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l'Europa..

Immigrati che lavorano in mensa
«Rischio infezioni». È polemica


Una a mensa
Scoppia la polemica in Regione Lombardia per l’emendamento anti-immigrati presentato da un consigliere della Lista Maroni al Consiglio regionale, il gruppo di cui fa parte anche il governatore Roberto Maroni.

Maria Teresa Baldini, consigliere regionale eletto nella lista civica della maggioranza, ha presentato in commissione Sanità al Pirellone un emendamento al documento «Programma di lavoro della Commissione europea anno 2014».

L’emendamento, di cui ha dato un’anticipazione l’edizione milanese de «La Repubblica», chiede regole più rigide per la sicurezza alimentare e a queste Baldini proponeva di aggiungere la frase: «con particolare attenzione alle problematiche infettive dovute anche all’impiego di personale immigrato nei processi di produzione, distribuzione e somministrazione di alimenti negli ambienti scolastici, sanitari e socio-sanitari».

Frase che però stamattina in commissione è stata di fatto eliminata con la riformulazione del testo.

 
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Allarme meningite in Toscana, 69enne ricoverata: è il 21esimo caso nel 2015
La donna è stata portata in ospedale mercoledì notte con febbre alta e chiari segni di sepsi

14:22 - Una donna di 69 anni è stata ricoverata per meningite all'ospedale di Ponte a Niccheri, a Firenze. Con questo, salgono a 21 i casi registrati in Toscana dell'inizio dell'anno. La donna, residente a Pontassieve, è arrivata in ospedale nella notte di mercoledì con febbre alta dal giorno precedente e chiari segni di sepsi. Ricoverata nel reparto di malattie infettive, è risultata positiva all'esame per la tipizzazione del meningococco di tipo C.



I servizi di prevenzione e igiene pubblica della Asl hanno già contattato le persone entrate in contatto con la donna, all'incirca una trentina di cui 13 sanitari, a cui è già stata effettuata la necessaria profilassi antibiotica.

Nel 2015 il meningococco di tipo C ha colpito 16 persone in Toscana, quattro delle quali, tre a Empoli e una a Montevarchi, sono decedute. Gli altri quattro casi registrati sono stati due di meningite B, 1 di W e 1 non tipizzato.
 
Sos scabbia, fuga dal centro d’accoglienza
Fuggiti l’altra notte. Da ieri la polizia cerca tre minorenni somali. Nella struttura di Fidene almeno quattordici casi di contagio



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Roma - Cronaca
Si sono allontanati senza dare nell’occhio con addosso ancora la tuta blu del centro di accoglienza per minori nel quale erano alloggiati: la polizia, da ieri mattina presto, è sulle loro tracce anche perché all’interno di quella stessa struttura sono stati denunciati quattordici casi di scabbia e non si esclude che anche i tre - di nazionalità somala - siano stati esposti al rischio e che anzi risultino già contagiati.
L’allarme nel centro di prima accoglienza in via di Sant’Annibale Maria di Francia 6, in zona Fidene alla periferia di Roma, è scattato quattro giorni fa, quando il sindacato Ospol ha inoltrato un esposto-diffida al Prefetto, e a cascata alle autorità competenti a partire dal presidio Asl Roma A, accendendo un faro sulle gravi criticità registrate dai vigili: «Sono emersi casi di malattie infettive in soggetti sedicenti minori - si legge nel documento - il personale medico, intervenuto su segnalazione del personale di polizia locale, ha rilevato la presenza presumibile di casi di scabbia e tubercolosi da accertare tramite personale medico specializzato». Più in generale si rileva «l’assoluta carenza di preventivo controllo e profilassi sanitaria e di un protocollo operativo in ragione della sicurezza sanitaria degli operatori, l’inadeguatezza della struttura sotto il profilo igienico-sanitario tanto che i bagni sono in promiscuità tra gli ospiti e gli agenti, la mancanza di personale medico per diagnosticare malattie contagiose» nonché di spazi "isolati" che possano evitare il diffondersi di eventuali epidemie. «Dopo l’accertamento dei casi di scabbia e tbc - chiedono i vigili - sono state eseguite le necessarie misure di disinfestazione e sanificazione dei locali?».
Di qui, la richiesta di sospendere il servizio all’interno della struttura gestita dall’associazione Virtus Italia onlus in convenzione col Comune di Roma. Le rassicurazioni dell’assessore ai servizi sociali Francesca Danese, che aveva negato «casi di malattie infettive», sono state smentite dai fatti: due giorni fa, ricordiamo, quattordici migranti somali provenienti da Salerno e accolti a Fidene sono stati visitati all’ospedale Sant’Andrea perché ritenuti affetti da scabbia. Dopo gli accertamenti, a sette di loro è stata diagnosticata la malattia, mentre gli altri restano "sospetti". Arriviamo così alla giornata di ieri, quando l’allontanamento dei tre ragazzini, sempre di nazionalità somala, ha dato il via alle ricerche. I minori, due 16enni e un 15enne, non hanno risposto "all’appello" della mattina. La segnalazione alle forze dell’ordine è giunta intorno alle 6,45 e non si esclude quindi che possano aver trascorso la notte fuori. Agli agenti del commissariato Fidene, che indagano sul caso, è stato raccontato che i tre al momento della fuga con ogni probabilità indossavano ancora la tuta blu con la scritta del centro di accoglienza consegnata in dotazione al momento dell’arrivo. Se non si ripresenteranno spontaneamente, in ogni caso, la possibilità di ritrovarli è ridotta al minimo.
«Da quando arrivano vogliono solo scappare», commenta chi conosce la situazione. Un fatto, quello della fuga, che conferma anche le denunce dell’Ospol:
«Nel nostro esposto - conclude il segretario del sindacato Luigi Marucci - sottolineiamo anche l’inadeguatezza del numero degli operatori per il disbrigo delle formalità a loro demandate oltre alle condizioni di sicurezza in rapporto al numero degli ospitati, è impossibile vigilare su tutti».
Erica Dellapasqua
 
