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dopo la sentenza per la morte del fratello
Indagata a Roma Ilaria Cucchi:
«Per la Procura avrei diffamato la polizia»
Denunciata dal sindacato Coisp. «Ma io non mi fermo». Iscritte anche Lucia Uva e Domenica Ferrulli


OMA - Ilaria Cucchi indagata dalla Procura di Roma per diffamazione degli agenti di polizia. A chiederlo con una denuncia presentata in giugno è stato Franco Maccari, segretario di quel sindacato di polizia Coisp che a Ferrara è andato a manifestare sotto l’ufficio comunale di Patrizia Aldrovandi, la madre del giovane Federico morto durante un controllo di polizia. Il pm Luigi Fede ha dato seguito ora con un’istruttoria che vede indagata la sorella di Stefano Cucchi, per la cui morte sono stati condannati solo i medici e non gli agenti della penitenziaria.

L’elezione di domicilio notificata a Ilaria CucchiL’elezione di domicilio notificata a Ilaria CucchiLA CONVOCAZIONE - Ilaria Cucchi è stata convocata, come da prassi, per eleggere il domicilio. Ne è uscita con una determinazione ancor più rafforzata nella sua lunga battaglia. Anche perché con lei sono indagate Lucia Uva (sorella di Giuseppe, morto nel 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri) e Domenica Ferrulli (figlia di Michele, deceduto nel 2011 mentre quattro agenti lo stavano arrestando), che giovedì 30 hanno eletto domicilio rispettivamente a Varese e a Milano. Domani, venerdì 31, l’avvocato di Ilaria, di Lucia e di Domenica, Fabio Anselmo, andrà in Procura.

«INDAGATA PER ESSERMI RIBELLATA ALLE MENZOGNE» -Ilaria Cucchi ha appena affidato a Facebook alcune considerazioni, la cui sostanza ripete volentieri al telefono. Dice: «Ebbene si! Sono sono sottoposta ad indagini dalla Procura della Repubblica di Roma. Ho appena eletto domicilio, naturalmente non so neanche a che cosa devo questa querela. So solo che mi ha querelato il signor Maccari del sindacato Coisip. Sarei indagata per aver offeso l’onore della polizia di Stato e di tutti i poliziotti che ne fanno parte. Sono indagata per aver reclamato verità e giustizia per la morte di Federico, di Michele, di Giuseppe, di Dino e di tanti altri morti di Stato. Sono indagata per essermi ribellata alla mistificazione ed alle infamanti menzogne sulla morte di mio fratello. Io non mi fermerò, mai. Non avrò pace fino a quando non avrò ottenuto giustizia. Io voglio confessare tutto, ogni cosa. Queste morti offendono la polizia, questo è sicuro. Offendono lo Stato. Questo è altrettanto sicuro. Offendono tutti».
30 gennaio 2014
 
Presidente spendi e spandi
Twitter, la Boldrini assume altre tre persone
L'idea è della nuova capo ufficio stampa scelta dal presidente di Montecitorio. La realtà virtuale conta, ma in Aula tutti vogliono la testa di Laura...



Sul pulpito di Montecitorio predica la spending review. Lontano dai riflettori vuole togliersi lo sfizio di un hacker e due nerd telematici. Perché no? Pagano i contribuenti. Così Laura Boldrini, la presidente della Camera che – come ha scritto l’Espresso - «fa dello sfoggio pubblico dell’anti-casta una certificazione di santità», taglia con l’accetta i portaborse altrui, ma non bada a spese per il proprio staff. Che ha raggiunto una tale densità demografica in Parlamento da necessitare un censimento. Al nutrito esercito dei Boldrini Boys stanno per aggiungersi infatti tre nuovi acquisti. E se alla fine non ci sarà un pirata telematico alle dipendenze della Camera è solo perché i questori hanno già risposto con un «no» rotondo alla proposta bislacca di Lady Montecitorio.

