R
Roby
Guest

Accedi | Registrazione
Prima paginaInterniEsteriEconomiaCulturaScienza e TecnicaForum
Lunedì 20 Settembre 2010
Scrivi alla redazione Sostieni il legnostorto Disclaimer
I soldati muoiono perché il governo non dà i missili?
Scritto da Gianandrea Gaiani
domenica 19 settembre 2010
Libero - Il tenente Alessandro Romani, ucciso dalle pallottole talebane a pochi chilometri da Bakwa, nella desolata provincia afghana di Farah, non è solo il trentesimo caduto italiano nel conflitto afghano. Romani è anche una vittima dell’assurda guerra “politically correct” imposta dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che continua a negare l’uso di bombe e missili agli aerei schierati dall’Aeronautica Militare a Herat. Una decisione assurda sul piano militare che costringe fanti, elicotteristi e forze speciali a spendere tempo, denaro e a rischiare le vite per dare la caccia ai “bombaroli” talebani facilmente neutralizzabili dall’aria. Da aprile nell’Ovest afghano sono stati registrati quasi 200 ordigni improvvisati (Ied) piazzati da gruppi di insorti specializzati divenuti un bersaglio prioritario per gli alleati.
Venerdì un aereo teleguidato Predator stava sorvegliando la Strada 517 che da Farah City conduce a Delaram, “la strada dell’inferno” come la chiamano i marines. L’aereo italiano pilotato a distanza precedeva una colonna di mezzi diretti alla base del Settimo alpini di “Camp Lavaredo”, quando le sue telecamere hanno rilevato quattro miliziani intenti a posizionare ordigni sulla strada. Per queste circostanze gli statunitensi imbarcano sui Predator i missili Hellfire a puntamento laser che colpiscono con rapidità e precisione il nemico. I Predator italiani però non sono mai stati armati per evitare il rischio che provochino vittime civili. Nessun governo ha cambiato questa decisione e anzi, il ministro La Russa ha impedito l’impiego di bombe anche ai cacciabombardieri Tornado e Amx, inviati in Afghanistan ma solo con compiti di ricognizione.
I Predator disarmati possono quindi solo localizzare i terroristi ma per contrastarli devono essere inviati sul posto elicotteri o pattuglie blindate dalle basi più vicine. Il risultato è che in molti casi non vi sono mezzi o truppe disponibili, oppure arrivano troppo tardi per intercettare gli insorti. Venerdì scorso, per fare il lavoro di un missile Hellfire sono stati mobilitati sulla base di Farah City due distaccamenti di forze speciali, un grande elicottero cargo Ch-47 e due da attacco Mangusta: mezzi e forze costosi e preziosi che non dovrebbero venire “sprecati” per eliminare quattro talebani solo perché a Roma nessuno ha gli attribuiti per consentire all’Aeronautica Militare di fare la sua parte nel conflitto afghano anche sotto il profilo bellico.
I quattro insorti hanno avuto il tempo di barricarsi in un edificio dal quale, forse aiutati da altri miliziani appostati nelle vicinanze, hanno colpito il tenente Romani e il caporal maggiore Elio Rapisarda prima che gli elicotteri Mangusta li seppellissero sotto un diluvio di missili Tow. Una battaglia senza senso che si poteva evitare eliminando preventivamente i terroristi con i Predator armati, come fanno i nostri alleati e soprattutto gli americani. L’Italia invece sembra perseverare nella condotta della guerra “politicamente corretta”, assurda e finanziariamente costosissima soprattutto perché si buttano al vento centinaia di milioni per equipaggiamenti che poi non si ha il coraggio di impiegare. La Difesa ha aggiornato bombardieri Tornado e cacciabombardieri AMX ma vieta di bombardare i talebani. Ha comperato 500 Small Diameter Bombs concepite per ridurre i rischi di danni ai civili, ma non ne autorizza l’impiego. Ha acquistato anche gli aerei teleguidati Reaper, più grandi e potenti dei Predator, che verranno schierati in Afghanistan nel 2011. Ovviamente disarmati.
Chi ha,mangia
Chi non ha,mangia e beve