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Tutte le tappe della prossima campagna di conquista del gigante cinese, che presto diventerà la prima economia mondiale.
La crisi economica globale, come è noto, non colpisce ovunque allo stesso modo. È interessante, in proposito, andare a vedere che fa un gigante come la Cina, che presto strapperà agli Usa lo scettro di prima economia mondiale.
Le quattro authority finanziarie cinesi hanno fissato gli obiettivi per il 2014. Entro la fine dell’anno la Cina vuole continuare l’espansione dello yuan, aprire il settore bancario ai capitali privati, e regolamentare con requisiti maggiormente in linea con il mercato le offerte pubbliche iniziali delle società che intendono quotarsi in Borsa. La banca centrale cinese continuerà nel suo percorso di internazionalizzazione del Renminbi, la valuta cinese, dopo gli accordi di swap dello scorso anno, tra cui quello con la Banca centrale europea, firmato il 10 ottobre scorso, per 350 miliardi di yuan, pari a 45 miliardi di euro.
La cavalcata dello yuan è inarrestabile. Il 3 dicembre scorso, la Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, meglio nota con il suo acronimo Swift, ha reso noto che la valuta di Pechino aveva superato l’euro negli scambi internazionali diventando la seconda valuta più utilizzata nel trading finanziario globale.
La Banca Popolare di Cina retta da Zhou Xiaochuan non abbandona, però i suoi capisaldi e conferma anche per l’anno in corso una linea di politica monetaria prudente e una continua crescita del credito. La scorsa settimana la banca centrale ha iniettato due volte liquidità nel sistema finanziario, per un totale di 62 miliardi di dollari.
Ma attenzione, la Cbrc – China Banking Regulatory Commission – avrà come compito principale quello di guidare la nascita delle prime banche private cinesi, che potranno essere fino a un massimo di cinque, come stabilito nei primi giorni dell’anno. Si tratterà di progetti pilota soggetti a “standard e procedure severe”, aveva precisato la Cbrc in un comunicato, e i nuovi istituti di credito dovranno essere capaci di reggersi sulle sole loro forze, accollandosi tutti i rischi collegati alla nuova attività.
L’authority del settore bancario si impegna poi a ridurre le condizioni di accesso al mercato interno dei capitali per le banche straniere e sorveglierà l’attività creditizia legata alle imprese di costruzioni del Paese.
La Cbrc si concentrerà, infine, anche su quei settori industriali che soffrono di sovrapproduzione, per ridurne il rischio di default e provvedere alla liquidazione degli asset.
L’ultima novità, ancora in fase di studio, riguarda più da vicino i cittadini cinesi, che entro la fine dell’anno potrebbero sottoscrivere due nuove polizze di assicurazione. La China Insurance Regulatory Commission sta considerando la possibilità di istituire una polizza per le catastrofi naturali, come i terremoti, e una per la sicurezza alimentare, tema molto sentito in Cina e preso sempre in maggiore considerazione anche dalle autorità.
La Cina da tempo chiede maggiore collaborazione a livello internazionale nella sicurezza alimentare: tra i Paesi in prima linea in questo settore c’è anche l’Italia. Ma le preoccupazioni per la qualità dei prodotti che finiscono sulle tavole dei cinesi è sentita anche all’interno, e le pene per chi trasgredisce alle regole – o si rende responsabile di frodi alimentari – sono sempre più severe. Risale alla settimana scorsa la condanna all’ergastolo di un ex dipendente di un’azienda alimentare che aveva avvelenato nel 2007 una partita di ravioli congelati, finiti in parte in Giappone, e che aveva provocato gravi disturbi a tredici persone. Tutto molto interessante, se non fosse che proprio dalla Cina arriva il maggior numero di prodotti agroalimentari contraffatti, che danneggiano la nostra eccellenza, dal parmigiano ai pomodori.