Novità

°° L' ALTERNATIVA °°

  • Creatore Discussione Creatore Discussione Roby
  • Data di inizio Data di inizio
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
...l'ottico che vuole fare occhiali speciali
che mostrino panorami insoliti...
metafora di un venditore di droghe allucinogene...


"http://www.youtube.com/v/MAN30uMp1f4&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=MAN30uMp1f4

Un ottico
( Fabrizio De Andrè )

Prima parte:
Daltonici, presbiti, mendicanti di vista
il mercante di luce, il vostro oculista,
ora vuole soltanto clienti speciali
che non sanno che farne di occhi normali.

Non più ottico ma spacciatore di lenti
per improvvisare occhi contenti,
perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.
Seguite con me questi occhi sognare,
fuggire dall'orbita e non voler ritornare.

Seconda parte:
Primo cliente - Vedo che salgo a rubare il sole
per non aver più notti,
perché non cada in reti di tramonto,
l'ho chiuso nei miei occhi,
e chi avrà freddo
lungo il mio sguardo si dovrà scaldare.

Secondo cliente - Vedo i fiumi dentro le mie vene,
cercano il loro mare,
rompono gli argini,
trovano cieli da fotografare.
Sangue che scorre senza fantasia
porta tumori di malinconia.

Terzo cliente - Vedo gendarmi pascolare
donne chine sulla rugiada,
rosse le lingue al polline dei fiori
ma dov'è l'ape regina?
Forse è volata ai nidi dell'aurora,
forse volata, forse più non vola.

Quarto cliente - Vedo gli amici ancora sulla strada,
loro non hanno fretta,
rubano ancora al sonno l'allegria
all'alba un po' di notte:
e poi la luce, luce che trasforma
il mondo in un giocattolo.

Faremo gli occhiali così!
Faremo gli occhiali così!
 
...un uomo che non volgeva
il pensiero...non al denaro non all'amore nè al cielo...


"http://www.youtube.com/v/2kNwJX6E7pE&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=2kNwJX6E7pE

Il suonatore Jones
( Fabrizio De Andrè )

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.

Sentivo la mia terra
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.

Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.
 
286717336_3f23d17f57_o.jpg


...storie... nove storie per l'esattezza...
...Il poeta Fabrizio De Andrè incontra Edgar Lee Masters e il disco "Non Al Denaro Non All'amore Nè Al Cielo" è il frutto di questo incontro letterario....De Andrè legge per la prima volta "L'antologia Di Spoon River" a diciotto anni circa, poi la riprende due anni prima di pubblicare questo disco ed estrapola nove storie che diverranno poi delle vere e proprio opere d'arte, il manifesto dell'arte poetica e cantastoriale di Fabrizio.

Le nove poesie adattate ai giorni nostri toccano due temi: l'invidia</u> (Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore) e la scienza</u> (Un medico, Un chimico, Un ottico).
I protagonisti di queste storie parlano con estrema sincerità, perché non hanno più da aspettarsi niente, non hanno più niente da pensare, ora che sono morti non possono essere più invidiosi, non possono più essere competitivi. Così parlano con quella sincerità, con quella chiarezza che da vivi non hai mai posseduto.
Da notare che qui tutti i protagonisti hanno nomi generici per sottolineare che le storie di questi personaggi sono esempi di comportamenti umani che si ritrovano benissimo in ogni epoca e in ogni luogo della terra, in ogni città e in ogni contesto sociale. L'unico personaggio ad avere un nome è "Il Suonatore Jones" forse perchè Fabrizio si sentiva molto vicino a questo personaggio che suonava non per lavoro ma per puro piacere, era quindi un personaggio libero che non aveva preoccupazioni e che "non volgeva il pensiero non al denaro non all'amore nè al cielo". Abbiamo quindi "Un Blasfemo” che, come Adamo ed Eva, cerca la mela della conoscenza non più in mano a Dio ma al potere poliziesco del sistema, per il quale il paradiso è solo un mondo di sogni in cui rinchiudersi per non vedere la realtà, c'è "Un Matto”, che per invidia studia la Treccani a memoria e viene rinchiuso in un manicomio, perché ne sapeva troppo o forse perché era impazzito, o comunque perché alla gente faceva comodo chiamarlo scemo, scaricando su di lui le proprie frustrazioni. "Un Giudice" rappresenta poi l’amaro frutto della maldicenza che “batte la lingua sul tamburo” condannando l’uomo piccolo di statura ad un isolamento rancoroso e vendicativo, destinato a sfociare poi in una individualistica manipolazione del potere a servizio della propria personale rivalsa. Abbiamo "Un Medico" che voleva curare gratis i suoi malati, trasgredendo le regole del sistema, che di quella trasgressione si vendica imprigionandolo; "Un Malato Di Cuore" che, nonostante le sue condizioni lo spingano più di altri ad invidiare la spensieratezza altrui, riesce comunque a sconfiggere con l’amore la molla che fa scattare la competizione. Muore in un incontro d’amore, regalando un sorriso e un bacio ad uno sguardo a cui non chiese promesse o ricompense, solo la gioia dell’ultimo istante, dell’ultimo “fiore non colto” ma infinitamente accarezzato ed assaporato.