Libia, svuota carceri: polizia imbarca migranti sui barconi con la forza, gratis


In Italia non volevano venire, ma la polizia libica li ha prelevati a forza dal carcere dove erano rinchiusi e li ha costretti a salire su barconi diretti nel nostro Paese. Pensavo che una simile notizia deflagrasse nel dibattito sulle tragedie in corso nel Mediterraneo. Ma, ancora una volta, mi sbagliavo. Così scrive su today Rossella Lamina
Le loro testimonianze dirette sono state raccolte dalla giornalista Flavia Amabile, che per il quotidiano “La Stampa” sta realizzando un’interessantissima serie di reportage, scritti e filmati, sulle vicende dei migranti. Guardate Il primo, uscito a ridosso dell’ultima ecatombe: “Il nostro inferno dalle prigioni libiche all’Italia”.


Dalle inchieste emerge che questi migranti sono stati costretti a partire in date diverse e con diverse imbarcazioni. Non hanno pagato per il viaggio, non pensavano all’Italia come destinazione finale, né per lavorare, né per chiedere asilo. Se avessero potuto scegliere, qui non ci sarebbero venuti e non consiglierebbero a nessuno l’Italia come paese in cui chiedere accoglienza.
Ismail, Amadi, Dusmane, Mamadi: vengono dalla Sierra Leone e dal Mali; chi per sfuggire dalla guerra e dalla persecuzione, chi alla ricerca di un lavoro. Con percorsi diversi, spesso tortuosi e travagliati, si sono ritrovati in Libia. Lì sono stati imprigionati, picchiati, alcuni torturati. E poi, con uno “svuota carceri” che a quanto pare è uso frequente nelle prigioni libiche, imbarcati con destinazione Italia.“


Ma secondo voi, tutto questo non avrebbe dovuto – quanto meno – entrare nel dibattito pubblico sul fenomeno? Non avrebbe dovuto almeno stimolare la politica ad indagare sulle dimensioni di queste “partenze coatte” dalla Libia? Macché: tutti zitti.
Allora i casi sono due: o io non ho capito ancora nulla di come funziona l’informazione e la politica (il che non è da escludere), oppure – anche in questo caso – le questioni più sono grosse e più vengono taciute.

siamo guidati da un governo di incapaci .. ma verranno le conseguenze a tutto si paga un prezzo...
 
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Libia, svuota carceri: polizia imbarca migranti sui barconi con la forza, gratis


In Italia non volevano venire, ma la polizia libica li ha prelevati a forza dal carcere dove erano rinchiusi e li ha costretti a salire su barconi diretti nel nostro Paese. Pensavo che una simile notizia deflagrasse nel dibattito sulle tragedie in corso nel Mediterraneo. Ma, ancora una volta, mi sbagliavo. Così scrive su today Rossella Lamina
Le loro testimonianze dirette sono state raccolte dalla giornalista Flavia Amabile, che per il quotidiano “La Stampa” sta realizzando un’interessantissima serie di reportage, scritti e filmati, sulle vicende dei migranti. Guardate Il primo, uscito a ridosso dell’ultima ecatombe: “Il nostro inferno dalle prigioni libiche all’Italia”.


