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Pensioni: la metà sono sotto i mille euro

redazione | Jul 17, 2013 | Comments 0 |
E l’Inps chiude in rosso

Questo ciò che si legge nel rapporto annuale Inps, per l’esattezza nel 2012 circa 7,2 milioni di pensionati (il 45,2% del totale) ha avuto un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese. Nonostante la spesa pensionistica continui a crescere in rapporto al Pil.
Il 14% dei pensionati (2,2 milioni di persone) ha un reddito pensionistico (costituito da una o più prestazioni sia previdenziali che assistenziali) inferiore a 500 euro mentre il 31% (4,9 milioni di persone) ha redditi da pensione tra i 500 e i 1.000 euro. Un ulteriore 25% di beneficiari (3,9 milioni) percepisce redditi tra i 1.000 e i 1.500 euro mentre il 14,6% ha redditi tra i 1.500 e i 2.000 euro. Circa 654.000 pensionati (il 4,1%) ha redditi superiori a 3.000 euro al mese. Ma se in media l’importo del reddito pensionistico mensile è di 1.269 euro (per 15,88 milioni di pensionati del nuovo Inps) c’è una enorme differenza sia di genere (1.518 euro per gli uomini, 1.053 per le donne) che tra le diverse gestioni.

Se si guarda ai beneficiari di una sola pensione (1.196 euro al mese a fronte dei 1.468 euro di chi ha più pensioni e della media complessiva di 1.269 euro) si passa dai 359 euro medi per gli invalidi civili ai 1.948 euro medi degli ex dipendenti pubblici ai 1.223 euro del fondo lavoratori dipendenti privati. La media per le pensioni previdenziali e assistenziali (parliamo di singoli assegni e non di reddito complessivo da pensione percepito da un pensionato) esclusi gli ex dipendenti statali è di 791 euro (1.068 euro per gli uomini, 589 per le donne). Per le pensioni previdenziali del vecchio Inps la media è di 881 euro. Le pensioni della gestione dei dipendenti pubblici vigenti alla fine del 2012 erano in media di 1.725 euro al mese (per 2,8 milioni di pensioni) con un picco per i magistrati (8.224 euro al mese l’assegno liquidato in media ai 181 magistrati che hanno lasciato il servizio nel 2012). Nel 2012 i 20.336 parasubordinati che sono andati in pensione hanno avuto un assegno in media di 161 euro al mese.

E di fronte a tutta questa desolazione, l’Inps chiude il 2012 con un rosso di quasi 9 miliardi di euro: “tra il 2009 e il 2012 lo Stato ha erogato tramite l’Inps 80 miliardi di sussidi per cassa integrazione e disoccupazione” distribuiti a una platea di circa 3 milioni di lavoratori in media ogni anno. “2012 annus horribilis non solo per i numeri della crisi ma sopratutto per la crisi di fiducia”, ha commentato il presidente dell’istituto Antonio Mastrapasqua, presentando il dossier al Parlamento.
Nel 2012 il risultato finanziario di competenza del nuovo Inps è stato negativo per 8,9 miliardi di euro a causa dell’integrazione con l’Inpdap. L’incorporazione dell’ente pensionistico dei lavoratori della P.A, già in rosso nel 2011 per 10,269 miliardi, rileva l’Inps, ha fatto scendere il patrimonio netto da 41,3 miliardi nel 2011 a 22 nel 2012. La gestione finanziaria di competenza del nuovo Inps nel 2012 – sottolinea l’Istituto nel suo rapporto annuale – “evidenzia un saldo di -8,9 miliardi di euro, ascrivibile essenzialmente alla gestione dei lavoratori pubblici ex Inpdap”. E aggiunge che “la situazione patrimoniale rileva un patrimonio netto di 22 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 41,297 registrato nel 2011″.
Tutto ciò che occorre sapere per lavorare bene

Redazione Global Publishers
Fonte: Corriere.it, IlFattoQuotidiano.it
 
MODENA, PENSIONI AGLI STRANIERI SENZA AVER VERSATO CONTRIBUTI, È BOOM (L'Espresso)
5 luglio 2011 alle ore 21.41
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MODENA, PENSIONI GRATIS AGLI STRANIERI, È BOOM

Senza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l'anno. Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all'Inps chiedono il vitalizio. Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni.



Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d' assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l'Inps. Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perchè i funzionari dell'ente di viale Reiter - contatti anche ieri - spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all'Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual'è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.

Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali?

Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava "pensione sociale".

Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge - tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell'allora governo Amato) che ha riconosciuto l'assegno sociale anche ai cittadini stranieri - non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.

Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano?

L'extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all'Inps. Qui l'interessato autocertifica l'assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza - che deve essere certificata - e il gioco è fatto. L'Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l'anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all'anno, senza aver mai versato alcun contributo all'Inps.

Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell'assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita.

C'è poi un altro particolare che sa tanto di "beffa": se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l'assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da "nababbi". Ultimamente comunque sono satte adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell'assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l'assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall'Inps, visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.



di Pier Luigi Salinaro



L'Espresso

su Freedom24 il 5 luglio 2011


CONTENTO COMPAGNO?
 
ECCO A COSA SERVE IL WELFARE: A CREARE ED ALIMENTARE LE INGIUSTIZIE E AD INCENTIVARE L’ODIO RAZZIALE, UTILE E STRUMENTALIZZABILE DA MOLTI PARTITI POLITICI. (elleffe)

Pier Luigi Salinaro*

Senza aver mai versato contributi incassano 7.156 euro l’anno Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all?Inps chiedono il “vitalizio”. Tredici mensilità da 550,5 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni.

Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d’ assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l’Inps. Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perché i funzionari dell’ente di viale Reiter – contatti anche ieri – spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma. Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all’Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.

Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali?

Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava “pensione sociale”.

Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge – tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell’allora governo Amato) che ha riconosciuto l’assegno sociale anche ai cittadini stranieri – non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani. Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.

Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano?

L’extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all’Inps. Qui l’interessato autocertifica l’assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza – che deve essere certificata – e il gioco è fatto. L’Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo. In totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l’anno, esentasse. In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all’anno, senza aver mai versato alcun contributo all’Inps.

Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell’assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita.

C’è poi un altro particolare che sa tanto di “beffa”: se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l’assegno continua a decorrere. E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da “nababbi”. Ultimamente comunque sono state adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell’assegno sociale non devono lasciare il nostro paese. Le domande degli stranieri per l’assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall’Inps, visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.

*Tratto da “l’Espresso”
 
