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Ora le discariche abusive dei rom rischiano di inquinare l'acquedotto

Nel campo nomadi dell'Albuccione a Guidonia, già al centro di numerosi episodi di cronaca, le discariche abusive dei rom rischiano di inquinare le condutture idriche. La Lega protesta: "Ora Zingaretti sgomberi l'accampamento"

Elena Barlozzari Alessandra Benignetti - Gio, 21/11/2019 - 11:59





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Le case popolari di via dell’Albuccione confinano da oltre vent’anni con un campo nomadi abusivo. Gli occupanti, quasi tutti serbi e bosniaci, si sono stabiliti in questo terreno di proprietà della Regione Lazio alla fine degli anni ‘90, creando una vera e propria cittadella, fatta di villette, roulotte e discariche a cielo aperto.

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Siamo a Guidonia, comune dell’hinterland romano, grande come un capoluogo di provincia, dove la convivenza tra residenti e nomadi, col tempo, è diventata sempre più difficile. Un equilibrio precario che si è rotto in più di un’occasione. Nel 2017 gli abitanti avevano alzato le barricate dopo che uno dei rom aveva rischiato di investire alcune persone sfrecciando a tutta velocità con il suo furgone. Oltre 150 residenti sono scesi in strada anche lo scorso luglio. A scatenare la rabbia popolare stavolta è stato un tentativo di furto in un’auto. “Gli scontri sono continui – spiega Arianna Cacioni, consigliere comunale della Lega – anche perché nella scuola elementare che confina con il campo i furti sono all'ordine del giorno”. “I rom fanno incursione nel plesso scolastico e rubano di tutto, dai computer al materiale didattico”, continua.

Quelle discariche dei nomadi che minacciano di inquinare la rete idrica











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Non solo. Il giardino dove giocano i ragazzi che frequentano l’Istituto comprensivo Montelucci confina con le aree in cui i nomadi sversano i rifiuti. “Capita spesso di trovare topi o altri animali, i genitori sono disperati”, racconta la consigliera leghista. I bambini che vivono all’interno del campo, invece, circa una trentina, a scuola non ci vanno, nonostante le aule distino pochi metri. Passano le loro giornate tra il fango e i rifiuti. “Io vorrei trovare un lavoro e andare via”, ci confessa Marco, diciott’anni, nato e cresciuto nella bidonville dell’Albuccione. “Qui si vive in maniera indegna”, ci dice. Basta guardarsi intorno. Sulla strada sterrata che porta ai diversi lotti spartiti tra le varie etnie si incontrano vecchi divani, cataste di reti di materassi, materiale di risulta e carcasse di motorini. “I roghi di immondizia sono quotidiani – denuncia Cacioni – così come lo sversamento di rifiuti, ordinari e anche speciali”.
Per questo la Regione Lazio, attraverso la Asl Roma 5, soltanto nell’ultimo biennio ha stanziato oltre 200mila euro per la rimozione del materiale accatastato e la bonifica dei terreni occupati. Ma l’immondizia sta pian piano tornando al suo posto. E di sgombero ancora non se ne parla. “Né alla Regione di Nicola Zingaretti, né al comune a guida pentastellata interessa andare alla radice del problema”, spiega la consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti. “Il fatto più grave – continua l’esponente del partito di Matteo Salvini – è che qui sotto passano delle condutture idriche che servono l’intero quadrante e che rischiano di essere inquinate dalle discariche abusive”. A certificare il rischio concreto di un avvelenamento della rete è una lettera dello scorso febbraio, inviata da Acea Spa al comune di Guidonia, alla Asl Roma 5, al locale commissariato di polizia e alla Questura di Roma, in cui l’azienda lancia l’allarme sul fatto che “la situazione igienica degli acquedotti” rischia di essere compromessa dalla “presenza di rifiuti sia organici che inorganici”.
In effetti, parte delle sei condutture dei “Sifoni ex Acqua Marcia”, sono scoperte. Una delle tubature emerge dal terreno. Accanto ci sono calcinacci e immondizia di tutti i tipi. “Bisognerebbe sgomberare l’intero insediamento", è la soluzione proposta dalla Lega, anche per poter “destinare ad altro le ingenti risorse pubbliche che vengono stanziate periodicamente per bonificare l’area”. “Investendo, ad esempio, sull’ospedale S. Giovanni Evangelista di Tivoli che – sottolinea Laura Corrotti – serve 200mila persone e dispone soltanto di 174 posti letto”. Il caso potrebbe finire anche in Parlamento. Il senatore leghista William De Vecchis è pronto a presentare un’interrogazione al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese sulle problematiche che affliggono l’area. “Qui non sembra di stare in Italia ma in una zona di guerra – commenta – il ministro ci dica cosa intende fare”.




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