Cara Giordy, Dimentichi due cosette. La prima è che questo ragionamento che tu fai è utopico perché la sperequazione e l'evasione sono incentivate dalla natura stessa delle istituzioni gerarchiche, della divisione tra esseri (siamo divisi per gradi e per distanze). Quindi, scordiamoci che possa esserci un governante giusto, perché le istituzioni coercitive sono per natura stessa alienanti e inclinabili ai mali sociali; la seconda è che il problema non è solo italiano ma mondiale.
Prima bisogna cambiare le coscienze degli individui (il cambiamento non deve partire dalla società ma dal singolo) e non c'è scorciatoia. Chi ha provato a salire al potere per accorciare i tempi ha, di fatto, prodotto un danno identico se non superiore ai mali che intendeva arginare (vedi Partito Comunista, Verdi etc, i quali nascevano da movimenti dal basso e pensavano di non essere corruttibili dal potere per via dell'ideale) Poi, bisogna cambiare l'economia da Capitalistica a mutualistica, e infine non dev'esserci più l'ingerenza di un modello politico e religioso sulla cultura e sull'educazione. Nessuno deve impormi regole che io non ho scelto, discusso etc.
Anche se non votiamo, quindi non scegliamo nessun candidato, la macchina statale continua. Dunque, l'astensionismo è la prova del fatto che il cittadino non conta nulla e per contare deve rivoluzionare l'intero sistema a partire dal sé, affinché abbia il controllo sulla gestione della società. Affinché il nostro parere, la nostra azione siano determinanti per il buon funzionamento della società. Ma il problema reale è che non siamo abituati a pensare diversamente ma ci hanno abituato, fin dalle elementari, a ubbidire al padrone, che spesso è invisibile ai nostri occhi. Le nostre scuole, hanno mai insegnato ai nostri figli a costruire le istituzioni? hanno mai promosso lo spirito critico? O, piuttosto, hanno frenato la volontà di partecipare, presente in ogni bambino? Nella diatriba tra Scuola Statale e scuola Privata io lotto per una scuola pubblica non statale (una scuola per tutti, ma senza l'ingerenza dello Stato). Questa si chiama terza via.
"Gli ultimi saranno ultimi se i primi sono irraggiungibili"