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RENZI e NAPOLITANO, in CARCERE?

antonino

Super Member >PLATINUM<
E di oggi, la notizia che volere invitare all'astensione del voto per il referendum di domenica, da parte di persone istituzionali, è reato!
E' un articolo della Costituzione Italiana, tanto "cara" a Napolitano e a Renzi, che punisce con l'arresto e la detenzione da 3 mesi a 3 anni!
Io personalmente li arresterei, li manderei in carcere e getterei la chiave.
Vediamo se i pseudo camerati della Giustizia sapranno fare il loro 'mestiere' o al solito emetteranno il 'Non luogo a procedere'!
Antonino Sgroi: un vero DEMOCRATICO!
 
Antonino L' impeachment in Italia per i Poteri forti non vale , vale solo su alcuni che vogliono smuovere un Governo ma viene dettato dal Potere Rosso , visto che la maggior parte della magistratura e dello stesso Colore ROSSO . La democrazia in Italia non esiste più ne da parte di Destra, Centro, e Sinistra Tutti magnano a nostre spese te lo dice uno che li conosce molto bene
 
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[h=1]Stato-mafia: Napolitano fa distruggere le intercettazioni. Di cosa ha paura?[/h] 5 dicembre 2012, di Redazione Wall Street Italia
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Fatto Quotidiano – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
Roma – La Corte costituzionale ha accolto il ricorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul conflitto di attribuzione con la Procura di Palermo, sollevato riguardo alle intercettazioni telefoniche a carico del senatore Nicola Mancino, che si era rivolto al Colle per discutere dell’inchiesta sulla trattativa fra Stato e mafia all’epoca delle stragi del 1992-1993.
La corte ha quindi accolto il principio dell’inviolabilità della riservatezza del capo dello Stato, anche nel caso in cui le intercettazioni riguardino un soggetto terzo che entra in contatto con il Quirinale. Le intercettazioni dovranno quindi essere distrutte.


“Non spettava” alla Procura di Palermo, secondo la Consulta, “valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica” captate nell’ambito dell’inchiesta. I pm di Palermo, di conseguenza, non potevano “omettere di chiedere al giudice l’immediata distruzione” di tali intercettazioni, “ai sensi dell’articolo 271, terzo comma, cpp e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti”.
Per conoscere nel dettaglio la decisione assunta dalla Consulta dopo oltre 4 ore di Camera di Consiglio bisognerà attendere il deposito della sentenza, e quindi le motivazioni, che avverrà nelle prossime settimane, presumibilmente a gennaio. I giudizi costituzionali hanno accolto le tesi del Quirinale: “La Procura di Palermo ha trattato queste come normali intercettazioni, non ha tenuto presente il fatto che siano intercettazioni illegittime”, ha spiegato l’avvocato generale dello Stato Giuseppe Di Pace.
Così facendo si è “prodotto un vulnus nella riservatezza del Presidente”, ha aggiunto la collega Gabriella Palmieri, perché la Procura di Palermo, ipotizzando un’udienza stralcio di fronte al Gip per chiedere la distruzione delle intercettazioni, ha esposto quelle conversazioni del Capo dello Stato alla valutazione dei pm. E ancor più al rischio che una volta messe a disposizioni delle parti per eventuali usi processuali, potessero diventare pubbliche.
Bocciate invece la tesi della Procura di Palermo, riassunte dall’avvocato Alessandro Pace, che ha cercato di dimostrare come il ricorso del Quirinale potesse avere effetti paradossali. Innanzitutto, ha argomentato Pace, “un fatto fortuito”, come imbattersi nel presidente della Repubblica intercettando una terza persona, “non può essere oggetto di divieto. E’ mai possibile vietare di scivolare accidentalmente su una strada ghiacciata?”.
Nella parte finale del suo intervento, Pace si è chiesto che cosa dovrebbero fare i pm se intercettassero una conversazione del presidente della Repubblica che complotta per un colpo di Stato. Distruggere i file? E se questo “surplus di garanzie” valesse anche per ministri e premier, i magistrati non potrebbero più intercettare nessun sospettato che avesse contatti con loro? Una via “lineare” di soluzione, ha suggerito il legale dei pm di Palermo, “potrebbe essere la richiesta dell’apposizione del segreto di stato da parte del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio” sul contenuto delle telefonate intercettate.
Ma la Consulta ha indicato una strada del tutto diversa: quella prevista dall’art. 271 del codice di procedura penale sulle intercettazioni vietate. Quell’articolo afferma che il giudice può in ogni grado del processo disporre la distruzione delle registrazioni che coinvolgano soggetti non intercettabili in funzione del loro ruolo: il difensore, il confessore, il medico. A maggior ragione deve valere per il Presidente, ha sostenuto l’Avvocatura e ha confermato la Consulta. Perché quella strada prevede che “il giudice decida senza contraddittorio”, hanno spiegato gli avvocati dello Stato, e senza rischio che i contenuti delle conversazioni siano divulgati.
Un duro colpo per i magistrati di Palermo impegnati nella delicata inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, che vede imputati 12 persone tra politici, mafiosi e uomini delle forze dell’ordine. “Non credo che si debbano fare commenti allo stato”, afferma il procuratore di Palermo Francesco Messineo, “aspettiamo di leggere il provvedimento”.
Interviene anche il pm Nino Di Matteo, uno dei titolari dell’inchiesta sulla trattativa coordinata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia : “Vado avanti nel mio lavoro tranquillo, nella coscienza di avere agito correttamente e ritenendo di avere sempre rispettato la legge e la Costituzione”. Ingroia, attualmente in Guatemala per un incarico internazionale, si era detto sorpreso dell’iniziativa del capo dello Stato.
Nessuna reazione ufficiale al momento dal presidente Napolitano, ma le indiscrezioni fatte filtrare parlano di una naturale “soddisfazione” dopo un’attesa “serena”. Quella di ricorrere alla suprema corte è stata sin dall’inizio “una decisione obbligata”, ha spiegato più volte Napolitano, perchè “né io né d’Ambrosio (il consigliere giuridico a cui si è rivolto Mancino, ndr) abbiamo mai interferito” con le indagini della procura di Palermo.
Secondo l’accusa, Mancino – che si insediò al Viminale a inizio luglio 1992 – avrebbe mentito sui rapporti tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra intercorsi nei primi anni ’90, durante la stagione delle stragi. Oggi Mancino è accusato di falsa testimonianza. Nel periodo che ha preceduto l’avvio del procedimento a Palermo che lo vede con altri imputato, ci sono stati contatti tra lui e il Colle, in particolare telefonate con Loris D’Ambrosio, il consulente giuridico del Quirinale morto il 26 giugno, e in alcune occasioni, con lo stesso Napolitano.
Queste ultime conversazioni sono state in tutto quattro, come si è saputo dagli atti depositati per conto della Procura di Palermo su richiesta della Corte Costituzionale durante l’iter del conflitto tra poteri: in due casi a chiamare è stato Mancino, per altro alla vigilia di Natale 2011 e, pochi giorni dopo, il 31 dicembre; in altre due occasioni, a telefonare è stato il Presidente. Il contenuto delle conversazioni non è noto, ma la notizia dei colloqui tra i due è finita sui giornali e ha suscitato il caso che ha portato alla decisione del Quirinale di chiamare in causa la Consulta.
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tranquillo per loro non esiste.
 