Queste sono sono alcune delle piccole storie che vale la pena andare a reperire, anche perchè qui c'è tutto De André, quello triste, malinconico, ma anche il Fabrizio che usa l'ironia. Le musiche, tanto per cambiare sono molto coinvolgenti, basti ascoltare i primi 54 secondi de "La Collina" per essere trasportati in un'altra dimensione, le musiche sono cariche di pathos e coinvolgono l'ascoltatore anche quando sono molto semplici. La musica si fa più solare in brani come "Un Matto", "Un Chimico", "Un Ottico", mentre è molto malinconica in canzoni come "Un Blasfemo" "Un Malato Di Cuore" "Il Suonatore Jones". Un disco da possedere per forza perché De André merita sicuramente, perché le parole non bastano a definire il Fabrizio De André uomo, cantautore e poeta.
Vi auguro buon ascolto...opere intrise di malinconia e di una poeticità immensa. Altre parole non servono.
 
<center>Grazie Marco

x la tua squisita gentilezza


ora è tutto ok!!!


...ciao...</center>

alisia
byebye.gif

-----------------------

La vita è quella cosa che ti succede mentre sei impegnato a fare altro
 
...delicatamente e raffinatamente
evoca immagini, profumi ed emozioni
con repentini cambi di ritmo
che coinvolgono più sensi...
...per me una canzone accarezza lividi...

2363912676_6e187fb981_o.jpg


"http://www.youtube.com/v/2X3chDF5_XA&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=2X3chDF5_XA

Replay
( Samuele Bersani )


Dentro al replay
fra miliardi di altri ci sei
e non hai scia
luminosa d'auto
anche di periferia
come i sogni che farai
o prenderai a noleggio
quando ti addormenterai
con le scarpe sul letto
Dentro al replay
con la testa girata un po' in su
da fotografia
ci sei anche tu prima di andare via
"se rimango ancora qui
è come se morissi
e guardandomi allo specchio
ad un tratto sparissi"
Cadono le stelle e sono cieco
e dove cadono non so
cercherò, proverò, davvero
ad avere sempre su di me il profumo delle mani
riuscire a fare sogni tridimensionali
non chiedere mai niente al mondo
solo te
come una cosa che non c'è
cercando dappertutto anche in me
ti vedo
Dentro al replay
per un attimo c'ero e anche lei
ma in quel momento
qualcosa ho cancellato
si è fermato il tempo, la sua regolarità
e come se morissi
è sparita anche la luna,
è cominciata l'eclissi
Cadono le stelle
allora è vero
e io non so se ci sarò
dove andrò
non lo so se lo merito o no
se correggerò gli effetti dei miei guasti nucleari
se troverò il coraggio ti telefono domani
e più sarò lontano e più sarò da te
dimenticato e muto
come uno che non c'è
tornerò, tornerò davvero
a sentire su di me profumo delle mani
di notte io farò sogni tridimensionali
senza chiedere mai niente al mondo
neanche a te
senza chiedermi perché
ti vedo dappertutto
anche in me
ti vedo
 
...pescatore di asterischi...egli stesso...
"non sprechiamo il tempo a cercare
il senso gravitazionale che non c'è".
...un invito ad accettare i suoi brani
così come sono, senza ricercare sensi complicati....
...una leggera non superficialità...

pescatore.jpg


"http://www.youtube.com/v/h-dhtTeclsA&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=h-dhtTeclsA

Il pescatore di asterischi
( Samuele Bersani )

C'è un quaderno che nascondo
ma non ho mai scritto cosa sei
per me
perché è facile
tu mi leggi dentro io no
se gli errori li cancello
resta la peggior calligrafia
che ho
avuto in vita mia
nuda lì sul foglio
io sono un pescatore di asterischi
sotto un'onda a forma di
parentesi rotonda che mi porta via
non si può partecipare
subito a un concorso di poesia
che idea
intitolarla apnea
vale un primo posto
in questo gioco di pensieri sporchi
sopra a un letto
prima di abbracciarti
mi connetto e penso insieme a te
i tuoi capelli neri
a punta d'inchiostro
si aggrovigliano ai miei
io polipo tu seppia
non vuoi farti mangiare
però nella vita c'è sempre un però
un cielo che si appoggia sul mare
e tu impari chi sei
come un giocoliere spendi
tutto il tempo a cercare
il senso gravitazionale
che non c'è
ooh ooh
e c'è un grillo che nascondo
ogni tanto esce e dice che
chissà
chissà se anche lei
è pura fino in fondo
in questo gioco di pensieri sporchi
sopra a un letto
prima di abbracciarti
mi connetto più vicino a te
e tu sei bella
come quella Madonna
che un giorno qualcuno pescò
anche il polipo e la seppia
non si fanno più male
eh no
son saliti a guardare
il cielo che si spegne nel mare
laggiù dove sono gli Dei
siamo giocolieri
non sprechiamo il tempo a cercare
il senso gravitazionale che non c'è
il senso
siamo giocolieri
non sprechiamo il tempo a cercare
il senso gravitazionale che non c'è
il senso
siamo giocolieri
non sprechiamo il tempo a cercare
il senso gravitazionale che non c'è
il senso
il senso
 
...preoccupazione da futurismo...
dalla nostra proiezione del futuro...
più che dal futuro stesso...
...l’utopia dell’umanesimo...
siamo persone libere...dopotutto...
in grado di reagire non per stati d’animo indotti,
e di vivere e scegliere senza percorsi obbligati...