Dalle inchieste emerge che questi migranti sono stati costretti a partire in date diverse e con diverse imbarcazioni. Non hanno pagato per il viaggio, non pensavano all’Italia come destinazione finale, né per lavorare, né per chiedere asilo. Se avessero potuto scegliere, qui non ci sarebbero venuti e non consiglierebbero a nessuno l’Italia come paese in cui chiedere accoglienza.
Ismail, Amadi, Dusmane, Mamadi: vengono dalla Sierra Leone e dal Mali; chi per sfuggire dalla guerra e dalla persecuzione, chi alla ricerca di un lavoro. Con percorsi diversi, spesso tortuosi e travagliati, si sono ritrovati in Libia. Lì sono stati imprigionati, picchiati, alcuni torturati. E poi, con uno “svuota carceri” che a quanto pare è uso frequente nelle prigioni libiche, imbarcati con destinazione Italia.“


Ma secondo voi, tutto questo non avrebbe dovuto – quanto meno – entrare nel dibattito pubblico sul fenomeno? Non avrebbe dovuto almeno stimolare la politica ad indagare sulle dimensioni di queste “partenze coatte” dalla Libia? Macché: tutti zitti.
Allora i casi sono due: o io non ho capito ancora nulla di come funziona l’informazione e la politica (il che non è da escludere), oppure – anche in questo caso – le questioni più sono grosse e più vengono taciute.

siamo guidati da un governo di incapaci .. ma verranno le conseguenze a tutto si paga un prezzo...



E' UN regalo made in USA ,adesso ne ho la conferma l'Europa Forte danneggiava e danneggia fortemente gli USA,Gheddafi e Saddam volevano convertire i petrodollari in petroEuro poi si sono inventati L'ISIS come lo sbarco sulla Luna :Vogliono farci fare la guerra con L'Affrica per vendere armi ecc.....


Infatti mi domandavo ma dove trovano i soldi questi disgraziati ?Ce li mettono a forza mi son chiesto ed in effetti........abbiamo dei politici non politici non eletti dal popolo e neppure il Governo eletto dal Popolo quindi tutto quello che fanno è nullo ma da che parte stanno i Magistrati.....si lo so stanno con i frati e zappano l'orto........ma tra un po non ci saranno più le sementi.
 
bravo alien .. e cosi vogliono- cercano di destabilizzare il paese per fare le guerre si devono creare conflitti ...deve essere una regia dietro a questa afflusso di immigrati diretti nel paese del bengodi .. che nn si ferma mai .. perche nn vogliono risolvere il problema a monte..
lo sanno cosa succede la perche nn intervengono le forze alleate ...
Onu ..organizzazione- nn- utile...
 
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ACC....Zetrix...............nessuno si muoverà mai....sono pagati profumatamente.......si venderebbero la madre....ma in effetti si son venduto i figli ed i nipoti..sono solo degli sporchi parassiti.......ma si son dimenticati di due cose 1°a livella 2 ° la Natura , vincono e vinceranno sempre.....mi fanno solo pena.....non sanno neppure chi sono e cosa fanno....hanno distrutto una Nazione Meravigliosa.....una volta si combatteva per la libertà a mani nude.........ma oggi abbiamo tutti paura...dobbiamo difendere l'auto,l'ultimo modello di cellulare...ecc....stessa fine del'Impero Romano.....poi arrivarono i Vandali oggi arrivano .....gli Infedeli.....ma non ci siamo accorti che dato non abbiamo predatori ci prediamo da soli come delle zecche che ti si attaccano e ti annientano.

[video]https://youtu.be/5VuD7oHMcHI[/video]
 
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Pansa: lo squaletto Renzi è all'ora x..e l'ora della verità.....


"La guerra di Renzi". È questo il titolo di copertina dell’ultimo numero dell’Espresso. Buona idea e ottima traduzione grafica, con un’immagine drammatica del salvataggio di uno dei barconi che dall’Africa stanno arrivando a casa nostra. Peccato che sia fondata sul nulla. Il nostro premier non ha mai voluto combattere quella guerra. Se ne è sempre infischiato. Non l’ha mai ritenuta importante. Sin dal primo giorno l’ha giudicata inesistente. Persino quando gli è toccato presiedere il semestre europeo a guida italiana, non ha speso una parola per mettere in guardia le istituzioni internazionali su quel che poteva accadere. Notte e nebbia, occhi chiusi e bocca tappata su questo tsunami di profughi e clandestini che stava investendo l’Italia. Posso dirlo alla Bestiario? È un pericoloso dilettante, lo Squaletto fiorentino che soggiorna a Palazzo Chigi. Adesso che i buoi arrivano a migliaia sui barconi, lui vorrebbe chiudere la stalla. E no, signor Renzi! Non ci prenda per fessi. La bocciamo su tutta la linea.

Ma dopo il premier dobbiamo fare una croce sopra al suo staff. In decenni di vita repubblicana non si era mai vista così tanta gente a Palazzo Chigi. Uffici strapieni di uomini e donne del Cerchio magico fiorentino. L’addetto alla propaganda, quello alle fotografie ufficiali, un altro alle riprese televisive, un quarto ai rapporti invisibili, un quinto incaricato di stilare gli elenchi degli avversari da azzoppare, un sesto per occuparsi di affari riservati, un settimo per maneggiare Twitter, un ottavo per sorvegliare le trasferte del premier, un nono per la raccolta e l’incremento dei fondi da papparsi, un decimo per assaggiare la pizza e accertarsi che non sia avvelenata.

