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[h=6]PERSONAGGI[/h] [h=1]CINZIA CANNAVACCIUOLO: «ANTONINO? IN TV L’HO PORTATO IO»[/h] di
di Isabella Fantigrossi
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Con l’abbronzatura di chi vive tutto l’anno al sole, Cinzia Primatesta, moglie di Antonino Cannavacciuolo, è donna di comando. E lo si capisce anche quando, dopo lunga chiacchierata a Villa Crespi, l’hotel di lusso con ristorante che da tempo gestisce con il marito a Orta San Giulio (la festa per i 20 anni si terrà a marzo 2019), sfreccia via verso casa al volante di una Maserati nera. Nata a Omegna, il paese più a nord del lago d’Orta, e cresciuta nell’hotel di famiglia (Il Giardinetto a Pettenasco), dopo il diploma alla scuola alberghiera di Varallo, dai 18 ai 24 anni gira il mondo per lavoro: Francia, Germania, Nuova Zelanda. Ma subito dopo torna alla base. Perché qui, da ragazza, conosce il futuro marito.

Un segno del destino
«La nostra è storicamente zona di ristoranti e grandi alberghi. E il papà di Tony, anche lui cuoco, negli anni Novanta decise di mandare il figlio qui a imparare il mestiere». Cannavacciuolo comincia in un albergo, il San Rocco di Orta, ma poco dopo il gestore lo suggerisce al papà di Cinzia in cerca di un giovane cuoco di partita. «Quando ce lo propose, eravamo in macchina fermi a un semaforo. Avevo 20 anni ma me lo ricordo bene. Eravamo davanti a Villa Crespi. Fu un segno». Che Cinzia coglie al volo. «Con Tony siamo diventati subito amici, poi lui è partito per fare esperienze in giro. Il legame rimase ma, certo, fui io a tenerlo stretto. Lo andavo a trovare sempre. Senza quella mia determinazione iniziale ci saremmo persi». La storia, infatti, va avanti. E il legame di vita tra i due si fonde con quello professionale.





Quella voglia di non rivivere i sacrifici economici fatti da bambina
«Non eravamo proprio fidanzati ma quasi — ride oggi Cinzia —, c’era un po’ più di un’amicizia quando lui mi propose di prendere in gestione la Villa. Aveva in testa grandi idee». E Cinzia pure. «Lui già a dieci anni sognava di firmare autografi. Ma pure io ho sempre creduto nel successo. Da piccola ho vissuto anche periodi di difficoltà. Di sacrifici economici della mia famiglia che doveva rientrare dopo aver fatto grandi investimenti. Ecco, io non volevo rivivere quei momenti». E così nel 1999, quando poco più che ventenni decidono di rilevare Villa Crespi (con l’aiuto iniziale della famiglia Primatesta), Cinzia e Tony lavorano per tre anni ininterrottamente dalla mattina alla sera. «Oggi solo qui siamo in 54 e nell’intero gruppo gestiamo 130 persone. Ma quando abbiamo aperto eravamo in 15 a fare tutto. Finivamo sempre oltre l’una di notte. Senza mai giorno di chiusura. Sono stati anni durissimi. Anche se sono contenta di essermi sacrificata tanto. Oggi posso godermi qualche soddisfazione. Comunque io sono nata e cresciuta in albergo, ero più preparata. Tony ha sofferto lo stress. E così è ingrassato — racconta —. Quando l’ho conosciuto pesava 82 chili per un metro e novanta di altezza. Era magro».

La prima proposta da Masterchef
Antonino stava in cucina, all’inizio al piano meno uno, Cinzia gestiva la struttura e si occupava della sala. «Avevamo tanti clienti stranieri, lui era inizialmente chiuso e riservato, io ero i suoi occhi in sala». Nel 2003 il matrimonio, nel 2007 le due stelle Michelin. E poco dopo il successo, ambito, in tv. Merito anche di Cinzia. «Certo, ce l’ho praticamente portato io», ricorda lei ridendo. «Pensavo che la televisione ci avrebbe aiutato a crescere. Non siamo a Milano, a Orta San Giulio bisogna farsi conoscere. Tony era concentrato sulla cucina, aveva paura ad allontanarsi, anche solo per poche ore. Invece puoi crescere i collaboratori validi e delegare. Quando gli proposero di fare la prima edizione di Masterchef, disse: “Ma che è questo Masterchef?”. Io lì non fui abbastanza pronta a convincerlo. Quando però da Endemol lo cercarono per proporgli Cucine da incubo, presi io la telefonata. Gli riferii che volevano fargli un provino a Roma, mi rispose che avrebbe valutato solo se fossero venuti loro qui». Cinzia li convinse. «Il colloquio andò bene perché cercavano uno chef con piglio ma empatico. Lui era perfetto». Così come il momento.

«La tv mi potrebbe anche piacere ma basta una star in famiglia»
«Nel 2012 avevamo fatto molti investimenti in azienda. È stato un anno duro, di grande stress. Dovevamo rientrare velocemente. Già con Cucine da incubo e poi con Masterchef i clienti sono cresciuti. La televisione ci ha portato più pernottamenti fuori stagione, i pranzi in settimana sono aumentati. I bistrot di Novara e Torino non li avremmo mai fatti senza la tv». Che attrae, oggi, anche Cinzia. «Mi potrebbe anche piacere, abbiamo già fatto insieme un documentario, è stato divertente. Ma per ora basta una star in famiglia. Se no chi vive la quotidianità con i nostri bimbi?». Anche perché i progetti non sono finiti. «Studieremo altre bakery. E nell’estate 2020 apriremo un albergo con ristorante a Ticciano, il paese sopra Vico dove Tony è cresciuto. È il suo sogno».
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