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Frate Indovino

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SANT’ISIDORO DI SIVIGLIA vescovo dottore della Chiesa
Sant’Isidoro è considerato il più illustre dottore della Chiesa di Spagna. Nacque a Cartagena, da famiglia nobile, tra il 556 e il 571. Rimasto presto orfano, venne educato nella pietà e negli studi dai suoi tre fratelli. Imparò la lingua greca, ebraica e latina e si specializzò nel diritto. Fu eletto sulla cattedra episcopale di Siviglia, e si occupò delle vicende politiche e religiose della Spagna dominata dai Visigoti: contribuì alla conversione di questi dall’arianesimo al credo niceno e fu promotore del risveglio culturale e letterario in quei tempi. Ristabilì la disciplina nella Chiesa di Spagna e animò molti Concili che si tennero a quel tempo, alcuni dei quali presiedette lui stesso. Costruì monasteri e collegi, dove crebbero molti discepoli, fra cui sant’Ildefonso. Ebbe molta cura delle pratiche di pietà e della sua vita interiore con la preghiera, la meditazione e la penitenza. Scrisse: “La vita media, composta dalla vita contemplativa e quella attiva, risulta normalmente più utile a risolvere quelle tensioni che spesso vengono acuite dalla scelta di un solo genere di vita e vengono invece meglio temperate da un’alternanza delle due forme”. Nel momento in cui sentì la morte vicina, ormai infermo, si fece portare in chiesa, dove pregò intensamente e ricevette il viatico. Prima di morire, distribuì i beni della sua casa episcopale e condonò ogni debito. Fu definito: “Il dottore eccellente, la gloria della Chiesa cattolica, il più saggio uomo che fosse comparso per illuminare gli ultimi secoli”.FB_IMG_1712213491665.jpg
 

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SAN VINCENZO FERRER sacerdote
Vincenzo nacque a Valenza, in Spagna, nel 1350, ed era figlio di un notaio. Entrò nel convento domenicano della sua città, dove studiò e, in seguito, insegnò logica, filosofia e teologia. In quegli anni, la cristianità stava vivendo anni difficili, confusi: è l’età del “grande scisma d’Occidente”. A Roma viene eletto dai cardinali papa Urbano VI; ma una crisi tra l’eletto e gli elettori portò a una rottura e alla conseguente elezione di un secondo papa, Clemente VII, che si stabilì ad Avignone. Si crearono, così, due schieramenti politici, gli stati europei si divisero tra i due papi, il mondo era caduto nello sconcerto e nell’incertezza. Di fronte alla situazione creatasi, Vincenzo scelse di seguire papa Clemente VII, divenendo collaboratore del cardinale Pedro de Luna, legato del papa ad Avignone, di cui fu successore col nome di Benedetto XIII. Sempre più inquieto per la divisione della Chiesa, Vincenzo ebbe una visione, nella quale gli apparve il Signore con san Domenico e san Francesco. Il Signore gli ordina di mettersi in viaggio e conquistare molte anime. Vincenzo lasciò Avignone per dedicarsi a intense campagne di predicazione. Egli predicava con passione, con straordinaria energia, le parole arrivavano alla coscienza disorientata dei fedeli: invitava i cristiani alla penitenza, alla riforma dei costumi, a una autentica conversione. Sollecitava una riforma della Chiesa. Vincenzo si adoperò, perché la Chiesa ritornasse all’unità e condusse una segreta attività diplomatica per porre fine allo scisma. L’atto finale fu nel 1416, quando egli dovette annunciare all’irriducibile Benedetto XIII la decisione del re d’Aragona di sottrarsi all’“obbedienza” del papa di Avignone. Un nuovo Concilio riunito a Costanza eleggeva il nuovo e unico papa della Chiesa Cattolica, Martino V. In seguito, Vincenzo continuò a camminare e a predicare, dedito a una fruttuosa opera di evangelizzazione.FB_IMG_1712300349260.jpg
 