E che cosa dire poi dei consiglieri di rango elevato? Ex amministratori delegati di grandi gruppi. Super esperti internazionali di taglio delle spese. Pubblicitari bravissimi nel costruire l’immagine del giovane premier sceso a Roma per rimettere insieme un’Italia a pezzi. Politologi con un’idea fissa nel cranio: sistemare «i signori del Parlamento», come Matteo li ha chiamati, con disprezzo, venerdì sera nel salotto televisivo della Gruber. Una star eroica, la signora dell’Alto Adige, la sola a contrastare il premier e ad addossarsi anche la parte di un Marcello Sorgi spaventato e silenzioso.

Ebbene nessuno di questi consulenti, immagino ben retribuiti, ha saputo mettere in guardia lo Squaletto dalla bufera in arrivo nel Mediterraneo. E se per caso ha tentato di farlo, non è stato ascoltato. Ma se questa era la sorte dei consiglieri del premier avremmo dovuto veder piovere un’infinità di dimissioni. Invece non si è visto niente. Tutti inchiodati nel bunker di Palazzo Chigi. Eppure la storia ci ha insegnato che l’atmosfera fetida dei rifugi blindati provoca soltanto la tentazione al suicido.

Adesso per lo Squaletto sta arrivando l’ora X. Insieme ai barconi sarà costretto ad affrontare lo scontro finale sull’Italicum, la legge elettorale che dovrebbe consegnargli un potere assoluto in Italia. I lettori di Libero sanno tutto di questo colpo di Stato che Renzi spaccia come l’unico modo che consenta a un premier di governare. Il Bestiario ha già spiegato che l’Italicum era stato inventato nel 1924 da un signore che si chiamava Benito Mussolini. Lui stava al governo da due anni, ma soltanto la legge Acerbo gli consentì di consolidare il regime e mandare in esilio o in carcere le opposizioni.

Venerdì sera, sempre di fronte alla Gruber, Renzi ha lanciato la sfida delle sfide: «Se l’Italicum non passa, il governo cade». Il tono era quello di chi urla: «Dopo di me, il diluvio!». Ma è davvero così? Il sottoscritto teme che l’Italicum passerà. Le opposizioni non sembrano in grado di impedirlo. Per di più, i refrattari annidati nel Partito democratico troppo spesso se la fanno addosso. Tuttavia, ammettiamo che lo Squaletto perda la battaglia decisiva. E sia costretto a dimettersi. Dunque proviamo a immaginare quel che può accadere. Che cosa fa il capo dello Stato, Sergio Mattarella? Forse non lo sa neppure lui. Può rimandare alle Camere il governo Renzi. L’esecutivo potrebbe ricevere una fiducia e proseguire la corsa senza l’Italicum. Di fatto tirerebbe a campare e dovrebbe rimettere sull’altare il grande Giulio Andreotti che nel suo cinismo cosmico raccomandava: «È meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Oppure il presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, con quel poco che la Corte costituzionale ha lasciato in vita della legge elettorale precedente: il cosiddetto Consultellum.

Ma è possibile anche uno scenario diverso, quasi rivoluzionario. Da Francoforte, viene richiamato in Italia un signore che si chiama Mario Draghi. In settembre compirà 68 anni, ma sembra assai più giovane. È stato governatore della Banca d’Italia e oggi guida la Banca centrale europea, uno strumento essenziale per evitare che l’area dell’euro vada a ramengo. Draghi accetta di lasciare la Bce e di prendere il timone del governo italiano? Nessuno lo sa. Però un miracolo può sempre accadere. Lo sosteneva mia nonna Caterina che pregava di continuo santa Scarabola, la vergine dell’impossibile.

È un’ipotesi che sembra folle, ma di cui si parla. Per primo, e meglio di tutti, lo ha fatto venerdì il giovane e diabolico direttore del Foglio, Claudio Cerasa. Il titolo della sua lunga analisi era volpino: «Che problema ha Renzi con Draghi?». Bella domanda. Presto o tardi arriverà una risposta. Ce lo vedete un drago al posto di uno squaletto azzoppato? Ai posteri l’ardua sentenza. Tuttavia è possibile che lo Squaletto, una volta conquistato l’Italicum e superata l’ora X, cominci a rivelarsi quello che è: un piccolo dittatore. Come primo passo da compiere in attesa di andare alle urne, deciderà un’epurazione massiccia all’interno del Partito democratico che lo ha eletto segretario. E a questo punto bisogna dire qualche verità su questa Arca di Noè ormai irriconoscibile.

