Alien.
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Slot e Fisco: così lo Stato ti svuota le tasche e poi ti cura
Nuove concessioni per sale Bingo e 7mila videolottery nella legge di Stabilità. Il governo sponsorizza le cure per la ludopatia
Pubblicato il 17/12/2013 in Soldi
slot 367
Da una parte lo Stato promuove, sulle spalle degli enti locali, cure di vario genere contro la ludopatia, autentico allarme sociale dell'ultimo quinquennio specie nelle fasce d'età più alte; dall'altra però non esita però a fare cassa sul "disagio" utilizzando la non indifferente leva fiscale basata sul gioco. E' quanto risulta, nel calderone di norme che riguardano innumerevoli ambiti, dalla legge di Stabilità, che promuove trenta nuove concessioni per sale Bingo e soprattutto per 7mila nuove videolottery, divenute ormai una sorta di bancomat statale. Uno stato sostanzialmente biscazziere che non ha però colore politico, giacchè la tendenza ad utilizzare questo tipo di leva si registra dai governi di D'Alema e Berlusconi fino a quello attuale, a precindere da quanto larghe siano le intese.
LE NUOVE SLOT - Passate sostanzialmente inosservate, le nuove concessioni dovranno portare nell casse dell'erario non meno di 150 milioni, di cui una quarantina dal rinnovo delle attuali concessioni e oltre 100 dalle 7mila nuove Videolottery, che vanno ad aggiungersi alle oltre 50mila già esistenti. Queste ultime, peraltro, così come le Slot Machines sono collegate in rete e hanno la possibilità di incassare financo banconote da 500 euro. Una soglia oggettivamente pericolosa.
IL CONTENZIOSO - Il tema è peraltro tutto fuorchè nuovo; nel 2008 la procura della Corte dei conti aveva stabilito un risarcimento da 98 miliardi di euro nei confronti dello Stato da parte dei signori delle slot, che non collegarono le loro macchine ai sistemi informatici del ministero. Il procedimento è ancora pendente, ma lo Stato ha scelto la strada più breve del tipo "pochi, maledetti e subito" con una richiesta da 700 milioni, meno dell'1% di quanto stabilito dalla Corte. Se non una sanatoria poco di diverso, con inevitabili accuse politiche al governo.
I DATI - Per cogliere meglio il fenomeno è utile dare un'occhiata ai dati. La spesa degli italiani per il gioco è salita da 15,4 miliardi di euro nel 2003 ea 79,8 nel 2011, con un incremento del 52% l'anno ed un fatturato totale che vale il 5% del pil. La spesa media degli italiani maggiorenni è stata di oltre 1.500 euro nel 2011, ossia il 13,5% del reddito. Dato da rivedere verso l'alto per quanto riguarda l'anno 2013.
IL PARADOSSO DELLE CURE AI LUDOPATICI - Il tutto mentre lo Stato finisce per "scaricare" sugli enti locali l'onere delle cure per la ludopatia, decretata fenomeno da allarme sociale. E lo scaricabarile, oltre che economico, è sostanziale, perchè sono i comuni e le regioni a preoccuparsi in questo senso dei cittadini-giocatori. La regione più virtuosa in questo senso è l'Emilia Romagna, che ha aperto servizi di cura praticamente in tutte le città principali, obbligando peraltro le sale da gioco ad esporre opuscoli sulle possibilità di cura del cosiddetto "gioco compulsivo". Lo Stato centrale, ovviamente, promuove e appoggia iniziative di questo tipo, ma al contempo invita ad entrare nelle sale e giocare con nuove concessioni. Perchè tutto fa brodo per presentare a Bruxelles conti in ordine, persino il nonsense.
#COGLIONI: quando lo Stato si fa beffe del cittadino
Edoardo Speranza
21 ottobre 2013
Cultura e Società
«Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori». No, semplicemente un popolo di COGLIONI.
La scritta (con tanto di hashtag a precedere la parola), campeggia sulle numerose foto che fanno parte della campagna pubblicitaria chiamata, per l’appunto, #COGLIONI, ideata da Vincent Moro per Blumagenta, agenzia di advertising. Protagonisti delle suddette foto sono persone comuni, italiani come se ne possono incontrare ogni giorno semplicemente mettendo la testa fuori di casa, immortalati in pose sempre uguali e con espressioni che tutto trasmettono fuorché allegria: c’è ben poco da ridere, infatti, a leggere le parole che tristemente sono presenti su ogni scatto; si può appurare che ‘’ Abbiamo le tasse più alte del pianeta, un debito pubblico superiore a duemila miliardi, la disoccupazione giovanile al 40%. Il sistema sanitario nazionale è al collasso. Siamo tra i paesi Europei che investono meno in istruzione e cultura, quello con la più bassa percentuale di diplomati e laureati ma con la spesa pubblica costantemente in crescita. Facciamo trecento miliardi di evasione fiscale all’anno. Siamo uno dei paesi più corrotti al mondo. P.S. L’ energia italiana è la più cara d’Europa.’’.
