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[h=1]I rom “padroni” di Roma. Alla Stazione Termini: «Tu chiami i carabinieri? Io vengo a casa tua…»[/h] 4 febbraio 2014 in Comunicati, Cronaca, home page

“Tu chiami carabinieri? io seguire ora te, io vedere dove stai! Io venire a casa tua! Io dare fuoco ala tua machina, io spaco facia ala tua dona e talio la tua gola!”. E nel sottofondo si sente la bambina che dice “tanto non mi potete fare niente, tanto non mi potete fare niente!”». E la storia non è finita qui, perché da quello che narra la ragazza emergono altri fatti alquanto inquietanti. Il controllore dell’Atac di fronte alle rimostranze dei due allarga le braccia in segno di impotenza e lo stesso fanno alla Polfer. «La guardia – scrive ancora Laura – si limita a fare un cenno di assenso e dire “noi non possiamo fare nulla, potete provare con la polizia al piano di sopra”, ma tanto non gli possono fare niente. Mentre ci giriamo per tornare su, una delle tizie ci fa il classico gesto mimando un coltello che taglia la gola. A quel punto a me tremano le gambe e non riesco più a parlare, cercavo di convincere il mio compagno ad andare via e lui invece continua a salire. Alla Polfer, raccontiamo tutto e si limitano a fare spallucce dicendo che hanno le mani legate e non possono fare nulla. Ci dicono che ne hanno arrestati una quindicina quel pomeriggio e che più di un collega è stato denunciato perché li ha mandati via in malo modo. Dicono che molti poliziotti hanno richiesto il trasferimento perché a quanto pare, la tecnica della minaccia è diventata abbastanza comune, con risultati ottimi. Hanno perfino paura di andare lì e cacciarli fuori dalla stazione perché dicono che vengono minacciati. Io, cittadina romana, non mi sento più a casa mia. Siamo avviliti e delusi». Ecco gli effetti della “cura” Marino.
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“Tu chiami carabinieri? io seguire ora te, io vedere dove stai! Io venire a casa tua! Io dare fuoco ala tua machina, io spaco facia ala tua dona e talio la tua gola!”. E nel sottofondo si sente la bambina che dice “tanto non mi potete fare niente, tanto non mi potete fare niente!”». E la storia non è finita qui, perché da quello che narra la ragazza emergono altri fatti alquanto inquietanti. Il controllore dell’Atac di fronte alle rimostranze dei due allarga le braccia in segno di impotenza e lo stesso fanno alla Polfer. «La guardia – scrive ancora Laura – si limita a fare un cenno di assenso e dire “noi non possiamo fare nulla, potete provare con la polizia al piano di sopra”, ma tanto non gli possono fare niente. Mentre ci giriamo per tornare su, una delle tizie ci fa il classico gesto mimando un coltello che taglia la gola. A quel punto a me tremano le gambe e non riesco più a parlare, cercavo di convincere il mio compagno ad andare via e lui invece continua a salire. Alla Polfer, raccontiamo tutto e si limitano a fare spallucce dicendo che hanno le mani legate e non possono fare nulla. Ci dicono che ne hanno arrestati una quindicina quel pomeriggio e che più di un collega è stato denunciato perché li ha mandati via in malo modo. Dicono che molti poliziotti hanno richiesto il trasferimento perché a quanto pare, la tecnica della minaccia è diventata abbastanza comune, con risultati ottimi. Hanno perfino paura di andare lì e cacciarli fuori dalla stazione perché dicono che vengono minacciati. Io, cittadina romana, non mi sento più a casa mia. Siamo avviliti e delusi». Ecco gli effetti della “cura” Marino.