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TOLGONO I SOLDI AGLI ITALIANI PER DARLI AI MIGRANTI ROBA DA PAZZI

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Maxi-risarcimento ai migranti: 15mila euro per quelli respinti

Lo Stato Italiano dovrà sborsare 15.000 Euro a testa per ciascuno degli 89 migranti respinti il 27 giugno 2009 verso la Libia: ecco i dettagli della sentenza emessa nei giorni scorsi dal tribunale di Roma

Mauro Indelicato - Sab, 07/12/2019 - 20:45





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Per le casse dello Stato costerà più di un milione di Euro la sentenza del tribunale di Roma che, nei giorni scorsi, ha dichiarato illegali i respingimenti.

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Questo perché, secondo i giudici capitolini, ad ogni migrante respinto va riconosciuto un indennizzo. I fatti su cui il tribunale è intervenuto, riguarda il respingimento operato da una nostra nave militare il 27 giugno del 2009.
In particolare, in quell’occasione 89 migranti sono stati soccorsi all’interno delle nostre acque territoriali e rispediti, nel giro di poche ore, in Libia. Con il paese africano pochi mesi prima l’Italia aveva stipulato un trattato di amicizia, il quale prevedeva uno specifico capitolo anche sul contrasto all’immigrazione clandestina.
In questa ottica, era espressamente prevista la possibilità di rispedire verso la Libia i migranti soccorsi in acque italiane. Negli anni poi, a causa della guerra esplosa al di là del Mediterraneo, i respingimenti non sono più stati attuati se non dalla stessa Guardia Costiera libica.
Come detto, secondo il tribunale di Roma questa pratica è illegale. In tal modo, i giudici hanno accolto le richieste di alcune associazioni, tra cui Amnesty International, che avevano fatto uno specifico ricorso con riguardo proprio al caso del 27 giugno 2009.
La sentenza è stata resa nota nei giorni scorsi, ma solo nelle scorse ore sono trapelati alcuni dettagli non indifferenti. In particolare, già si sapeva che ciascuno degli 89 migranti aveva diritto ad un indennizzo. L’ammontare di tale indennizzo è di 15.000 Euro per ciascun soggetto interessato e dunque per ogni migrante che si trovava, il 27 giugno 2009, a bordo del gommone respinto in Libia.
A conti fatti, lo Stato italiano deve sborsare 1.335.000 Euro. Ma non solo: tutti gli 89 protagonisti di questa vicenda, oltre all’indennizzo, hanno diritto a rientrare nel territorio italiano.
La sentenza infatti, ha previsto che al di là del risarcimento patrimoniale, i migranti devono poter entrare in Italia ed una volta nel nostro paese hanno il diritto di presentare domanda di protezione internazionale o di protezione speciale.
La causa in questione andava avanti dal 2016, quando Amnesty International ed Asgi hanno avanzato un ricorso per ribadire la linea di principio poi fatta propria anche dai giudici, ossia che i respingimenti devono essere considerati illegali.
Per l’Italia, oltre all’esborso da effettuare, la sentenza rappresenta anche un importante precedente per eventuali futuri governi che, con altri Stati dell’altra sponda mediterranea, vorrebbero introdurre nuovamente la pratica dei respingimenti.



 

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60mila euro per gli immigrati. Ma don Biancalani si lamenta

La Diocesi di Pistoia mette a disposizione 3 appartamenti, che saranno ristrutturati grazie al contributo di 60mila euro elargito dalla Regione Toscana: "Grande assente è il Comune. Perchè continua a defilarsi?"

Federico Garau - Sab, 07/12/2019 - 16:10





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Don Massimo Biancalani, sacerdote di Vicofaro (Pistoia), riesce a strappare un accordo finalizzato a migliorare le condizioni dell'accoglienza per alcuni degli stranieri già ospitati all'interno della sua parrocchia, sfruttando un contributo economico messo a disposizione dalla Regione Toscana e l'appoggio della Caritas.