Impossibile che, facendo distrattamente zapping tra i vari canali tv, o imbattendovi in una di quelle fastidiosissime pubblicità di Youtube che talvolta partono prima del video che avete cercato, non vi siate accorti di una campagna pubblicitaria effettivamente identica nell’impostazione, ma diametralmente opposta nel messaggio che Vincent Moro ha voluto trasmettere. Nel caso non l’abbiate ancora capito, #COGLIONI è un’acuta risposta a #GUERRIERI, messaggio promozionale della Enel: voce maschile cupa e profonda, musica degna di un colossal hollywoodiano, sequenza di immagini che ritraggono uomini e donne che in modo molto poco realistico rappresentano il lavoratore medio italiano, frase conclusiva ad effetto.
Il concept è chiaro: richiamare l’attenzione del consumatore, focalizzando la sua attenzione sulla fiducia che le istituzioni (lo Stato italiano è il primo azionista dell’Enel) ripongono in lui. Il messaggio trasmesso da Moro è di conseguenza immediato: un’azienda gestita in larga parte dallo Stato, il cui costo dei prodotti è in continuo aumento, non può di certo lanciare un messaggio pubblicitario in cui si schiera dalla parte del consumatore, affermando di contribuire con i propri mezzi al miglioramento di un paese che in realtà non fa altro che peggiorare.
In sintesi, vogliate perdonarmi il francesismo, si tratta di una grandissima presa per il culo, la cui risposta è aperta a tutti quanti vogliano metterci la faccia e indignarsi silenziosamente. Per prendere parte alla campagna virale di Blumagenta è sufficiente infatti scaricare questo template, inserire la propria foto e inviarla a coglioni@bloggokin.it, venendo così annoverati tra i cosiddetti ‘’coglionizzati’’.
Perché beh, potrà anche esser colpa dei vari governi se quasi metà dei giovani italiani non hanno un impiego, ma c’è da ammetterlo, un po’ coglioni lo siamo.
Nuove concessioni per sale Bingo e 7mila videolottery nella legge di Stabilità. Il governo sponsorizza le cure per la ludopatia
Pubblicato il 17/12/2013 in Soldi
slot 367
Da una parte lo Stato promuove, sulle spalle degli enti locali, cure di vario genere contro la ludopatia, autentico allarme sociale dell'ultimo quinquennio specie nelle fasce d'età più alte; dall'altra però non esita però a fare cassa sul "disagio" utilizzando la non indifferente leva fiscale basata sul gioco. E' quanto risulta, nel calderone di norme che riguardano innumerevoli ambiti, dalla legge di Stabilità, che promuove trenta nuove concessioni per sale Bingo e soprattutto per 7mila nuove videolottery, divenute ormai una sorta di bancomat statale. Uno stato sostanzialmente biscazziere che non ha però colore politico, giacchè la tendenza ad utilizzare questo tipo di leva si registra dai governi di D'Alema e Berlusconi fino a quello attuale, a precindere da quanto larghe siano le intese.
LE NUOVE SLOT - Passate sostanzialmente inosservate, le nuove concessioni dovranno portare nell casse dell'erario non meno di 150 milioni, di cui una quarantina dal rinnovo delle attuali concessioni e oltre 100 dalle 7mila nuove Videolottery, che vanno ad aggiungersi alle oltre 50mila già esistenti. Queste ultime, peraltro, così come le Slot Machines sono collegate in rete e hanno la possibilità di incassare financo banconote da 500 euro. Una soglia oggettivamente pericolosa.
IL CONTENZIOSO - Il tema è peraltro tutto fuorchè nuovo; nel 2008 la procura della Corte dei conti aveva stabilito un risarcimento da 98 miliardi di euro nei confronti dello Stato da parte dei signori delle slot, che non collegarono le loro macchine ai sistemi informatici del ministero. Il procedimento è ancora pendente, ma lo Stato ha scelto la strada più breve del tipo "pochi, maledetti e subito" con una richiesta da 700 milioni, meno dell'1% di quanto stabilito dalla Corte. Se non una sanatoria poco di diverso, con inevitabili accuse politiche al governo.
