Alien.
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Preso a ombrellate mentre preleva al bancomat
Il rapinatore se ne va con 250 euro
Rapina a colpi di ombrello nel cuore della notte
Una rapina a colpi di ombrello non si era ancora vista. È successo questa notte, attorno alle 4, in viale Bligny dove un giovane dopo aver prevelato 250 euro al bancomat è stato rapinato, a colpi di ombrello, da uno sconosciuto che si è fatto consegnare i soldi per poi scappare a piedi.
Redazione Milano online17 maggio 2013 | 9:10© RIPRODUZIONE RISERVATA
Spara e uccide i suoi datori di lavoro
«Mi trattavano male». Fermato un 36enne
L'uomo è entrato nel solito bar e ha vuotato il caricatore contro padre e figlio: «Non li sopportavo più»
Duplice omicidio all'alba di giovedì in un bar di Casate, una frazione di Bernate Ticino (Milano). Davide Spadari, 36 anni, di Buscate, ha ucciso a colpi di pistola i suoi datori di lavoro, padre e figlio: Rocco Brattalotta, 47 anni, di Turbigo, e Salvatore di 22. Padre e figlio organizzavano una squadra di operai per conto di una ditta di Salerno impiegata nei lavori della metropolitana 5. Tra i lavoratori c'era anche Davide Spadari. IL DUPLICE OMICIDIO - La sparatoria è avvenuta alle 6.25 mentre i due si trovavano al bar Bottazzi, in via Milano, nella frazione di Casate. Il 118 ha inviato sul posto l'elisoccorso, l'automedica e due ambulanze, ma i due sono deceduti prima dell'arrivo dei soccorsi. L'omicida si stava recando in caserma a Cuggiono per costituirsi quando è stato intercettato da una pattuglia dei carabinieri (sul caso indagano le compagnie di Magenta e di Abbiategrasso) ed è stato fermato. I militari hanno anche recuperato l'arma del delitto, una pistola calibro 7.65, regolarmente detenuta.
Casate, spara ai datori di lavoro
L'altra vittima, Salvatore Brattalotta, 22 anni (Newpress)
LA PRIMA RICOSTRUZIONE - Il bar Bottazzi, aperto dalle 6.15, è l'unico bar della frazione. Come tutte le mattine i Brattalotta si sono fermati al bar per bere il caffè. Dovevano andare a Milano, perché stavano lavorando nei cantieri. Nel locale è entrato prima il figlio, Salvatore, e poco dopo il padre Rocco. Nel bar c'erano quattro clienti, oltre ai due baristi, Oscar Bottazzi, 44 anni, dietro al bancone e Ulisse, suo padre, 78 anni, in sala a chiacchierare con un cliente. La famiglia gestisce il bar da 30 anni. Salvatore Brattalotta era al bancone e stava scambiando due parole con il barista quando è entrato Spadari, che ha sparato molti colpi di pistola contro di lui e il padre. Il barista anziano è fuggito nel retrobottega e i clienti si sono riparati sotto i tavoli. Salvatore ha provato a fuggire, ma Spadari gli si è avvicinato e gli ha sparato di nuovo. Il barista: «Poteva ammazzarci tutti»
Picchiava i passanti con un mattone
E' già libero il «gigante» africano
Aveva mandato all'ospedale quattro persone incontrate per caso in corso Venezia. E' un cittadino comunitario
Quando lo ha rivisto, si è infilato in auto in tutta fretta. Il ricordo di quell'uomo grande e grosso di colore che, senza nessuno motivo, gli aveva spaccato il naso con un mattone, era troppo fresco. Eh sì, perché, proprio un mese fa, mentre stava portando a spasso il cane, C.V., 62 anni, manager, si era visto superare da quell'uomo che si era poi girato di scatto con un mattone in mano e lo aveva colpito al naso con violenza. La vittima era caduta per terra, in un lago di sangue, ed era poi finito al San Raffaele, dove i medici gli avevano riscontrato la frattura del setto nasale e un importante ematoma all'occhio sinistro. Il dirigente aveva poi saputo dalla polizia che aveva arrestato l'africano con l'accusa di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, che quell'omone aveva mandato all'ospedale altre quattro persone, prese a calci e pugni. Ad uno aveva addirittura staccato a morsi l'orecchio.