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La decisione è arrivata al termine di un incontro organizzato direttamente dal vescovo di Pistoia monsignor Fausto Tardelli per frontreggiare l'emergenza migranti, al quale hanno partecipato, oltre allo stesso Biancalani, anche alcuni rappresentanti della Regione e della locale Caritas.
Il parroco non pare, tuttavia, del tutto soddisfatto, visto che non tutte le "casse" si sono aperte per risolvere i suoi problemi, come ad esempio quelle comunali. "Il grande assente resta il Comune", attacca il religioso come riportato da "Il Tirreno". "Non capisco perché continui a defilarsi, non contribuendo, in questo modo, a risolvere una questione che non riguarda soltanto Vicofaro, ma l’intera collettività", aggiunge.
Eppure, nonostante le sue rimostranze, la Regione Toscana ha deciso di sborsare ben 60mila euro per ristrutturare i 3 appartamenti messi a disposizione dalla Diocesi di Pistoia: una ventina di stranieri potrà così beneficiare della nuova collocazione. Della ristrutturazione delle case, collocate nella periferia della città, si occuperà direttamente la Caritas, che utilizzerà il fondo messo a disposizione proprio dalla Regione Toscana, "di 60mila euro", rimarca il parroco, che trova comunque di che lamentarsi.

Biancalani ottiene 60mila euro per l'accoglienza ma si lamenta








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"Togliere dalla strada questi ragazzi dovrebbe essere interesse di tutti. Non è giusto che Vicofaro supplisca a un impegno che dovrebbe essere anche delle istituzioni", attacca ancora Biancalani tornando al mancato contributo economico del comune.
Non ci saranno altre spese per quanto riguarda gli operatori che si occuperanno degli extracomunitari e dei loro problemi, rassicura il sacerdote. "Continueremo con la nostra équipe, ad eccezione di un operatore della cooperativa sociale “Arkè” di Pistoia che, per un’ora al giorno, si occuperà di un giovane con problemi psichiatrici".
Ma Vicofaro è una meta o semplicemente un punto di appoggio per arrivare ad altre destinazioni? Il parroco racconta: "Nei giorni scorsi quattro ragazzi sono partiti per cercare fortuna a Napoli, ma molti di loro, pur lavorando a nero a Prato, non hanno risorse sufficienti per sopravvivere. Per questo sono costretti a restare qui, dove hanno trovato persone che si prendono cura di loro", dice Biancalani. La risposta a questo problema, secondo il parroco, sarebbe quella di seguire i dettami del papa, che aveva invitato tutti i religiosi a spalancare le porte di chiese e conventi per accogliere a braccia aperte i nuovi extracomunitari in arrivo in Italia.
"La vera soluzione non può essere “rinchiudere” i ragazzi in un appartamento, ma estendere il modello di Vicofaro anche ad altre parrocchie", pianifica il sacerdote. "Per questo ho contattato i vescovi di Prato e Lucca: molti dei giovani che ospitiamo arrivano proprio da quelle città. Ho parlato con il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. E anche lui ha concordato con questa idea di creare una rete tra Diocesi e si impegnerà per sollecitare che questo avvenga. D’altronde questi giovani hanno bisogno di essere seguiti e ascoltati", conclude.




LA REGIONE TOSCANA PRENDE I SOLDI DALLE TASSE DEI CITTADINI ITALIANI
 

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Il sindaco Pd e il sistema Bibbiano: ora spuntano le intercettazioni

Nelle carte della procura di Reggio Emilia tra le storie dei bambini di Bibbiano spuntano le intercettazioni tra il sindaco e gli altri indagati