Il Pd doveva essere il pilastro del riformismo italiano. Invece è un accampamento dove pochi profughi idealisti convivono con carovane di opportunisti. La Stampa ha scritto che persino Denis Verdini, il faccendiere politico di Silvio Berlusconi, sarebbe pronto a lasciare Forza Italia per il partito della Nazione che Renzi sta costruendo. Se è vero, potrà accadere di tutto. Vedremo il missino Storace aderire all’Anpi, il Cavaliere ripudiare la signorina Pascale e mettersi con un marocchino, il leghista Borghezio iscriversi ai No Tav e Fabio Fazio darsi agli spot dei materassi che fanno dormire il sonno dei giusti. E le minoranze rosse del Pd che sorte avranno? Venerdì sera, nel suo teatro su la7, Maurizio Crozza ha sbeffeggiato Gianni Cuperlo e Pier Luigi Bersani come dei nuovi Stanlio e Ollio. Due poveracci che sognano di battere lo Squaletto, poi si spaventano e cominciano a piangere. Cattivo, ma giusto, il grande Crozza. L’ora X sta per scoccare anche per i dissidenti cresciuti nel Pci.

I comunisti di un tempo sognavano di fare la rivoluzione proletaria. Ma adesso rischiano di trovarsi prigionieri di una rivoluzione autoritaria. Attuata da uno Squaletto cresciuto nei boy scout. Una vera carogna che ha in mano un pugnale da puntare alla gola dell’Italia. Ammesso che la nostra repubblica di sfigati sopravviva all’assalto dei barconi.

di Giampaolo Pansa
 
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Ambasciatore Libia: alto rischio Isis sui barconi, aiutateci


“C’e’ un rischio molto alto” che l’Isis usi i barconi dei migranti per infiltrare terroristi in Italia e in Europa e “una volta arrivati non sara’ difficile per loro trovare armi al mercato nero”.


A lanciare l’allarme, in un’intervista all’AGI, e’ stato l’ambasciatore libico presso la Santa Sede, Mustafa Rugibani, che ha lanciato un appello all’Italia, affinche’ “aiuti a ricostruire l’esercito libico con l’equipaggiamento e l’addestramento dei soldati”. “Solo con il sostegno dell’Europa al governo e all’esercito libici potremo sconfiggere” gli jihadisti dello Stato islamico e fermare il traffico di migranti, “bombardare i barconi e’ impossibile”.

“Due anni fa l’Isis era molto ridotta, ora si stanno espandendo a Derna, a Bengasi, a Sirte, a Tripoli, a Sabrata: in tutte queste citta’ sono attivi”, ha spiegato Rugibani. “A Tripoli stanno avanzando, basti pensare agli attentati all’hotel Corinthia (del gennaio scorso) e alle ambasciate del Marocco (il 13 aprile) e della Spagna (il 20 aprile)”. “L’unica soluzione per combatterli e’ stabilizzare il governo e l’esercito”, ha sottolineato l’ambasciatore, insistendo sul pericolo rappresentato dai terroristi che “non sono solo libici, ma arrivano da Mali, Iraq, Siria, Egitto, Algeria“: “Le nostre coste sono aperte, abbiamo piu’ di 7mila chilometri di confine di terra e 2mila chilometri” che affacciano sul mare.

Per costruire l’esercito “abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Europa e ci aspettiamo che l’Italia abbia un ruolo e che possa fornire equipaggiamento e addestramento per i nostri soldati”, ha sottolineato l’ambasciatore, ex ministro del governo di transizione di Abdurrahim El Keib. “Soldati italiani non possono venire in Libia, questo e’ certo al 100 per cento: inviate consiglieri per l’addestramento, potete controllare le coste, per fermare l’arrivo delle armi, si possono fare molte cose, ma non mandare soldati”, ha ribadito Rugibani, “perche’ si tratterebbe di un’invasione e questo vale per l’Italia, come per l’Egitto, come per qualsiasi altro Paese”.

Rugibani ha escluso un intervento militare da parte di Paesi stranieri e ha sottolineato che e’ “impossibile bombardare i barconi” per fermare il “business” dell’immigrazione clandestina: “Nessuno puo’ risolvere questo problema militarmente. Quando la Libia sara’ stabile, si potra’ fare un accordo con il nostro governo per fermare i trafficanti di migranti”, ha spiegato l’ambasciatore.
Rugibani, per quanto riguarda l’Egitto, ha ricordato che e’ stato compiuto “solo un bombardamento, come ritorsione dopo la decapitazione dei 21 cristiani copti in Libia, una reazione per le pressioni della popolazione”.
 
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Terrorismo, il ‘sistema Schengen’ consente un pericoloso via-vai di clandestini


Mario Borghezio, nel corso del dibattito odierno a Strasburgo sulla Sicurezza europea, ha così dichiarato: “Di fronte alla realtà che vede centinaia di Foreign fighters circolare tranquillamente attraversando le frontiere interne, emerge un dato fondamentale: il ‘sistema Schengen’, dal punto di vista della lotta al terrorismo islamico, è totalmente inadeguato a difendere i cittadini europei“.

