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Li hanno ammazzati tutti

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Non ci sono più cristiani a Mosul. Li hanno ammazzati tutti

27 Luglio 2016
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(Rita Sberna Official) - Il mondo è ormai insensibile a quello che sta accadendo in Siria in Iraq, e in libano, i cristiani stanno sparendo, uccisi, perseguitati, cacciati. La situazione sta diventando estremamente critica, ma nessuno non muove un dito, è il fatto più grave che molte delle vittime sono bambini, innocenti bersagli della furia omicida di sanguinari senza scrupoli. Quelli che sono colpiti sono nostri fratelli nella fede, che si ritrovano ad essere cacciati dalle loro case che occupano da sempre, da almeno un millennio, e che ora sono costretti a fuggire per non essere trucidati. Dopo la marchiatura delle case abitate dai cristiani, ecco che a Mosul viene dato alle fiamme l’episcopio della chiesa siro cattolica. Il patriarca, Ignace Joseph III Younan, è a Roma. Stamane è stato ricevuto da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Intervistato da Radio Vaticana, il patriarca ha detto che da ieri a Mosul non ci sono più cristiani. “C’erano una decina di famiglie che sono dovute fuggire ieri, ma gli hanno rubato tutto. Li hanno lasciati alla frontiera della città, li hanno insultati, li hanno lasciati così, in pieno deserto”. La situazione, ha aggiunto, “é disastrosa”. “Noi siamo in Iraq, in Siria e il Libano: noi cristiani non siamo stati importati, siamo qui da millennio, e quindi abbiamo il diritto di essere trattati come esseri umani e cittadini di questi Paesi”, osserva ancora il presule siro cattolico. Ci perseguitano nel nome della loro religione e non fanno solamente minacce, ma le eseguono. Bruciano e uccidono”.

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MA CHE ME FREGA IO FO' IL TURISTA PER CASO
[h=2]Santa Sede. Ecco i viaggi di papa Francesco per il 2017[/h]
Giacomo Gambassi martedì 18 ottobre 2016
​Sarà a Milano e Genova. Previste visite apostoliche a Fatima e in India e Bangladesh. In Africa solo se la situazione politica lo consentirà.
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L’ultimo viaggio annunciato è quello a Genova. Papa Francesco sarà nel capoluogo ligure sabato 27 maggio e il cardinale arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Cei, lo definisce «un grande dono» comunicando l’arrivo di Bergoglio. La città della Lanterna è una delle tappe già prevista nell’agenda dei viaggi pontifici per il 2017. Le due visite già ufficializzate e di cui sono note le date sono in Italia: c’è, appunto, Genova; e Milano il 25 marzo. Ma altri viaggi, fuori della Penisola, sono dati per certi – seppur da definire – perché annunciati dallo stesso Francesco o resi noti da chi li riceverà: si tratta di Fatima e di India e Bangladesh. Ancora da confermare le tappe in Colombia e in Africa, mentre non si svolgerà il prossimo anno il viaggio in Argentina, terra del Papa.Parla di «un segno di affetto e stima per la Chiesa ambrosiana, la metropoli milanese e la Lombardia tutta» l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, che sabato scorso ha presentato l’arrivo del Pontefice. A giorni il Consiglio episcopale milanese inizierà il lavoro organizzativo. Fra i possibili luoghi inseriti nel programma «un quartiere di periferia particolarmente provato e un carcere. Non sappiamo ancora quale: la sede è da concordare con il Santo Padre e le autorità civili».Invece è stato Francesco in persona a dire che sarà a Fatima nei prossimi mesi. Lo ha fatto durante la conferenza stampa nel volo di ritorno da Baku, al termine del viaggio che a fine settembre lo ha portato in Georgia e Azerbaigian. «Di sicuro, ad oggi, andrò in Portogallo, e andrò soltanto a Fatima», ha rivelato. E l’occasione è data dalle celebrazioni per i cento anni delle apparizioni della Vergine ai tre pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia che si terranno nel 2017. Francesco ha ricevuto diversi inviti a visitare il Portogallo da parte del governo, della locale Conferenza episcopale e della diocesi di Leiria-Fatima. Non trova conferma come data della visita il 13 maggio, festa della Madonna di Fatima e anniversario della prima apparizione. Bergoglio sarebbe il quarto Pontefice a recarsi nel Santuario mariano dopo Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sempre Francesco ha fatto sapere che sta preparando un viaggio in India e Bangladesh. Nelle scorse settimane – in un videomessaggio – aveva anticipato che nemmeno l’anno prossimo si sarebbe recato nel suo Paese natale, avendo intenzione di privilegiare l’Asia e l’Africa. E nel dialogo con i giornalisti sull’aereo che lo riportava da Baku a Roma ha specificato quali potrebbero essere le tappe. «Andrò quasi di sicuro in India e Bangladesh. In Africa non è sicuro, dipende da situazione politica e guerre». Francesco già alcuni mesi fa era stato invitato ufficialmente a recarsi nel Paese asiatico dal presidente indiano Narendra Modi. È molto probabile che Francesco si rechi sulla tomba di Madre Teresa di Calcutta che ha voluto proclamare santa a settembre nel cuore del Giubileo.Un po’ a sorpresa – invece – la notizia secondo cui il viaggio del Papa potrebbe toccare anche il Bangladesh. È una nazione scossa da tempo da gravi tensioni politiche e dove i gruppi jihadisti locali hanno seminato violenza prendendo ripetutamente di mira anche la comunità cristiana. La presenza di Francesco a Dacca sarebbe un segno di pace per tutta l’Asia, oltre che un gesto di vicinanza ai cristiani in una delle frontiere più calde oggi nel mondo. Quanto all’Africa, nei mesi scorsi il nunzio apostolico locale aveva parlato di un possibile viaggio di Bergoglio a Capo Verde durante il 2017. Ma stando a quanto precisato da Francesco tutto dipende dai contesti politici. Lo stesso vale per la Colombia. Francesco «sarà in Colombia per la firma degli accordi di pace tra il governo e i ribelli delle Farc» nel 2017, spiegava Radio Vaticana riportando ciò che aveva detto il Papa a un cronista nel volo verso Cuba lo scorso febbraio. E di ritorno dall’Azerbaigian Francesco aveva ribadito la volontà di essere nel Paese ma solo una volta che il processo di pace si fosse stabilizzato.Intanto è tutto pronto in Svezia per accogliere il Pontefice il 31 ottobre e il 1° novembre che giungerà per la commemorazione comune luterano-cattolica della Riforma di Lutero a 500 anni dall’affissione delle 95 Tesi a Wittenberg in Germania.

