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[h=1]La depressione è anche nostalgia di Dio, perciò la fede è alleata della cura[/h]
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Annalisa Teggi/Aleteia | Mag 14, 2018 [h=2]Dati allarmanti parlano di 6 milioni di italiani che soffrono di disturbi psichiatrici; la psicoterapeuta Alessandra Lancellotti orienta lo sguardo sul nesso con l'Origine: il nostro cuore è inquieto (ma non disperato) finché non riposa nel Padre[/h]
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Non è suggestione o mero sentimentalismo affidarsi alla fede; e affidarsi alla fede non deve escludere il percorso medico richiesto dalla malattia. Come il contadino lavora i campi guardando il cielo, così l’uomo può essere curato se guarda se stesso nella totalità che è: un’anima inquieta in viaggio verso il destino buono che il Padre ha preparato. Senza l’ultima parte di questa frase, l’inquietudine (che è una cosa buona) degenera in disperazione. La salita al cielo, presente nell’animo dell’uomo inquieto, diventa la discesa agli inferi di un uomo disperato.
Torna alla memoria una riflessione di Benedetto XVI che può di conforto per chi vive sulla sua pelle il malessere amaro della depressione, ma può soprattutto essere uno slancio e un incoraggiamento a chi ha vicino a sé una persona che soffre: non lasciamoci ingannare dall’idea di essere troppo azzardati nel proporre di mettere in mano a Dio il disagio, non temiamo la derisione perché tutti -inconsapevolmente o meno – sono fatti della stessa sostanza divina che ci ha creati.

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Annalisa Teggi/Aleteia | Mag 14, 2018 [h=2]Dati allarmanti parlano di 6 milioni di italiani che soffrono di disturbi psichiatrici; la psicoterapeuta Alessandra Lancellotti orienta lo sguardo sul nesso con l'Origine: il nostro cuore è inquieto (ma non disperato) finché non riposa nel Padre[/h]
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Non è suggestione o mero sentimentalismo affidarsi alla fede; e affidarsi alla fede non deve escludere il percorso medico richiesto dalla malattia. Come il contadino lavora i campi guardando il cielo, così l’uomo può essere curato se guarda se stesso nella totalità che è: un’anima inquieta in viaggio verso il destino buono che il Padre ha preparato. Senza l’ultima parte di questa frase, l’inquietudine (che è una cosa buona) degenera in disperazione. La salita al cielo, presente nell’animo dell’uomo inquieto, diventa la discesa agli inferi di un uomo disperato.
«Se abbiamo fiducia, coraggio, fede – prosegue la sua illustrazione Lancellotti – riusciamo a superare anche battaglie che la medicina non può contrastare se non è aiutata da una consapevolezze psicologica e mentale dell’’individuo. Sono fattori che servono molto più delle vitamine ed è dimostrabile come malattie terminali come la Sla o la sclerosi multipla vengano affrontate meglio dalle persone che hanno un forte credo. Non solo, ma è dimostrato che anche in casi molto gravi vivono più a lungo i soggetti che si sostengono e sono sostenuti dalla propria fede».
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Torna alla memoria una riflessione di Benedetto XVI che può di conforto per chi vive sulla sua pelle il malessere amaro della depressione, ma può soprattutto essere uno slancio e un incoraggiamento a chi ha vicino a sé una persona che soffre: non lasciamoci ingannare dall’idea di essere troppo azzardati nel proporre di mettere in mano a Dio il disagio, non temiamo la derisione perché tutti -inconsapevolmente o meno – sono fatti della stessa sostanza divina che ci ha creati.
Nulla imponiamo, ma sempre proponiamo, come Pietro ci raccomanda in una delle sue lettere: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15). E tutti, alla fine, ce la domandano, anche coloro che sembrano non domandarla. Per esperienza personale e comune, sappiamo bene che è Gesù colui che tutti attendono. Infatti le più profonde attese del mondo e le grandi certezze del Vangelo si incrociano nell’irrecusabile missione che ci compete, poiché «senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia. Di fronte agli enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono allo sconforto e alla resa, ci viene in aiuto la parola del Signore Gesù Cristo che ci fa consapevoli: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5), e c’incoraggia: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) (da Caritas in veritate, 78)
