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Ospedali: 90 errori mortali al giorno


MILANO - Novanta morti al giorno. Uno ogni sedici minuti. Ecco i dati allarmanti sui morti causati dagli errori commessi dai medici o frutto della cattiva organizzazione dei servizi. Questo bollettino di guerra riguarda gli ospedali dove i morti per errore toccano, ogni anno, quota 50mila. Cifre impressionanti e in costante crescita. A denunciare l' alto tasso di mortalità provocato dagli errori medici, un tasso che supera di gran lunga gli incidenti stradali, i tumori o gli infarti, sono stati gli oncologi riuniti ieri a Milano per il loro convegno nazionale. I morti sono tanti e le persone danneggiate dagli errori sono almeno 320mila, con una spesa pari a 10 miliardi di euro. Gli ospedali che dovrebbero essere posti sicuri, sono, in realtà, pieni di insidie. Secondo una classifica elaborata dal Tribunale dei diritti del malato, i reparti più esposti al rischio sono quattro. In testa c' è l' ortopedia con una percentuale di errore del 16,5 per cento, seguono l' oncologia (con 13 per cento), l' ostetricia (con il 10,8) e la chirurgia (10,6 per cento). In questi reparti si rischia di più la vita che in altri, ma, come hanno ricordato gli oncologi dell' Aiom, l' Associazione italiana che li raggruppa tutti, gli errori più frequenti si verificano in sala operatoria, con il 32 per cento dei casi. Nei reparti si arriva al 28 per cento mentre nei pronto soccorso si sfiora il 22 per cento. Anche negli ambulatori il rischio è in agguato con un 18 per cento. Il quadro è allarmante e spesso la gente muore per uno scambio di farmaci. «Ci sono troppe medicine con nomi simili - denuncia Emilio Bajetta, presidente dell' Aiom e primario all' Istituto dei tumori di Milano - e questo può indurre in errore. Non dimentichiamo che nei reparti il carico di lavoro è tanto e basta una disattenzione per sbagliare un dosaggio».

Ma in sanità, si fa largo un nuovo errore, quello provocato dalle dimissioni affrettate, quando il paziente non si è ancora rimesso.

Una pratica, molto diffusa negli ospedali, ossessionati dalla necessità di far quadrare i bilanci. «In Italia, come all' estero - ricorda Marco Venturini, consigliere nazionale dell' Aiom - si tende a mandare a casa il malato con la flebo ancora infilata nel braccio.

Tutto questo per risparmiare sulle spese». Nell' elenco degli errori figurano sempre lo scambio del paziente da operare, l' amputazione dell' arto sbagliato, le anestesie dosate male e la confusione tra gli esami. Per fare un quadro aggiornato della situazione e trovare il sistema per arginare il fiume in piena degli errori, gli oncologi caldeggiano un osservatorio nazionale che permetta di fare un censimento della realtà italiana. «All' istituto dei tumori di Milano - spiega Bajetta - dal 2007, i farmaci tumorali saranno preparati da un robot per evitare errore nei dosaggi. Non solo. Ma siccome spesso, gli sbagli sono causati dalla stanchezza, chi fa i turni di notte, da noi, è obbligato a lasciare il reparto al mattino. Le linee guida per la sicurezza non mancano, basta applicarle».
LAURA ASNAGHI
24 ottobre 2006sez.



ADESSO SE LA PRENDONO CON L'OMEOPATIA PERCHE UN MEDICO OMEOPATA HA COMMESSO UN ERRORE ED è MORTO UN BAMBINO.POI PERCHE NON TI VACCINI CAPITE BENE CHE CALANO I "GRULLI" CHE SI VACCINANO E PRENDONO MEDICINE-MA LE CASE FARMACEUTICHE SONO QUOTATE IN BORSA E SE NON "VENDONO" CALANO LE QUOTAZIONI QUINDI CORRONO AI RIPARI ED PER I "GRULLI"NON C'E NULLA DA FARE.


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[h=1]Terremoto, il fascismo riscostruì 3.700 case in 3 mesi. Il Pd 25 in 7 mesi[/h] Ambiente
marzo 17, 2017 da Pietro Serra
Benito-Mussolini-300x169.jpg
Era il 23 luglio 1930, quando una forte scossa di terremoto pari a 6,7 gradi sulla scala Richter, X su scala Mercalli, interessò il Monte Vulture. Ingenti i danni, soprattutto in Basilicata, Campania e Puglia. Distruzione nelle province di Potenza, Matera, Benevento, Avellino e Foggia. L’evento sismico causò 1.404 morti, prevalentemente nelle province di Avellino e Potenza, interessando oltre 50 comuni in 7 province.

La ricostruzione fu pressoché immediata. In appena 3 mesi, il Regime Fascista riuscì a costruire 3.746 case e ripararne 5.190. Con un dato di fatto. Le palazzine edificate in quel periodo, resistettero ad un altro importante terremoto, quello dell’Irpinia, che colpì la stessa area il 23 novembre 1980.

Altro esempio di ricostruzione immediata ed efficente, è quella de L’Aquila. Durante il Governo Berlusconi, con Guido Bertolaso a capo della Protezione Civile, vennero consegnati in 3 mesi, circa 3.000 alloggi. Tuttavia, la corruzione fece il resto. Isolatori sismici fallati, infiltrazioni d’acqua, riscaldamenti rotti, cedimenti di intonaco e terrazzi, nessun servizio intorno, né pubblico né privato, le prove più evidenti. Il tutto dentro 185 palazzine sparse nella periferia che oggi rappresentano nuove aree di degrado.

Fatti che preoccupano non poco, soprattutto in questi giorni, dove lo scosse vengono registrate dentro la Città. Un’eventuale replica di quanto avvenuto il 6 aprile 2009, che provocò oltre 300 vittime, manderebbe giù tutte le strutture. Perciò la Procura de L’Aquila aprì un’inchiesta sui 7.000 isolatori sismici che sostengono i 185 palazzi. E la scoperta fu shockante: almeno 200 degli isolatori sismici a pendolo montati sui pilastri che sostengono gli edifici, sono destinati a sbriciolarsi se mai la terra dovesse tornare a tremare in maniera consistente.

Rimane un flop, invece, la ricostruzione targata Partito Democratico. A 7 mesi dal drammatico terremoto di magnitudo 6.0 Richter ad Amatrice, peggiorato dalla scossa del 30 ottobre a Norcia di 6,5, sono state appena 25 le S.A.E. (Soluzioni Abitative d’Emergenza) consegnate al Campo Zero di Amatrice. Dal canto suo, l’amatriciano Sergio Pirozzi parla di “tappa del percorso di rinascita“, ma i cittadini non ci stanno e protestano: «Siamo stanchi: sette mesi per consegnare queste case, che case non sono. Nessuno ascolta i cittadini. Sono più che arrabbiata, sono delusa. Mi sembra che siano passati 7 mesi per avere 25 casette,
anzi container travestiti da casette», ha riferito, Rita D’Annibale, anch’essa sfollata, interrompendo più volte, insieme ad altri residenti, la cerimonia di consegna. Si tratta della prima area, ma ne seguiranno altre 6 ad Amatrice, e 24 nelle frazioni, per un totale di 30 aree di realizzazione delle casette nell’intero territorio comunale.

Uno schiaffo che pesa come un macigno per gli amatriciani. Conclusa l’emergenza, non si è fatto ancora nulla. Soprattutto davanti ad istituzioni incapaci di gestire la situazione. E mentre si parla di nuove abitazioni, le macerie devono essere sgomberate dalle zone rosse.
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