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DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
Santa Maria Faustina Kowalska mentre era nella sua cella del convento di Plock, il 22 febbraio 1931, ebbe la visita del Signore Gesù. Scrisse nel diario: “Vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. […] Dopo un istante Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te! Prometto che l’anima, che venererà questa immagine, non perirà” (Quaderno I, p. 47-48). […] “Voglio che l’immagine […] venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia” (Q I, p. 47-48). Il significato di questo quadro è legato alla liturgia di questa domenica. La Chiesa legge il Vangelo secondo san Giovanni che descrive l’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo agli Apostoli e l’istituzione del Sacramento della Penitenza (Gv 20, 19-29). L’immagine rappresenta il Salvatore risorto che porta agli uomini la Pace con la remissione dei peccati, conquistate con la sua Passione e morte in croce. I raggi del sangue e dell’acqua scaturiscono dal cuore di Gesù trafitto dalla lancia del centurione, il Venerdì Santo (Gv 19,17-18; 33-37). E nell’immagine di Cristo vi sono i due raggi. Santa Faustina chiede a Gesù il significato di questi raggi, e Gesù spiega: “I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. […] Tali raggi riparano le anime dallo sdegno del Padre Mio. Beato colui che vivrà alla loro ombra” (Q I, p. 299). Questi due raggi simboleggiano i santi Sacramenti, tutte le grazie dello Spirito Santo, di cui l’acqua è il simbolo biblico, e anche la Nuova Alleanza fatta da Dio con l’uomo per mezzo del sangue di Cristo. L’immagine di Gesù Misericordioso viene anche definita della Divina Misericordia, perché nel mistero pasquale di Cristo si è rivelato più chiaramente l’amore di Dio per l’uomo. Il fine del quadro è di rammentare il dovere del cristiano di provare sincera fiducia nei confronti di Dio e di agire con carità attiva verso il prossimo. Gesù chiese inoltre a suor Faustina che nella parte inferiore del quadro fosse scritto: “Gesù, confido in Te”, porgendo così agli uomini un “recipiente” al quale possono attingere le grazie. “Attraverso questa immagine concederò molte grazie alle anime, perciò ogni anima deve poter accedere a essa” (Q II, p. 742). Venerando l’immagine di Gesù Misericordioso, Egli ha promesso: la salvezza eterna, progressi nel cammino verso la perfezione cristiana, la grazia di una morte felice e altre grazie, se gli uomini gli si avvicineranno con fiducia.FB_IMG_1712472593411.jpg
 
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ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE
La solennità che si celebra oggi è una congiuntura straordinaria nel mistero dell’Incarnazione: l’arcangelo Gabriele annuncia a Maria la nascita del Messia. È il miracolo dell’incontro tra divino e umano, tra il tempo e l’eternità. Centralità di questa festa è il Signore che si incarna in Maria. Dio presceglie come Madre di suo Figlio una fanciulla israelita, della città di Nazareth. Maria è protagonista dell’annuncio che riceve dall’angelo; il Signore è protagonista dell’Annunciazione stessa, Lui che in questa Madre si farà carne. Il Signore è il Redentore, la Vergine la Corredentrice. Il Signore è il piano della Salvezza, la Madre è la “serva di Dio”, umile strumento. La fanciulla di Nazareth sceglie di collaborare e pronuncia il suo “Fiat”, fiduciosa che si compia in questo modo la volontà di Dio su di lei. Grazie a questa innocente fanciulla, Dio diventa storia: è lo storico e miracoloso incontro che sboccerà nella Natività e avrà il suo apice nella Pasqua. E la Vergine Madre in tutti i tempi continuerà a collaborare con lo Spirito Santo, con amore di madre, alla salvezza dei figli di Dio.FB_IMG_1712569165903.jpg
 
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SAN DEMETRIO DI TESSALONICA martire
La tradizione pone Demetrio a Tessalonica, ma il Martirologio non cita la località, quindi le sue origini sono incerte. Fu diacono e venne arrestato durante le furiose persecuzioni contro i cristiani volute da Diocleziano, perché predicava il Vangelo. Fu giustiziato intorno al 306, senza processo: subì il martirio trafitto da lance nei fianchi. Probabilmente il luogo del martirio fu Sirmio, dove nacque il culto a lui dedicato e dove solo successivamente sorse la chiesa in suo onore. Si narra che nel Medioevo le sue reliquie trasudassero un olio profumato e miracoloso; inoltre, in questo periodo venne adottato come protettore dei crociati.FB_IMG_1712645727184.jpg
 
