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Migranti, quelli che ora ci danno ragione

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[h=1]Migranti, quelli che ora ci danno ragione[/h] [h=2][/h] Dalla Merkel alla Kyenge, l'elenco di chi si è accorto dei danni dell'accoglienza senza se e senza ma



IlGiornale - Mer, 20/01/2016 - 20:42









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L'Italia, l'Europa. Pian piano tutti stanno accorgendosi che l'immigrazione non è un pranzo di gala, ma una maledetta storia di lacrime, sangue e fango. Nel giro di pochi mesi il Vecchio Continente ha capito a sue spese che quella cosa chiamata accoglienza senza se e senza ma si è trasformata in un incubo, in un problema.
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Basta prendere due notizie di ieri. Una arriva dalla Danimarca, dove le discoteche di almeno tre città hanno deciso di vietare l'accesso agli immigrati nelle discoteche per timore che questi possano porre in atto approcci offensivi o violenti nei confronti delle donne in stile Colonia. Amnesty Internaztionale ha gridato allo scandalo, ma il segnale è forte. E in Germania Angela Merkel ha ricevuto la lettera di una quarantina di ribelli del suo partito (la Cdu) che le chiedono di chiudere le porte. Insomma, aveva ragione Salvini. E anche noi, nel nostro piccolo.
[h=2]Toh, Kyenge propone un meccanismo di quote tra Paesi[/h] È di ieri la presa di posizione di Cécile Kyenge, già ministro dell'Integrazione ed esponente del Pd che, da originaria del Congo, ha ieri proposto un meccanismo di modifica del sistema di Dublino: «Proponiamo la possibilità di allocazione dei richiedenti asilo in un Paese fino al raggiungimento di una certa quota e quindi si passa ad altri Paesi. Solo quando tutti hanno raggiunto la propria soglia si torna a distribuire, è una maniera per dimostrare solidarietà e condivisione verso i paesi di arrivo». Insomma, anche a sinistra e anche da una immigrata integrata si parte dal presupposto che accogliere non è soltanto una gioia. In fondo basta poco, no?
[h=2]Il governo? Sul reato di clandestinità fa dietro-front[/h] Nei giorni scorsi il governo è andato molto vicino all'abolizione del reato di immigrazione clandestina, salvo decidere in extremis di non toccarlo, almeno per il momento. È stato il ministro dell'Interno Angelino Alfano a dirsi contrario allo sbianchettamento del reato, per non «trasmettere all'opinione pubblica dei messaggi negativi per la percezione di sicurezza in un momento particolarissimo per l'Italia e l'Europa». Parole che hanno convinto il premier Matteo Renzi a fare marcia indietro ma che non rassicurano la Lega Nord, pronta a promuovere eventualmente anche un referendum per difendere il reato voluto dal governo Berlusconi.
[h=2]E la Cancelliera Merkel «cancella» l'accoglienza[/h] Angela Merkel è stata una delle protagoniste assolute della scena europea dell'immigrazione. La sua apertura improvvisa della scorsa estate, con i tedeschi invitati a recarsi nelle stazioni a fare da comitato di accoglienza dei profughi, la è valsa il titolo di persona dell'anno di Time ma è ormai considerata una pietra miliare dell'eurodisastro. Salvo poi rimangiarsi tutto dopo i fatti di Colonia di Capodanno e reintrodurre respingimenti più rapidi per gli stranieri che commettono reati. La proposta prevede che i richiedenti asilo perdano il diritto a rimanere in Germania «anche se sono stati condannati per un reato con la condizionale».
[h=2]La Georgieva: «Aiutarli a casa loro costa molto meno»[/h] Anche l’Europa ha ormai fatto marcia indietro sull’accoglienza ai migranti. È di pochi giorni fa la considerazione di Kristalina Georgieva, vicepresidente della commissione europea e responsabile del bilancio Ue, che nel corso di un’intervista a Repubblica fatti due conti ha detto quello che noi pensiamo da tempo: i migranti andrebbero aiutati in patria, importare i loro guai ci costa dalle 10 alle 20 volte in più. «Se avessimo creato scuole e condizioni di vita dignitose avremmo risparmiato soldi». Benvenuta anche alla vicecommissaria bulgara nella terra del buon senso. L’unica nella quale ogni immigrato è bene accolto
[h=2]Mattarella: «Gli stranieri pericolosi vanno espulsi»[/h] Il nodo immigrazione è spuntato anche ne discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con toni tutt'altro che buonisti. «Serve accoglienza, serve anche rigore», declama il Capo dello Stato, ma «chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro Paese». E se è vero che «larghissima parte degli immigrati rispetta le nostre leggi e lavora onestamente», pure «quegli immigrati che commettono reati devono essere fermati e puniti» e «quelli che sono pericolosi vanno espulsi». E «le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio e contro quelli che praticano violenza».
[h=2]La svolta di Sartori: «Integrare l’islam è un’illusione»[/h] «Illudersi che si possa integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica. Su questo equivoco si è scatenata la guerra in cui siamo». Così il politologo Luigi Sartori in un’intervista al nostro giornale di pochi giorni fa. «Le società libere come l’Occidente - ricorda Sartori - sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare. L’Islam invece si fonda sulla sovranità di Allah. E se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali il conflitto è inevitabile». Come dargli torto?
[h=2]Ricolfi: «Addio al pensiero unico dell'accoglienza»[/h] È di pochi giorni fa la presa di posizione del sociologo Luca Ricolfi, che sul Sole 24 Ore scrive un duro commento dal titolo L'immigrazione e il brusco risveglio. «Prima di Colonia - scrive Ricolfi - la lettura dei problemi posti dall'ondata migratoria e dalla tragedia dei profughi era largamente buonista, e le parole d'ordine di politici, media, intellettuali erano prodigiosamente sincronizzate su (...) il pensiero unico dell'apertura: accoglienza, solidarietà, aiuto, tolleranza, integrazione, diritti umani. Oggi non più». Oggi, scrive il sociologo, finalmente si può dire la verità: cioè che la difesa delle minoranze non è un totem intoccabile. Era ora.
[h=2]Danimarca, Svezia, Austria e Slovenia chiudono le porte[/h] Tanti i Paesi europei che negli ultimi mesi hanno chiuso le frontiere dopo l’invasione dei profughi, mettendo a repentaglio Schengen e con esso l’architrave dell’Unione europea. Tra essi anche la Svezia e la Danimarca, che a inizio anno hanno reintrodotto i controlli alle frontiere, la prima sul ponte di Oresund che collega i due Paesi, la seconda con la Germania. E anche Slovenia e Croazia hanno minacciato di sospendere Schengen qualora Austria e Germania dovessero decidere di limitare la libera circolazione delle persone tra i Paesi europei. E anche la Svizzera, pur fuori dall’Unione europea, ha deciso una stretta ai confini.
 

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