L’idea è stata di Anna Masera, nuova capo ufficio stampa voluta dalla Boldrini e quindi accettata dall’Ufficio di presidenza della Camera. Classe 1960, vanta una carriera inaugurata con un master in giornalismo alla Columbia University di New York e coronata alla Stampa, dove lancia la testata nel web diventando Social Media Editor. Una vocazione, quella digitale, che chiude in valigia e porta con sé a Palazzo. Solo quella, in realtà, perché la Masera, non appena approdata alla Camera, ostenta subito con orgoglio di essere totalmente digiuna di cosa pubblica: «Io non ci capisco nulla di politica, non sono mai stata in Parlamento», dice a ogni collega che gli capita a tiro. In effetti, prima di assumere l’incarico che adesso le rende oltre 6.500 euro netti al mese, in Transatlantico la Masera non s’era mai vista. Neanche dopo, a dire la verità. La sua presenza, invece, si è notata subito nella piazza virtuale di Montecitorio.

«Twitta a rotta di collo», dicono di lei nel Palazzo, che è tutto un cinguettio da quando è giunta la pioniera di Twitter. La prima cosa che ha fatto, non appena insediata, è stata aprire di propria iniziativa un profilo della Camera sul social network, suscitando non pochi mal di pancia ai vertici amministrativi e politici, nella segreteria generale e tra i componenti del Comitato della comunicazione, che la Masera si è guardata bene dal consultare. Una mossa percepita come uno sgarbo istituzionale soprattutto da parte dell’Ufficio di presidenza, che aveva avallato a larga maggioranza (10 favorevoli, 2 contrari, 3 astenuti) la nomina proposta dalla presidente di Montecitorio, la quale aveva indicato proprio la Masera tra i sei finalisti della selezione cui avevano partecipato in 750. Quando la paladina dei rifugiati era assurta a terza carica dello Stato e aveva scelto come portavoce Roberto Natale, si era capito subito chi sarebbe stata la predestinata: visto il rapporto di amicizia e stima che lega la Masera a Natale, nessuno si è stupito che, alla fine, quella poltrona sia andata proprio a lei.

Se la sua prima mossa è stata cinguettare, la seconda è stata chiedere l’assunzione di tre esperti telematici che l’aiutino ad avviare Twitter e sviluppare la comunicazione multimediale della Camera. Uno dei tre, inizialmente, avrebbe dovuto essere un hacker, un pirata informatico. Proposta, quest’ultima, immediatamente bocciata dai questori della Camera, convinti che sia meglio cercare un profilo professionale più ortodosso. Così stamattina i questori si riuniranno per decidere se dare il via libera alle tre assunzioni, per le quali la Masera intende fare stanziare 50mila euro dall’ufficio stampa di Montecitorio. I nuovi arrivati potrebbero essere inquadrati come grafici o redattori, con compensi che oscillano tra i 2000 e i 2.500 euro netti al mese.

Tanti, in questo ramo del Parlamento, si chiedono a cosa servano tre nuovi assunti quando ci sono già tre consulenti addetti al canale multimediale della Camera (Gustavo Pacifico 50mila euro, Rosaria Marchese 40mila, Giuseppe Caiola 30mila: compensi che figurano sul sito web della Camera alla voce «spese» del primo semestre 2013). Profumatamente pagati eppure al momento disoccupati, visto che il canale trasmette solo le sedute quotidiane dell’aula e nel fine settimana le registrazioni dei lavori delle commissioni: un servizio già svolto dai reparti radiotelevisivi di Montecitorio.

Se il Collegio dei questori darà il via libera, non saranno le prime assunzioni della Boldrini. Da quando si è insediata sulla poltronissima di Montecitorio, lo staff del presidente è già aumentato di sei unità. Tra le quali, per inciso, c’è già un’addetta ai social network: Giovanna Pirrotta. Ma per la rivoluzione digitale che ha in mente la Masera, evidentemente, ne servono di più.

di Barbara Romano
 

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