Costanza Tosi - Sab, 07/12/2019 - 19:10





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Adesso tutti parlano di Bibbiano. Nel vortice di chiacchiere e discussioni opinabili, nel bel mezzo degli editoriali che, in barba alla legge, già sentenziano sull’esistenza o meno del sistema di affidi illecito denunciato dalla procura di Reggio Emilia c'è un particolare che sfugge ed è forse l’unico che bisognerebbe sottolineare.
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Cosa c'è davvero nell'ordinanza? Nelle carte le intercettazioni captate dai carabinieri smentiscono, parola dopo parola, la difesa del sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti.
Tra i racconti dettagliati delle indagini la valutazione del gip del Tribunale di Reggio Emilia Luca Ramponi. "Non è vero che l'indagato non sapesse nulla, piuttosto sapeva e coprì politicamente l'iniziativa amministrativa illegittima, compartecipando nella agevolazione fattiva della stessa anche a fronte di specifiche richieste di altri componenti dell' organo di indirizzo politico". Si legge. Ramponi accusa senza mezzi termini l’indagato di esser stato non solo complice di tutto, ma in maniera del tutto lucida e consapevole. E per gli scettici diventa più facile da credere se si vanno a rileggere le telefonte tra Carletti e alcuni degli indagati, tra cui Federica Anghinolfi. La responsabile del Servizio Sociale dell'Unione Val d'Enza finita al centro degli scandali sui bambini di Bibbiano.
Ma partiamo dalla storia. I protagonisti dell’inchiesta “Angeli e Demoni” stavano lavorando all’apertura di una comunità per minori. Un'operazione in grande. La casa avrebbe accolto bambini provenienti da tutto il nord Italia e non solo minori del reggiano. Di questo progetto Anghinolfi, Carletti, ma anche Foti e altri parlarono a lungo. In una telefonata con con Marcello Cassini, legale rappresentante della società cooperativa “Si può fare”, la capa dei servizi della Val d'Enza racconta di essersi mossa per trovare una sede che potesse ospitare il centro. "Loro hanno cercato sta benedetta casa su a Bibbiano e ne avevano trovata una in affitto, ma per come è articolata non si riesce a suddividere", dice l'assistente sociale. A questo punto l’interlocutore tira in mezzo il sindaco. Come riportano i carabinieri, "Marcello dice di aver già avvisato Carletti di questa cosa, in quanto quest'ultimo gli aveva detto di conoscere una grande casa in cui i proprietari volevano fare un caseificio". Carletti avrebbe, dunque, contribuito alla ricerca del centro inconsapevole di cosa stesse andando a fare? Senza sapere di cosa si trattasse veramente? Ignaro di come queste persone stessero lavorando con i minori?
Ma andiamo avanti. Per il progetto era tutto pronto. Persino il nome era già stato deciso. “Rompere il silenzio”. Secondo la procura a spingere per creare il centro nelle sue zone era proprio Carletti. Le cure secondo il sindaco dovevano essere, ovviamente, affidate alla onlus di Claudio Foti. Per il sindaco i metodi dello psichiatra Torinese erano eccellenti. Come dimostra una telefonata registrata tra la Anghinolfi e Carletti. Dopo il convegno Rinascere dal trauma: il progetto La Cura i due si sentono per scambiarsi opinioni su come fosse andato l’incontro volto a celebrare il sistema Bibbiano. Federica Anghinolfi: "Secondo me è arrivato un messaggio molto chiaro, anche di natura scientifica". Carletti d’appoggio: "Io l'ho ribadito apposta in fondo...". Carletti era persino intervenuto per sottolineare il messaggio di natura scientifica senza essere al corrente di come funzionasse tutto il sistema?
Ciò che è certo è che il sindaco era molto legato alla Anghinolfi e agli altri. Li conosceva. Aveva un rapporto stretto tanto da scambiarsi consigli, pareri e perplessità. Secondo il gip "il suo ruolo di copertura si è anche estrinsecato facendo valere espressamente la propria competenza e il proprio peso politico per superare le perplessità di altri componenti della giunta dell' Unione proprio con riguardo alle modalità di affidamento del servizio di psicoterapia e della sua retribuzione di fatto".
Tra le tante, un’altra telefonata è utile a chiudere le fila del discorso e rendere più chiara la posizione del sindaco santificato dopo aver ottenuto la revoca dell’obbligo di dimora. A parlare sono Claudio Foti e Francesco Monopoli uno degli assistenti sociali che collaboravano con Federica Anghinolfi. Questa volta si parla di cifre. Il nuovo centro di accoglienza per minori doveva fissare un costo per i bambini che venivano accolti. A tal proposito Monopoli racconta: "Ho provato a sondare per il discorso della retta e… fra i 250 e i 260 euro... è un po' un discorso di lana caprina... nel senso che fino a 250 nessuno dice niente".
Dunque sembrerebbe che fosse già tutto deciso. Mancavano solo le cifre. Ma sarebbe stata la "Hansel e Gretel" ad occuparsi della psicoterapia ai minori. Eppure non era stata indetta nessuna gara pubblica. Tutto in amicizia e senza rispettare i dovuti step legali. Come riporta La Verità a confermare il modus operandi di Andrea Carletti è stato anche l'ex sindaco di Gattatico in provincia di Reggio Emilia, Gianni Maiola. Secondo quanto emerso dalle sue segnalazioni sembrerebbe che "per un verso la gratuità del servizio non era emersa nella discussione di giunta e che vi era una precisa consapevolezza della onerosità del servizio, tanto che egli pose il problema e segnalò le proprie perplessità, e sia Carletti che Anghinolfi e Campani rassicurarono gli altri componenti della giunta dell'esistenza di un formale affidamento alla Hansel e Gretel".
Adesso, per qualcuno, dopo che il sindaco del Pd è tornato libero, “Bibbiano” è diventata tutta una farsa mediatica strumentalizzata dalla destra populista. Ma oltre i discorsi, in cui per di più andrebbe intanto sottolineato che la decisione dei pm non rende ancora Carletti innocente, ci sono delle indagini trascritte in un’ordinanza della Procura che parlano di fatti. Che mettono nero su bianco perchè di Bibbiano si doveva parlare. E che fanno pensare che, forse la sinistra prima di pretendere le “scuse” dovrebbe aspettare i processi.
 

