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L'ERETICO

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[h=1]"La dottrina del Papa è eretica". La nuova lettera anti Bergoglio[/h] [h=2][/h]
Venti persone, tra studiosi e sacerdoti, hanno accusato papa Francesco di eresia tramite una lettera. Rapoorto con l'islam e dottrina della famiglia tra le questioni discusse

Giuseppe Aloisi - Mar, 30/04/2019 - 17:53
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Proprio mentre papa Francesco è impegnato nella fase finale della riforma della Costituzione apostolica, sono arrivate nuove accuse d'eresia.


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Questa volta a muoverle, stando a quanto riportato su Lifesitenews, sono venti persone, tra sacerdoti e studiosi. Gli stessi che hanno optato per procedere in una direzione che un po', in questi sei anni di pontificato dell'argentino, abbiamo imparato a conoscere. Il mezzo scelto, infatti, è sempre lo stesso: una lettera. Le prime righe che la fonte citata riporta sono tutte un programma: "Prendiamo questa misura - si legge - come ultima risorsa per rispondere al danno accumulato causato dalle parole e dalle azioni di Papa Francesco per diversi anni, che hanno dato origine a una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa cattolica".

Questo rischia di essere il terzo episodio, in ordine di tempo, a suscitare particolare scalpore in ambienti vaticani e non. I primi a fare domande erano stati i cardinali dei cinque dubia su Amoris Laetitia, quindi sull'apertura dottrinale in materia di concessione di un sacramento ai divorziati risposati. Poi era stato il turno della Correzione filiale. Il Santo Padre, insomma, dovrebbe averci fatto il callo. Questa volta, a sottoscrivere il testo, pare siano soprattutto uomini di cultura. Citando quello che si apprende sempre su Lifesitenews, si ha notizia di come a firmare siano stati, tra gli altri, personalità come "padre Thomas Crean, p. John Hunwicke, il professor John Rist, la dott.ssa Anna Silvas, il professor Claudio Pierantoni, il dott. Peter Kwasniewski e il dott. John Lamont".

Sembra essere stata abbandonata la narrativa dell'eventuale errore. Bergoglio, insomma, sbaglierebbe sì, ma con contezza. Ma quali sono le accuse che vengono inoltrate? C'è, anzitutto, un rincarare la dose, per così dire, sulla esortazione apostolica citata, quella che è stata interessata dalle domande di Caffarra, Meisner, Burke e Brandmueller, ma c'è anche una critica riferita al fatto che Jorge Mario Bergoglio tenderebbe a equiparare le confessioni religiose, quando si tratta, per esempio, di dialogare con l'islam.

Parziale distorsione della dottrina sulla famiglia e attribuzione gerarchica paritaria concessa alle altre confessioni religiose, con conseguente svilimento del primato del cristianesimo, costituiscono il fulcro di queste rimostranze.Poi c'è una curiosità, pure politica, che riguarda da vicino il Belpaese. Nell'elencazione dei laici e degli ecclesiastici ritenuti vicini alle posizioni del pontefice argentino, quindi presumibilmente in errore o al di fuori del cattolicesimo tout court secondo l'opinione di coloro che la lista l'hanno stilata, sul portale pro life viene fatto il nome di Emma Bonino, che papa Francesco aveva definito una dei "grandi d'Italia".

C'è, d'altro canto, un "grazie" a quelli che in questi anni sono stati definiti "tradizionalisti". Quegli ecclesiastici che, per coloro che hanno firmato le venti pagine in questione, hanno tutelato e garantito la continuità della dottrina e della tradizione. Aprire una procedura interna per eresia, però, è un fatto complesso e non spetta certo ai firmatari. Ne hanno consapevolezza e lo scrivono, ma è almeno la terza volta che, in modo più o meno indiretto, il papa viene chiamato in causa da gruppi composti da cattolici per presunti errori dottrinali. In alcuni casi, certe proposizioni rientrerebbero nella fattispecie propria dell'eresia.
 
[h=1]Nomade ruba bagagli e fedi nuziali a coppia di sposini inglesi[/h] [h=2][/h]
Una coppia di sposini inglesi, in viaggio di nozze a Roma, è stata vittima del furto delle loro valigie, al cui interno c'erano le fedi nuziali

Franco Grande - Mar, 30/04/2019 - 21:22
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Clima da vacanze romane addio. Una coppia di sposini inglesi, in viaggio di nozze a Roma, è stata vittima del furto delle loro valigie, al cui interno c'erano le fedi nuziali.