"http://www.youtube.com/v/blydGALU7DI&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=blydGALU7DI

Cambierà
( Neffa )

Un'altra notte finisce
e un giorno nuovo sarà
anna non essere triste
presto il sole sorgerà
di questi tempi si vende
qualsiasi cosa anche la verità
ma non sarà così sempre perchè tutto cambierà
per ogni vita che nasce
per ogni albero che fiorirà
per ogni cosa del mondo
finchè il mondo girerà
già si vedono
lampi all'orizzonte però
nei tuoi occhi io mi salverò
già si sentono tuoni aprire il cielo però
grida forte e sai che correrò

ora mi senti e ti sento
siamo una sola anima
e celebriamo il momento
e il tempo che verrà
se chi decide ha deciso
che ora la guerra è la necessità
io stringo i pugni e mi dico
che tutto cambierà
per ogni vita che nasce
per ogni albero che fiorià
per ogni cosa del mondo finchè il mondo girerà
già si vedono
lampi all'orizzonte però
nei tuoi occhi io mi salverò
già si sentono
tuoni aprire il cielo però
grida forte e sai che correrò
tutto cambierà
sai che cambierà
tutto cambierà
vedrai che cambierà
vedrai che cambierà
tutto cambierà
 
...in quel momento il tempo si fermò...la freccia azzurra si bloccò in un istante, gli alberi smisero di ondeggiare, le persone smisero di cantare, gli uccelli di volare, non si sentiva più lo scorrere del fiume, c’era solo una foglia che rotolava sull’asfalto ancora caldo...il sole andava a riflettere i suoi raggi sulle lamiere delle macchine, che ferme immobili scrutavano da lontano una sagoma blu, troppo veloce da raggiungere, gli spettatori alla curva aspettavano lo sfrecciare di quel casco giallo, la lancetta dell’orologio stentava a scoccare il secondo per paura di essere ancora troppo lenta per quel pilota, le bandiere giallo verdi che spuntavano dalla collina cercavano disperatamente il vento...ma c’è n’era solo per lui...e quella freccia correva, correva, una curva dopo l’altra saliva alla variante e subito dopo spuntava alla tosa, era una giornata di sole, ma contornata da neri ricordi di quella prima, non un buon giorno per correre, ma quel piccolo pilota era abituato a sfide ben peggiori di una macchina nervosa e di falsi amici che non aiutano, doveva esser facile, partire, seminare le due rosse, il tedesco e andare a vincere, ma ben più grande doveva essere la paura sotto quel casco, non la morte che ti accompagna ad ogni curva e ti rincorre in rettilineo...ma la paura di non aver più futuro...paura di dover smettere, un giorno, di correre, perché non si può smettere di respirare, se no si "muore", ma ben peggio per il piccolo pilota era morire dentro, smettere di respirare l’aria che è ben diversa quando ti arriva a duecento all’ora...quella freccia blu doveva essere un riscatto, per il mondiale rubato nell’ottantanove e la macchina troppo lenta del novantatre, bisognava vincere quella domenica, senza errori...per portare punti preziosi...per riempire ancora i polmoni dell’aria che si respira dal gradino più alto del podio, quando sei al di sopra di tutti, ma bisognava vincere anche per ricordare, per sventolare la bandiera dell’amico Ratzenberger, la pole non bastava, il tempo era troppo poco, bisognava vincere, ma non bastava la macchina più veloce, non bastavano le preghiere, non bastava essere il migliore di tutti, la dove nessuno può arrivare vi era scritto come doveva finire...chi sa come deve essere la vita vista da dentro un casco, ti passa accanto così veloce...oppure è talmente veloce che ti permette di afferrare ogni singolo attimo e rimanerne attaccato per sempre...chi sa quanto tempo è passato nel leggere questa lettera, chi sa quanti pensieri saranno passati nella mente di quel piccolo pilota in quell’istante, quale attimo avrà afferrato da portare con se, forse più di uno, ma non ci sono tante tasche nella tuta di un pilota...quando la freccia azzurra si bloccò, il piccolo pilota scese, riattaccò il volante, si tolse il casco, consapevole di quello che gli sarebbe successo diede un occhiata in giro, al pubblico, alla macchina, a un bambino che era seduto sugli spalti, gli sorrise e con le tasche piene di ricordi se ne andò, tanto noi sappiamo che avrebbe vinto lui, come sempre...

photo-8675.jpg


"http://www.youtube.com/v/5CntX3GP8rE&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=5CntX3GP8rE

Ayrton
( Lucio Dalla )

Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se qui non ci sono sigarette e birra
che pagano per continuare
per continuare poi che cosa
per sponsorizzare in realtà che cosa.
E come uomo io ci ho messo degli anni
a capire che la colpa era anche mia
a capire che ero stato un poco anch'io
e ho capito che era tutto finto
ho capito che un vincitore vale quanto un
 
Non sempre ciò che si vede è reale...
...a volte esso vive solo
nella fantasia di chi guarda...

arcobaleno.jpg


Un arcobaleno in bianco e nero è rimasto dopo la tempesta di vento e pioggia che hai causato con la tua partenza verso l'orizzonte, dietro una stella cadente sconosciuta che brillante era comparsa nel tuo cielo e ha rubato il tuo sguardo e la tua fantasia.
Un arcobaleno con due colori soltanto, che diventano solo uno nella notte, in mezzo alle ombre che dalla luna si creano e con la sua scomparsa scompaiono. Un arcobaleno unico e raro che solo chi non sa sognare non può mai vedere, perchè il sogno appartiene solo a chi non è felice o semplicemente contento. E' una fuga dalla realtà, da una realtà che non ci soddisfa e non ci rappresenta.
Per fuggirle, per non restare morti sul campo di battaglia, possiamo solo munirci di un sogno assente al tatto, legato con le catene alla nostra mente. Dobbiamo sognarlo ogni giorno, ogni notte che dormiamo, ogni notte che vegliamo. Dobbiamo custodirlo e difenderlo da ogni tipo di risveglio. Dobbiamo coccolarlo e amarlo anche quando siamo così cinici e tristi da pensare che il sogno non esiste, che il sogno non ci appartiene, che il sogno è un sogno.
Forse si, il sogno è davvero un sogno...
 
