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SUV a idrogeno

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BMW iX5: anticipazioni sull’auto a idrogeno da record

Dopo anni di sviluppo, il primo SUV a idrogeno di BMW è pronto al debutto: in arrivo una flotta di iX5 Hydrogen per testare su strada la nuova tecnologia

5 Marzo 2023 10:23



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Fonte: Ufficio Stampa BMWLa rivoluzione a idrogeno arriva su strada: BMW annuncia la messa in produzione della iX5
BMW è pronta a mettere su strada il suo primo SUV a idrogeno. Dopo quattro anni di sviluppo, la BMW iX5 Hydrogen diventa realtà e passa al livello successivo: la prima flotta della Casa tedesca ad entrare in servizio nel 2023 è proprio quella a idrogeno costruita sulle linee dell’amata X5.
Meno di 100 esemplari, prodotti al Centro di Ricerca e Innovazione di Monaco, saranno inviati in giro per il mondo per test e prove su strada. Per la prima volta sarà possibile avere un’esperienza diretta dell’attesissima iX5 Hydrogen e vedere cos’ha da offrire la nuova rivoluzionaria tecnologia a idrogeno di BMW.
Indice

  • BMW iX5: l’idrogeno è il pezzo mancante del puzzle
  • Il sistema a idrogeno di BMW

BMW iX5: l’idrogeno è il pezzo mancante del puzzle

Rivelata per la prima volta al pubblico come concept al Salone di Monaco del 2021, la BMW iX5 Hydrogen è il frutto di anni di ricerca e sviluppo nel campo della tecnologia a celle a combustibile. La Casa tedesca ha più volte sostenuto l’alimentazione a idrogeno come valida alternativa all’elettrico nell’ambito della mobilità a zero emissioni, in particolare per le auto e i veicoli di grandi dimensioni.

Secondo Oliver Zipse, Presidente del CdA di BMW, l’idrogeno può avere un ruolo chiave nella transizione ecologica: “Dovremmo usare il potenziale di questa tecnologia anche per accelerare la trasformazione nel campo della mobilità. L’idrogeno è il pezzo mancante del puzzle quando si parla di mobilità a emissioni zero”.
Per una mobilità nuova, non basteranno le batterie al litio, secondo Zipse: “Una tecnologia da sola non riuscirà a garantire una mobilità a impatto zero in tutto il mondo”. Nonostante una crescita del 108% rispetto al 2021, l’elettrico costituisce ancora meno del 9% delle vendite di BMW: le prospettive reali, spiega l’azienda, sono di vederle arrivare al 15% nel 2023, per superare la metà delle vendite entro il 2030.
È quindi il momento di mettere su strada la prima flotta di auto a celle a combustibile e dare ai clienti la possibilità di provare in prima persona la mobilità a idrogeno firmata BMW.
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Fonte: Ufficio Stampa BMWBMW: entra in produzione la prima flotta di SUV a idrogeno

Il sistema a idrogeno di BMW

La tecnologia a celle a combustibile di BMW è oggi in grado di erogare una potenza continua di 125 kW, o 170 CV. In combinazione con la batteria a ioni di litio progettata appositamente per questo veicolo, il sistema a idrogeno BMW permette di alimentare un motore elettrico che ha la potenza totale di 374 CV.
Il sistema a celle a combustibile BMW, sviluppato nell’ambito di una solida partnership con Toyota, è dotato di componenti specifiche come un compressore con turbina ad alta velocità e una pompa di raffreddamento alimentata ad alto voltaggio, che mantiene lo stack di celle alla giusta temperatura – fattore fondamentale per una corretta reazione tra idrogeno e ossigeno all’interno delle celle.
L’idrogeno è contenuto in due serbatoi a 700 bar realizzati in fibra di carbonio rinforzata (CFRP), capaci di immagazzinare fino a 6 chili d’idrogeno, abbastanza per dare alla nuova BMW iX5 un’autonomia di 504 chilometri. Per un pieno, secondo le informazioni fornite dalla Casa tedesca, bastano tre o quattro minuti: con le giuste condizioni, la tecnologia a celle a combustibile si candida così a nuovo pilastro della mobilità a zero emissioni di BMW.
Per la messa in produzione della BMW iX5, sottolinea la Casa, è stato scelto il Centro Ricerca e Innovazione (FIZ) di Monaco, lo stabilimento da cui escono tutti i primi modelli delle nuove auto BMW.
 
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"Tu credi nella Magia?"
- E tu credi nell'aria?
"L'aria non devi crederla, la devi respirare.
Senza aria moriamo"
- La Magia è esattamente lo stesso.
Come l'aria, non la vedi, non la tocchi, però la senti.
E se togliamo la magia dalla vita, possiamo continuare a respirare, ma l'anima muore.
ADA LUZ MÁRQUEZ
Art Mary Anthony
 
cosa respiriamo in città

O3 - Ozono​

L’ozono è un gas con capacità irritanti per gli occhi, per le vie respiratorie e per le mucose in genere. Elevate concentrazioni di questo inquinante nell’aria possono favorire l’insorgenza di disturbi sanitari o l’acuirsi delle patologie già presenti nei soggetti più sensibili (persone affette da malattie respiratorie croniche e asmatici).