Effetto Boldrini: case e soldi agli immigrati, fame e sfratti per gli italiani

Il Giornale e Libero sbagliano. E sbagliano di tanto. Non è vero che il nuovo Parlamento sia immobile. Non è vero che stiano giocando. A Torino l’effetto Boldrini è già più che evidente. I sedicenti profughi, i falsi rifugiati nordafricani, dopo aver incassato 500 euro a testa per andarsene hanno occupato due palazzine, hanno fatto arrivare amici in quantità e ora pretendono di essere mantenuti. Oddio, chiedere è lecito, ma far rispettare la legge dovrebbe essere un obbligo. Invece la questura boldrinizzata chiarisce che non si tratta di un problema di ordine pubblico. Già, quello vale solo per i senza tetto italiani, quelli massacrati dalle tasse e da Equitalia. Ma si sa, dura lex sed lex. I finti rifugiati, invece, il latino non lo conoscono e dunque se ne possono fregare. Erano arrivati come rifugiati dall’Africa del Nord alle prese con le famigerate primavere, create ad arte dalle Ong che prendono soldi dagli Stati Uniti. Ma come? Usa, Francia e Gran Bretagna portano la democrazia e loro, ingrati, fuggono e si rifugiano? Qualcosa deve essere sfuggito, nell’informazione di comodo. Comunque, secondo questa idiozia di base, l’Italia avrebbe dovuto accogliere libici, tunisini, egiziani. E basta. Perché in Marocco non c’è stata nessuna rivolta. E la Nigeria, il Congo, il Mali non sono nell’Africa araba e nemmeno nel Nord dell’Africa. Ma, boldrinianamente, si è fatto finta di nulla: venite e moltiplicatevi, ché tanto paghiamo noi. Siamo ricchi. Così ricchi che ora, a Torino, si aumenteranno nuovamente le tariffe dei mezzi pubblici (aumentate 6 mesi fa) e si taglieranno bus e treni. Come se gli italiani usassero i mezzi pubblici (sporchi, affollati, in ritardo) per divertimento e non per necessità magari lavorativa. Non importa: gli italiani devono pagare, perché ce lo chiede l’Europa. E ce lo impone Equitalia e la banda Monti. In caso contrario intervengono Finanza e Questura, Magistratura e Carabinieri. Certo, diventa un problema di ordine pubblico. Dunque i poveri fuori dalle case che non possono più pagare. E intanto spuntano 5 milioni per le abitazioni degli zingari. Che possono rubare, inquinare, non rispettare leggi e regolamenti. E incassano soldi pubblici italiani. Ma guai se gli italiani si azzardano a comportarsi così. Quegli italiani che non hanno diritto ai 500 euro regalati a ciascun immigrato. E i poveri “rifugiati” si sono anche lamentati perché in un mese li hanno spesi tutti. Una famiglia di 4 persone ha preso 2mila euro, tutti sprecati. Ma le famiglie italiane devono crepare di fame, perché così vogliono Monti, Grilli, Fornero. Senza dimenticare la montagna di soldi che ha arricchito le organizzazioni che favoriscono l’arrivo dei profughi per poi gestirli: 35-40 euro a giorno per ogni rifugiato. A volte anche di più. In un mese fa oltre mille euro nelle situazioni di maggior risparmio. Ma i pensionati italiani devono campare anche con 500 euro. E i soldi, in teoria, dovevano servire anche ad istruire gli immigrati, ad insegnare l’italiano ed un lavoro. Invece questi profughi occupanti sostengono di non aver imparato nulla. E dunque rimangono qui, a spese nostre. Non è un problema di ordine pubblico, forse. Ma è sicuramente un problema di decenza totalmente ignorata.
di Augusto Grandi © 2013 Qelsi
 
Giulio
7 giugno 2008 0:00
BEFFA ALL'INPS

Il fenomeno sta assumendo contorni da "assalto alla diligenza": è la richiesta di assegni sociali da parte degli stranieri. Nel 2008, secondo le stime, comporterà nel solo Veneto un esborso di circa dieci milioni di euro per le già esangui casse dell'Inps .

Si tratta a tutti gli effetti di una "pensione sociale" (fino al 1996 si chiamava così) riconosciuta a chi ha compiuto 65 anni e non ha redditi oppure è sotto la soglia dei 5.000 euro annui.

Proprio gli extracomunitari (specialmente gli albanesi) ne stanno facendo incetta: per chi è sul nostro territorio da regolare - quindi con carta di soggiorno e residenza - basta presentare la domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare in Italia i genitori o i parenti anziani. A quel punto si manda il familiare ultra65enne all'Inps per autocertificare l'assenza di reddito o, al limite, dichiarare la pensione minima nello Stato di provenienza e il gioco è fatto: l'Inps eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale più 154,9 euro di importo aggiuntivo (cifre appena aumentate dalla Finanziaria 2008): in totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7156 euro l'anno (tutti esentasse).

Il caso viene sollevato dal padovano Gianfranco Destro, 57enne presidente del movimento "Città futura": «Ho lavorato una vita nel sociale e nel sindacato - ricorda - ma un fenomeno del genere è senza precedenti e configura clamorose ingiustizie sociali. E sta aumentando grazie al passaparola fra stranieri, molti dei quali forse in buonafede, ma tanti senz'altro col miraggio di facili guadagni sulle spalle dello Stato italiano».