Eppure qualche giorno fa, quell'aggressore dalla mole che non passa inosservata, un energumeno di un metro e novanta per un quintale, era ancora in giro. Proprio in zona Venezia, dove un mese fa aveva messo in atto il suo folle raid. Allora aveva cominciato a metà mattina in via Melzo, azzannando e staccando un orecchio a un uomo che se l'era visto piombare alle spalle. Poi, l'africano, 35 anni, con passaporto portoghese ma nato in Angola, si era diretto alla fermata della metropolitana, in fronte alla farmacia Formaggia. Nel mezzanino ne aveva picchiato un altro. Quindi era salito su un convoglio ed era sceso a Palestro. Anche qui aveva preso a calci e pugni un giovane, prima di incrociare il manager al quale rompere il naso a mattonate. Dopo un'ora e mezza di straordinaria follia, l'aggressore era stato bloccato e arrestato dalla polizia.
Quattro vittime innocenti che avevano subito il distacco a morsi di un orecchio, testate in fronte, poderosi pugni al volto. Senza nessun motivo. Ma non gli era bastato: si era armato di un mattone per fare più male. E sempre senza motivo, aveva colpito il manager sessantaduenne al naso, fracassandoglielo. Sabato scorso, purtroppo, non l'angolese ma un altro africano, Mada Kobobo, 31 anni, del Ghana, ha fatto una strage, uccidendo tre persone a picconate.
Dopo questo tragico evento che ha sconvolto l'intera città, suscitando rabbia e polemiche, C. V., il manager che ha ancora i segni sul naso, ha rivisto per strada quell'omone che, un mese fa, andava in giro a picchiare la gente. Era stato arrestato, ma è tornato libero. Tra l'altro, pur essendo nato in Angola, ma avendo cittadinanza portoghese, non ha dovuto cercare troppe giustificazioni: è un cittadino comunitario e quindi non ha bisogno di nessun permesso di soggiorno per girare l'Italia. Certo, non ha diritto di menare le mani, altrimenti si viene arrestati. Ma si torna liberi troppo in fretta.
Michele Focarete(se èra Italiano ?in carcere ed avevavo gettato la chiave)(prova a dare un pugno ad uno poi vedi l'effeto che fa?questa è giustizia?è razzismo contro gli italiani).
Venditore ambulante picchia e sputa
in faccia alle passanti: arrestato
Sono stati i titolari di alcuni bar e ristoranti del centro a segnalare il comportamento del senegalese
Senegalese, 32 anni, simpatico, sveglio: identikit che vale per tanti venditori ambulanti di libri che, armati di un bel sorriso e tanta insistenza, approcciano i passanti in zona piazza Duomo e dintorni. Mamadou Mbaie Sole, però, non si limitava a un «Ciao bellissima» quando avvicinava le donne: se queste non mettevano mano al portafoglio diventava cattivo, urlava, alzava le mani, sputava in faccia e addirittura le colpiva in testa con i libri. Gli episodi di questo genere erano ormai decine, ma di solito le vittime non facevano denuncia.(paura terrore di vivere in italia)
I BARISTI - Sono stati i titolari di alcuni bar e ristoranti del centro, stanchi di assistere alle prepotenze di Mamadou, a chiamare la polizia, che ha cominciato a raccogliere le testimonianze delle vittime. Da ottobre ne hanno registrate 18, anche se gli episodi sono sicuramente stati molti di più. In particolare, una ecuadoriana e una cinese sono state colpite violentemente e hanno avuto una prognosi di 7 giorni. A febbraio, così, è arrivato il foglio di via per il senegalese, regolare in Italia e residente a Reggio Emilia, in realtà domiciliato a Milano a casa del fratello, in via Padova.
FOGLIO DI VIA - Il 32enne ha preso sì un aereo per Dakar, ma il 1° maggio è tornato, riprendendo l'attività di venditore e di «bullo» contro le passanti che si rifiutavano di comprare i suoi libri. Per questo è stato disposto l'obbligo di firma. «Tutte le sere si presentava in commissariato con atteggiamento cordiale e rispettoso - racconta il dirigente del commissariato Centro, Andrea Valentino - poi però in strada cambiava personalità». Il 9 maggio è arrivata l'ordinanza di arresti domiciliari.
L'ARRESTO - Il 14 maggio l'ultima goccia: i poliziotti, avvisati da un barista di piazzetta Bossi, dietro la Scala, lo hanno colto sul fatto dopo che aveva lanciato un libro contro una 31enne dell'Ecuador. Lui ha perso la testa e ha colpito gli agenti, rimediando un'accusa per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Processato per direttissima, è stato accusato anche di estorsione, perché usava metodi davvero troppo «convincenti» per vendere i suoi libri. E per lui si sono aperte le porte del carcere.