“Con la libera circolazione interna, l’Europa è diventata una groviera! Per quanto riguarda le frontiere esterne, l’afflusso continuo – ormai quasi un’invasione – di clandestini o presunti profughi alle coste italiane consente a migliaia, e presto a centinaia di migliaia, di possibili terroristi di entrare in UE senza alcuna identificazione di polizia.

Inadeguata poi l’applicazione delle norme per il controllo delle transazioni finanziarie attraverso il meccanismo delle offerte che immigrati musulmani veicolano anche attraverso le agenzie di money transfer e dei trasferimenti di denaro da immigrati in Europa verso la Libia o altri Paesi africani per il pagamento dei viaggi clandestini verso le coste italiane”.
 
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Salvini attacca Juncker: “lei affama gli europei per salvare gli africani, chi la paga?”


“Presidente Juncker, per quanto tempo ancora intende finanziare gli scafisti? Provo vergogna per chi come lei sta affamando 500 milioni di europei e vuole aprire le porte agli africani. Ma chi la paga?”. Cosi’ il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, attacca in Aula il Presidente della Commissione Ue per le sue parole sull’immigrazione legale.


https://www.youtube.com/watch?v=3vH4gylcH2c
 
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Migranti, la tesi di Juncker:"Dobbiamo aprire le porte"


Lucio Di Marzo - Mer, 29/04/2015 - 11:23
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L'Unione Europea non ha ancora fatto abbastanza. Le risposte sono state "immediate, ma insufficienti".


E c'è da crederci se a dirlo è il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, che parla a Strasburgo della questione migrazione e accusa: "Triplicare Triton è stato solo un ritorno alla norma, anormale è stato lasciare sola l'Italia".

Avere interrotto l'operazione Mare Nostrum per Juncker è stato "un grave errore", ma la colpa non sembra ricadere su Roma, quanto su chi in Europa ha lasciato che fossero i Paesi sulle frontiere meridionali del continente a doversi sobbarcare il peso degli sbarchi.

"Se si chiudono le porte, è chiaro che la gente entra per la finestra", dice Juncker, che vorrebbe "aprire le porte e agire sull'immigrazione in regola" e torna a chiarire che è necessaria una ridistribuzione dei migranti tra i diversi Stati europei, con un "meccanismo di quote che vada al di là della volontarietà".

Parole a cui subito ha risposto Matteo Salvini, che in Aula ha attaccato Juncker. "Provo vergogna - ha detto - per chi come lei sta affamando 500 milioni di europei e vuole aprire la porta agli africani. Ma chi la paga?". Aggiungendo che le misure proposte dal presidente della Commissione sono il modo migliore per finanziare gli scafisti.



piu o meno come ha fatto Juncker lui nn entrato dalla porta ma dalla finestra ..chi lo ha nominato
presidente della commissione UE .. e da chi e stato eletto ...


"Il presidente della Commissione europea è colui che presiede la Commissione europea, che assegna i portafogli ai commissari e che ne guida l'azione."
 
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Alfano: non bisogna bloccare i profughi, ma distribuirli nei Paesi UE



Per quanto riguarda l’immigrazione illegale via mare verso l’Italia “non bisogna bloccare i profughi lì, ma il nuovo passo è convincere l’Europa che una equa distribuzione non può essere su base volontaria ma ci deve essere una regola: il carico dei migranti è sempre su cinque-sei Paesi, ma l’Europa è fatta da 28″.
Così il ministro dell’Interno, Angelino alfano, a margine di un suo intervento al Salone della giustizia, a Roma.”Dobbiamo stroncare il traffico di esseri umani – ha continuato – andando fino in fondo nel capire che fine fanno i soldi dei trafficanti: è la missione della comunità internazionale”.
 
Il fallimento totale della politica sull’immigrazione


Il fenomeno dell’immigrazione di proporzioni bibliche che l’Italia in primis sta subendo, ha generato una serie di conflitti assolutamente tossico-nocivi, sia tra il mondo civile, sia nel mondo politico. La mancanza di organizzazione del nostro governo, nonché degli altri governi dell’Unione Europea è stata e continua ad essere una dimostrazione di totale irresponsabilità.

Le dimensioni del fenomeno, che è fuori controllo, hanno alimentato l’ignoranza delle fazioni estremiste. Abbiamo gli imbecilli di estrema destra e gli imbecilli di estrema sinistra. I primi sono quelli che si trovano nei seminterrati fumosi con il volto di Hitler appeso al muro e i secondi sono quelli che tirano pomodori e uova a chi non la pensa come loro, sono quelli che costringono tutti noi a pagare migliaia di poliziotti per arginare la loro stupida e insensata violenza a danno della popolazione.