Uno Stato che dal 2000 con la legge 388 (inserita nella finanziaria 2001 dell'allora governo Amato) ha riconosciuto l'assegno sociale agli stranieri e ora si trova a fare i conti con un aumento di domande «praticamente sempre accolte dall'Inps visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti nè tempi di residenza in Italia» conclude Destro.

Tenendo presente che il 20\% dei pensionati del Nordest percepisce pensioni inferiori a 500 euro al mese, quell'assegno agli anziani stranieri è superiore a quanto prendono tanti nostri pensionati che hanno versato contributi e pagato tasse per una vita.

L'entità dell'esborso a carico dell'ente previdenziale è ancora incerto, ma nel solo Veneto può sfiorare i 10 milioni di euro considerando una quota di 1400 domande. Nelle maggiori sedi Inps del Veneto, infatti, le richieste stanno arrivando al ritmo di 6-7 ogni settimana, specialmente nelle province a più alta densità di extracomunitari (Vicenza, Padova e Verona). Ne vengono invece presentate un po' meno nel Trevigiano e nelle sedi veneziane, decisamente poche a Rovigo e Belluno.

Continuando con questa media e can l'85\% di pratiche accettate, l'Inps spenderà appunto 10 milioni per gente che non ha mai lavorato in Italia. È già in atto un tam-tam per diffondere notizie sull'assegno sociale e vari siti web dedicati agli stranieri spiegano le procedure da seguire. «Al di là dell'oggettiva iniquità - commenta ancora l'ex sindacalista Destro - c'è l'aggravante che per l'Inps è tecnicamente impossibile effettuare controlli (in media comunque le pratiche "monitorate" sono meno del 10\%,ndr). Molti di questi assegni sociali sono poi ritirati dai figli degli aventi diritto con una semplice delega di pagamento. I genitori possono anche tornare a casa lasciando la residenza qui in Italia.

Anche in questo caso i controlli sarebbero difficili e inefficaci. È anche possibile che gli "aventi diritto" non siano più in vita (basta guardare le percentuali di mortalità delle comunità cinesi), ma non è assurdo ipotizzare che gli assegni vengano comunque incassati».

Per ovviare a questa ulteriore beffa basterebbe - come suggerisce lo stesso Gianfranco Destro - fissare un obbligo per gli anziani extracomunitari di presentarsi agli sportelli Inps a frequenze prestabilite esibendo il passaporto valido (in originale).

E c'è un ultimo paradosso: la domanda di ricongiungimento familiare prevede da parte dello straniero regolare l'obbligo di attestare la propria capacità economica. In pratica autocertificano di poter provvedere al mantenimento del parente da ricongiungere. Ma l'assegno sociale "made in Italy" gli spetta lo stesso (ci sono già alcune sentenze che lo confermano). Qualche ultra65enne, poi, è già titolare di pensione nel proprio Paese, ma si trtta di importi minimi: in Albania e Kosovo la media è di 80 euro al mese, ancora meno in Moldavia e altri Stati dell'Est. La legge in questi casi riconosce una decurtazione dei 550 euro al mese. Se invece un pensionato italiano si trasferisce all'estero, l'assegno sociale gli viene subito revocato e quando rientra deve rifare tutte le pratiche.

In Friuli (vedi articolo sotto) qualche furbo è stato pizzicato dagli ispettori Inps , ma per ora i controlli sembrano avere solo un minimo effetto deterrente.

Gigi Bignotti

Il Gazzettino, 15 Marzo 2008

povera INPS, già non naviga in buone acque, se poi le toccherà sfamare il terzo mondo...
 
Pensioni, indicizzazzione bloccata sugli assegni che superano 1440 euro lordi


(e ai parlamentari con 15 mila euro ed oltre nulla? godi, compagno, godi)



Questo provvedimento ha suscitato lo sdegno di molti italiani, la maggior parte. Si tratta infatti di una misura estrema che potrebbe essere presa solo se e quando ogni altra categoria di cittadini fosse stata chiamata al sacrificio. Cosa che non è avvenuta.