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La loro auto è stata svaligiata a Ostia da un nomade di 48 anni che, poi, è stato fortunatamente arrestato dai carabinieri della Compagnia di Ostia. La refurtiva è stata dunque subito restituita alla coppia di britannici che hanno recuperato non solo gli anelli ma anche la foto-ricordo che avevano scattato davanti all'Altare della Patria. Il ladro 48enne è stato beccato mentre armeggiava all'esterno dell'auto parcheggiata sul Lungotevere Gianicolense. Il nomade, come si legge su Repubblica Roma, è risultato appartenente al campo della Monachina. La pattuglia di militari lo ha notato quando aveva già rotto un vetro del veicolo e sottrato i bagagli dei due turisti inglesi che dopo la restituzione hanno potuto concludere felicemente il loro viaggio di nozze.



L'ITALIA FA UNA:

 
[h=1]Lo dicono anche gli africani: la solidarietà europea fa male[/h]
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Pioggia di soldi, miliardi di Dollari spesi negli ultimi anni a favore dello sviluppo, ma i risultati appaiono peggiori rispetto a quelli del punto di partenza: il riferimento è all’Africa ed a tutti il flusso di denaro donato al continente nero, senza che però i paesi più poveri siano usciti dalle condizioni di indigenza e difficoltà. Una circostanza questa, che da anni viene evidenziata in primis proprio in Africa. Eppure, proprio dall’Europa, la tendenza alla “facile carità” non sembra essere messa in discussione. [h=2]I danni della solidarietà[/h]
I problemi che vive il continente africano sono ben noti: dalla miseria alle guerre, da paesi poco stabili a governi fin troppo stabili. Problemi strutturali dunque, che riguardano l’economia così come la società e le varie popolazioni degli Stati che compongono l’Africa. Su nessuno di questi arrivano segnali positivi, a fronte come detto di fiumi di denaro mandati negli anni tra donazioni private o prestiti da parte di fondi ed enti sovrani. Il continente continua ad avere le stesse negative peculiarità di cui soffre da decenni.

Soldi di cui poi si sa poco circa il reale utilizzo: in molti casi, i miliardi di dollari spediti in Africa fanno arricchire locali lobbisti i politici, senza che la loro destinazione d’uso venga minimamente rispettata. Una condizione già nota da tempo, come quando ad esempio viene ritrovato un patrimonio di svariati miliardi di dollari a Mobutu Sese Seko, presidente e padre – padrone dell’ex Zaire per 32 anni. Quando è capo dello Stato, riesce ad intercettare molti di quei fondi in teoria destinati allo sviluppo.

Ciò che colpisce, è come questa considerazione arrivi anche dalla parte che in teoria dovrebbe essere beneficiaria, ossia dall’Africa. Nel continente nero si moltiplicano osservatori e politici che criticano sempre di più la “beneficenza” da parte europea ed occidentale in generale. Nelle recenti elezioni senegalesi, più candidati si scagliano non solo contro il franco Cfa ma anche contro gli aiuti elargiti verso il proprio paese. Proprio perchè, oramai, essi vengono percepiti sempre meno come aiuti e sempre più come strumento di corruzione nella migliore delle ipotesi.

Nel 2010 fa discutere la pubblicazione di un libro da parte di Dambisa Moyo, economista nata nello Zambia e laureata ad Oxford: “Cosa succederebbe se i paesi africani ricevessero una telefonata o un’ email in cui i maggiori donatori annunciano che entro cinque anni i rubinetti degli aiuti saranno chiusi per sempre, fatti salvi i soccorsi straordinari per carestie o disastri naturali? – si chiede nel libro la Moyo – Un numero maggiore di africani morirebbe di povertà e di fame? Probabilmente no: le vittime della povertà in Africa non sono toccate comunque dal flusso degli aiuti. Ci sarebbero più guerre? È dubbio: senza aiuti internazionali, cioè senza soldi, si toglie un grosso incentivo ai conflitti. Si smetterebbe di costruire strade, scuole, ospedali? Improbabile”.
[h=2]Il modello cinese[/h]
Semplicemente dunque, nel modello europeo di cooperazione con l’Africa, qualcosa non va. L’elemosina elargita verso il continente africano, peggiora soltanto la situazione. La solidarietà crea molti più danni che benefici al continente africano, elargire somme a fondo perduto arricchisce a volte governi corrotti, paga gruppi e miliziani armati, ma poco o nulla va a finire per incidere significativamente sul territorio che si vorrebbe aiutare. A questo modello, da anni viene visto in contrapposizione quello cinese. Pechino in Africa non dona soldi in beneficenza, al contrario stringe partenariati con gli Stati per la costruzione di opere ed infrastrutture. Non che questo segni un salto deciso di qualità nella vita degli africani, ma di sicuro il modello cinese pone il gigante asiatico in netto vantaggio rispetto all’Europa.