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SANTA GEMMA GALGANI vergine
Gemma nacque nel 1878, in provincia di Lucca. A soli otto anni perse la madre, sua maestra di fede e poco dopo morì anche il padre, farmacista del paese. La famiglia Galgani, composta di sei fratelli e con loro vivevano anche due zie, dovette affrontare grandi sofferenze per le ristrettezze economiche. Nel frattempo, Gemma ricevette l'ispirazione di seguire con impegno la via della croce, come suo itinerario cristiano. Ella dialogava col suo Angelo custode, il quale le anticipò che i gioielli di una sposa del Crocifisso sono la croce e le spine. Gemma si ammalò gravemente, perdendo l’uso delle gambe. Fu il passionista san Gabriele dell’Addolorata, che apparendole, la confortò e fu anche sua guida spirituale. Gemma pativa grandi sofferenze e passava i giorni nella preghiera, ma quando sembrava non ci fosse più nulla da fare, accostatasi all’eucaristia, guarì miracolosamente. La ragazza continuò il suo cammino e, la sera della festa dell’Immacolata, fece voto di verginità. Ma grazie più grandi l’attendevano, infatti, ricevette l’apparizione di Gesù con Maria e il suo Angelo custode: dalle ferite di Gesù uscivano fiamme che toccavano le mani, i piedi e il cuore di Gemma. Gemma si sentì come morire, ma Maria la sorreggeva. Alla fine, Gemma si trovò in ginocchio e provava un forte dolore alle mani, ai piedi e al cuore e vi usciva sangue. Quei dolori, però, le davano una pace perfetta. Da quel momento, ogni settimana, Gesù la chiamò a collaborare nell’opera della salvezza, unendola alle sue sofferenze fisiche e spirituali. Tutto ciò, per Gemma fu motivo di gioia e di dolore insieme. La fanciulla dovette lasciare la sua casa e venne accolta nella casa dei coniugi Giannini, come una vera figlia. Ma, la sua condizione era davvero particolare: cadeva in estasi, in preghiera sudava sangue, le apparivano sul corpo delle ferite, i segni della Passione di Gesù. Così Gemma venne sottoposta a esami medici, ma di fronte al dolore fisico e alle prove morali, non diceva nulla, la sua serenità era straordinaria, era obbediente, anzi viveva la sofferenza in maniera “normale”. Morì di Sabato Santo, a 25 anni. Gemma, una piccola grande mistica, sempre in affettuoso colloquio con Gesù, sorridente davanti alle difficoltà più dure. Un’anima candida, contemplativa, orante, che visse nel riserbo e operò conversioni. Santa, perché ha accolto il peso della sofferenza di Cristo in maniera silenziosa, restituendo il coraggio e la fede a tante persone sfiduciate.FB_IMG_1712820799120.jpg
 

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SAN GIUSEPPE MOSCATI laico
Giuseppe fu uno dei medici più conosciuti nella Napoli dei primi del Novecento. Egli nacque a Benevento, nel 1890, settimo dei nove figli, di Francesco Moscati, magistrato e Rosa de Luca, di famiglia aristocratica. Era una famiglia di salde tradizioni religiose. Presto dovette trasferirsi a Napoli per seguire il padre. Qui, Giuseppe non scelse gli studi giuridici, rompendo così la tradizione di famiglia, ma si iscrisse a Medicina. Sembra che dalla sua finestra potesse vedere l’Ospedale degli Incurabili, cosa che risvegliò in lui sentimenti di pietà verso i pazienti ricoverati. La scelta della professione medica derivò per lui da una forte vocazione. Egli si trovò a operare in un’epoca in cui grande era il prestigio della Scuola medica napoletana e stava emergendo la figura professionale del medico. La sua carriera fu rapida e coronata da fama e riconoscimenti; la sua vita fu tutta dedicata alla professione tra ospedale, visite mediche e lezioni agli allievi. Prestava profonda attenzione al paziente, le sue visite non erano mai sbrigative, ma aveva cura di osservare tutte le manifestazioni delle patologie, gettando anche le basi del rapporto di fiducia medico-paziente. E aveva cura non solo del corpo, ma anche dello spirito del paziente: di frequente, consigliava all’ammalato, accanto alla terapia medica, di confessarsi e di ricevere i sacramenti. Medico autorevole, avrebbe potuto diventare ricco, ma egli era il medico di tutti, dei poveri in particolar modo e non chiedeva compenso là dove c’erano difficoltà economiche, anzi si premurava di procurare le medicine necessarie alla cura. Uomo generoso, condusse una vita ritirata, sobria, fondata sulla preghiera.FB_IMG_1712904031128.jpg
 