Il disagio e la quasi emarginazione
di chi negli anni '70
...si comportava "normalmente"...

...and now ??

rino-gaetano3.jpg



"http://www.youtube.com/v/ZgaGPuLDBG4&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=ZgaGPuLDBG4

Mio fratello è figlio unico
( Rino Gaetano )

Mio fratello è figlio unico
perché non ha mai trovato il coraggio
di operarsi al fegato
e non ha mai pagato per fare l'amore
e non ha mai vinto un premio aziendale
e non ha mai viaggiato in seconda classe
sul rapido Taranto - Ancona
e non ha mai criticato un film
senza mai prima vederlo

mio fratello è figlio unico
perché è convinto che Chinaglia
non può passare al Frosinone
perché è convinto che nell'amaro benedettino
non sta il segreto della felicità
perché è convinto che anche chi non legge Freud
può vivere cent'anni
perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati
malpagati e frustrati

mio fratello è figlio unico
sfruttato represso calpestato odiato
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
deriso frustrato picchiato derubato
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
dimagrito declassato sottomesso disgregato
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
frustrato derubato sottomesso
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
deriso declassato frustrato dimagrito
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
malpagato derubato deriso disgregato
e ti amo Mario


Ben ritrovato Roberto...
 
Storia di un impiegato esce in un decennio "caldo" (a grandi linee quello
che va dal 1968 al 1977) in cui la musica era uno dei mezzi principali che
permettevano alle classi operaie e studentesche di trovare un "sostegno
morale", diciamo cosi', per i loro movimenti di protesta e in cui le canzoni
avevano moltissimo valore simbolico e non solo.

Molti cantautori, in quanto persone solitamente libere da legami con il
potere sostenevano spesso questi movimenti con le stesse parole, gli stessi
gesti e le stesse ragioni dei proletari, è il caso di Guccini, Pietrangeli,
Lolli e molti altri.

Fabrizio De Andre' aveva da farsi perdonare agli occhi dei militanti più
estremisti lo "sgarro" della Buona Novella. O piuttosto, doveva schierarsi
ancora pubblicamente da una parte o da un'altra, nonostante l'avesse in
pratica già fatto riportando alla luce il verbo di pace di Cristo,
considerato da lui stesso un grandissimo rivoluzionario, ma non considerato
tale, per ovvi motivi, da molti operai e studenti.

E' sufficente la Canzone del Maggio, che segue l'Introduzione, inizio
musicale di un disco molto innovativo in quanto a suoni e arrangiamenti, a
far tirare un sospiro di sollievo a quelle persone che, non troppo attente
agli argomenti trattati da Fabrizio, temevano che dietro quella figura di
cantautore ricco e schivo si nascondesse un non meglio identificato borghese
complice dei padroni.
Riprendendo un canto degli studenti del Maggio francese, che per primi
diedero voce alle proteste studentesche, De Andre' ricorda che i veri nemici
del cambiamento non sono solamente i poliziotti od i padroni, bensì tutti
quelli che, pur potendo partecipare agli scontri di piazza, hanno preferito
rimanersene in casa ed hanno contribuito alla sconfitta dei manifestanti
stessi.

"Per quanto voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti" e' una delle
strofe del brano rimaste "storiche", e viene urlata dagli stessi studenti
che, pur sconfitti, minacciano di tornare di nuovo in piazza, finchè il
cambiamento non sarà avvenuto.


"http://www.youtube.com/v/KWQWqyuX5LY&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=KWQWqyuX5LY

Canzone di Maggio
( Fabrizio De Andrè )

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
 
Il protagonista è un impiegato trentenne, dedito come molti lavoratori della
sua categoria, molto più alle piccole faccende quotidiane e familiari che ad
una visione più ampia degli infiniti sentieri della vita. Ascoltando il
brano studentesco cinque anni dopo le lotte, tuttavia, l'impiegato, nel
brano "La bomba in testa" comincia a chiedersi per quale motivo dei ragazzi
poco più giovani di lui, invece di adagiarsi in una vita costellata di frasi
fatte ("Grazie a Dio", "Buon Natale") e di posto di lavoro sicuro, si siano
lanciati in una rivolta così feroce e, quasi certamente, condannata alla
sconfitta.

Si rende conto, quindi, di trovarsi a far parte di quella schiera di persone
che gli studenti combattevano, inchiodato al suo piccolo mondo borghese e
alla sua vigliaccheria, dovuta alla sottomissione automatica che il potere
impone quando tu lo accetti.
E proprio quando la sua età e le sue abitudini lo potevano completamente
mettere fuori gioco, si accorge di avere la forza per ribellarsi al potere
stesso anche adesso che le rivolte studentesche sono finite, e comincia ad
immaginare un modo per farlo, e per "farcela da solo".

E comincia a sognare...un sogno che si articola in tre brani di grande
atmosfera, in cui l'impiegato "cataloga" i vari tipi di potere, da quello
borghese a quello paterno, fino a quello ufficiale della magistratura,
trovando un filo che li unisce tutti quanti.


"http://www.youtube.com/v/Fa699dyvr4o&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=Fa699dyvr4o

La bomba in testa
( Fabrizio De Andrè )

...e io contavo i denti ai francobolli
dicevo "grazie a Dio" "buon Natale "
mi sentivo normale
eppure i miei trent'anni
erano pochi più dei loro
ma non importa adesso torno al lavoro.

Cantavano il disordine dei sogni
gli ingrati del benessere francese
e non davan l'idea
di denunciare uomini al balcone
di un solo maggio, di un unico paese.

