L'espressione Internet Addiction Disorder è stata introdotta nel 1995 dal dottor Ivan Goldberg. Da allora si è scritto molto a tale proposito, ma non si è ancora giunti ad una definizione univoca del fenomeno.
In inglese, ad esempio, esistono due termini per definire la dipendenza: 'dependence', per riferirsi ad una dipendenza da sostanza chimica e 'addiction', quando tale condizione non è presente.
In italiano si usa, invece, solo il termine dipendenza, ma per definire tale fenomeno sono state utilizzate anche altre espressioni: uso distorto, abuso, trance dissociativa.
Una definizione del fenomeno non univoca implica, di conseguenza, un disaccordo sui criteri diagnostici, prognostici e terapeutici.
Gli studi effettuati in America, in numero maggiore, rispetto a quelli italiani, risentono di alcuni limiti fondamentali: l'esiguità dei campioni, a causa del numero ridotto di presunti casi di dipendenza da Internet, gli errori metodologici, e, in certi casi, il ricorso a tecniche di indagine on line, particolarmente soggette a distorsioni.
Tale patologia non è stata ancora introdotta nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (DSM IV). Alcuni studiosi ritengono che dovrebbe essere collocata tra i "Disturbi del Controllo degli impulsi non classificati altrove", come il gioco patologico d'azzardo.
Resta da chiarire, inoltre, se lo IAD è un disturbo che ha un'origine ed una sussistenza indipendente, oppure se è la conseguenza di altre patologie pregresse o concomitanti.
In Italia si è cominciato a parlare di dipendenza da Internet nel 1997, quando è stata introdotta l'espressione 'Internet Related Psychopathology', secondo la convinzione che l'Internet Addiction Disorder consta di diverse forme di dipendenza:
* da gioco d'azzardo patologico on line
* da cyber-relazioni
* da cybersesso
* da MUDs (giochi di ruolo on line)
* da eccesso di informazioni.
Le fasi che conducono alla vera e propria patologia, con le relative caratteristiche, sono:
1. Fase Tossicofilica: caratterizzata dall'incremento delle ore di collegamento, con conseguente perdita di ore di sonno, da controlli ripetuti di e-mail, siti preferiti, elevata frequenza di chat e gruppi di discussione, idee e fantasie ricorrenti su Internet, quando si è off line, accompagnati da malessere generale;
2. Fase Tossicomanica: con collegamenti estremamente prolungati, al punto da compromettere la propria vita socio-affettiva, relazionale e lavorativa o di studio.
I soggetti maggiormente a rischio hanno un'età compresa tra 15 e 40 anni, con un elevato livello di conoscenza degli strumenti informatici, isolati per ragioni lavorative (es. turni notturni) o geografiche, con problemi psicologici, psichiatrici o familiari preesistenti.
Il tipo di personalità predisposto a sviluppare tale disturbo è caratterizzato da tratti ossessivo-compulsivi, inibito socialmente, tendente al ritiro, per il quale la Rete rappresenta un modo per fuggire dalla realtà.
L'abuso di Internet sarebbe determinato da un senso di vuoto, da un vissuto di solitudine e dalla difficoltà di investire la realtà off line. In alcuni casi estremi, la partecipazione alla realtà on line è finalizzata alla negazione di quella concreta, quotidiana, avvertita come minacciosa.
Questa dinamica, in un certo senso, è simile a quella che si verifica nel caso della dipendenza da sostanze.
La realtà on line offre il vantaggio di fornire gratificazioni immediate, per la sua disponibilità pressoché continua.
Inoltre, l'universo virtuale rappresenta una fonte di attrazione per coloro che sono predisposti allo sviluppo anche di altre forme di dipendenza comportamentali o da sostanze.
Infine, è stata rilevata di frequente anche tra i cosiddetti 'sensation seekers', cioè coloro che ricercano continuamente nuovi stimoli, per raggiungere un livello ottimale di attivazione.
Si è visto che i più predisposti a sviluppare una dipendenza da Internet, spesso, hanno difficoltà relazionali. Questo è facilmente intuibil