Roberto57
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[h=1]L'Inter svilisce sé stessa e l'Europa, il jolly non basta. Handa e il muro del pianto[/h]
L'Inter torna in Europa dopo due anni e le aspettative di club, squadra e tifosi sono di chi vuole lottare per arrivare fino in fondo alla competizione. Per riscattarsi da un inizio di stagione turbulento e proseguire sulla scia della vittoria con il Pescara il test appare dei più semplici, anche troppo. Gli israeliani dell'Hapoel Be'er Sheva passano a San Siro meritando nettamente il 2-0, l'Inter esce tra i fischi del suo pubblico dopo una serata tetra sotto tutti i punti di vista. La Juve tra due giorni e le premesse sono allarmanti. I nerazzurri non hanno risposte né alibi.
TUR... NO - De Boer cambia sette undicesimi della formazione titolare che ha schierato all'Adriatico: fuori Miranda, Santon, Joao Mario, Candreva, Banega, Perisic e Icardi, al loro posto dentro Ranocchia, Nagatomo, Melo, Biabiany, Brozovic, Eder e Palacio. Una squadra che fatica ancora ad acquisire gioco, identità e schemi si presenta in campo indebolita negli effettivi, senza bussola e motivazioni. La scossa che avrebbero dovuto i giocatori sin qui meno utilizzati non arriva mai, anzi alcuni di questi appaiono svogliati e non idonei al discorso tattico di De Boer. Vedi Brozovic, un jolly tra le linee spaesato quanto inconcludente. Al tecnico olandese non basta la mossa di inserire l'ex Dinamo Zagabria (fin qui usato solo per 20 minuti contro il Chievo) con lo scopo di trafiggere la tenace squadra israeliana. E anche l'Hapoel si accorge molto presto di poter fare male a questa Inter.
MURO DEL PIANTO - In difesa non c'è Miranda e lo si nota già al 9', quando Lucio Maranhao grazia Handanovic mandando di testa a lato da due passi senza venir minimamente disturbato. Con il passare dei minuti la squadra ospite guadagna convinzione facendo fioccare le occasioni per portarsi clamorosamente avanti. Vantaggio che arriva nella ripresa su uno schema su punizione: anche questa volta il buco della difesa nerazzurra rende un gioco da ragazzi il primo sigillo del portoghese Miguel Vitor. Con l'Inter sotto di un gol (e disorgonizzata nei suoi attacchi per cercare il pari) l'Hapoel ha sempre vita facile in ripartenza: Nwakaeme e compagni fanno quello che vogliono e spesso è Handanovic a doverci mettere una pezza. Non lo fa sul calcio di punizione ben calciato ma non angolato di Buzaglo: Samir rimane immobile adeguandosi ai compagni che avrebbero dovuto proteggerlo. D'Ambrosio, Ranocchia, Murillo e Nagatomo, quello che doveva essere un muro (con il filtro Melo addirittura peggio di quanto ce lo ricordassimo) si conferma invece un pianto per il pubblico interista (e anche i tifosi israeliani si saranno sentiti un po' a casa).
SPROFONDO EUROPEO - L'Inter fa di tutto fuorché onorare la competizione e il suo ritorno nel calcio europeo, sprofondando in un test che sarebbe dovuto servire per arrivare al big match contro la Juve con il pieno di fiducia dopo la vittoria in rimonta contro il Pescara. A nulla servono i tentativi di cambiare le sorti della sfida prima con Banega, poi con Candreva e addirittura Icardi. Gioca anche chi nei piani di De Boer avrebbe dovuto riposare ma la sostanza rimane la stessa. L'Inter sembra non avere stimoli né idee, nemmeno per mettere a segno la zampata che avrebbe potuto riaprire la gara, o quanto meno nel finale regalare uno sprazzo d'orgoglio. Nessuno dei "fuoriclasse" del reparto offensivo dei nerazzurri riesce a trovare la giocata per scardinare la retroguardia solida e scolastica degli avversari. Ci va vicino Eder con la traversa nel primo tempo, pareggia il conto (e sarebbe stato il tris...) nel finale Bitton. Meno due a Inter-Juve ma per De Boer c'è ancora tantissimo lavoro da fare. Il campo, però, non aspetta ed emette i primi verdetti, già in grado di macchiare la stagione e probabilmente anche altro.