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SAN CESARE DE BUS sacerdote e fondatore
Cesare de Bus nacque a Cavaillon, in Francia, nel 1544, da una famiglia italiana. Nella sua prima giovinezza predilesse la vita militare e di corte, conducendo una vita agiata e dandosi ai piaceri dell’alta società. Una grave malattia lo spinse a profonde riflessioni interiori e ad aver cura dell’aspetto spirituale della sua persona, fino a giungere alla conversione. Questo cammino lo portò alla crescita di una vita nuova e scelse il sacerdozio. Sin dai primi passi si sentì chiamato all’attività del catechismo. Cesare viaggiò nelle campagne arretrate, dove vi era molta ignoranza religiosa tra la gente semplice. L’idea era di diffondere il catechismo ed egli non si limitò a catechizzare solo i bambini, ma studiò una catechesi per l’intera famiglia, pensando che in questo modo si poteva combattere l’ignoranza del popolo. Cesare fondò una nuova congregazione, che chiamò Preti della Dottrina Cristiana o dottrinari. I membri vivevano in comunità senza pronunciare i voti religiosi; ma in un secondo momento comprese il valore del fatto che formulassero almeno i primi voti. Formò anche un gruppo di religiose, le Figlie della Dottrina Cristiana. La sua vita spirituale era caratterizzata dallo spirito di penitenza, egli si offriva totalmente a Dio, abbandonandosi al suo volere. Attraverso l’insegnamento del catechismo riuscì a diffondere ampiamente il messaggio dell’amore di Dio e della redenzione per opera di Gesù.FB_IMG_1713171772995.jpg
 

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SANTA BERNADETTE SOUBIROUS vergine
Maria Bernarda nacque a Lourdes, villaggio tra i Pirenei, nel 1844. Figlia di un mugnaio, la sua famiglia viveva di stenti a causa di affari andati male. La mattina dell’11 febbraio 1858, Bernadette con la sorellina e una compagna uscirono a cercare legna, spingendosi fino alla Rupe di Massabielle, dove la roccia formava una piccola grotta. Bernadette, cagionevole di salute, era rimasta indietro da sola e, all’improvviso udì un gran rumore: non vi era alito di vento, ma la grotta era piena di una nube d’oro e una splendida Signora vestita di bianco apparve sulla roccia. La fanciulla subito si inginocchiò e cominciò a pregare con la sua corona. La Signora lasciò che pregasse, facendo passare fra le dita i grani del Rosario che portava in vita, senza recitare l’Ave Maria, ma unendosi a Bernadette nel Gloria al Padre. Da quel giorno al 16 luglio, vi furono altre diciassette apparizioni, in cui Bernadette chiese alla Signora chi fosse ed Ella rispose: “Io sono l’Immacolata Concezione”. La notizia dell’evento si sparse e fedeli in gran numero accorrevano alla Grotta, dove i miracoli furono copiosi. Bernadette subì interrogatori pressanti sia dalle autorità civili che religiose, ma lei fu sempre limpida e sicura nelle sue risposte. Presto si ritirò in convento per condurre una vita nascosta e di preghiera. Fu tormentata da grandi sofferenze fisiche e spirituali, attraverso le quali raggiunse la perfezione e con gioia e fervore si spense all’età di 35 anni. Per tutta la vita Bernadette cercò di assomigliare il più possibile alla Vergine Immacolata, che vide, ascoltò, amò. Semplice e mite, conservò nel silenzio i segreti affidatile dalla Vergine, convinta e coerente e consapevole che la sua missione era di “riferire”. Per i malati nell’anima offrì la sua vita.FB_IMG_1713250202395.jpg
 

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SAN GALDINO vescovo
Galdino nacque a Milano nella famiglia Sala, della piccola nobiltà locale e fu avviato alla vita ecclesiastica. Divenne arcidiacono della Cattedrale e si schierò dalla parte di papa Alessandro III, durante lo scisma del 1159. Per questo Federico Barbarossa, che sosteneva l’antipapa Vittore IV, lo fece imprigionare. Scarcerato, Galdino fu fedele ad Alessandro III e, quando questi fu nominato papa a Roma, lo designò arcivescovo di Milano. Sconfitto Barbarossa dalla Lega Lombarda, Galdino allontanò tutti i sacerdoti seguaci dell’antipapa e consacrò nuovi vescovi. Viene ricordato per aver promosso la ricostruzione della città dopo le distruzioni di Barbarossa e per la sua sollecitudine verso i poveri e i carcerati.FB_IMG_1713422061386.jpg
 