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Papa Francesco: Amate i vostri nemici

di Redazione online
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Credit Foto - Ansa




Solo con un cuore misericordioso potremo davvero seguire Gesù. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha ribadito che la vita cristiana “non è una vita autoreferenziale”, ma è dono fino alla fine, senza egoismo. Solo così sarà possibile amare i propri nemici come ci chiede il Signore.


Amate i vostri nemici. Papa Francesco ha svolto la sua omelia soffermandosi sul passo del Vangelo di Luca in cui il Signore indica il cammino dell’amore senza confini. Gesù, ha detto il Papa, ci chiede di pregare per chi ci tratta male e ha messo l’accento sui verbi utilizzati dal Signore: “Amate, fate del bene, benedite, pregate” e “non rifiutate”. “E’ proprio dare se stesso – ha affermato – dare il cuore, proprio a quelli che ci vogliono male, che ci fanno male, ai nemici. E questa è la novità del Vangelo”. Gesù ci mostra, infatti, che non è un merito se amiamo quelli che ci amano, perché quello lo fanno anche i peccatori. I cristiani sono invece chiamati ad amare i loro nemici: “Fate del bene e prestate senza sperare nulla. Senza interesse e la vostra ricompensa sarà grande”. Certo, ha riconosciuto il Pontefice, “il Vangelo è una novità. Una novità difficile da portare avanti. Ma è andare dietro a Gesù”:

“‘Padre, io … io non me la sento di fare così!’ – ‘Ma, se non te la senti, è un problema tuo, ma il cammino cristiano è questo!’. Questo è il cammino che Gesù ci insegna. ‘E cosa devo sperare?’. Andate sulla strada di Gesù, che è la misericordia; siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso. Soltanto con un cuore misericordioso
potremo fare tutto quello che il Signore ci consiglia. Fino alla fine. La vita cristiana non è una vita autoreferenziale; è una vita che esce da se stessa per darsi agli altri. E’ un dono, è amore, e l’amore non torna su se stesso, non è egoista: si dà”.



Gesù, ha ripreso, ci chiede di essere misericordiosi e di non giudicare. Tante volte, ha detto, “sembra che noi siamo stati nominati giudici degli altri: chiacchierando, sparlando … giudichiamo tutti”. E invece il Signore ci dice: “Non giudicate e non sarete giudicati. Non condannate e non sarete condannati”. E alla fine chiede di perdonare e così saremo perdonati. “Tutti i giorni – ha rammentato Francesco – lo diciamo nel Padre Nostro: ‘Perdonaci come noi perdoniamo’. Se io non perdono, come posso chiedere al Padre: ‘Mi perdoni?’”.(manca non ammazzare e non sarete ammazzati) oggi invece è non ammazzare sarete ammazzati



“Questa è la vita cristiana. ‘Ma, Padre, questa è una stoltezza!’ – ‘Sì’. Abbiamo sentito, questi giorni, San Paolo che diceva lo stesso: ‘La stoltezza della Croce di Cristo’, che non ha niente a che fare con la sapienza del mondo. ‘Ma, Padre, essere cristiano è diventare stolto, in un certo senso?’ – ‘Sì’. In un certo senso, sì. E’ rinunciare a quella furbizia del mondo per fare tutto quello che Gesù ci dice di fare e che se facciamo i conti, se facciamo un bilancio
sembra a nostro sfavore”.



“Ma questa – ha avvertito – è la strada di Gesù: la magnanimità, la generosità; il dare se stesso senza misura”. E per questo, ha soggiunto, “Gesù è venuto al mondo, e così ha fatto Lui: ha dato, ha perdonato, non ha parlato male di nessuno, non ha giudicato”. “Essere cristiano non è facile”, ha riconosciuto il Papa, e noi “possiamo diventare cristiani” solo “con la grazia di Dio” e non “con le nostre forze”:

“E qui viene questa preghiera che dobbiamo fare tutti i giorni: ‘Signore, dammi la grazia di diventare un buon cristiano, una buona cristiana, perché io non ce la faccio’. Una prima lettura di questo, spaventa: spaventa. Ma se noi prendiamo il Vangelo e ne facciamo una seconda, una terza, una quarta, del capitolo VI di San Luca: facciamolo; e chiediamo al Signore la grazia di capire cosa è essere cristiano, e anche la grazia che Lui ci faccia, a noi, cristiani. Perché noi non possiamo farlo da soli”.

(Radiovaticana Alessandro Gisotti)
 
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