Redazione Milano online16 maggio 2013 | 17:43
Il 32enne ha preso sì un aereo per Dakar, ma il 1° maggio è tornato, tanto lo sanno che gli Italiani porgono sempre l'altra guancia poi si piegano a 90°
Il rapinatore se ne va con 250 euro
Rapina a colpi di ombrello nel cuore della notte
Una rapina a colpi di ombrello non si era ancora vista. È successo questa notte, attorno alle 4, in viale Bligny dove un giovane dopo aver prevelato 250 euro al bancomat è stato rapinato, a colpi di ombrello, da uno sconosciuto che si è fatto consegnare i soldi per poi scappare a piedi.
Redazione Milano online17 maggio 2013 | 9:10© RIPRODUZIONE RISERVATA
Spara e uccide i suoi datori di lavoro
«Mi trattavano male». Fermato un 36enne
L'uomo è entrato nel solito bar e ha vuotato il caricatore contro padre e figlio: «Non li sopportavo più»
Duplice omicidio all'alba di giovedì in un bar di Casate, una frazione di Bernate Ticino (Milano). Davide Spadari, 36 anni, di Buscate, ha ucciso a colpi di pistola i suoi datori di lavoro, padre e figlio: Rocco Brattalotta, 47 anni, di Turbigo, e Salvatore di 22. Padre e figlio organizzavano una squadra di operai per conto di una ditta di Salerno impiegata nei lavori della metropolitana 5. Tra i lavoratori c'era anche Davide Spadari. IL DUPLICE OMICIDIO - La sparatoria è avvenuta alle 6.25 mentre i due si trovavano al bar Bottazzi, in via Milano, nella frazione di Casate. Il 118 ha inviato sul posto l'elisoccorso, l'automedica e due ambulanze, ma i due sono deceduti prima dell'arrivo dei soccorsi. L'omicida si stava recando in caserma a Cuggiono per costituirsi quando è stato intercettato da una pattuglia dei carabinieri (sul caso indagano le compagnie di Magenta e di Abbiategrasso) ed è stato fermato. I militari hanno anche recuperato l'arma del delitto, una pistola calibro 7.65, regolarmente detenuta.
Casate, spara ai datori di lavoro





LA PRIMA RICOSTRUZIONE - Il bar Bottazzi, aperto dalle 6.15, è l'unico bar della frazione. Come tutte le mattine i Brattalotta si sono fermati al bar per bere il caffè. Dovevano andare a Milano, perché stavano lavorando nei cantieri. Nel locale è entrato prima il figlio, Salvatore, e poco dopo il padre Rocco. Nel bar c'erano quattro clienti, oltre ai due baristi, Oscar Bottazzi, 44 anni, dietro al bancone e Ulisse, suo padre, 78 anni, in sala a chiacchierare con un cliente. La famiglia gestisce il bar da 30 anni. Salvatore Brattalotta era al bancone e stava scambiando due parole con il barista quando è entrato Spadari, che ha sparato molti colpi di pistola contro di lui e il padre. Il barista anziano è fuggito nel retrobottega e i clienti si sono riparati sotto i tavoli. Salvatore ha provato a fuggire, ma Spadari gli si è avvicinato e gli ha sparato di nuovo. Il barista: «Poteva ammazzarci tutti»
Picchiava i passanti con un mattone
E' già libero il «gigante» africano
Aveva mandato all'ospedale quattro persone incontrate per caso in corso Venezia. E' un cittadino comunitario
Quando lo ha rivisto, si è infilato in auto in tutta fretta. Il ricordo di quell'uomo grande e grosso di colore che, senza nessuno motivo, gli aveva spaccato il naso con un mattone, era troppo fresco. Eh sì, perché, proprio un mese fa, mentre stava portando a spasso il cane, C.V., 62 anni, manager, si era visto superare da quell'uomo che si era poi girato di scatto con un mattone in mano e lo aveva colpito al naso con violenza. La vittima era caduta per terra, in un lago di sangue, ed era poi finito al San Raffaele, dove i medici gli avevano riscontrato la frattura del setto nasale e un importante ematoma all'occhio sinistro. Il dirigente aveva poi saputo dalla polizia che aveva arrestato l'africano con l'accusa di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, che quell'omone aveva mandato all'ospedale altre quattro persone, prese a calci e pugni. Ad uno aveva addirittura staccato a morsi l'orecchio.