La Cina costruisce infrastrutture che servono ovviamente a Pechino per implementare le esportazioni delle proprie merci ed agevolare l’importazione di materie prima, ma le opere rimangono anche agli africani e permettono di collegare facilmente territori da sempre isolati. La Cina sa che un continente da 1.2 miliardi di persone in via di sviluppo, può essere un’opportunità per il proprio mercato. E dovrebbe saperlo anche l’Europa, la cui pressione demograficapotrebbe diventare insostenibile se l’Africa continua a rimanere sottosviluppata. Ma si preferisce fare elemosina e parlare di carità, piuttosto che raccogliere la sfida da un continente sì povero ma molto dinamico come quello africano.
 
[h=1]Via Crucis, l’inchiesta di Nuzzi sul Vaticano segreto. “Il Papa sa di investimenti della Chiesa usati per fabbricare armi”[/h]
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"Santo Padre, c'è una totale assenza di trasparenza nella contabilità sia della Santa Sede, sia del Governatorato". Inizia così il documento più importante del libro del giornalista di Mediaset. L'intervento del Pontefice sulla gestione finanziaria, i suoi rapporti con la Curia e con il cardinale Bertonedi Francesco Antonio Grana | 4 Novembre 2015
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Più informazioni su: Papa Francesco, Vatileaks Investimenti della Chiesa cattolica in aziende per la fabbricazione di armi e società proprietarie di televisioni porno. È quanto emerge dal nuovo libro di Gianluigi Nuzzi Via Crucis (Chiarelettere) che svela la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa. Il giornalista di Mediaset racconta che il 3 luglio 2013, a pochi mesi dal suo insediamento, Bergoglio incontra i cardinali della Curia dicendo che i costi sono fuori controllo e che bisogna stare attenti perché gli è stato riferito che in Svizzera la Santa Sede aveva perso 10 milioni di euro per un investimento sbagliato. Il Papa ricorda con dolore cosa gli confidò l’economo generale della diocesi di Buenos Aires quando era ancora provinciale dei gesuiti in merito ad alcuni investimenti fatti “in una banca seria e onesta. Poi, col cambiamento dell’economo, quello nuovo è andato alla banca per fare un controllo. Aveva chiesto come erano stati scelti gli investimenti: venne a sapere che più del 60 per cento erano andati per la fabbricazione di armi!”.

Vatileaks, Nuzzi: "Il Papa scoprì che Vaticano investiva in armi. Di 10 Euro solo 2 in beneficenza"
www.ilfattoquotidiano.it di Manolo Lanaro
Volume 90%


(video di Manolo Lanaro)


In 314 pagine Nuzzi pubblica anche le trascrizioni di registrazioni audio di Bergoglio in riunioni riservate e documenti inediti principalmente usciti dalla Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa Sede. Organismo creato ad hoc da Francesco subito dopo l’elezione al pontificato di cui facevamo parte monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, arrestati dalla Gendarmeria vaticana con l’accusa di essere loro i corvi di Bergoglio. Nel volume di Nuzzi monsignor Vallejo Balda viene citato 27 volte, mentre il nome della Chaouqui ricorre solo 3 volte.

“Santo Padre, c’è una totale assenza di trasparenza nella contabilità sia della Santa Sede, sia del Governatorato”. Inizia così il documento più importante del libro del giornalista di Mediaset. Si tratta di una lettera riservata indirizzata al Papa scritta dai revisori finanziari di Bergoglio. “Questa mancanza di trasparenza – si legge nel documento – rende impossibile fornire una chiara stima dell’attuale stato finanziario del Vaticano nel suo complesso e delle singole entità che la compongono. Questo significa anche che nessuna persona può essere considerata effettivamente responsabile per la gestione finanziaria. Sappiamo soltanto che i dati esaminati mostrano una tendenza al ribasso e davvero sospettiamo fortemente che il Vaticano nel suo complesso ha un grave deficit strutturale. Il management finanziario generale all’interno del Vaticano può essere definito, nel migliore dei casi, come inadeguato”.


NOI GLI DIAMO L'8X1000 E LORO LI INVESTONO IN ARMI ?
PER AMMAZZARE PERSONE,PER CREARE GUERRE E PROFUGHI CHE POI LI VUOLE TUTTI IN ITALIA A NOSTRE SPESE E BRAVO DON ABBONDIO.
 

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