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[h=6]TERRA DEI FUOCHI[/h] [h=1]Arsenico nell’acqua per l’irrigazione: sequestrati 12 pozzi contaminati intorno alla discarica Lo Uttaro[/h] [h=2]Valori superiori di 850 volte i limiti: in corso attività di carotaggio per verificare se la contaminazione sia estesa anche ai suoli. Il ministro Costa: «Accertare responsabilità»[/h] 0
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Dodici pozzi utilizzati per uso domestico e irrigazione, su cui è stata riscontrata una severa contaminazione da metalli pesanti come l’arsenico, sono stati posti sotto sequestro dai carabinieri nel Casertano, nell’ambito di una operazione coordinata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Sono in corso attività di carotaggio per verificare se la contaminazione sia estesa anche al suolo. La situazione è stata definita «allarmante» dagli investigatori. Il decreto di sequestro preventivo è stato eseguito dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale Carabinieri di Caserta e dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Caserta. Con le forze dell’ordine si è complimentato il ministro all’Ambiente Sergio Costa, invitando gli inquirenti ad «accertare» (finalmente) «le responsabilità».





[h=5]«Quantità abnorme di arsenico»[/h]
«In un pozzo i valori di presenza dell’arsenico sono giunti a superare di 850 volte quelli previsti per tale sostanza dalla tabella allegata al T.U. Ambiente», riferisce una nota della Procura. I 12 pozzi contaminatisi trovano tra i comuni di Caserta e San Nicola la Strada: in alcuni è stato accertata la presenza di oltre 900o milligrammi per litro di arsenico, una «quantità abnorme» per il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone (la soglia legale è di 10 mg). Acqua utilizzata per anni per irrigare alcune colture ma anche per i giardini di complessi residenziali; non arriva invece nelle case, che sono allacciate alla normale condotta idrica.

[h=5]Area dell’ex fabbrica[/h]
L'area dove sono stati sequestrati i 12 pozzi contaminati era nota negli anni '60 e '70 come la «piscina rossa»: sul fondo di una cava ristagnavano liquami contenenti arsenico e altre sostanze chimiche, residui dell'attività di lavorazione del ferro e del vetro, nei pressi dell'industria Saint Gobain di Caserta. Nella zona, nota come Lo Uttaro, sorgono altre cave trasformate in discarica; la «piscina rossa» negli anni è stata interrata insieme a tonnellate di rifiuti, e sovrastata da abitazioni civili e insediamenti produttivi. In questo mescolarsi di veleni è avvenuta la contaminazione dei pozzi sequestrati dai carabinieri in servizio al Nucleo Operativo Ecologico di Caserta e al Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale con il coordinamento della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

[h=5]Il procuratore Troncone: «Picco tumori»[/h]
«Nell'area compresa tra Caserta e San Nicola la Strada in cui abbiamo sequestrato i pozzi contaminati, si registra un'alta incidenza di tumori, specie alla prostata, anche se non si può stabilire il nesso di causalità tra l'inquinamento provocato dall'attività industriale e queste morti» ha detto il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone in conferenza stampa. Riferendo che anche il proprietario di una delle aree sequestrate è morto un anno fa per un tumore alla prostata, «patologia che sembra legata proprio alla contaminazione da arsenico - spiega Troncone - sostanza chimica cancerogena».

[h=5]Medici Ambiente: «Istituzioni ignave da vent’anni»[/h]
«Come presidente dell’Isde-Medici per l’Ambiente di Caserta e Campania tutta invito a prendere atto del gravissimo danno di salute per i cittadini perpetuatosi per oltre 20 anni senza che le istituzioni abbiano agito a tutela della comunità» commenta il medico Gaetano Rivezzi.

[h=5]Verdi: «Servono risposte ai residenti»[/h]
«Il sequestro di dodici pozzi per la “severa contaminazione da metalli pesanti” è la testimonianza che, con danni incalcolabili per l’ecosistema e per l’economia dei territori, lo sversamento illegale di rifiuti tossici e gli scarichi abusivi rappresentano (ancora) un problema reale». E «le bonifiche», se e quando “fattibili” o possibili, o piuttosto la messa in sicurezza di queste aree, «non sono più rinviabili, servono risposte certe a chi vive in questi territori» commentano invece i Verdi con Vincenzo Peretti e il consigliere regionale Francesco Borrelli.

[h=5]Legambiente: «Disastro di enormi proporzioni»[/h]
«Siamo davanti ad un disastro ambientale di enormi proporzioni. Un altro duro colpo ad un territorio già martoriato e che da anni attende una seria bonifica», laddove possibile e “fattibile”o altrimenti, “messa in sicurezza” (ndr) «non più rinviabile», commenta ancora Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania, auspicando che « magistratura e le forze dell’ordine accertino quanto prima le responsabilità del crimine ambientale che si perpetuava da decenni sotto gli occhi di tutti».

[h=5]Il ministro Costa: «Ora accertare le responsabilità»[/h]
Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa rivolge, in una nota, i «complimenti» ai carabinieri del Noe di Caserta e alla Procura «per l'importante operazione». L'arsenico, sottolinea il ministero, è noto per la sua elevata tossicità e in un pozzo i valori hanno superato di 850 volte quelli di tollerabilità. La «disastrosa situazione riscontrata nel Casertano», sottolinea il ministro già ai vertici della Forestale, era già «nota dal 2010 ai livelli locali di governo del territorio», territorio «che è stato poi trasformato in area urbana». E «l'operazione condotta con sapienza in fase investigativa conferma come l'attenzione per la tutela dell'ambiente e della salute debba essere una priorità reale» e «l'importanza di indagini approfondite per scoprire crimini purtroppo frequenti nel nostro Paese, che hanno bisogno della collaborazione sinergica (delle forze dell’ordine e istituzioni) per approfondire tutti i profili di responsabilità». (RedaWeb\LMar)

13 febbraio 2019 | 10:07
 

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