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La sentenza dei giudici: più spazi e soldi per l'islam
A Brescia il Tar straccia le norme di Comune e Regione per limitare i centri musulmani. Un fedelissimo del nuovo sindaco Pd ha aiutato i pachistani a vincere il ricorso
04 gennaio 2014

La sentenza dei giudici: obbligo di moschea in ogni città italiana
A Brescia i musulmani potranno realizzare nuove moschee o ampliare quelle esistenti. E sperare in fondi pubblici. Non è la scelta della nuova amministrazione di centrosinistra, di cui diremo tra poco, ma dei giudici. Il Tar ha infatti bocciato il Pgt (piano di governo del territorio) approvato dalla precedente giunta di centrodestra nel 2012 perché «non prevede luoghi di culto per i non cattolici». Il Pgt è lo strumento che l’amministrazione utilizza per disegnare la città. Pdl e Lega, sconfitte alle elezioni della scorsa primavera, avevano fissato dei paletti per impedire il proliferare di luoghi di culto dei fedeli di Allah e bloccarne l’espansione. In via Volta, per esempio, avevano stabilito che la moschea esistente non potesse ingrandirsi perché inserita in «un contesto storico». L’associazione islamica Muhammadiah, che gestisce il centro a prevalenza pachistana, ha però presentato ricorso. E ha vinto. Secondo il Tar, l’islam «è religione diffusa e radicata, e un ordinamento democratico come il nostro deve tenere conto della pluralità delle rappresentanze sociali e religiose». Quanto poi all’insindacabilità della classificazione urbanistica della moschea, il Tar ricorda che la discrezionalità è sindacabile se si traduce in scelte «manifestamente illogiche e assurde».

La decisione dei giudici rischia di far scattare ricorsi in tutta la città e non solo. Ora bisogna capire come si comporterà il sindaco Emilio Del Bono: potrebbe appellarsi al consiglio di Stato, ma in un altro contenzioso (quello della moschea di via Fratelli Bonardi) ha scelto di non ricorrere. Con Libero taglia corto: «Non abbiamo ancora valutato». Peraltro, l’architetto che ha fatto da consulente ai musulmani durante il ricorso è Luciano Lussignoli. Un professionista più volte accostato alla giunta di Del Bono, anche se al momento non ha incarichi. «Non escludo possa averne in futuro» spiega il primo cittadino. «Ha fatto da consulente sul caso della moschea? Non c’è nulla di cui vergognarsi». Alla stampa, Lussignoli ha dettato parole gonfie d’entusiasmo: «È una sentenza che si farà sentire anche al di là dei confini di Brescia» perché «la stragrande maggioranza dei Pgt dei centri lombardi e forse anche fuori dalla regione è scritta come quello di Brescia. Ma è giusto che tutti possano godere delle agevolazioni necessarie per celebrare al meglio il proprio culto religioso». Inoltre, «un’associazione culturale e religiosa riconosciuta e legittimata potrebbe partecipare alla spartizione dei finanziamenti che sono previsti per legge. Si può arrivare a chiedere un contributo comunale per realizzare il proprio edificio di culto, come ad esempio l’8 per mille degli oneri di urbanizzazione». Insomma, più moschee e più soldi pubblici ai musulmani. Quando l’architetto Lussignoli parla dei Pgt della Regione, si riferisce alla legge voluta dall’allora assessore al Territorio Daniele Belotti (Lega). Aveva studiato una norma per contrastare i centri di culto abusivi e il proliferare delle moschee. «A questo punto è inutile pianificare, se poi un quartiere viene stravolto da un insediamento abusivo» commenta Belotti. E aggiunge: «Qualcuno preferisce l’abusivismo anche a rischio dell’incolumità delle persone, perché un capannone da lavoro non può essere adibito a luogo di culto...».

Duro anche Fabio Rolfi, ex vicesindaco lumbard: «È una sentenza inammissibile. Ed è preoccupante l’atteggiamento di totale apertura del centrosinistra ai musulmani». Rolfi ricorda che per dare il via libera a una nuova chiesa «dobbiamo prevedere parcheggi e standard di sicurezza. Non potrebbe mai essere ricavata in un seminterrato». Alcuni centri islamici, invece, spuntano nei capannoni o nelle viscere di negozi e palazzi. Il rischio. ora, è che possano pretendere la regolarizzazione. E ampliarsi. Matteo Salvini attacca: «La Lega invierà a questi giudici una copia de “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci».

di Matteo Pandini
 
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