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“Non c’è niente di più trasgressivo ed eccitante dell’ortodossia”, scriveva Chesterton qualche decennio fa… e Costanza Miriano ha preso questa sua affermazione (quasi) alla lettera.



Con il suo Sposati e sii sottomessa – Pratica estrema per donne senza paura (Vallecchi, Milano, 2011, euro 12,50), la Miriano ha scritto un libro che è diventato uno scomodo caso editoriale. Scomodo perché quello che dice è controcorrente. E’ vero che – parole sue – “[…] parlare male della Chiesa è come il nero: va bene su tutto e non passa mai di moda” (op. cit., p. 10), ma lei ha preferito uscire allo scoperto e raccontare di come avere quattro figli, un marito che ti/si ama, fare la giornalista al Tg3, andare tutti i giorni a Messa e correre anche qualche maratona sia possibile e, anzi, renda pure felici.
La Miriano non è una donna fuori dal comune, dotata di poteri straordinari. E’ semplicemente una mamma-lavoratrice che con alcune regole fisse (poche, a suo dire, ma ben chiare) riesce a mandare avanti egregiamente baracca e burattini, e anche a ritagliarsi qualche spazio per sé.
Qual è il segreto? Quali sono le “regolette magiche” della Miriano?

Leggendo Sposati e sii sottomessa, il concetto che viene maggiormente sottolineato dall’Autrice è che la donna ha una sua identità ed un suo genio, che è necessariamente diverso da quello maschile: dire che i due sessi sono uguali è un abominio. Il gentil sesso è fatto per accogliere e ha insita in sé la vocazione alla maternità; gli uomini hanno altre peculiarità e, soprattutto, compiti diversi. A ognuno il suo.


Scrive a questo proposito la Miriano: “Il femminismo è stato, a suo modo, una fioritura. E’ stato un’esplosione dell’esigenza di sentirsi amate, capite, valorizzate. Solo che ha preso la strada sbagliata, quella dell’affermazione di sé. […] L’emancipazione – che è partita da un’esigenza di giustizia – ha portato a un’idea distorta della parità. La parità non è uguaglianza. E’ dare pari dignità a due identità che non potrebbero essere più diverse” (op. cit., p. 59).

“La donna si perde quando dimentica chi è. La donna è principalmente sposa e madre. Deve offrire spazio e protezione. Non solo negli stretti confini della famiglia […]” (op. cit., p. 65).
Alcune donne “moderne”, leggendo queste affermazioni, probabilmente inorridiranno. Ma è così: la donna ha il compito di accogliere il proprio uomo e i propri figli, di prevenire i desideri, di “sacrificarsi” per il bene della società. Sii sottomessa, appunto: perché è dalla base che si costruisce tutto! Agli uomini, invece, va lasciato il compito di incarnare l’auctoritas, incombenza che oggigiorno viene spesso dimenticata, con conseguenze devastanti: “[…] questo principalmente dovrebbe essere il padre. E’ un compito importante e anche faticoso, perché quasi sempre è più facile dire sì che no alle richieste dei figli” (op. cit., p. 203).
Per far funzionare il matrimonio occorre non farsi prendere dalle emozioni del momento, accettare i difetti dell’altro (e i propri!, magari anche ridendoci sopra) e donarsi. Così, con un pizzico di buona volontà, il tanto bistrattato “fin che morte non ci separi” non sarà più una lontana utopia, bensì un obiettivo realizzabile. Il matrimonio non è un’azienda che apre o chiude a seconda delle esigenze di mercato: è per sempre.

Certo, oggi è tutto più difficile. La gente non è più abituata alla fatica e al sacrificarsi per gli altri: non si è in grado di rinunciare a niente; molti non sono in grado di scegliere un amore per tutta la vita; tutti vogliono dominare, e nessuno accetta di obbedire; la gravidanza e la maternità sono viste come una malattia; alle donne è chiesto di essere sempre perfette, in qualsiasi ambito… e via discorrendo.

Ecco, quindi, che occorre mettere alcuni paletti. Pochi, ma chiari.
Quando la donna si sposa deve essere disponibile ad accogliere il marito e i figli che verranno. Nel contempo, è necessario che sia in grado di parlare il linguaggio del marito (che “[…] se ti dice che non pensa niente, fidati: non pensa niente”) e deve fidarsi di lui, delegare, avere fiducia nel suo modo di fare. E, in questo modo, riuscire a ritagliare del tempo per sé.


Da ultimo, fatto spesso celato, occorre affidarsi a Dio. Essere perfette è umanamente impossibile e alle donne oggi è chiesto tanto, troppo. Occorre abbassare l’asticella, essere più umili, e cominciare a vivere non misurando tutto su di sé, perché solo in questo modo è possibile essere felici.
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