Numerosi sono i parlamentari perseveranti nel sostenere che dobbiamo accogliere tutti; costoro probabilmente non ospiterebbero un estraneo a casa loro neanche per qualche giorno, ma vorrebbero le nostre città affollate di profughi, poco importa se clandestini o rifugiati politici. Altra eresia collettiva foraggiata con i nostri denari pubblici è quella di corrispondere 35 euro al giorno alle persone che ospiteranno un immigrato. Questa non è integrazione, ma sperpero insensato di denaro pubblico. Simili decisioni alimentano i più spietati speculatori, i quali ammasseranno più disperati in ambienti angusti per ottenere soldi facili dallo Stato, uno Stato incapace e sciocco come chi lo amministra.

Facciamo pubblicamente una semplice quanto banale domanda ai parlamentari favorevoli alla politica delle porte aperte e delle frontiere spalancate: in Africa ci sono un miliardo di individui, decine di milioni dei quali pronti a illudersi salendo sul primo barcone organizzato dalla malavita locale. Possiamo ospitarli tutti? Chi paga? Dove li mettiamo? Ricordiamoci che la nostra disoccupazione è al massimo storico, il debito pubblico è al massimo storico, la tassazione delle aziende anche e che abbiamo una vergognosa percentuale di italiani nella fascia di povertà. Dannazione, ma come si fa a non capirlo?
Marco Chierici
 
Terrorismo islamico: arrestati salafiti in Germania, preparavano un attacco



La polizia tedesca ha arrestato vicino Francoforte una coppia di “salafiti” che secondo gli investigatori preparava un attacco terroristico. Lo riferisce il “Die Welt”. L’operazione e’ stata condotta da un commando speciale della polizia a Oberusel.
La coppia e’ stata trovata in possesso di una tubo-bomba (piccola bomba di solito contenuta in un tubo di metallo), di altro materiale esplosivo, oltre ad un fucile d’assalto con relative munizioni. La Procura di Francoforte ha confermato gli arresti, senza fornire dettagli sull’operazione, che pero’ coincidono nei resoconti di altri media.
In Germania è cresciuta in maniera molto rapida, negli ultimi anni, la scena dei radicali salafiti. E’ quanto denunciano le forze di sicurezza citate dal Tagesspiegel a gennaio, secondo cui nel 2014 c’è stato un aumento di 1500 radicali islamici, saliti a 7mila. Nel 2011 gli esperti avevano ‘censito’ 3800 salafiti, 4500 nel 2012. Gli esperti sono particolarmente preoccupati perché se nontutti i salafiti sono jihadisti, quasi tutti gli jihadisti partiti dalla Germania per combattere in Siria e Iraq sono o erano salafiti.
Anche in relazione a questo dato, e soprattutto agli attacchi terroristici in Francia, i ministri degli Interni dei Laender tedeschi, insieme al ministro degli Interni federale, Thomas de Maiziere, hanno deciso di aumentare le misure di sicurezza nazionali.
 
L’orrore delle ragazze yazide rapite, vendute e stuprate dall’Isis


Rapite, vendute più volte come schiave, stuprate e malmenate per mesi. Sono terrificanti i racconti delle ragazze yazide fatte prigioniere dai jihadisti del sedicente Stato islamico (Is) nel nord dell’Iraq. Alcune di loro sono riuscite a fuggire o sono state riscattate con grosse somme di denaro dai familiari. Il quotidiano turco Hurriyet le ha incontrate nei campi profughi allestiti nel Kurdistan iracheno, raccogliendo le loro testimonianze agghiaccianti.