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NON CHIAMATELO STATO.





Uccise l'ex moglie e si suicidò. L'Inps chiede alle figlie minorenni 124 mila euro

Nel 2013 Marco Loiola ha inoltre ferito con sei colpi di pistola un uomo, che è sopravvissuto. Per la sua indennità di malattia e per l’assegno di invalidità, l’Inps ha chiesto il pagamento dell’indennizzo

Andrea Pegoraro - Sab, 07/12/2019 - 20:24





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Un risarcimento di 124mila euro è stato chiesto dall’Inps alle due figlie minorenni di una coppia morta a Marina di Massa.
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Si tratta di Marco Loiola, l’uomo di 40 anni che il 28 luglio 2013 uccise l’ex moglie e madre delle due ragazzine, Cristina Biagi e poi si tolse la vita. Loiola aveva inoltre ferito con sei colpi di pistola un altro uomo che oggi ha 54 anni ed è riuscito a sopravvivere. Proprio per la sua indennità di malattia e per l’assegno di invalidità, l’Inps ha chiesto il pagamento dell’indennizzo.
Come spiega Il Tirreno, la vicenda è stata resa nota da Francesca Galloni, l’avvocato di fiducia della famiglia Biagi. Il legale ha sottolineato che l’obiettivo è di non aprire un contenzioso legale con l’Inps. Allo stesso ha auspicato che l’Istituto di previdenza rinunci alla sua richiesta oppure che abbatta la cifra avanzata e la renda consona alla situazione di questa famiglia. “Purtroppo, su questo tema lo Stato è un Giano Bifronte - ha evidenziato l’avvocato -. Da una parte lavora per costituire un fondo per i risarcimenti ai familiari delle vittime di femminicidio, come nel caso di Cristina Biagi, dall’altro c’è un istituto nazionale direttamente riferibile allo Stato, che chiede dei soldi agli stessi familiari”.
Inoltre, Biagi ha detto che è stata contattata dai deputati Riccardo Ricciardi del Movimento 5 Stelle e Martina Nardi del Partito democratico, i quali hanno espresso vicinanza e hanno chiesto maggiori informazioni su quanto accaduto. Il legale ha precisato che i due politici massesi cercheranno in tutti i modi di sostenere la famiglia in questa vicenda. “L’interessamento dei nostri rappresentanti istituzionali è un ottimo inizio - ha sottolineato l’avvocato - e speriamo che porti a qualcosa di concreto soprattutto per le due minori”.
Alessio Biagi, zio delle due ragazzine, si è rivolto su Facebook anche al Capo dello Stato Sergio Mattarella parlando di questo caso, definendolo “umanamente orribileperché l’Inps ha chiesto alle sue nipoti minorenni di “pagare colpe non loro”. Alessio Biagi ha ricordato che spesso ci si dimentica ciò che queste tragedie producono: figli minorenni affidati alla cura di nonni e zii che hanno l’arduo compito di educarli e crescerli, cercando di colmare il loro dolore. "Questa la battaglia che stiamo affrontando e affronteremo per le nostre nipoti - scrive lo zio - fino ad una soluzione definitiva che restituisca loro un futuro. Dignità significa restare con la schiena diritta e mostrare la propria ferita come una bandiera".

 

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L'Inps dà il via libera: reddito di cittadinanza (e arretrati) per gli extracomunitari

Gli extracomunitari potranno ottenere il reddito di cittadinanza più facilmente. In certi casi potranno anche ricevere le mensilità arretrate

Federico Giuliani - Gio, 05/12/2019 - 13:17





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Si accende il semaforo verde dell’Inps per l’erogazione dei sussidi inerenti al reddito di cittadinanza (Rdc) e alla pensione di cittadinanza (Pdc) relative alle istanze dei cittadini extracomunitari rimaste sospese dallo scorso marzo.