NO2 - Biossido di Azoto

Il biossido di azoto è un forte irritante delle vie polmonari; già a moderate concentrazioni nell’aria provoca tosse acuta, dolori al torace, convulsioni e insufficienza circolatoria. Può inoltre provocare danni irreversibili ai polmoni che possono manifestarsi anche molti mesi dopo l’attacco. È emesso soprattutto dai motori diesel ed è ritenuto cancerogeno.

SO2 - Biossido di Zolfo

Il biossido di zolfo è un forte irritante delle vie respiratorie; un’esposizione prolungata a concentrazioni anche minime può comportare faringiti, affaticamento e disturbi a carico dell’apparato sensoriale (occhi, naso, ...).

CO - Monossido di Carbonio

Il monossido di carbonio è un gas inodore e incolore, tossico per l’uomo. Gli effetti dell’esposizione a questo agente inquinante possono variare da leggera intossicazione con disturbi psico-motori, cefalea e indebolimento generale fino ai conseguenze più gravi. E’ emesso prevalentemente dai motori a benzina, dagli impianti di riscaldamento domestici e dagli impianti industriali.

PM10

Il PM10 indica un insieme di polveri inquinanti altamente nocive per l’uomo. Si tratta di particelle solide e liquide, di diametro inferiore a 10µm, generate da fenomeni naturali, o più comunemente dai gas di scarico delle automobili o dall’inquinamento degli impianti industriali. Gli effetti irritativi sul tratto superiore dell’apparato respiratorio possono comprendere l’infiammazione e la secchezza del naso e della gola, aggravandosi se le particelle hanno assorbito sostanze acide (come il biossido di zolfo o gli ossidi di azoto).

PM2.5

E’ un insieme di polveri inquinanti con diametro inferiore a 2.5µm, di natura organica o inorganica, che possono presentarsi allo stato solido o liquido. Questo tipo di particolato è in grado di penetrare profondamente nell’apparato respiratorio provocando disturbi acuti e cronici (asma, bronchite, enfisema, allergia) e nell’apparato cardio-circolatorio (aggravamento dei sintomi cardiaci nei soggetti predisposti).
 
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ARTEMIDE - POTNIA THERÒN, SIGNORA DEGLI ANIMALI SELVATICI.
Le più antiche rappresentazioni di Artemide nell'arte greca dell'età arcaica la ritraggono accanto a un cervo, a un leopardo oppure a un leone in quanto Potnia Theròn ( Ἡ Πότνια Θηρῶν), signora degli animali selvatici.
Questo appellativo è usato da Omero (Iliade, libro XXI, v. 470) in riferimento ad Artemide (Diana per i latini) ma si estende anche ad altre divinità femminili associate ad animali su cui esercitano un potere.
La parola Potnia con il significato di padrona o signora era una parola micenea ereditata dalla Grecia Classica, analoga al sanscrito patnī. Questo tipo di divinità è presente sin dalle religioni preistoriche.
Con il nome di Potnia Theròn viene in particolare indicata una dea raffigurata nell'Arte Minoica con in mano dei serpenti (o altri animali) o comunque circondata da animali selvatici. Altra importante dea associata a questo appellativo è la divinità anatolica Cibele, solitamente raffigurata circondata da fiere.
La connessione del femminile con l'elemento naturale e selvaggio ricorre nelle antiche mitologie articolanfosi dall'archetipo della Grande Madre.
Angelo von Courten "La dea Diana con un leone" (1906), Olio su tela 47 x 38 cm
 
