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IL CASO

Napoli, la studentessa: «Il prof mi chiedeva foto hard e sesso, se non avessi ceduto mi avrebbe bocciata»
Parla la ragazza che ha denunciato un docente dell’Accademia di Belle Arti
di Fabrizio Geremicca




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«In quel momento mi sentivo paralizzata». Maria (nome di fantasia), 20 anni compiuti da qualche settimana, studentessa del primo anno dell’Accademia di Belle Arti, racconta le sue ore a casa di un docente ultracinquantenne con il quale ha avuto un rapporto sessuale. É la ragazza vittima del caso di presunte molestie – c’è una indagine in corso della Procura della Repubblica – che avrebbe subito dal professore in questione. Parla per la prima volta, dietro garanzia di anonimato (ma al Corriere del Mezzogiorno ha fornito le sue generalità). Il suo racconto è diametralmente opposto rispetto a quello dei legali del professore, che hanno sostenuto che tra il loro assistito e la studentessa ci sarebbe stata una breve relazione tra consenzienti. Le parole di Maria dipingono uno scenario ben diverso, quello di un ricatto a sfondo sessuale con la minaccia di una bocciatura all’esame del corso affidato al professore.



Quando ha conosciuto il professore?
«L’ ho visto per la prima volta a settembre dello scorso anno, quando ho sostenuto la prova di ammissione all’Accademia di Belle Arti. Poi ci siamo scambiati i “like” su Instagram, quindi il numero di telefono e ci siamo tenuti in contatto su Whatsapp».

Che tipo di conversazioni erano le vostre?
«Lui era molto insistente, mandava audio, alternava momenti nei quali, tra virgolette, mi corteggiava, ad altri nei quali mi chiedeva di inviargli foto».

Foto di che tipo?
«Inizialmente nulla di particolare, poi ha cominciato a chiedere immagini sempre più spinte. Io non ero convinta. Ha minacciato che mi avrebbe bocciato all’esame se non gliele avessi mandate».

In che mese è accaduto?
«A inizio ottobre mi ha sollecitato a spedirgli le prime foto. Lo ricordo bene perché i corsi ancora non erano cominciati. Poi ne ha volute altre».

Ha conservato quelle conversazioni in chat?
«Sì e sono state acquisite dai carabinieri».

Poi cosa è successo?
«Non si è accontentato delle foto. Si è fatto ancora più insistente. Ha detto che sarei dovuta andare al cinema con lui. Mi ha chiesto infine, sempre sotto il ricatto della bocciatura all’esame, di andare a casa sua. Ho ceduto. Abita nel centro storico. Era ancora ottobre. Quando sono entrata si è subito buttato addosso. Io ero passiva, come paralizzata. Non mi sono sentita bene in quei momenti».

I legali del docente dicono che quella tra lei ed il professore è stata una relazione tra consenzienti e che il loro assistito è oggi sottoposto ad una gogna mediatica.
«Lui ha sempre cercato di manipolare ogni cosa. Dopo quel giorno io parlavo con lui, dicendo che sarei andata a denunciarlo e lui rispondeva che sarebbe stato sufficiente che io non andassi in aula se mi creava disagio vederlo».

E ha quindi deciso di rivolgersi alla consulta degli studenti che, a sua volta, ha segnalato il caso al direttore Gaeta. E’ scattato un provvedimento di ammonimento. Si aspettava di più dall’Accademia di Belle Arti?
«Io, la consulta ed i compagni di classe avremmo voluto una iniziativa più decisa ed energica. Tra l’altro la consulta aveva avviato una raccolta di firme e testimonianze che segnalavano altri episodi che avevano avuto come protagonista il professore in questione. Una ragazza, per esempio, era stata palpeggiata in aula. Altre erano state ripetutamente ed insistentemente invitate dal docente ad accompagnarlo al cinema, nonostante non avessero dato seguito alla proposta sin dal primo momento. Il direttore ha fermato tutto. É una situazione nota a tutti in Accademia».
Quando e perché ha deciso di denunciarlo?
«L’iniziativa non è partita da me. E’ stata un’altra persona che si è rivolta ai carabinieri a dicembre per raccontare quello che stava succedendo in Accademia».

Chi è stato?
«Uno dei membri della consulta degli studenti. Poi i carabinieri mi hanno convocata affinché raccontassi quello che mi era capitato».

Come ha reagito all’iniziativa del suo collega?
«Non bene all’inizio, anche perché ho subito il sequestro del cellulare».

É stata già ascoltata dai magistrati che indagano sul caso?
«Non ancora».

Da quanto tempo non vede il professore?
«Da quando il direttore dell’Accademia lo ha ammonito».

La sua famiglia come ha reagito?
«Mio padre non sa nulla, a mamma ho raccontato qualcosa tempo fa, ma poi non la ho aggiornata sugli sviluppi.

Frequenta ancora i corsi in Accademia?
«Le lezioni del primo semestre sono terminate. É periodo di esami. Ne devo fare tre».
Anche quello con il professore che ha denunciato?
«No, quello a giugno. Spero di non ritrovarmi lui davanti, neppure in una commissione allargata. Sarei a disagio».

Le risulta che in via Costantinopoli ci siano anche altri docenti protagonisti di molestie nei confronti delle studentesse?
«Altre ragazze mi hanno detto di avere subito attenzioni e proposte non gradite».
17 febbraio 2020 | 08:16






















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