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Trapani, anziana entra in Comune con il cagnolino e viene multata



21/11/2019 15:26:00


https://www.tp24.it/immagini_articoli/21-11-2019/1574346662-0-trapani-anziana-entra-comune-cagnolino-viene-multata.jpg

Multa di 80 euro per una anziana donna la cui colpa è stata quella di presentarsi al Comune di Trapani con il suo inseparabile cagnolino al guinzaglio.
Una impiegata, infastidita, l’ha invitata a lasciare fuori dal palazzo la bestiola e al rifiuto la dipendente comunale ha chiamato i vigili urbani che hanno multato la donna. Sulla vicenda è intervenuto Enrico Rizzi contattato dall’anziana: “La signora – dice il giovane animalista – avrà tutto il supporto legale affinchè questa vergognosa multa venga annullata”.





 

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il nostro avvocato:



Le Iene inchiodano Conte: ecco la parcella che inguaia il premier

Nonostante le smentite, spunta la parcella per le prestazioni rese insieme ad Alpa. E c'è anche la firma del premier

Fabio Franchini - Mar, 10/12/2019 - 16:40





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La parcella fumante continua a tenere banco. L'inchiesta de Le Iene sul passato lavorativo di Giuseppe Conte porta a nuove rivelazioni, che mettono in ulteriore difficoltà il presidente del Consiglio.
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Nel mirino quel documento che attesterebbe nei fatti l'esistenza di un rapporto di collaborazione professionale tra il premier e il professor Guido Alpa, prima del concorso per un posto vacante di docente ordinario di Diritto Privato all’Università di Caserta, poi assegnato proprio al sedicente avvocato del popolo.
La tesi delle iene è chiara. Come si può leggere sul sito del fortunato format di Italia Uno, scrivono: "Il presidente del Consiglio Conte ha mentito agli italiani sul concorso con il quale nel 2002 è diventato professore ordinario di diritto privato all’Università di Caserta Luigi Vanvitelli? Il professor Guido Alpa, già mentore e amico di Giuseppe Conte, era incompatibile nel ruolo di commissario d’esame di Giuseppe Conte?".
Il diretto interessato continua a sostenere di non aver mai ricevuto soldi per attività lavorative insieme ad Alpa, prima del concorso in cu proprio Alpa figurava tra gli esaminatori della commissione chiamata ad assegnare la cattedra. Cosa che se appurata renderebbe di fatto nullo il concorso stesso. Antonino Monteleone e Marco Occhipinti hanno continuato a scavare e nelle puntate che andrà in onda questa sera ecco un nuovo scottante capitolo, in cui fa capolino la parcella unica per le prestazioni rese insieme ad Alpa per un incarico in difesa del Garante della Privacy, impegnato in una causa contro la Rai in Tribunale.
Ecco, per le iene è la prova con la "p" maiuscola: "Conte dice che non si fece pagare nemmeno un euro, ma nel progetto di parcella ci sono le presenze in udienza". Un progetto di parcella su carta intestata e firmata sia da Conte sia da Alpa, da 26.830,15 euro su un unico conto corrente. Ora, una svolta che inguaia (ulteriormente) il presidente del Consiglio: "Oggi pubblichiamo un nuovo documento esclusivo, ovvero la seconda parte di quel progetto di parcella, clamoroso per il suo contenuto perché smentisce la ricostruzione dei fatti data dal premier dopo il nostro servizio della scorsa settimana". Già, perché nella seconda pagina di quella parcella fumante spuntano le voci relative alle prestazioni svolte in occasione delle udienze al palazzo di giustizia e alle quali, appunto, partecipò solamente Giuseppe Conte.
La domanda è più che lecita: "Perché quelle prestazioni sono state inserite nella lista delle competenze da pagare, con tanto di corrispettivo economico determinato per ognuna di quelle voci?". E chissà come risponderà, questa volta, il diretto interessato…
 

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Il sondaggio che stronca le sardine di tutt'Italia

Secondo Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, il movimento di piazza non va oltre il cinque per cento

Pina Francone - Mar, 10/12/2019 - 11:23





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Altro che boom, altro che doppia cifra: le sardine valgono a malapena il cinque per cento dei voti degli italiani.
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Negli ultimi giorni, il movimento di piazza nato a Bologna per protestare contro Matteo Salvini ha cavalcato l'onda mediatica: si sono sprecati i sondaggi e si sono sparati i numeri. Ma al netto di tanto clamore, la sostanza è poca. Insomma, "tutto fumo e niente arrosto", giusto per utilizzare un noto proverbio.
"Un elettore su quattro voterebbe per le sardine" di Mattia Santori and co., raccontava infatti una recente rilevazione condotta (per il quotidiano La Repubblica) dall’istituto Demos di Ilvo Diamanti. Secondo il sondaggio, infatti, addirittura il 27% degli intervistati si sarebbe detto disponibile e pronto a votare le sardine, mentre il 38% si sarebbe dichiarato favorevole alle manifestazioni di piazza anti-sovraniste.
Poi, ecco i dati dell'Istituto Noto Sondaggi, ben lontani da quel 27% raccontato da Demos. Già, perché le analisi degli esperti di Antonio Noto, le sardine si attesterebbero al 12%. Insomma, un risultato assai importante e di tutto rispetto, in doppia cifra. Un dodici per cento raggiunto rubando voti sia al Partito Democratico che al Movimento 5 Stelle, e che poterebbe a un vero e proprio terremoto nel centrosinistra e nel panorama politico italiano, in toto.
Numeri che fanno sognare le sardine di tutt'Italia, riportati però alla dura realtà dei fatti da Alessandra Ghisleri. La direttrice di Euromedia Research, infatti, riporta coi piedi per terra i numerosi simpatizzanti del movimento nato in Piazza Maggiore a Bologna. Ospite del salotto televisivo di Tagadà, su La7, alla domanda della conduttrice Tiziana Panella in merito proprio al volume elettorale delle sardine la Ghisleri risponde così: "Negli esercizi che sono stati fatti Il voto politico delle sardine non supera il cinque per cento. E sono semplici esercizi elettorali…".
Dunque, la sondaggista tiene il punto: "Vi ricordate, per esempio, la riunione delle cosiddette madamine pro Tav-Torino Lione? Ecco, quelle sono riunioni di piazza che cercano rappresentanze e che diano delle risposte. È ovvio che queste piazze, in generale, guardano contro un centrodestra a trazione salviniana". Infine, chiosa così: "Insomma, chi va in quelle piazze è chiunque di noi ma chi vota poi è più selettivo…".