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Ben trovato! Ti presento l’«Allegoria con Venere e Cupido» di Agnolo Allori, detto il Bronzino, opera del 1540-45 conservata nella National Gallery di Londra.
Si tratta di un dipinto molto complesso, destinato ad essere un dono di Cosimo I de Medici al re di Francia Francesco I per ingraziarselo nel complicato scacchiere delle alleanze politiche del tempo. L’incarico venne affidato al Bronzino, massimo ritrattista della casata dei Medici, pittore manierista colto e raffinato, nonché studioso di Dante e di Petrarca.
I protagonisti del dipinto sono Venere e Cupido, rappresentati nudi e con uno stile rarefatto, caratterizzato da colori freddi e smaltati. La dea dell’amore, semisdraiata su un drappo azzurro, con la sua posa serpentinata ricorda quella della Madonna del Tondo Doni di Michelangelo; notevole è la sua raffinata acconciatura e il diadema di perle che le cinge il capo. Con la mano sinistra stringe una mela, riferimento al pomo d’oro che fu causa della discordia da cui scaturì la guerra di Troia, e con la destra tiene in bella mostra una freccia. Il giovane Cupido le sfiora le labbra, dando vita a un possibile rapporto incestuoso, e con una mano le stringe il seno.
Dietro la celebrazione della bellezza, incarnata dalla raffinata figura scultorea della dea, l’artista cela dei messaggi e fornisce gli elementi necessari per comprenderli. Innanzitutto, come dicevamo, Venere e Cupido sono rappresentati in una possibile relazione amorosa e incestuosa: è evidente dalle labbra che si sfiorano, dalla bocca di Venere dischiusa tanto da vedere i denti e perfino la punta della lingua, dalla posizione di Cupido ed in particolare della sua mano, dal cuscino rosso – simbolo di voluttà – che si intravede sotto le sue ginocchia e dai colombi sotto i suoi piedi, simbolo della dea dell’amore.
A ben osservare notiamo però che l’apparente relazione amorosa cela qualcosa di sinistro e falso. Il gesto di Cupido infatti è ingannevole: più che abbracciare la madre, sta cercando di sfilarle il diadema. Allo stesso modo è ingannevole il gesto di Venere, che mostra la freccia appena sottratta dalla faretra di Cupido. Più che amore, i loro gesti rivelano una sessualità provocatrice e, ancora di più, ambigua. Mi sembra un buon commento ciò che amava ripetere Oscar Wilde: «Ognuno uccide l’oggetto del suo amore».
Sullo sfondo, una serie di figure aiutano ancora di più a comprendere la natura cattiva di una sessualità senza regole vissuta come semplice esercizio fisico privo di un coinvolgimento emotivo.
Sembra che il Bronzino voglia far riflettere l’uomo sui rischi e i pericoli celati dietro un comportamento libertino. Il putto che arriva da destra con delle rose in mano non rimanda tanto all’allegria e alla gioia quanto ad un bisogno di riflessione: attorno alla sua caviglia si vedono dei campanellini che sembrano simboleggiare il carattere gioioso della sua presenza, ma uno sguardo più attento nota anche le macchie di sangue sui suoi piedini. La rosa, fiore delicato e con le spine, ricorda che la vita è breve e che a volte può essere anche dolorosa.
Un’altra figura significativa sbuca da dietro il putto e con un volto da fanciulla guarda verso il vuoto, senza alcuna emozione. Ancora più inquietante però appare il suo corpo: sotto un vestito verde compare un busto ricoperto di squame, una coda da rettile, e una zampa da felino. Inoltre ha le mani invertite: con la destra, che in realtà è la sinistra, offre un favo di miele (simbolo di dolcezza) mentre con la mano sinistra, che in realtà è la destra, nasconde un pungiglione di scorpione (simbolo di inganno). Appare così chiaro che questa figura rappresenta la Frode e l’Inganno, con lo scopo di ribadire così il concetto del carattere ingannatore dell’amore carnale. Questa idea è richiamata dalle maschere teatrali ai piedi della Venere: ognuno di noi porta una maschera che cela il vero io e alcuni tratti della propria personalità dietro un’immagine più rassicurante. Da queste maschere parte una linea diagonale immaginaria che passando dal volto di Venere arriva fino a una figura che si trova in alto a sinistra: un profilo a bocca aperta, forse una maschera che richiama quella delle tragedie classiche. Si tratta dell’allegoria della Verità: trattiene un drappo azzurro e sembra quasi che se lo contenda con allegoria del Tempo che le sta di fronte, raffigurato come un anziano barbuto e alato, che compie lo stesso gesto ma in modo più vigoroso. Sembra che dietro tali gesti si celi un significato profondo: il Tempo cerca di impedire alla Verità di svelare troppo in fretta gli inganni dell’amore sensuale e vuole far rispettare il giusto scorrere del tempo come consapevole che nulla può essere fermato, come anche rivela la sabbia che corre nella clessidra appesa alla sua spalla.
Dietro Cupido si intravede la figura allegorica della Disperazione: ha le mani nei capelli e la bocca spalancata in un urlo malvagio; il colore della sua pelle non è, come le altre figure, lucente e perlaceo, ma livido e verdastro. Forse era il colore che assumeva la pelle di coloro che prendevano la sifilide, malattia molto diffusa nel XVI secolo: l’artista ha voluto mostrarne i suoi effetti, come memento e ammonimento.
L’autore sembra guidarci lungo un percorso che spazia tra diversi sensi come la vista (la nudità degli amanti), l’olfatto (il profumo delle rose), il gusto (il favo di miele), l’udito (la cavigliera con i campanellini). Il messaggio di base emerge chiaramente: l’amore sensuale, quando è accompagnato dall’inganno, pur essendo capace di generare piacere e gioia (simboleggiate dal putto), porta anche gelosia e disperazione (la vecchia), in attesa che comunque il tempo (il vecchio) cancelli tutto, spegnendo il fuoco di ogni passione.
Grazie per la tua attenzione!
 

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