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PANDEMIA CORONA VIRUS UNA MOZZARELLA DI BUFALA

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Coronavirus, la direttrice del laboratorio di analisi dell’ospedale Sacco: non è pandemia, mi sembra follia. Ma sbaglia i dati
Maria Rita Gismondo: «Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per coronavirus 1!!!». Ma la dottoressa sbaglia il dato: la mortalità influenzale riportata è stagionale, non giornaliera

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PUBBLICATO IL23 Febbraio 2020ULTIMA MODIFICA23 Febbraio 202018:02


«A me sembra una follia. Si è scambiata un'infezione appena più seria di un'influenza per una pandemia letale. Non è così». Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, il laboratorio dell'Ospedale Sacco di Milano in cui vengono analizzati da giorni i campioni di possibili casi di coronavirus.

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«Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni – scrive ancora nel post – . Questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico. I miei angeli sono stremati. Corro a portar loro la colazione. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica!»
«Leggete! Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!!!», ha scritto ancora in un post Facebook Maria Rita Gismondo.
Peccato che la dottoressa sbagli clamorosamente il dato. La mortalità influenzale non è stata di 217 decessi giornalieri, ma totali durante l’intero periodo di monitoraggio. In questo modo la mortalità è stata centuplicata.

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Diverse le reazioni fra i commenti ai post della dottoressa: alcuni la ringraziano sia per il lavoro suo e del suo team, sia per «il post di informazione scientifica, contro le notizie da sciamanesimo e i titoli da paura». Altri invece rispondono riportando dei dati: «Attualmente i fatti, dai dati che arrivano dalla Cina sono 10, 9 guariscono 1 muore – scrive Giuseppe Cirillo – . Quindi mortalità del 10%. Direi che non c'entra nulla con l'influenza».

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È chiaro che l'influenza uccide di più perché colpisce quasi tutti. Se il coronavirus contagiasse lo stesso numero di persone sarebbe una strage» a cui fa eco Laura D’Ambrosio: «Per favore, sono migliaia i casi di influenza ovvio che siano di più i morti, non diffonda informazioni che creano confusione piuttosto consigli di lavarsi le mani e di rispettare le norme date dall’Oms».
 

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Coronavirus, il direttore del laboratorio dell'Ospedale Sacco: "Follia, hanno scambiato un'influenza per una pandemia"

Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano critica chi parla di pandemia per il coronavirus e ringrazia i colleghi per il grande lavoro di questi giorni

Gabriele Laganà - Dom, 23/02/2020 - 13:54





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Un invito ad abbassare i toni allarmistici in merito all’epidemia di coronavirus che sta creando paura in Italia arriva da Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, struttura presso la quale vengono analizzati i campioni di possibili casi di contagio.


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"A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così", ha scritto sulla sua pagina Facebook la Gismondo. La dottoressa, sempre sul social, ha poi raccontato che "il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni".
La Gismondo, per gettare acqua sul fuoco, ha voluto sottolineare anche quanto sta accadendo nel mondo non può essere considerata una pandemia aggiungendo che "durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!!!". Attraverso un altro messaggio, la dottoressa ha voluto ringraziare i colleghi che sono sottoposti ad un duro lavoro: "I miei angeli sono stremati. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica!".

