosità, peraltro ripagata da risultati non proprio di secondaria importanza, su malattie come la leucemia mieloide acuta e la sclerosi laterale amiotrofica. Perché ? Ma è ovvio: perché ho fatto, pubblicandola pure, una ricerca sui vaccini. Ebbene, è vero: mi sono permessa di dire quello che risulta lampante all’osservazione di microscopia elettronica:
i vaccini contengono delle impurezze fisiche anche se i controlli di qualità affermano di non avvedersene, se mai controlli siano effettuati per davvero. Ingenuamente mi domando: con questa mia “rivelazione” ho fatto tanto male alle case farmaceutiche? A me pareva il contrario e, forse illudendomi di vivere in un altro mondo, mi sarei aspettata un grazie e, magari, la più che ovvia richiesta da parte loro e degli organi di cosiddetto controllo di vedere come faccio ad individuare quei frammenti inorganici che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità classifica come cancerogeni certi. In fondo, sempre nella mia ingenuità, mi pareva che vendere un prodotto migliore fosse un vantaggio per tutti. E invece… Invece nei vaccini non si deve ficcare il naso e tanto basti.

Ma che cosa c’entrano i vaccini con la leucemia? E con la SLA? Niente, a meno che al CNR non abbiano scoperto qualcosa in proposito che, per qualche ragione, vogliono tenere segreto. E perché, leucemia o no, al CNR non tollerano che si analizzino i vaccini? Io non ho risposte ma, qualunque ragione stia a reggere la decisione, gli articoli 9 e 33 della nostra povera Costituzione vengono calpestati senza ritegno. Chi ne dubita, se li vada a leggere.

Per aggiungere nefandezza a nefandezza e come decisione collaterale inevitabile se nefandezza deve essere, il CNR mi vieta di lavorare su un microscopio elettronico a scansione che io avevo comprato utilizzando fondi europei che erano stati assegnati per un progetto di ricerca che io avevo ideato e condotto, avendo come partner università straniere di grande prestigio. Dei 400.000 Euro necessari, io ne avevo pagati personalmente 130.000, dato che la Comunità Europea copriva solo i due terzi del costo delle apparecchiature ed esigeva un autofinanziamento.

Ricapitolando: uno strumento acquistato senza che il CNR sborsasse un centesimo, al CNR finito per una serie di circostanze per l’ente fortunate, viene alienato dall’uso di chi, di fatto, lo ha pagato. Non ho idea se in altri paesi al di fuori dell’Italia esistano nefandezze simili, perpetrate non solo ai danni di chi la ricerca la fa sul serio e infischiandosi perfino della Costituzione, ma a spese di chi sta male.

Per chi non lo sapesse, l’origine della leucemia è ancora tutt’altro che chiara e ogni tessera che si aggiunge al mosaico delle conoscenze può portare verso metodi di prevenzione, diagnosi precoci e terapie. La stessa cosa vale per la SLA. E allora? E allora tutto questo perde ogni valore al cospetto degli interessi di chi macina miliardi con farmaci la cui efficacia è scritta più sulle riviste mantenute dalle case farmaceutiche di quanto non sia nella pelle dei malati. La situazione deve restare quella che è, perché così il mercato continua a fiorire e la fioritura non deve essere messa a rischio di gelate. E i vaccini?
Beh, i vaccini sono il business del momento. Non un giro di denaro paragonabile a quello degli anticancro, ma un affare di gran lunga più redditizio per la differenza abissale che corre tra i costi di produzione di quei farmaci e i prezzi di vendita, tanto che da anni corrono i cosiddetti vaccine bond, fruttuosissimi strumenti d’investimento finanziario.

Insomma, come insegna il Gattopardo, si finge di lavorare per il bene comune, si finge di cambiare perché tutto resti com’è e, stando ai fatti, pare proprio c
he al CNR siano d’accordo che i malati si rimpinzino di farmaci e muoiano senza sapere il perché. Se sbaglio, mi correggerete. A fatti, però, perché di chiacchiere ne abbiamo tutti fin sopra i capelli.

Dunque, in una logica “moderna”, fatti alla mano, stop a qualunque ricerca che turbi la cornucopia, e questo anche a costo d’infrangere tutte le regole del cosiddetto contratto sociale e quelle etiche del Giuramento d’Ippocrate.

