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MANGIATI UN BEL POLLO ARROSTO E...........

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[h=1]Se l’antibiotico non funziona più
Quei batteri che arrivano col pollo[/h] [h=2]Nuova campagna di Ciwf Italia per un consumo consapevole: «Non tutti gli allevamenti sono uguali. Se non c’è benessere per gli animali a rischio anche la salute umana»[/h]
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di ALESSANDRO SALA 42



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Un allevamento intensivo di polli (Ap)
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I dati sono quelli del ministero della Salute, si riferiscono all’anno 2014 e scattano una fotografia del settore avicolo italiano tutt’altro che rassicurante: gli accertamenti su campioni di animali prelevati negli allevamenti italiani mostrano che quasi il 13% è risultato positivo alla presenza di Salmonella spp; il 73% al Campylobacter spp; il 95,4% all’Escherichia coli e l’81,33% all’E.coli. I numeri sono contenuti nella «Relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali», che nei giorni scorsi è stata pubblicata sul sito del ministero della Salute e che già a novembre, dopo una prima diffusione dei contenuti, avevano portato la Federazione nazionale degli Ordini veterinari italiani (Fnovi) a parlare di «situazione alquanto allarmante». Lo stesso documento evidenzia in premessa che «l’antimicrobico-resistenza rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica mondiale», motivo che spinge le istituzioni internazionali a vigilare sul problema. Di qui la presa di posizione di Ciwf Italia, associazione no profit che si occupa del benessere degli animali negli allevamenti, contro quelle che definisce «le mezze verità» dell’industria avicola italiana.


[h=5]«Priorità alla salute dei cittadini»[/h] «Nessun interesse commerciale dovrebbe avere la priorità rispetto alla salute dei cittadini italiani - spiega Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia -. I consumatori italiani stanno diventando sempre più attenti al benessere degli animali. Per questo l’industria cerca di rassicurarli con informazioni fuorvianti, tutte mirate ad assolvere le colpe del sistema intensivo verso gli animali e la salute umana». Nel mirino c’è la campagna lanciata nei mesi scorsi dalle aziende del settore avicolo, incentrata in gran parte sull’affidabilità dei prodotti italiani. «Ma il made in Italy senza attenzione per gli animali - sottolinea Pisapia - resta un’etichetta priva di contenuto».





[h=5]La resistenza ai farmaci[/h] La resistenza che i microorganismi riescono ad acquisire in conseguenza di un «uso eccessivo o improprio» di farmaci destinati alla prevenzione delle malattie ha tra le possibili conseguenze, rileva il ministero della Salute, la perdita di efficacia delle terapie e maggiori probabilità di diffusione delle malattie. Non solo: «La resistenza agli antimicrobici da parte di batteri zoonosici quali Salmonella, Campylobacter, Escherichia coli - sottolineano gli autori della relazione - può compromettere l’efficacia del trattamento dell’infezione negli esseri umani». Il meccanismo di trasferimento dell’antibioticoresistenza non è ancora del tutto chiaro, precisa il ministero, ma si tratta di un «fattore di potenziale rischio» e per questo la Commissione Ue ha predisposto dal 2011 un piano di azione quinquennale per contrastarne la minaccia.





[h=5]Le condizioni di allevamento[/h] Per Ciwf Italia alla base di tutto ci sono però le condizioni di allevamento: «In Italia ogni anno vengono allevati circa 500 milioni di polli da carne, la stragrande maggioranza dei quali in allevamenti intensivi, del tutto simili a quelli degli altri Paesi europei - sottolinea Annamaria Pisapia -. Stipati in capannoni a decine di migliaia, con cicli di vita brevissimi di 39-42 giorni, selezionati per crescere in maniera abnorme e sviluppando per questo diverse gravi patologie, tenuti in vita grazie ad un massiccio uso di antibiotici, questi animali sono venduti a prezzi sempre più bassi e sono ormai considerati soltanto una merce». Una situazione evidenziata anche dall’inchiesta di Francesco De Augustinis e diffusa nei giorni scorsi su Corriere Tv. Il Ciwf non è contrario per principio agli allevamenti, ma ricorda che non tutti sono uguali e che ce ne sono diversi che essendo rispettosi delle esigenze fisiologiche degli animali danno maggiori garanzie alle persone che se ne nutrono. Anche per questo è stata predisposta un’infografica (GUARDA) per informare i consumatori che fa seguito ad una campagna nelle sale cinematografiche per invitare le persone a non fidarsi delle pubblicità in cui gli animali da allevamento sono mostrati sereni e «felici» in pascoli o campi verdi.



[h=5]La riduzione dei farmaci[/h] La Direzione generale della sanità animale - si legge nelle conclusioni della relazione del ministero - ha diffuso nel luglio scorso un piano nazionale per l’uso responsabile dei medicinali veterinari che auspica una riduzione del ricorso alle terapie farmacologiche con antimicrobici. L’obiettivo posto era quello di una riduzione del 15% nel corso del 2015 e del 40% nei prossimi tre anni.





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