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Case in vendita a 1 euro, la mappa delle città in Italia. Come funziona
Grazie al progetto “Case a 1 euro” partito da alcuni comuni italiani si cerca di ripopolare meravigliosi borghi che stanno diventando deserti. Ecco come funziona

24 Agosto 2020
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Case in vendita a 1 euro, in tutta Italia. L’armonia tra le città e il paesaggio, la forte presenza nel territorio del patrimonio e dei valori storico-culturali che contraddistinguono il Belpaese hanno fatto dell’Italia un luogo unico al mondo.
Sono ben 51 i siti patrimonio Unesco nel nostro Paese, e sono tanti i luoghi abbandonati che hanno bisogno di tornare a vivere. Sembra impossibile ma grazie al progetto “Case a 1 euro” partito da alcuni comuni italiani si cerca di ripopolare meravigliosi borghi che stanno diventando deserti, abbandonati dai giovani e dai decessi degli anziani. Il progetto vuole anche offrire una reale opportunità di proprietà ai giovani, per i quali la possibilità di poter accedere ad un mutuo è spesso un ostacolo insuperabile.
Per quanto singolare, le prime amministrazioni a promuovere l’iniziativa hanno visto poca partecipazione ai bandi di gara ma ora la situazione sta cambiando. In diversi stanno promuovendo anche la nascita di attività turistiche, riqualificando l’immobile con un piccolo hotel, un B&B, o pensare ad un progetto più ampio che interessa anche più immobili all’interno dello stesso paese con la possibilità di creare un albergo diffuso.
Quali case in vendita
Le case interessate dal progetto Case a 1 euro sono di proprietà di privati che vogliono disfarsene spesso per non pagare tasse e altro. Parliamo di immobili fatiscenti o pericolanti che necessitano di grandi ristrutturazioni.
Gli immobili vengono ceduti in donazione ai Comuni che tramite procedura pubblica vendono alla cifra simbolica di 1 euro. In altri casi sono le amministrazioni comunali che si fanno garanti per i proprietari di tali immobili.
Gli obblighi per chi compra
Naturalmente ci sono degli impegni che chi acquista con progetto Case a 1 Euro, che deve garantire:

  • previsione di un progetto di ristrutturazione e rivalutazione della casa entro 365 giorni dall’acquisto.
  • sostegno delle spese notarili per la registrazione, le volture e l’accatastamento.
  • due mesi di tempo per far partire i lavori nel momento in cui si hanno tutti i permessi
  • a garanzia della sicurezza dell’acquisto da parte del compratore il Comune chiede di stipulare una polizza fideiussoria di 5mila euro della durata di 3 anni cha a scadenza viene poi rimborsata. Per i dettagli bisogna rivolgersi direttamente agli uffici edilizia dei comuni interessati e visionare attentamente i bandi relativi.
I vantaggi per chi compra
Tutti i contribuenti assoggettati all’Irpef possono detrarre una parte dei costi sostenuti per ristrutturare le abitazioni. Nello specifico, la detrazione fiscale è del 50% delle spese sostenute, con un limite massimo di spesa di 96mila euro per ciascuna unità immobiliare, e si applica per interventi relativi:

  • manutenzione straordinaria,
  • restauro e risanamento conservativo,
  • ristrutturazione edilizia.
Oltre alla detrazione del 50% è possibile richiedere l’IVA agevolata e detrazioni sugli interessi passivi sui mutui.
Quali paesi rientrano nel progetto
Ecco quali paesi sono interessati dal progetto “Case a 1 euro”:

  • Taranto – Puglia
  • Racalmuto – Agrigento – Sicilia
  • Troina – Enna – Sicilia
  • Rose – Cosenza – Calabria
  • Itala – Messina – Sicilia
  • Teora – Avellino – Campania
  • Bisaccia – Avellino – Campania
  • Milano – Lombardia
  • Montresta – Oristano – Sardegna
  • Cammarata – Agrigento – Sicilia
  • Caprarica di Lecce – Lecce -Puglia
  • Saponara – Messina – Sicilia
  • Bivona – Agrigento – Sicilia
  • Borgomezzavalle – Verbano Cusio Ossola – Piemonte
  • Sambuca – Agrigento – Sicilia
  • Cantiano – Pesaro Urbino – Marche
  • Zungoli – Avellino – Campania
  • Mussomeli – Caltanisetta – Sicilia
  • Fabbriche di Vergemoli – Lucca – Toscana
  • Ollolai – Nuoro – Sardegna
  • Nulvi – Sassari – Sardegna
  • Gangi – Palermo – Sicilia
  • Regalbuto – Enna – Sicilia
  • Salemi -Trapani – Sicilia
  • Lecce nei Marsi – Aquila – Abruzzo
  • Patrica – Frosinone – Lazio
  • Termini Imerese – PA – Sicilia
  • Montieri – Grosseto – Toscana.
Tutti i dettagli li trovate qui.
Tag: Casa


 
Le auto diesel da comprare con gli incentivi: la lista dei modelli
Gli incentivi auto statali vanno dai 1.750 ai 10.750 euro: a questi si possono sommare gli incentivi locali, regionali e comunali

4 Agosto 2020
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Incentivi auto, quali sono i veicoli ammessi all’ecobonus
A partire dal 1 agosto fino al 31 dicembre 2020 è valido il nuovo ecobonus. Il Governo ha deciso di ampliare la gamma di veicoli a basse emissioni M1 per richiedere il contributo.