E io ho la faccia usata dal buonsenso
ripeto "Non vogliamoci del male "
e non mi sento normale
e mi sorprendo ancora
a misurarmi su di loro
e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.

Rischiavano la strada e per un uomo
ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.

Chissà cosa si trova a liberare
la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi
dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo
e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.

Rischiare libertà strada per strada,
scordarsi le rotaie verso casa,
io ne valgo la pena,
per arrivare ad incontrar la gente
senza dovermi fingere innocente.

Mi sforzo di ripetermi con loro
e più l'idea va di là del vetro
più mi lasciano indietro,
per il coraggio insieme
non so le regole del gioco
senza la mia paura mi fido poco.

Ormai sono in ritardo per gli amici
per l'olio potrei farcela da solo
illuminando al tritolo
chi ha la faccia e mostra solo il viso
sempre gradevole, sempre più impreciso.

E l'esplosivo spacca, taglia, fruga
tra gli ospiti di un ballo mascherato,
io mi sono invitato
a rilevar l'impronta
dietro ogni maschera che salta
e a non aver pietà per la mia prima volta.
 
Dapprima sogna di mettere una bomba in un ballo mascherato dove sono
radunati tutti quei personaggi che, nella storia, hanno simboleggiato un
potere, una bandiera, un'ideale. Chiaramente dietro questi personaggi si
possono scorgere delle "figure ombra" del potere di quel periodo, ma il
senso dell'accusa rimane comunque immutato al di la' dei singoli uomini.

C'è Cristo "drogato da troppe sconfitte", costretto a rappresentare adesso
proprio quella classe clericale ricca ed egoista che con le sue idee avrebbe
invece voluto combattere, e sua madre Maria, offuscata dall'importanza di un
figlio cosi' glorioso e che rimpiange quando era incinta come tutte le madri
normali. C'è Dante Alighieri, il sommo poeta, che, forse per invidia,
vorrebbe trasformare un amore normalissimo come quello di Paolo e Francesca
in un chissà cosa di straordinario.
La bomba dell'impiegato normalizza, la bomba rende tutti uguali, distrugge
allo stesso modo i ricchi e gli illusi, i perdenti e i vanitosi. La bomba è
imparziale, trancia odi e amori, speranze e rimpianti, vanità e invidia.
Così come esplodono i vezzi della Statua della Liberta', che dallo specchio
voleva conferme alla sua bellezza e agli ideali che crede, sbagliando, di
rappresentare. Al ballo non manca nemmeno l'ammiraglio Nelson, fiero
condottiero colonialista e impavido che portò il suo esercito al trionfo di
Trafalgar rimanendo però ucciso nella battaglia. Quale allegoria più
spietata per condannare l'assurdità della guerra?
Ci sono poi il padre e la madre dell'impiegato, le prime figure di potere
che incontriamo nella nostra vita e che, magari a scapito del figlio, fanno
di tutto per soddisfare i propri bisogni personali, sia materiali che
psicologici credendo di fare il bene dell'erede e rovinandogli invece la
vita. Anche loro esploderanno, liberando il figlio dalla loro autorità.
Per ultimo esplode l'amico che ha insegnato all'impiegato l'arte della
bomba. Qui viene alla luce il punto più alto di individualismo, quella
libertà assoluta che, per essere completa, non deve sopportare remore di
nessun tipo e non deve ringraziare nessuno...


"http://www.youtube.com/v/Sxsf_rhj2KE&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=Sxsf_rhj2KE

Al ballo mascherato
( Fabrizio De Andrè )

Cristo drogato da troppe sconfitte
cede alla complicità
di Nobel che gli espone la praticità
di un'eventuale premio della bontà.

Maria ignorata da un Edipo ormai scaltro
mima una sua nostalgia di natività,
io con la mia bomba porto la novità,
la bomba che debutta in società,
al ballo mascherato della celebrità.

Dante alla porta di Paolo e Francesca
spia chi fa meglio di lui:
lì dietro si racconta un amore normale
ma lui saprà poi renderlo tanto geniale.

E il viaggio all'inferno ora fallo da solo
con l'ultima invidia lasciata là sotto un lenzuolo,
sorpresa sulla porta d'una felicità
la bomba ha risparmiato la normalità,
al ballo mascherato della celebrità.

La bomba non ha una natura gentile
ma spinta da imparzialità
sconvolge l'improbabile intimità
di un'apparente statua della Pietà.

Grimilde di Manhattan, statua della libertà,
adesso non ha più rivali la tua vanità
e il gioco dello specchio non si ripeterà
"Sono più bella io o la statua della Pietà "
dopo il ballo mascherato del celebrità.

Nelson strappato al suo carnevale
rincorre la sua identità
e cerca la sua maschera, l'orgoglio, lo stile,
impegnati sempre a vincere e mai a morire.

Poi dalla feluca ormai a brandelli
tenta di estrarre il consiglio della sua Trafalgar
e nella sua agonia, sparsa di qua, di là,
implora una Sant'Elena anche in comproprietà,
al ballo mascherato della celebrità.

Mio padre pretende aspirina ed affetto
e inciampa nella sua autorità,
affida a una vestaglia il suo ult
 
Ed e', Storia di un impiegato, fondamentalmente il disco di un
individualista sconfitto. L'azione solitaria, la vendetta solitaria, tutto
viene visto in funzione della liberazione da tutto, perche' tutto e' potere,
padroni, amici, poliziotti e genitori. Questa vendetta cieca verso il potere
altro non è che un ultimo disperato sfogo di un uomo solo e fragile
(aggettivo che De Andre' ci riproporra' anni dopo in un contesto forse piu'
vicino a questo di quanto possa sembrare) ed incatenato per anni, senza
accorgersene, ai voleri di chi sta sopra di lui.