Ho già espresso il mio stupore, probabilmente ingenuo, per una situazione allucinante che il CNR ha semplicemente aggravato. Tanto per informazione a chi è arrivato f
in qui a leggermi e solo a proposito della leucemia mieloide acuta perché con la SLA siamo più indietro, abbiamo scoperto che il sangue dei malati contiene polveri sottili e ultrasottili in concentrazioni alcuni ordini di grandezza superiori rispetto a chi malato non è. Conoscendo il dato, anche le ditte farmaceutiche potrebbero trarre beneficio rivolgendo la loro attenzione a ricerche centrate su questo. Ma, evidentemente, si preferisce non imboccare strade non solo impegnative ma che pongano dubbi su molto di quando fatto finora. E poi, davanti a crimini come l’analisi dei vaccini, il resto non conta più.

Giusto aggiunto tra parentesi, con quel microscopio in particolare io non avevo mai lavorato sui vaccini, ma questo a Faenza non lo sanno: che l’abbia fatto, che possa farlo, lo possono solo temere. Dunque, meglio starsene sicuri. Meglio poter dire con un inchino devoto “noi con quella roba non abbiamo niente a che fare.” Leucemia? SLA? Di quelle si può tranquillamente morire.

Complimenti, Italia!
 
da dove pensate che arrivino questi "ragazzi" e la causa di questo malessere su è facile.


[h=1]Hikikomori in Italia, il popolo silenzioso dei reclusi in casa è la nuova emergenza sociale[/h] [h=2]Giovani e meno giovani che non lasciano la propria stanza da anni e vivono solo attraverso il web. Un fenomeno nato in Giappone ma ormai dilagato anche in Europa. Abbiamo frequentato le loro chat per conoscerli meglio[/h] DI ELENA TESTI
21 dicembre 2017[TABLE="cellpadding: 0, cellspacing: 0"]
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Il video dura venticinque minuti. Dalle sue labbra non esce una parola. Rimane in silenzio fissando la telecamera del cellulare. La scritta: "Cerco una compagna, non posso parlare". Basta scorrere la bacheca Facebook per scoprire che lo fa ogni settimana e che ogni settimana non riceve alcuna risposta.

Cristian (nome di fantasia) ha 30 anni compiuti da poco. Non esce di casa, non ha nessun contatto con l'esterno e non lavora. Come lui Alberto, stessa età, stessa necessità di rimanere prigioniero della sua camera: «Mi hanno violentato psicologicamente quando ero piccolo. Da quel momento in poi non ho più avuto la forza di reagire». Digitando, da chissà quale città, pretende sostegno. «Mi dovete aiutare», scrive interrompendo un gruppetto di persone impegnate a scherzare tra loro. Cristian, Alberto, ma anche Vana, Mimì, Marco e Valerie. Così continuando per altri 135 account. Per altri 135 nomi per la maggior parte inventati, ma tutti membri della chat Hikikomori Italia.

Hikikomoro, termine giapponese, letteralmente "isolarsi, stare in disparte". Ma per capire devi diventare come loro, essere uno di loro. Non escono dalla camera, delineando confini immaginari. Si rifugiano in una realtà alterata da videogame e giochi di ruolo. Il loro unico contatto con l'esterno è la rete virtuale che si creano. Molti abbandonano gli studi, altri tagliano ogni relazione. Hanno difficoltà a dialogare con i genitori. In Italia si stima che ci siano centomila casi, ma avere un dato preciso non è possibile.

Il fenomeno è ancora poco conosciuto e spesso diagnosticato come depressione. Ma è proprio il fondatore dell’associazione italiana Hikikomori Italia, Marco Crepaldi, a chiarire: «Questo numero è una proiezione nazionale dei casi che noi rileviamo tramite i nostri canali. Non siamo i soli a sostenerlo. Anche altre cooperative e professionisti del settore, vedendo aumentare esponenzialmente le richieste di aiuto da parte di genitori di ragazzi con problemi di isolamento sociale, hanno fatto una stima in linea con la nostra».

Il primo contatto è con la chat Hikikomori under 25. Conta più di 450 iscritti con un’età tra i 16 ed i 25 anni. Viene subito chiesta una dettagliata presentazione. Pochi minuti e inizia l'interrogatorio. "Quale videogame preferisci?". I membri continuano con domande sempre più dettagliate per valutare le conoscenze del nuovo utente. Devi avere le giuste competenze informatiche o il blocco è immediato. Il tempo di rimanere per leggere quel: "Ragazzi usciamo questa sera?". Iniziano le proposte: gioco, ora e piattaforma. Escono, rimanendo nella loro stanza. Alle dieci di sera parte la sfida sul web che si protrae fino a notte fonda. C'è chi riesce a giocare 32 ore consecutive, saltando i pasti e non distinguendo più il giorno dalla notte. C’è chi confonde l’essere Hikikomoro con la "dipendenza da videogioco". Il problema è radicato nella società ed è da ritrovarsi, come spiega Marco Crepaldi «nella pressione di realizzazione sociale, filoconduttore di tutti i casi analizzati».