L'Inter torna in Europa dopo due anni e le aspettative di club, squadra e tifosi sono di chi vuole lottare per arrivare fino in fondo alla competizione. Per riscattarsi da un inizio di stagione turbulento e proseguire sulla scia della vittoria con il Pescara il test appare dei più semplici, anche troppo. Gli israeliani dell'Hapoel Be'er Sheva passano a San Siro meritando nettamente il 2-0, l'Inter esce tra i fischi del suo pubblico dopo una serata tetra sotto tutti i punti di vista. La Juve tra due giorni e le premesse sono allarmanti. I nerazzurri non hanno risposte né alibi.
TUR... NO - De Boer cambia sette undicesimi della formazione titolare che ha schierato all'Adriatico: fuori Miranda, Santon, Joao Mario, Candreva, Banega, Perisic e Icardi, al loro posto dentro Ranocchia, Nagatomo, Melo, Biabiany, Brozovic, Eder e Palacio. Una squadra che fatica ancora ad acquisire gioco, identità e schemi si presenta in campo indebolita negli effettivi, senza bussola e motivazioni. La scossa che avrebbero dovuto i giocatori sin qui meno utilizzati non arriva mai, anzi alcuni di questi appaiono svogliati e non idonei al discorso tattico di De Boer. Vedi Brozovic, un jolly tra le linee spaesato quanto inconcludente. Al tecnico olandese non basta la mossa di inserire l'ex Dinamo Zagabria (fin qui usato solo per 20 minuti contro il Chievo) con lo scopo di trafiggere la tenace squadra israeliana. E anche l'Hapoel si accorge molto presto di poter fare male a questa Inter.
MURO DEL PIANTO - In difesa non c'è Miranda e lo si nota già al 9', quando Lucio Maranhao grazia Handanovic mandando di testa a lato da due passi senza venir minimamente disturbato. Con il passare dei minuti la squadra ospite guadagna convinzione facendo fioccare le occasioni per portarsi clamorosamente avanti. Vantaggio che arriva nella ripresa su uno schema su punizione: anche questa volta il buco della difesa nerazzurra rende un gioco da ragazzi il primo sigillo del portoghese Miguel Vitor. Con l'Inter sotto di un gol (e disorgonizzata nei suoi attacchi per cercare il pari) l'Hapoel ha sempre vita facile in ripartenza: Nwakaeme e compagni fanno quello che vogliono e spesso è Handanovic a doverci mettere una pezza. Non lo fa sul calcio di punizione ben calciato ma non angolato di Buzaglo: Samir rimane immobile adeguandosi ai compagni che avrebbero dovuto proteggerlo. D'Ambrosio, Ranocchia, Murillo e Nagatomo, quello che doveva essere un muro (con il filtro Melo addirittura peggio di quanto ce lo ricordassimo) si conferma invece un pianto per il pubblico interista (e anche i tifosi israeliani si saranno sentiti un po' a casa).
SPROFONDO EUROPEO - L'Inter fa di tutto fuorché onorare la competizione e il suo ritorno nel calcio europeo, sprofondando in un test che sarebbe dovuto servire per arrivare al big match contro la Juve con il pieno di fiducia dopo la vittoria in rimonta contro il Pescara. A nulla servono i tentativi di cambiare le sorti della sfida prima con Banega, poi con Candreva e addirittura Icardi. Gioca anche chi nei piani di De Boer avrebbe dovuto riposare ma la sostanza rimane la stessa. L'Inter sembra non avere stimoli né idee, nemmeno per mettere a segno la zampata che avrebbe potuto riaprire la gara, o quanto meno nel finale regalare uno sprazzo d'orgoglio. Nessuno dei "fuoriclasse" del reparto offensivo dei nerazzurri riesce a trovare la giocata per scardinare la retroguardia solida e scolastica degli avversari. Ci va vicino Eder con la traversa nel primo tempo, pareggia il conto (e sarebbe stato il tris...) nel finale Bitton. Meno due a Inter-Juve ma per De Boer c'è ancora tantissimo lavoro da fare. Il campo, però, non aspetta ed emette i primi verdetti, già in grado di macchiare la stagione e probabilmente anche altro.