Ma l'illusione dell'impiegato durera' poco. Infatti nel successivo brano,
Sogno numero due, un parlato quasi psichedelico in cui la voce di De Andrè
riecheggia come uno sparo nel buio, la voce narrante è quella di un
giudice. L'impiegato è stato infatti scoperto, e ora crede che ad attenderlo
ci sia una pena terribile.
Scopre invece, attraverso le parole del giudice, che il potere gli è grato
per quella bomba, perché il potere si deve sempre rinnovare, non può
rimanere molto tempo nelle stesse mani, e, distruggendo una parte di esso
con la bomba al ballo, l'impiegato entra automaticamente a far parte del
potere stesso che credeva di annientare.

Lui con la bomba ha "assolto e condannato" al di sopra del giudice stesso
che ora gli parla, e può decidere autonomamente la sentenza che lo riguarda.
Ecco il potere, quindi, che si dimostra quasi invincibile ed estraneo alle
singole persone: se ti ribelli, non ha problemi a prenderti nelle sue fila,
se pensi di colpirlo, lo hai invece aiutato...


"http://www.youtube.com/v/Q1i2gk8GOdQ&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=Q1i2gk8GOdQ

Sogno numero due
( Fabrizio De Andrè )

Imputato ascolta,
noi ti abbiamo ascoltato.

Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione,
noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi più brevi
dell'ultima emozione
quando uccidevi,
favorendo il potere
i soci vitalizi del potere
ammucchiati in discesa
a difesa
della loro celebrazione.

E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge
quello che non protegge
la parte del boia.

Imputato,
il dito più lungo della tua mano
è il medio
quello della mia
è l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.

Hai assolto e hai condannato
al di sopra di me,
ma al di sopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato
il potere ti è grato.

Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?
 
Canzone del padre, lascia spazio a molti interrogativi che, ovviamente,
solo De Andre' potrebbe spiegare a pieno....
L'impiegato probabilmente è in una fase di confusione mentale, il sogno gli
sta rivelando quella che poi si dimostrerà essere la cruda verità di cui
sopra: il potere non può essere sconfitto, è troppo grande e radicato, tutt'
al più si può entrare a farne parte fino a quando lui decidera' che va bene.

Difatti l'impiegato prende il posto del suo stesso padre, entra in un
gradino di mezzo della piramide del comando, rappresentata nel brano da un
ponte da cui vedrà sia delle navi piccole che potrà indirizzare a piacere,
sia delle navi grandi che "sanno già dove andare". La metafora e' fin troppo
chiara: sei entrato nel potere ed hai qualcuno da comandare, ma avrai sempre
anche qualcuno che ti comandera'.

L'impiegato si accorge di come la vita del padre di famiglia sia piena di
frustrazioni. Osserva Berto, amico dei tempi della scuola, che vede la madre
lavandaia morire, e la seppellisce in mezzo alle lavatrici, macchine moderne
che consentono alla classe borghese di evitare proprio la professione della
mamma di Berto che, stanco e stremato, si lascia sopraffare dalla pioggia,
senza fede ne speranza, e, come ogni poveraccio, viene liquidato dai
giornali come "morto arrugginito".

Dalla posizione del padre, poi, l'impiegato puo' vedere quanto sia snervante
una vita sempre uguale, fra crisi di coppia e conti in banca che piangono.
La moglie è sempre più distante da come l'aveva conosciuta, il figlio,
disperato come e piu' del padre, prende la via della droga e si lascia
morire, senza la preoccupazione di rialzarsi. Anche la famiglia, piccola
costruzione gerarchica, e' quindi un fallimento e non puo' costituire un
ancora di salvezza per chi cerca di liberarsi dal potere.

L'impiegato, a questo punto, si sveglia. E' sudato, ma ha le idee più
chiare. Prima della fine del sogno si è rivolto idealmente al giudice
attaccandolo ("Vostro onore sei un figlio di troia") e, finalmente nella
realtà, lancia il guanto della sfida al potere: "Ci vedremo davvero, io
ricomincio da capo."


"http://www.youtube.com/v/w75KaCK9MQo&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=w75KaCK9MQo

La canzone del padre
( Fabrizio De Andrè )


"Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare".

"Sì. Vostro Onore, ma li voglio più grandi."

"C'è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre.
Non dovrai che restare sul ponte
e guardare le altre navi passare
le più piccole dirigile al fiume
e più grandi sanno già dove andare."

Così son diventato mio padre
ucciso in un sogno precedente
il tribunale mi ha dato fiducia
assoluzione e delitto lo stesso movente.

E ora Berto, figlio della Lavandaia,
compagno di scuola, preferisce imparare
a contare sulle antenne dei grilli
non usa mai bolle di sapone per giocare;
seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici
avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi;
si fermò un attimo per suggerire a Dio
di continuare a farsi i fatti suoi
e scappò via con la paura di arrugginire
il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,
i becchini ne raccolgono spesso
fra la gente che si lascia piovere addosso.

Ho investito il denaro e gli affetti
banca e famiglia danno rendite sicure,
con mia moglie si discute l'amore
ci sono distanze, non ci sono paure,
ma ogni notte lei mi si arrende più tardi
vengono uomini, ce n'è uno più magro,
ha una valigia e due passaporti,
lei ha gli occhi di una donna che pago.

Commissario io ti pago per questo,
lei ha gli occhi di una donna che è mia,
l'uomo magro ha le mani occupate,
una valigia di ciondoli, un foglio di via.