Ed eccolo qui il vero scopo della chat: rivelare la loro inquietudine. Messaggi che si tramutano in racconti: "Ho deciso di mollare completamente la vita sociale all'età di 14 anni – confida un utente - e ora ne ho 25. Da allora passo tutto il mio tempo al computer videogiocando o semplicemente navigando l'internet. Ho deciso di spostarmi nella realtà virtuale». Una lotta continua con loro stessi. Storie che si sovrappongono raccontate nella chat come nel forum appositamente aperto: «La mia massima conquista - ammette una ragazza - è uscire in giardino, al mattino prima che tutti si sveglino, o di notte. Per me basta che non ci sia nessuno. È come scalare l'Everest ogni volta». Ma ancora: «Ho iniziato a punirmi, ferendomi il corpo. Pensavo seriamente al suicidio. È stato il periodo più brutto della mia vita».

Oltre cinquemila messaggi in un solo giorno. Richieste di aiuto, attacchi reciproci, inquietudine autolesionista e poi gli amministratori che arrivano come Matrix improvvisi. Bannano, cancellano e chiedono rispetto. Impongono regole precise, quasi sempre rispettate dagli utenti per paura di essere tagliati fuori. Regole stringenti per evitare come specifica il fondatore Marco Crepaldi che: «La chat diventi un posto dove vengono veicolati messaggi pericolosi e potenzialmente in grado di incentivare l'isolamento. Detto questo, è impossibile monitorare tutto quello che viene scritto».

Un click e si entra far parte della seconda chat: Hikikomori over 25. C'è chi insegna agli altri come lavorare direttamente da casa. Parlano di cucina, bitcoin e futuro. Cercano risposte alla loro condizione, confrontandosi sulle terapie da seguire e c'è chi, ormai reintegrato nella società, offre il proprio sostegno. Hanno tutti un'età compresa tra i 25 ed i 35 anni.

Stesse caratteristiche della prima chat ma proiettate nel mondo adulto. Anche in questo caso le regole sono precise: «In caso di comportamento maleducato, linguaggio non appropriato e azioni discutibili si applica un BAN temporaneo dopo il primo richiamo. Se il comportamento persiste BAN definitivo». "Vietato inoltre creare allarmismo in chat", si legge sempre sul regolamento.

Lamentele, ma anche accuse reciproche di non essere dei veri hikikomoro. C’è chi si lancia invece nella spiegazione del lavoro perfetto per chi non trova il coraggio di attraversare la soglia di casa. In un mese continuano a entrare nuovi membri. Sempre stessa prassi: breve presentazione, descrizione del problema e una motivazione credibile sul perché ti senti un "hikiki". Alex rompe il silenzio: «Il mondo è brutto». Parte la conversazione. E tutto si tramuta in una rincorsa attorno a questa frase. Pensieri che affollano il mondo virtuale; dieci minuti e si contano 224 notifiche. Nessuno parla del mondo vero: la politica è praticamente bannata, si informano nel web e organizzano il sabato sera dei giochi di gruppo come il sarabanda show pur di non uscire di casa. Si inserisce un audio di dieci secondi e il primo che risponde guadagna un punto.

Poi c'è Chiara, è due anni che non mette piede fuori dal letto: «È una condizione triste, ma non posso fare altrimenti». I "motivatori", chi ce l'ha fatta, si attivano ma dopo poche frasi iniziano gli attacchi reciproci e Chiara decide di uscire dalla chat. Torna nel suo letto, questa volta lontana dai giudizi.

Centomila casi probabili in Italia, un milione diagnosticati in Giappone dove la malattia è conosciuta dagli anni 80. Ed è proprio questo il pericolo secondo l’associazione: «Rischiamo quello che è successo in Giappone, dove il fenomeno è stato inizialmente sottovalutato e trattato come fosse una patologia psichiatrica. Da migliaia, gli hikikomoro sono diventati rapidamente centinaia di migliaia e, addirittura, milioni. L'errore principale che hanno fatto loro è stato non parlarne. Per questo motivo l'obiettivo principale di hikikomori Italia rimane quello di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni».

Una malattia che si sta diffondendo tramite una fitta rete web. Cristian, Alberto, ma anche Vana, Mimì, Marco e Valerie, così continuando per altri centomila nomi, tutti veri, tutti Hikikomoro.
 

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