Come spesso accade in situazioni simili, queste affermazioni hanno dato il via ad un dibattito sul social, con gli utenti che si sono divisi in diverse fazioni. C’è chi concorda con le parole della Gismondo, non molti, e chi ha una posizione decisamente più critica e ricorda quanto sta accadendo in Cina e le misure estreme che non si sono mai adottate per una semplice influenza.
Sia come sia, è inutile negare che l’avanzata del coronavirus non spaventi gli italiani. Ad ora sono 132 le persone risultate positive: di queste, ha spiegato il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, 89 sono in Lombardia e 24 in Veneto. Tra loro 25 sono ricoverate in terapia intensiva. Lo stesso Borrelli ha aggiunto che stati effettuati 3mila tamponi, ma che non è ancora stato individuato il "paziente zero".
Il Capo della Protezione civile ha anche affermato che sono già disponibili "migliaia di posti letto" in decine di strutture militari in Italia nel caso in cui fosse necessario mettere i cittadini in quarantena, specificando che l'Esercito ha messo a disposizione 3.412 posti letto in oltre mille camere mentre l'Aeronautica ne ha dati circa 1.750. "Abbiamo fatto inoltre una ricognizione con le regioni per gli alberghi e siamo pronti a utilizzarli".
Intanto Il Nord si "blinda". Nelle città del focolaio è scattato il divieto di ingresso e allontanamento. Scuole chiuse per una settimana a Milano dove si ipotizza di cancellare delle manifestazioni. In forse i festeggiamenti per il Carnevale a Venezia.


QUESTA ADESSO LA LICENZIANO -NON SI DICE MAI LA VERITA'
 

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Coronavirus, l'Oms: "Un mistero i contagi in Italia"

Hans Kluge, direttore dell'Oms in Europa, ha parlato della situazione italiana: "Non tutti i casi registrati sembrano avere un legame con viaggi in Cina o contatti con altri casi già confermati"

Federico Giuliani - Dom, 23/02/2020 - 11:49





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Ai piani alti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) c'è preoccupazione per quello che sta accadendo in Italia.
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Hans Kluge, direttore dell'Oms in Europa, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Repubblica in cui ha espresso tutte le sue perplessità in merito a una situazione da monitorare con estrema attenzione.
“Quello che preoccupa della situazione italiana – ha esordito Kluge - è che non tutti i casi registrati sembrano avere una chiara storia epidemiologica, cioè un legame con viaggi in Cina o contatti con altri casi già confermati”. Ed è proprio questo particolare a far salire l'allerta perché per isolare l'epidemia è fondamentale sia capire come si sono svolti gli eventi e che identificare i contagiati.

“Gli sforzi delle autorità italiane sono ammirevoli – ha proseguito Kluge – Noi ci siamo offerti di lavorare insieme per dare il nostro supporto per il bene dei cittadini italiani e della comunità internazionale”. Lo scenario del nostro Paese, nonostante desti particolare apprensione, “non è una sorpresa”. Il motivo è semplice: qualcosa del genere era già stato osservato dall'Oms anche in altri Paesi diversi dalla Cina.
La finestra si sta restringendo
A proposito delle misure adottate da Roma, Kluge puntualizza un aspetto: “Gli spostamenti globali delle persone sono ormai tali che c'era da aspettarsi casi anche in altre aree del pianeta, Europa compresa. Ora dobbiamo limitare la trasmissione da persona a persona, attraverso misure di mitigazione. Il che significa una maggiore igiene delle mani e delle vie respiratorie”.
Riguardo la preoccupazione degli italiani, il direttore dell'Oms in Europa invita tutti a informarsi: “Non dobbiamo dimenticare il contesto ovvero che il 98% dei casi sono in Cina, in più dell'80% dei casi le persone infettate hanno avuto sintomi lievi, mentre meno del 15% sono in condizione serie e solo nel 5% dei casi si registra una patologia grave. Al momento osserviamo una mortalità di poco sopra il 2%, la maggior parte persone anziane con patologie pregresse”.
Kluge ha poi parlato della differenza che esiste tra l'influenza, “una malattia stagionale per la quale le persone più a rischio possono essere protette adeguatamente”, e il coronavirus, “un virus nuovo” per il quale non vi è ancora alcun vaccino. “Anche se i casi al di fuori della Cina restano relativamente bassi – ha concluso il direttore – cominciamo a essere preoccupati per il numero di contagi che non hanno un chiaro legame con viaggi dalla Cina o con persone già malate. Questo sta restringendo la finestra. Il contenimento però è ancora possibile”.


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