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E’ partito dal primo agosto l’assalto agli incentivi governativi per l’acquisto di un’auto nuova.

Gli incentivi auto statali vanno dai 1.750 ai 10.750 euro: a questi si possono sommare gli incentivi locali, regionali e comunali come ad esempio quelli del Comune di Milano. Sommando questi incentivi si arriva ad importanti sconti sul prezzo finale dell’auto.
Il bonus, è bene ricordarlo, non dipende dalla alimentazione, ma dalla classe di emissioni di CO2.

Oltre ad elettriche e ibride, anche alcune auto diesel (purché il prezzo non superi i 48.800 euro) possono sfruttare il vantaggio dell’ecobonus.
I diesel con emissioni di CO2 da 61 a 110 g/km godono di un incentivo pari a 3.500 euro (1.500 euro di ecobonus + 2.000 euro di sconto concessionario) con rottamazione di usato di almeno 10 anni (1.750 euro senza rottamazione).
Indice

  • La lista dei modelli di auto diesel per marca e modello
  • AUDI
  • BMW
  • CITROEN
  • DACIA
  • DS
  • FIAT
  • FORD
  • HONDA
  • HYUNDAI
  • KIA
  • MAZDA
  • MERCEDES
  • MINI
  • NISSAN
  • OPEL
  • PEUGEOT
  • RENAULT
  • SEAT
  • SKODA
  • TOYOTA
  • VOLKSWAGEN
La lista dei modelli di auto diesel per marca e modello
AUDI

Audi A3
Audi A4
BMW
BMW Serie 1
BMW Serie 2
BMW Serie 3
BMW Serie 3
BMW X1
BMW X2
CITROEN
Citroen Berlingo
Citroen C3
Citroen C4 Cactus
Citroen C4 SpaceTourer
DACIA
Dacia Duster
Dacia Lodgy
Dacia Logan MCV
Dacia Sandero 1.5
Dacia Sandero Stepway 1.5
DS
DS3 Crossback
DS7 Crossback
FIAT
Fiat 500L
Fiat 500X
Fiat Tipo 4 porte
Fiat Tipo 5 porte
Fiat Tipo Station Wagon
FORD
Ford EcoSport
Ford Fiesta
Ford Focus
Ford Kuga
Ford Puma
HONDA
Honda Civic
Honda HR-V
HYUNDAI
Hyundai i30
Hyundai Kona
KIA
Kia Ceed
Kia Ceed SW
Kia ProCeed
Kia Stonic
Kia XCeed
MAZDA
Mazda3
MERCEDES
Mercedes Classe A
Mercedes Classe B
Mercedes CLA
Mercedes CLA Shooting Brake
Mercedes Classe C berlina
MINI
Mini Clubman
Mini Countryman
Mini Countryman
NISSAN
Nissan Qashqai
OPEL
Opel Crossland X
Opel Grandland X
Opel Insignia Grand Sport
Opel Insignia Sports Tourer
Opel Astra
Opel Astra Sports Tourer
Opel Corsa
Opel Combo Life
PEUGEOT
Peugeot 208
Peugeot 308
Peugeot 308
Peugeot 508
Peugeot 508 SW
Peugeot 2008
Peugeot 3008
Peugeot 5008
Peugeot Rifter
RENAULT
Renault Megane
Renault Clio
Renault Captur
SEAT
Seat Arona
Seat Leon
Seat Leon
Seat Leon SportsTourer
Seat Leon SportsTourer
SKODA
Skoda Octavia
Skoda Octavia Wagon
Skoda Scala
Skoda Superb
TOYOTA
Toyota ProAce City Verso
VOLKSWAGEN
Volkswagen Golf
Volkswagen Golf
Volkswagen Golf Variant
Volkswagen Passat
Volkswagen Passat Variant
Volkswagen Polo
Volkswagen T-Cross
Tag: Auto diesel Incentivi
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CACCAVELLA.

Qual è l’origine del termine napoletano “Caccavélla”?

Scritto da Giovanni Vitiello il giorno 26 gennaio 2018Greco
caccavella-01La caccavella (pentola, in lingua italiana) è un contenitore, generalmente di creta, erede del caccavo (che era invece un manufatto in rame), elemento essenziale per l’attività di preparazione delle pietanze nella cucina napoletana.
La forma dell’oggetto è particolare, e siccome, lo ripetiamo da tempo, nel dileggio noi napoletani siamo artisti, ecco che con caccavella etichettiamo oggetti o strumenti che non rappresentano il top della gamma o addirittura donne basse e con fianchi larghi…
L’origine della parola discende dal greco “caccabos” e “caccabe” ad indicare, per l’appunto, pentola o tegame.
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Con il termine caccavella, infine, si definisce lo strumento musicale composto da un contenitore a forma di pentola, ricoperta di pelle d’asino in cui e’ infilata un’asticella che, strofinata con le dita della mano, produce il caratteristico suono del putipù’.
Insieme al triccabballacche, strumento formato da tre martelletti in legno intelaiati fra loro, la caccavella (o putipò) ha accompagnato tante canzoni della tradizione canora napoletana.
Anche una canzone napoletana è dedicata allo strumento, tanto che, per farvi cosa gradita, ve la offriamo in un’indimenticabile esecuzione del grande Nino Taranto…






 

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