 

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IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO (AMO IL LUPO MA QUESTO è A DUE ZAMPE)


A Firenze il Pd amplia le proprie sedi con i soldi dei cittadini

È stata approvata, in consiglio comunale, la variante per l'ampliamento di un circolo del Pd, per l'opera non sono stati richiesti oneri di urbanizzazione, né compensazioni

Costanza Tosi - Mar, 10/12/2019 - 19:01





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Nella Firenze a guida Pd il partito favorisce i suoi. Anche per quanto riguarda le opere edilizie. Ieri in consiglio comunale è stata approvata la variante per l'ampliamento della casa del popolo Fratelli Taddei Arci che ha sede in via Pisana.

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Il punto di ritrovo targato Pd sarà ampliato e, a breve, grazie all’ok della giunta comunale, partiranno i lavori. Ben 280 mq in più di superficie lorda a beneficio di un immobile dove ha sede un circolo del Partito Democratico. Lecito, si potrebbe pensare, se non fosse che l’iniziativa approvata dalla giunta dem prevede che l’associazione non debba pagare niente al comune. Per l’opera infatti, non sono stati richiesti oneri di urbanizzazione, nè tantomeno compensazioni e parcheggi in più nell’area circostante.
Cosa significa? Facciamo un esempio. Se un cittadino qualunque chiedesse al comune di accettare che il proprio circolo di burraco venga ampliato di circa 200 mq, con ogni probabilità nell’accordo sarebbero fissata una somma da versare alle casse del comune (di almeno qualche migliaio di euro) e, magari, anche di predisporre, nel progetto, posti auto di pubblica utilità. A questo giro, invece, nessuna trattativa. Solo un sì di approvazione. Un trattamento di favore a tutti gli effetti. Un regalo di Natale bello e buono, e per giunta, a spese dei cittadini.
Secondo la giunta Nardella infatti, tutto ciò è stato possibile in considerazione della pubblica utilità del circolo. Ma quale pubblica utilità puo avere un circolo dove ha sede un partito politico che è, per definizione, un associazione di parte? A domandarselo sono anche i rappresentati dei partiti di opposizione. Come Alessandro Draghi, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Vecchio che, dalle sue pagine social ha gridato allo scandalo, promettendo una battaglia al fianco dei cittadini. E, proprio ieri mattina, durante la votazione in consiglio, ha deciso di abbandonare l’aula con i suoi in segno di protesta.
Indignato anche Ubaldo Bocci - candidato del centrodestra alle recenti elezioni amministrative - che sulla sua bacheca Facebook ha pubblicato il video della votazione informando i cittadini: “Oggi in consiglio comunale la proposta di finanziare una casa del popolo. Ci hanno detto che ha funzione sociale…” e lasciando intendere la propria disapprovazione nei confronti della scelta.

A farsi sentire contro la decisone dei dem anche il capogruppo del carroccio a Palazzo Vecchio. “A Firenze la Casa del Popolo Fratelli Taddei potrà costruire senza pagare oneri di realizzazione perché giudicata di pubblica utilità dall’amministrazione: un circolo dove si riunisce il Partito Democratico e dove per di più si fa, secondo la giurisprudenza, concorrenza sleale” ha commentato Federico Bussolin. “Ricordo infatti che una sentenza della Cassazione stabilisce che i circoli dove si fa ristorazione devono essere registrati come attività commerciali e, come tali, devono pagare le tasse. Sentenza bellamente ignorata che vede i ristoratori competere contro prezzi stracciati in virtù della fede politica: sei del PD? Mangi alla casa del Popolo e risparmi. Per non parlare dell’interesse elettorale che rappresenta l’Arci per il PD: una delibera, quella del Comune, che grida vergogna”.
E, in casa Pd, oltre a giocare a carte, ritrovarsi per fare due chiacchiere e magari partecipare ad uno dei corsi di ginnastica tenuti tra le mura dall’associazione è possibile anche partecipare agli eventi. Sul sito della casa del popolo in via di ristrutturazione, al momento in programma ce ne è soltanto uno, coerente alle loro politiche e fedele ai dettami della sinistra progressista: "il festival contro l’omofobia".
Così la sinistra decide di rinnovarsi. Rifacendo le proprie sedi con i soldi dei contribuenti in nome di una “pubblica utilità” che fa solo i loro interessi.
 

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