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SANT’AGNESE DA MONTEPULCIANO vergine
Agnese nacque intorno al 1274, da nobile famiglia, nel borgo di Gracciano Vecchio nei pressi di Montepulciano. A soli nove anni era nel collegio delle monache dette “saccate”, per il particolare abito che indossavano, a Montepulciano. In questo luogo rimase prendendo l’abito di religiosa dell’Ordine domenicano. Accompagnò la sua maestra di noviziato, suor Margherita a Proceno (Viterbo), per fondare un monastero: dopo un anno, alla sola età di quindici anni, Agnese ne divenne superiora, con approvazione ecclesiastica. Ella viveva di molta preghiera e, per lunghi periodi, si nutriva solo di pane e acqua. A causa della sua precaria salute, fu mandata alle Terme di Chianciano, dove fece sgorgare una nuova fonte sorgiva. Numerosi prodigi si conoscevano di lei: le sue estasi, i sogni profetici, la manna che scesa dal cielo. Morì nel 1317, di notte e contemporaneamente, tutti i bambini del luogo si svegliarono annunciandone la morte. La mattina dopo il corpo di Agnese emanava odore di violetta. Si racconta anche che santa Caterina da Siena, recatasi nel 1377 a venerarne le spoglie, vide Agnese sollevare il piede mentre lei stava per baciarlo.FB_IMG_1713595471906.jpg
 

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SANT’ANSELMO D’AOSTA vescovo dottore della Chiesa
Anselmo nacque ad Aosta nel 1033. Il padre, molto autoritario, fu causa delle sue amarezze giovanili. Gli proibì di poter seguire la sua inclinazione a farsi monaco, perché essendo primogenito, doveva essere erede del nome e delle ricchezze, secondo la tradizione. I contrasti col padre, infine, lo esasperarono e fuggì di casa. Giunse all’abbazia del Bec, dove studiò e, preso l’abito, ne divenne l’abate, mostrando grande saggezza nel governo. L'acutezza dell'intelligenza, la dolcezza di carattere e la santità di vita lo resero famoso e il re Guglielmo II il Rosso lo nominò arcivescovo della sede vacante di Canterbury. La situazione della Chiesa inglese era molto difficile in quel periodo per la violazione della libertà religiosa da parte del re. Anselmo tentò di mediare il rapporto, ma si arrivò a un conflitto duro tra l'autorità secolare e quella religiosa. L'arcivescovo non si arrese, non abbondonò la sua posizione e ricorse al Papa per ottenere l’affermazione dei diritti del popolo cristiano. Fu costretto, però, ad abbandonare la sua sede per l’esilio. Studioso instancabile, pensatore acuto, grande teologo del tempo, egli aprì una nuova strada, affermando che la certezza della fede va addotta con prove razionali. Rientrò a Canterbury e lì morì da uomo giusto, le cui scelte erano state fatte per servire la società nella quale si trovava. Sant’Anselmo d’Aosta fu proclamato Dottore della Chiesa.FB_IMG_1713688503906.jpg
 

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SAN TEODORO IL SICEOTA vescovo
Teodoro nacque in Galazia, dove la madre e la zia gestivano un albergo attraverso molte difficoltà. Giunse lì un cuoco che riuscì ad attirare molti clienti, risollevando così le sorti delle due donne. Il cuoco era una persona devota e spinse il giovane Teodoro a frequentare la chiesa, gli insegnò a pregare e la pratica ascetica del digiuno. Tutto ciò influenzò spiritualmente il giovane Teodoro, che decise di fare l’esperienza di vivere da eremita in una grotta. La sua fama di santità si diffuse nei dintorni e gli fu attribuito anche il dono dell'esorcismo. Veniva visitato da molti pellegrini e, non riuscendo più a vivere in solitudine si ritirò sulle montagne, cercando di vivere in una grotta murata, ma ne fu tirato fuori, perché era in cattiva salute. A diciotto anni ricevette l'ordinazione presbiterale, si recò pellegrino a Gerusalemme, dove ricevette l'abito monastico. Inaugurò un nuovo stile di vita estremamente austero, egli stesso scelse di vivere sopra alcune ceste sospese. Grazie alla sua intercessione, si compirono numerosi miracoli e visitatori e discepoli ripresero a fargli visita. Fu eletto vescovo di Anastasiopoli, dove vi rimase per una decina d'anni, finché ottenne il permesso di dare le dimissioni. Il suo episcopato fu caratterizzato principalmente da miracoli e prodigi. Si dedicò alla preghiera e alla cura dei suoi monaci, che durante la sua assenza avevano assunto costumi piuttosto rilassati. Fu, in seguito, convocato a Costantinopoli per ricevere grandi onori dall'imperatore, a cui aveva guarito il figlio. Trascorse il resto dei suoi giorni in monastero, accogliendo i visitatori e operando miracoli.FB_IMG_1713764425890.jpg
 

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