Eppure qualche giorno fa, quell'aggressore dalla mole che non passa inosservata, un energumeno di un metro e novanta per un quintale, era ancora in giro. Proprio in zona Venezia, dove un mese fa aveva messo in atto il suo folle raid. Allora aveva cominciato a metà mattina in via Melzo, azzannando e staccando un orecchio a un uomo che se l'era visto piombare alle spalle. Poi, l'africano, 35 anni, con passaporto portoghese ma nato in Angola, si era diretto alla fermata della metropolitana, in fronte alla farmacia Formaggia. Nel mezzanino ne aveva picchiato un altro. Quindi era salito su un convoglio ed era sceso a Palestro. Anche qui aveva preso a calci e pugni un giovane, prima di incrociare il manager al quale rompere il naso a mattonate. Dopo un'ora e mezza di straordinaria follia, l'aggressore era stato bloccato e arrestato dalla polizia.
Quattro vittime innocenti che avevano subito il distacco a morsi di un orecchio, testate in fronte, poderosi pugni al volto. Senza nessun motivo. Ma non gli era bastato: si era armato di un mattone per fare più male. E sempre senza motivo, aveva colpito il manager sessantaduenne al naso, fracassandoglielo. Sabato scorso, purtroppo, non l'angolese ma un altro africano, Mada Kobobo, 31 anni, del Ghana, ha fatto una strage, uccidendo tre persone a picconate.
Dopo questo tragico evento che ha sconvolto l'intera città, suscitando rabbia e polemiche, C. V., il manager che ha ancora i segni sul naso, ha rivisto per strada quell'omone che, un mese fa, andava in giro a picchiare la gente. Era stato arrestato, ma è tornato libero. Tra l'altro, pur essendo nato in Angola, ma avendo cittadinanza portoghese, non ha dovuto cercare troppe giustificazioni: è un cittadino comunitario e quindi non ha bisogno di nessun permesso di soggiorno per girare l'Italia. Certo, non ha diritto di menare le mani, altrimenti si viene arrestati. Ma si torna liberi troppo in fretta.
Michele Focarete(se èra Italiano ?in carcere ed avevavo gettato la chiave)(prova a dare un pugno ad uno poi vedi l'effeto che fa?questa è giustizia?è razzismo contro gli italiani).
Venditore ambulante picchia e sputa
in faccia alle passanti: arrestato
Sono stati i titolari di alcuni bar e ristoranti del centro a segnalare il comportamento del senegalese
Senegalese, 32 anni, simpatico, sveglio: identikit che vale per tanti venditori ambulanti di libri che, armati di un bel sorriso e tanta insistenza, approcciano i passanti in zona piazza Duomo e dintorni. Mamadou Mbaie Sole, però, non si limitava a un «Ciao bellissima» quando avvicinava le donne: se queste non mettevano mano al portafoglio diventava cattivo, urlava, alzava le mani, sputava in faccia e addirittura le colpiva in testa con i libri. Gli episodi di questo genere erano ormai decine, ma di solito le vittime non facevano denuncia.(paura terrore di vivere in italia)
I BARISTI - Sono stati i titolari di alcuni bar e ristoranti del centro, stanchi di assistere alle prepotenze di Mamadou, a chiamare la polizia, che ha cominciato a raccogliere le testimonianze delle vittime. Da ottobre ne hanno registrate 18, anche se gli episodi sono sicuramente stati molti di più. In particolare, una ecuadoriana e una cinese sono state colpite violentemente e hanno avuto una prognosi di 7 giorni. A febbraio, così, è arrivato il foglio di via per il senegalese, regolare in Italia e residente a Reggio Emilia, in realtà domiciliato a Milano a casa del fratello, in via Padova.
FOGLIO DI VIA - Il 32enne ha preso sì un aereo per Dakar, ma il 1° maggio è tornato, riprendendo l'attività di venditore e di «bullo» contro le passanti che si rifiutavano di comprare i suoi libri. Per questo è stato disposto l'obbligo di firma. «Tutte le sere si presentava in commissariato con atteggiamento cordiale e rispettoso - racconta il dirigente del commissariato Centro, Andrea Valentino - poi però in strada cambiava personalità». Il 9 maggio è arrivata l'ordinanza di arresti domiciliari.
L'ARRESTO - Il 14 maggio l'ultima goccia: i poliziotti, avvisati da un barista di piazzetta Bossi, dietro la Scala, lo hanno colto sul fatto dopo che aveva lanciato un libro contro una 31enne dell'Ecuador. Lui ha perso la testa e ha colpito gli agenti, rimediando un'accusa per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Processato per direttissima, è stato accusato anche di estorsione, perché usava metodi davvero troppo «convincenti» per vendere i suoi libri. E per lui si sono aperte le porte del carcere.
Redazione Milano online16 maggio 2013 | 17:43
Il 32enne ha preso sì un aereo per Dakar, ma il 1° maggio è tornato, tanto lo sanno che gli Italiani porgono sempre l'altra guancia poi si piegano a 90°


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