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Secondo quanto riportato dal quotidiano Italia Oggi, per il reddito di cittadinanza basterà certificare solo il patrimonio immobiliare posseduto all’estero dal richiedente, da attestare presentando la certificazione dello stato estero e la domanda del sussidio. La novità più rilevante è che non sono più fondamentali né il requisito reddituale né la composizione del nucleo familiare. Non è finita qui: gli extracomunitari potranno sì ottenere il reddito o la pensione di cittadinanza più facilmente ma, in aggiunta, riceveranno anche – e questo vale per chi aveva presentato una domanda - l’invio delle mensilità arretrate da parte dell’Inps.
La documentazione richiesta
Andiamo con ordine e partiamo dall’inizio. Il decreto 21 ottobre 2019 stabilisce che la certificazione dello stato estero debba attestare solo il patrimonio immobiliare posseduto dal richiedente all’estero, e non anche redditi o altre informazioni sulla famiglia. In attesa che il decreto citato venga pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, l’Inps ha dato il via libera all’erogazione dei sussidi agli extracomunitari che dovevano fare i conti con la sospensione delle rispettive istanze.
Al fine di dimostrare i requisiti necessari per poter chiedere il reddito di cittadinanza o la pensione, i cittadini extra Ue devono essere in possesso di una certificazione dell’autorità estera del Paese di loro appartenenza, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall’autorità consolare italiana, che sia in grado di confermare i cosiddetti requisiti patrimoniali, reddituali e la composizione familiare. Sono esclusi da quest’obbligo coloro i quali hanno lo status di rifugiato politico o sono coperti da determinate convenzioni internazionali, in aggiunta ai cittadini provenienti da Stati "nei quali è oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni".
L'aiuto agli stranieri
Il decreto del 21 ottobre definisce due aspetti: l’ambito di applicazione dell’obbligo (cioè quali sono gli Stati a cui si applica) e le caratteristiche della certificazione. I cittadini che devono produrre la certificazione sono quelli provenienti dalla seguente lista di Stati: Buthan, Corea del Sud, Figi, Giappone, Hong Kong, Islanda, Kosov, Kirghizistan, Kuwait, Malaysia, Nuova Zelanda, Qatar, Ruanda, San Marino, Santa Lucia, Singapore, Svizzera, Taiwan e Tonga. La suddetta certificazione, inoltre, è richiesta “limitatamente all’attestazione del valore del patrimonio immobiliare posseduto all’estero” e dichiarato ai fini Isee.
Cosa ha stabilito l’Inps? Che le domande presentate dai cittadini provenienti da Paesi non inclusi nella lista, e per le quali è già scattata la verifica degli accertamenti per capire se ammessi a ricevere i sussidi, sono accolte. Detto altrimenti, è stato disposto il rilascio della Carta Rdc “con contestuale disposizione di pagamento a Poste Italiane”. L’Inps, inoltre, invierà a cadenza quindicinale le eventuali mensilità arretrate. Le domande di un cittadino proveniente da uno dei Paesi della lista, invece, dovranno essere integrate alla certificazione. I richiedenti riceveranno quindi un Sms o una mail con l’invito a produrre la documentazione richiesta presso le sedi Inps o, in alternativa, potranno scegliere di inviare il tutto tramite Pec. Anche in questo caso potrebbero scattare, in aggiunta al sussidio, eventuali arretrati qualora ricorrano i presupposti.



ALTRO REGALO DAL GOVERNO QUESTI SENZA MAI AVER LAVORATO HANNO UN REDDITO MENTRE I NOSTRI PENSIONATI ANCORA VIVONO CON 480 € - L'EUROPA HA DECISO DI ELIMINARE GLI ITALIANI ED AL LORO POSTO METTERCI GLI AFRICANI.



CAPITO COSA DICE IL COMUNISTA?




 

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IL PROBLEMA CHE L'ITALIA NON ESISTE PIU E NEPPURE LA COSTITUZIONE SIAMO SCHIAVI DEL DEBITO CHE NOI NON ABBIAMO FATTO MA I POLITICI .E L'EUROPA CI HA MESSO LE CATENE
 

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