Non ha più la faccia del suo primo hashish
è il mio ultimo figlio, il meno voluto,
ha poc
 
Il Bombarolo...ballata che riprende la parte musicale
iniziale del disco...L'impiegato ha capito che il suo vero obiettivo non deve
essere un semplice ballo dell'alta borghesia, bensì il Parlamento, luogo
dove il potere esercita materialmente il proprio ruolo.
Prima di far esplodere la bomba, l'impiegato si esprime contro diverse
categorie di persone che avverserebbero il suo gesto. Innanzitutto gli
impiegati come lui, quelli che si sono piegati alla vita comoda e a cui va
bene che il potere decida al posto loro. Poi gli intellettuali, che con
acrobazie improbabili cercano una via di cambiamento ormai da quando sono
nati come categoria, senza decidersi, in pratica, ad affrontare alcuna
azione materiale.
In seguito la minaccia agli stessi soci vitalizi del potere, che sono
latitanti ancor prima dell'impiegato stesso: lui lo sarà dopo la bomba per
la legge, loro lo sono adesso che stanno per morire.

Da notare che l'impiegato stesso si definisce un "trentenne disperato", ed
arrivi a questo gesto come ad un ultima, estrema mossa per cercare di
salvarsi, conscio già, forse, di non poterci riuscire.



"http://www.youtube.com/v/JgdYTM1zujQ&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=JgdYTM1zujQ

Il bombarolo
( Fabrizio De Andrè )

Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro
non sa con quanto amore
mi dedico al tritolo,
è quasi indipendente
ancora poche ore
poi gli darò la voce
il detonatore.

Il mio Pinocchio fragile
parente artigianale
di ordigni costruiti
su scala industriale
di me non farà mai
un cavaliere del lavoro,
io sono d'un'altra razza,
son bombarolo.

Nello scendere le scale
ci metto più attenzione,
sarebbe imperdonabile
giustiziarmi sul portone
proprio nel giorno in cui
la decisione è mia
sulla condanna a morte
o l'amnistia.

Per strada tante facce
non hanno un bel colore,
qui chi non terrorizza
si ammala di terrore,
c'è chi aspetta la pioggia
per non piangere da solo,
io sono d'un altro avviso,
son bombarolo.

Intellettuali d'oggi
idioti di domani
ridatemi il cervello
che basta alle mie mani,
profeti molto acrobati
della rivoluzione
oggi farò da me
senza lezione.

Vi scoverò i nemici
per voi così distanti
e dopo averli uccisi
sarò fra i latitanti
ma finché li cerco io
i latitanti sono loro,
ho scelto un'altra scuola,
son bombarolo.

Potere troppe volte
delegato ad altre mani,
sganciato e restituitoci
dai tuoi aeroplani,
io vengo a restituirti
un po' del tuo terrore
del tuo disordine
del tuo rumore.

Così pensava forte
un trentenne disperato
se non del tutto giusto
quasi niente sbagliato,
cercando il luogo idoneo
adatto al suo tritolo,

insomma il posto degno
d'un bombarolo.

C'è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione
che provasse il suo talento,
c'è chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali.

Ma ciò che lo ferì
profondamente nell'orgoglio
fu l'immagine di lei
che si sporgeva da ogni foglio
lontana dal ridicolo
in cui lo lasciò solo,
ma in prima pagina
col bombarolo.
 
Purtroppo per lui la sua abilità dinamitarda rimane nel sogno, e, invece del
Parlamento, ad esplodere è un innocua edicola. Questo è il momento di
maggiore disperazione dell'impiegato, a questo punto capisce di non avere
scampo, di avere fallito totalmente, e, nei giornali dell'edicola che salta
in aria, gli sembra di scorgere l'immagine della sua donna che, contrariata
dalle sue gesta folli, lo lascia solo, disperato, avvilito, distrutto.

E, dal carcere, l'impiegato si rivolge a lei, in una sorta di preghiera d'
amore che ripercorre tutta la loro storia. Il sentimento è passato anche
sopra le incomprensioni di carattere ideologico, ed è un qualcosa di troppo
personale e complicato da raccontare ("un amore così lungo tu non darglielo
in fretta"). Nella canzone c'è anche molta amarezza, per come la donna amata
non abbia resistito al richiamo della società borghese, concedendosi, ora
che l'impiegato è in carcere, al primo uomo che la mantenesse.

In fin dei conti la canzone è facilmente riassumibile negli ultimi versi
delle strofe in cui l'impiegato ammette che, nonostante l'amore reciproco,
nessuna delle due personalità è cambiata e, dopo che lui è finito in
carcere, la donna si è "fatta scegliere" da quel potere che l'impiegato ha
cercato, invano, di distruggere. Due modi diversi di schierarsi e,
inevitabilmente, una fine diversa.


"http://www.youtube.com/v/6pn3DxZpAKU&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=6pn3DxZpAKU

Quando verranno a chiederti del nostro amore
( Fabrizio De Andrè )

Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a crederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta

non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"

non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai.

E dietro ai microfoni porteranno uno specchio
per farti più bella e pesarmi già vecchio
tu regalagli un trucco che con me non portavi
e loro si stupiranno
che tu non mi bastavi,

digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni
per ritornare dopo l'amore
alle carenze dell'amore
era facile ormai

non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai.

Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,

ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi

sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.

Ma senza che gli altri non ne sappiano niente
dirmi senza un programma dimmi come ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l'amore per amore
o per avercelo garantito,

andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori
o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,

continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.
 