I DATI - Per cogliere meglio il fenomeno è utile dare un'occhiata ai dati. La spesa degli italiani per il gioco è salita da 15,4 miliardi di euro nel 2003 ea 79,8 nel 2011, con un incremento del 52% l'anno ed un fatturato totale che vale il 5% del pil. La spesa media degli italiani maggiorenni è stata di oltre 1.500 euro nel 2011, ossia il 13,5% del reddito. Dato da rivedere verso l'alto per quanto riguarda l'anno 2013.
IL PARADOSSO DELLE CURE AI LUDOPATICI - Il tutto mentre lo Stato finisce per "scaricare" sugli enti locali l'onere delle cure per la ludopatia, decretata fenomeno da allarme sociale. E lo scaricabarile, oltre che economico, è sostanziale, perchè sono i comuni e le regioni a preoccuparsi in questo senso dei cittadini-giocatori. La regione più virtuosa in questo senso è l'Emilia Romagna, che ha aperto servizi di cura praticamente in tutte le città principali, obbligando peraltro le sale da gioco ad esporre opuscoli sulle possibilità di cura del cosiddetto "gioco compulsivo". Lo Stato centrale, ovviamente, promuove e appoggia iniziative di questo tipo, ma al contempo invita ad entrare nelle sale e giocare con nuove concessioni. Perchè tutto fa brodo per presentare a Bruxelles conti in ordine, persino il nonsense.
#COGLIONI: quando lo Stato si fa beffe del cittadino
Edoardo Speranza
21 ottobre 2013
Cultura e Società
«Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori». No, semplicemente un popolo di COGLIONI.
La scritta (con tanto di hashtag a precedere la parola), campeggia sulle numerose foto che fanno parte della campagna pubblicitaria chiamata, per l’appunto, #COGLIONI, ideata da Vincent Moro per Blumagenta, agenzia di advertising. Protagonisti delle suddette foto sono persone comuni, italiani come se ne possono incontrare ogni giorno semplicemente mettendo la testa fuori di casa, immortalati in pose sempre uguali e con espressioni che tutto trasmettono fuorché allegria: c’è ben poco da ridere, infatti, a leggere le parole che tristemente sono presenti su ogni scatto; si può appurare che ‘’ Abbiamo le tasse più alte del pianeta, un debito pubblico superiore a duemila miliardi, la disoccupazione giovanile al 40%. Il sistema sanitario nazionale è al collasso. Siamo tra i paesi Europei che investono meno in istruzione e cultura, quello con la più bassa percentuale di diplomati e laureati ma con la spesa pubblica costantemente in crescita. Facciamo trecento miliardi di evasione fiscale all’anno. Siamo uno dei paesi più corrotti al mondo. P.S. L’ energia italiana è la più cara d’Europa.’’.
Impossibile che, facendo distrattamente zapping tra i vari canali tv, o imbattendovi in una di quelle fastidiosissime pubblicità di Youtube che talvolta partono prima del video che avete cercato, non vi siate accorti di una campagna pubblicitaria effettivamente identica nell’impostazione, ma diametralmente opposta nel messaggio che Vincent Moro ha voluto trasmettere. Nel caso non l’abbiate ancora capito, #COGLIONI è un’acuta risposta a #GUERRIERI, messaggio promozionale della Enel: voce maschile cupa e profonda, musica degna di un colossal hollywoodiano, sequenza di immagini che ritraggono uomini e donne che in modo molto poco realistico rappresentano il lavoratore medio italiano, frase conclusiva ad effetto.
Il concept è chiaro: richiamare l’attenzione del consumatore, focalizzando la sua attenzione sulla fiducia che le istituzioni (lo Stato italiano è il primo azionista dell’Enel) ripongono in lui. Il messaggio trasmesso da Moro è di conseguenza immediato: un’azienda gestita in larga parte dallo Stato, il cui costo dei prodotti è in continuo aumento, non può di certo lanciare un messaggio pubblicitario in cui si schiera dalla parte del consumatore, affermando di contribuire con i propri mezzi al miglioramento di un paese che in realtà non fa altro che peggiorare.
In sintesi, vogliate perdonarmi il francesismo, si tratta di una grandissima presa per il culo, la cui risposta è aperta a tutti quanti vogliano metterci la faccia e indignarsi silenziosamente. Per prendere parte alla campagna virale di Blumagenta è sufficiente infatti scaricare questo template, inserire la propria foto e inviarla a coglioni@bloggokin.it, venendo così annoverati tra i cosiddetti ‘’coglionizzati’’.
Perché beh, potrà anche esser colpa dei vari governi se quasi metà dei giovani italiani non hanno un impiego, ma c’è da ammetterlo, un po’ coglioni lo siamo.