Dalia è una ragazza di 19 anni, rapita lo scorso agosto quando l’Is ha preso d’assalto il suo villaggio. A Hurriyet ha raccontato di essere stata venduta per sette volte e di essere stata violentata tutte le volte. Costretta a convertirsi all’Islam, è stata trasferita insieme ad altre giovani yazide in una scuola di Tel Afar, dove jihadisti arabi, turchi, tedeschi o ceceni andavano a sceglierle e portarle con sé. Il suo primo aguzzino era un turkmeno, che per cinque mesi l’ha tenuta in casa, insieme alla moglie e ai figli, abusando di lei.
“Un giorno sono stata prelevata da un emiro dell’Is che si chiamava Abu Mustafa, che mi ha consegnata come un regalo a un ceceno di nome Aymen”, ha raccontato. Aymen la prendeva per i capelli e le immergeva la testa nella benzina. “Siete così sporche – diceva prima di stuprarla – è così che vi puliamo”.
E’ stata poi scambiata con un’altra ragazza yazida, restituita al ceceno, venduta a un arabo di Mosul che la “stuprava ogni notte”, venduta a un medico di Tel Afar e infine a un arabo di Kirkuk. “Mi rivelò che non mi aveva comprata per violentarmi – ha raccontato – ma per liberarmi e portarmi nel Kurdistan”. Da Kerbala a Baghdad e da Baghdad a Zakho, dove lavorava il padre. “Quando mi ha vista ha cominciato a piangere, a me sembrava di volare – ha raccontato Dalia – ero così contenta”.
La 20enne Leyla è stata rapita dall’Is nel villaggio di Kocho il 15 agosto scorso. Dopo mille peripezie è stata portata a Raqqa, in Siria, e venduta insieme a un’altra ragazza a un uomo che l’ha riportata in Iraq, a Husaybah. Rivenduta a un altro jihadista, è stata portata nuovamente in Siria, ad Aleppo, dove ha subito violenze per otto mesi. Poi ceduta a un egiziano che l’ha portata a Raqqa, dove la stuprava tenendola con un cappuccio sulla faccia.
“Ho pensato più volte di suicidarmi – ha raccontato – ma poi ho desistito perché ho pensato che la mia famiglia non avrebbe mai ritrovato il mio corpo”. Un giorno, rimasta sola a casa, è riuscita a telefonare a uno zio, che tramite un amico di Raqqa è riuscita a metterla in salvo e a portarla in Turchia.
Selma, di 26 anni, è stata fatta prigioniera mentre era incinta e insieme al figlio di 4 anni. Ha partorito mentre era rinchiusa in un edifico a Raqqa insieme a 500 altre donne yazide. Venduta insieme ai figli per 2.600 dollari, è stata portata ad Aleppo, quindi rivenduta per 4.000 dollari. Un giorno è riuscita a impossessarsi di un cellulare con il quale ha chiamato il marito che, per liberarla, ha comprato lei e i figli per 20.000 dollari.
Infine Bahar, appena 15enne, resa schiava insieme alle cugine di 24 e 19 anni da un jihadista saudita. “Ci picchiava ogni giorno e ci stuprava ogni notte – ha raccontato a Hurriyet – Sua moglie ci diceva che ci avrebbe voluto aiutare, ma non poteva”.
Alla fine il saudita è partito per Kobane, a combattere contro i curdi, e le ha consegnate, insieme a una quarta ragazza yazida, a un altro jihadista. La quarta ragazza è riuscita a contattare uno zio, che ha pagato un uomo di Raqqa, dove si trovavano, perché le portasse in salvo, oltre il confine con la Turchia.
 
Australia, il generale che respinge i clandestini: "L'Europa faccia come noi"
Nella terra dei canguri gli sbarchi illegali sono passati dai ventimila del 2013 a meno di centocinquanta del 2014. Merito del pugno di ferro di "Jim" Molan, che spiega: "Respingerli è umanitario"


Giovanni Masini - Gio, 30/04/2015 - 11:03
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Respingere i migranti è un gesto umanitario: a dirlo è Andrew James Molan, il generale australiano ideatore della strategia contro l'immigrazione clandestina che ha - per ora - azzerato gli sbarchi sulla terra dei canguri.


Intervistato oggi dal Foglio, il militare rivendica con orgoglio i risultati dell'operazione "Sovereign borders", "Confini sovrani". Varata nel 2013, quest'operazione ha ridotto gli sbarchi illegali del 2014 a 157, quando l'anno prima erano stati oltre ventimila. Cifre che parlano da sole, ma che "Jim" Molan non rinuncia a commentare.

Parlando dell'attuale situazione europea dice: "L'umanitarismo celebrato a parole ma sconfessato dai fatti. E una politica dell'immigrazione clandestina gestita dai governi ma su mandato dei trafficanti di clandestini. Se l'Europa vuole invertire questo status quo disastroso e mortifero ritengo che sarebbe bene studiare la lezione australiana."

Ma come ha fatto l'Australia, ad ottenere questi risultati strabilianti? Anzitutto il governo del conservatore Tony Abbott ha scelto di affidare la gestione dell'emergenza a un'operazione militare in piena regola guidata da un militare e non di costituire l'ennesimo comitato. Quindi, semplicemente, si pattugliano le acque territoriali intercettando le navi entrate illegalmente, che vengono fermate e mandate indietro. Il tutto "nella massima sicurezza delle persone a bordo". Tanto che dall'insediamento del governo attualmente in carica, può affermare il generale, non c'è più stato un immigrato morto nelle acque del nostro paese.

Come ultimo tassello di questa strategia, l'Australia ha stretto diversi accordi con stati come Papua Nuova Guinea o Nauru, dove vengono ospitati dei campi attrezzati per esaminare le richieste di asilo, anche grazie al lavoro delle ong internazionali.

"Oggi si può dire che il governo australiano non lavora più su commissione degli scafisti, offrendo un "servizio taxi" a criminali cui prima bastava un sos a qualche chilometro dalla costa per incassare diecimila dollari da ogni singolo malcapitato passeggero - conclude il generale Molan - Gli scafisti, invece, sono ancora i principali autori delle politiche migratorie europee."
 

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