L'ultima canzone del disco, Nella mia ora di libertà, l'impiegato racconta
il carcere, negazione massima della libertà secondo il pensiero comune.
Eppure anche la prigione è una piccola metafora del mondo: i secondini sono
il potere, i carcerati le vittime che dovrebbero subire in silenzio.
E diventa più che mai simbolica quell'ora d'aria in cui i secondi possono
evitare il rapporto con i primi, "chiudendoli" a loro volta metaforicamente
dentro il carcere ("di respirare la stessa aria di un secondino non mi va").

L'individualismo, sconfitto dai fatti, viene sostituito a questo punto da
una nuova forma di lotta, la rivolta di massa, la stessa degli studenti del
Maggio francese che apriva il disco, la stessa che mise l'impiegato nella
condizione di guardarsi intorno e capire "che non ci sono poteri buoni".

Il termine di questo bellissimo disco sembra comunque l'invito, ancora una
volta, nonostante tutto, a tentare la rivoluzione di massa che ha ispirato,
più di tutti, l'ideale comunista: i carcerati, tutti insieme, si ribellano
ai secondini. Nonostante il potere abbia dimostrato all'impiegato la propria
forza, lui non riesce comunque a chinare la testa e ad arrendersi.
Il disco si conclude come si era aperto: con i versi più significativi della
Canzone del Maggio.

"Per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti"

°°°

"http://www.youtube.com/v/3BUXgCsiWV0&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=3BUXgCsiWV0

Nella mia ora di libertà
( Fabrizio De Andrè )

Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà

se c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione.

È cominciata un'ora prima
e un'ora dopo era già finita
ho visto gente venire sola
e poi insieme verso l'uscita

non mi aspettavo un vostro errore
uomini e donne di tribunale
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci sono stare.

Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di là
ho chiesto al meglio della mia faccia
una polemica di dignità

tante le grinte, le ghigne, i musi,
vagli a spiegare che è primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera
e poi lo scanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera.

Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei,
si sta chiedendo tutto in un giorno
si suggerisce, ci giurerei
quel che dirà di me alla gente
quel che dirà ve lo dico io
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio.

Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.

E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual'è il crimine giusto
per non passare da criminali.

C'hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame.

Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va
e abbiamo deciso di imprigionarli
durante l'ora di libertà
venite adesso alla prigione
state a sentire sulla porta
la nostra ulti
 
"...c'è l'idea che la musica
abbia un potere talmente alto
da far dimenticare alla morte
di essere venuta per portarci via.
Un esorcismo della morte
attraverso la musica e la danza."
Angelo Branduardi

Già all'epoca, parliamo del 1977, Ballo in fa Diesis Minore, fù un pezzo che ebbe un notevole impatto...come tuttora...Sono molteplici le citazioni di questa canzone, Angelo ce lo spiegava bene già in quel periodo: ” Allusione agli affreschi medioevali della «Danza macabra», dove la morte ballava coi vivi per poi portarli via. E tu dovrai « dell’oscura morte al passo andare », come nelle schiere del Wutischend Heer, « l’esercito furioso », o della « caccia macabra »: la visione medioevale cioè di una folla di morti, guidati da una signora o da un cacciatore, che di notte percorrevano il cielo o attraversavano le strade dei villaggi, mentre gli abitanti si sbarravano in casa. Qui però, in questa canzone, c’è l’idea che « la musica abbia un potere talmente alto da far dimenticare alla morte di essere venuta per portarci via. Un esorcismo della morte attraverso la musica e la danza. Il riferimento è alla “danza della cintura”, danza circolare del Centro-Europa; ma anche al “ballo tondo” della Sardegna, un ballo sacro e pagano che porta fino a forme di esaltazione collettiva, in cui si esce dai confini della propria persona. Un po’ come morire a se stessi ma continuare a vivere nella musica e così vincere la morte. C’è però anche il ricordo del Settimo sigillo di Bergman, dove un cavaliere gioca a scacchi con la morte: mentre insieme ad altre persone stanno attraversando una foresta di notte, distrae apposta la morte così che tre di loro possano fuggire. E non è un caso che chi si salva sia un menestrello con la moglie e il figlio. All’alba, i tre vedono su una collina la morte che porta via gli altri e il cavaliere che aveva dato la sua vita per la loro.


"http://www.youtube.com/v/s3fM_wjZXLU&hl=en&fs=1"
http://it.youtube.com/watch?v=s3fM_wjZXLU


Ballo in Fa Diesis Minore
( Angelo Branduardi )

Ispirato ad una danza del primo barocco di Giorgio Mainerio (1535-1582)

Sono io la morte e porto corona,
io Son di tutti voi signora e padrona
e così sono crudele, così forte sono e dura
che non mi fermeranno le tue mura.
Sono io la morte e porto corona,
io non di tutti voi signora e padrona
e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare
e dell 'oscura morte al passo andare.
Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo,
posa la falce e danza tondo a tondo:
il giro di una danza e poi un altro ancora
e tu del tempo non sei più signora
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Ultima estrazione Lotto

  • Estrazione del lotto
    martedì 29 luglio 2025
    Bari
    83
    52
    44
    45
    01
    Cagliari
    28
    75
    63
    09
    44
    Firenze
    73
    36
    45
    35
    87
    Genova
    43
    72
    13
    34
    85
    Milano
    36
    52
    50
    41
    10
    Napoli
    73
    16
    23
    27
    48
    Palermo
    70
    53
    74
    58
    48
    Roma
    57
    40
    45
    47
    32
    Torino
    70
    13
    85
    75
    69
    Venezia
    56
    35
    72
    66
    20
    Nazionale
    81
    25
    45
    54
    32
    Estrazione Simbolotto
    Nazionale
    03
    35
    36
    16
    28

Ultimi Messaggi

Indietro
Alto