Il provvedimento che potrebbe anche essere incostituzionale perché di fatto ruba al cittadino l'indicizzazione secondo l'Istat (ente di indagine statistica riconosciuto dallo Stato) è infatti compatibile quando tutti ma proprio tutti gli emolumenti e i guadagni dei cittadini sono stati penalizzati.

Vi spieghiamo perché.

Una pensione di 1440 Euro lordi corrisponde a circa 1160 Euro netti, variabili in base alle detrazioni cui ha diritto il pensionato. Una pensione di 1441 Euro non viene indicizzata e neppure si calcola l'indicizzazione sui primi 1440 Euro. Ma la pensione di 1441 Euro lorda risulta sempre in un netto attorno ai 1160 Euro.

Di fronte all'aumento della benzina e a un'inflazione reale del 4 percento, la pensione di 1440 Euro lordi verrà indicizzata al 2 percento (o giù di lì). Sappiamo infatti che l'Istat ha metodi tutti suoi per calcolare gli effetti dell'inflazione (un paniere che contiene i prodotti indispensabili per vivere). Per il 2013 chi percepisce 1440 Euro vedrà alzata la sua pensione lorda a 1468.80 Euro. Supererà di fatto tutte quelle pensioni tra 1441 Euro lordi e 1468.79 Euro lordi che non sono state indicizzate. E gia qui c'è l'ingiustizia. Ma lasciamo perdere questo punto per concentrarci su un altro che potrebbe essere anche più importante.

Un grossa percentuale di cittadine anziane, non percepiscono la pensione hanno scelto di fare le casalinghe e quindi di restare a carico del marito. La pensione dunque di 2000 Euro lordi, che sembrano una buona cifra, va divisa per due, nel caso in cui la moglie sia a carico del marito. E dunque i due percepiranno in sostanza 1000 Euro lordi di pensione ciascuno. L'indicizzazione di 2000 Euro lordi avrebbe portato 40 Euro (sempre lordi) in più sull'assegno del cittadino in esame, realmente "della coppia in esame". Che sarebbero stati utilizzati per acquistare beni oppure depositati in banca. In ogni caso vi sarebbe stato un ritorno allo Stato (ricordiamo ad esempio i 34.20 Euro di bollo annuo sui depositi bancari, il 27 percento di ritenuta sugli interessi bancari, l'IVA ora del 21 percento, che i due avrebbero pagato su eventuali acquisti, il 65 percento di tasse sulla benzina che sarebbero tornate nelle casse dello Stato).

La mancata indicizzazione delle pensioni, oltre che ad essere un furto legalizzato ai danni del pensionato da parte dello Stato, ha anche un grosso effetto sui consumi. Pensiamo a una città con 200.000 pensionati di cui 100.000 con pensione non indicizzata e calcoliamo una media appunto di 2000 Euro lordi. Avremo subito 40 Euro x 100.000 ossia 4.000.000 di Euro che non finiranno più sul mercato di quella città (dato che la prevalenza degli anziani è stanziale). Questo porterà a un danno economico per il commercio, con conseguente diminuzione del Pil e aumento dell'inflazione.

E porterà anche a una maggiore evasione fiscale. I cittadini che si sentono "truffati" dallo Stato non chiederanno mai a un muratore, un idraulico, un imbianchino la fattura ma al contrario gli chiederanno uno sconto sul costo dei lavori, senza emissione di fattura. In modo da compensare la truffa subita. E così faranno ogni volta che ne avranno la possibilità. Il pensionato può ben alimentare l'evasione fiscale se non lo si tratta degnamente. Ricordiamoci sempre che il pensionato ha molti anni di vita alle spalle e, per quanto possa essere un po' rincoglionito troverà sempre la maniera per punire uno Stato che lo ha maltrattato.