[h=1]Quando Clio Napolitano urlava “Brutta negra” a Naomi Campbell[/h] CRONACA, In risalto mercoledì, 17, luglio, 2013
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17 lug – Puo’ Napolitano puntare il dito contro Calderoli? Non diremmo
Era dicembre 2006 – Nessuna replica dal Quirinale, alle dichiarazioni – choc degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana., ospiti alle ‘Invasioni barbariche’ di Daria Bignardi su La 7, si sono lasciati andare a rivelazioni a dir poco imbarazzanti sulla signora Clio Napolitano.
Scenario, una estate a Stromboli (non è chiaro di quale anno). Gabbana racconta: “Lei (la signora Clio ndr) ha fatto una figuraccia. Noi eravamo in terrazzo dopo pranzo. Alle tre di pomeriggio, eravamo in quindici, si ascoltava un po’ di musica. A un certo punto vediamo questa specie di spettro che esce da una finestra…. Questa signora anziana e scompigliata esce dicendo che eravamo dei delinquenti, disgraziati, farabutti. Con noi c’era Naomi Campbell e lei dice ‘quella brutta negra’. Allora io le ho detto: guardi signora, lei può essere mia nonna ma non la voglio insultare”.

Quando Clio Napolitano urlava “Brutta negra” a… di bulsa_virgilio
Poi lo stilista presegue raccontando di altri scambi di battute in cui la attuale first lady minacciò di rivolgersi ai carabinieri.
Che però, a detta di Dolce e Gabbana, una volta interpellati hanno fatto fatto chiaramente capire come la signora Napolitano fosse già conosciuta come persona assai poco tollerante di qualsiasi tipo di rumori molesti, e che per questo avesse già chiamato in causa più volte le forze dell’ordine.
Quindi è svelato il mistero. Con chi ce l’ha Napolitano quando parla di ”RETORICA XENOFOBA”? Ovviamente CE L’HA CON SUA MOGLIE CHE CHIAMO’ NAOMI CAMPBELL “BRUTTA NEGRA”

 

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