Ligure
 
Pensioni, indicizzazzione bloccata sugli assegni che superano 1440 euro lordi


(e ai parlamentari con 15 mila euro ed oltre nulla? godi, compagno, godi)



Questo provvedimento ha suscitato lo sdegno di molti italiani, la maggior parte. Si tratta infatti di una misura estrema che potrebbe essere presa solo se e quando ogni altra categoria di cittadini fosse stata chiamata al sacrificio. Cosa che non è avvenuta.

Il provvedimento che potrebbe anche essere incostituzionale perché di fatto ruba al cittadino l'indicizzazione secondo l'Istat (ente di indagine statistica riconosciuto dallo Stato) è infatti compatibile quando tutti ma proprio tutti gli emolumenti e i guadagni dei cittadini sono stati penalizzati.

Vi spieghiamo perché.

Una pensione di 1440 Euro lordi corrisponde a circa 1160 Euro netti, variabili in base alle detrazioni cui ha diritto il pensionato. Una pensione di 1441 Euro non viene indicizzata e neppure si calcola l'indicizzazione sui primi 1440 Euro. Ma la pensione di 1441 Euro lorda risulta sempre in un netto attorno ai 1160 Euro.

Di fronte all'aumento della benzina e a un'inflazione reale del 4 percento, la pensione di 1440 Euro lordi verrà indicizzata al 2 percento (o giù di lì). Sappiamo infatti che l'Istat ha metodi tutti suoi per calcolare gli effetti dell'inflazione (un paniere che contiene i prodotti indispensabili per vivere). Per il 2013 chi percepisce 1440 Euro vedrà alzata la sua pensione lorda a 1468.80 Euro. Supererà di fatto tutte quelle pensioni tra 1441 Euro lordi e 1468.79 Euro lordi che non sono state indicizzate. E gia qui c'è l'ingiustizia. Ma lasciamo perdere questo punto per concentrarci su un altro che potrebbe essere anche più importante.

Un grossa percentuale di cittadine anziane, non percepiscono la pensione hanno scelto di fare le casalinghe e quindi di restare a carico del marito. La pensione dunque di 2000 Euro lordi, che sembrano una buona cifra, va divisa per due, nel caso in cui la moglie sia a carico del marito. E dunque i due percepiranno in sostanza 1000 Euro lordi di pensione ciascuno. L'indicizzazione di 2000 Euro lordi avrebbe portato 40 Euro (sempre lordi) in più sull'assegno del cittadino in esame, realmente "della coppia in esame". Che sarebbero stati utilizzati per acquistare beni oppure depositati in banca. In ogni caso vi sarebbe stato un ritorno allo Stato (ricordiamo ad esempio i 34.20 Euro di bollo annuo sui depositi bancari, il 27 percento di ritenuta sugli interessi bancari, l'IVA ora del 21 percento, che i due avrebbero pagato su eventuali acquisti, il 65 percento di tasse sulla benzina che sarebbero tornate nelle casse dello Stato).

La mancata indicizzazione delle pensioni, oltre che ad essere un furto legalizzato ai danni del pensionato da parte dello Stato, ha anche un grosso effetto sui consumi. Pensiamo a una città con 200.000 pensionati di cui 100.000 con pensione non indicizzata e calcoliamo una media appunto di 2000 Euro lordi. Avremo subito 40 Euro x 100.000 ossia 4.000.000 di Euro che non finiranno più sul mercato di quella città (dato che la prevalenza degli anziani è stanziale). Questo porterà a un danno economico per il commercio, con conseguente diminuzione del Pil e aumento dell'inflazione.

E porterà anche a una maggiore evasione fiscale. I cittadini che si sentono "truffati" dallo Stato non chiederanno mai a un muratore, un idraulico, un imbianchino la fattura ma al contrario gli chiederanno uno sconto sul costo dei lavori, senza emissione di fattura. In modo da compensare la truffa subita. E così faranno ogni volta che ne avranno la possibilità. Il pensionato può ben alimentare l'evasione fiscale se non lo si tratta degnamente. Ricordiamoci sempre che il pensionato ha molti anni di vita alle spalle e, per quanto possa essere un po' rincoglionito troverà sempre la maniera per punire uno Stato che lo ha maltrattato.

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