Novità

♥♥♥ INTER 2017-2018 ♥♥♥

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Questo maledetto male non risparmia nessuno!!!!!
[h=1]Addio a Emiliano Mondonico: fece grandi Toro e Atalanta[/h]
[h=2]Il "Mondo" si è spento a 71 anni dopo una lunga battaglia contro un tumore: riportò anche in A la Cremonese dopo 54 anni[/h]
Lottava col cancro da sette anni, lottava con rabbia come quando era in panchina. Emiliano Mondonico era così, un’icona nazional-popolare del calcio pane e salame. Generoso, ribelle, spiazzante, mai banale. Quello che, da giocatore, si faceva squalificare apposta per non perdere il concerto dei Rolling Stones al Palalido di Milano. Ma che amava anche i Beatles, tanto da aver sperato fino all’ultimo di seguire a Liverpool l’amata Atalanta che lo scorso dicembre ha umiliato l’Everton. Quello che nella sera della finale Uefa del Torino ad Amsterdam alzava la sedia per protestare contro l’arbitro. Nell’immaginario collettivo quel gesto è diventato il simbolo di chi non sopportava le ingiustizie: dopo la prima operazione, decine di granata si ritrovarono al Filadelfia, che era ancora un rudere, alzando una sedia… A Firenze, poi, gli hanno dedicato una via. Amatissimo, oltre i colori della maglia. "Ci sono trenta possibilità su cento che la Bestia ritorni", aveva detto qualche mese fa pensando al controllo di febbraio. Dopo quattro interventi, l’asportazione di una massa tumorale di sei chili, di un rene, di un pezzo di intestino, aspettava la Bestia con il solito coraggio. "Il calcio mi dà la forza di per continuare la sfida", diceva e ripeteva a chi lo conosceva e lo amava. Aveva compiuto 71 anni appena 20 giorni fa.

CHE NOTTE COL MALINES — L’Emiliano di Rivolta d’Adda ha attraversato diversi decenni del calcio di provincia, e non. Da giocatore: Cremonese, Torino, Monza, Atalanta, ancora Cremonese. Da allenatore: nel 1984 riporta la Cremonese dopo 54 anni in A, nel 1988 fa salire l’Atalanta ed è protagonista di una straordinaria corsa fino alle semifinali di Coppa Coppe col Malines. La partita di Bergamo, una sconfitta per 2-1, è rimasta scolpita nella memoria dei tifosi nerazzurri. Poi vive un’esaltante esperienza col Torino (vedi la sedia ricordata sopra). Torna all’Atalanta un’altra volta, dal 1994 al 1998, va ad allenare al Sud (Napoli e Cosenza), guida la Fiorentina, i cugini di campagna dei bergamaschi (l’AlbinoLeffe), ancora la Cremonese, prima di chiudere col Novara, l’ultima squadra allenata quando la malattia si era già manifestata . Nel 2012 abbandona il calcio professionistico, non il calcio, quello ruspante che non aveva mai dimenticato. Era un testimonial del Csi e dei suoi valori di lealtà sportiva e rispetto del prossimo; allenava i ragazzi delle medie di Rivolta, gli ex alcolisti e degli ex tossicodipendenti. E faceva il commentatore in tv, con passione e competenza. Sì, il Mondo mancherà a tantissime persone.



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Dopo la pausa delle partite della NAZIONALE "stendiamo un velo pietoso" RIPRENDE il campionato serie A e oggi pomeriggio INTER-VERONA



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[h=1]Spalletti: “Inter, abbiamo usato bastone e anima. Se non vinciamo contro il Verona…”[/h] Le parole dell’allenatore nerazzurro rilasciate a Premium Sport

Al termine della conferenza stampa che precede Inter-Verona, Luciano Spalletti ha parlato ai microfoni di Premium Sport. L’allenatore nerazzurro torna sulle dimissioni di Walter Sabatini: “A quello ci pensa la società. È chiaro che faccia rumore, a me dispiace moltissimo perché io conosco in profondità la qualità di Sabatini, sia come persona che come direttore. Lui è uno forte nel suo lavoro e avrà avuto i suoi motivi, per cui questo lo dovete chiedere a lui. Io dico che non dobbiamo farci lasciare delle eredità dalla sua decisione, sia nel bene che nel male. Chi è dentro l’Inter deve credere nell’Inter e andare poi a cercare dei risultati importanti perché la massa di sentimento che c’è dietro vuole questo“.

IL FUTUROIo sono stato chiaro anche prima, io l’ho firmato questo contratto perché l’Inter mi piaceva. Ci sono entrato dentro, l’ho conosciuta, mi piace ancora di più. Finché mi fanno lavorare, io ci lavoro.

BASTONE E CAROTANon abbiamo usato bastone e carota, abbiamo usato bastone e anima perché poi i giocatori hanno un’anima, l’Inter ha un’anima. Attraverso quella noi riusciamo a dare il meglio di noi stessi. C’è una partita difficile come quella contro il Verona, allenata da un allenatore splendido sotto tutti gli aspetti che è Fabio Pecchia. Lo conosco bene perché l’ho avuto in una mia squadra che ho allenato precedentemente. So che bisogna avere quelle qualità e quelle caratteristiche che ci vogliono alle squadre forti per riuscire a portare a casa il risultato.
 
[h=1]Inter-Verona 3-0: la doppietta di Icardi e un gol di Perisic stendono l'Hellas[/h] [h=2]Tutto facile per i nerazzurri che a San Siro annientano la squadra di Pecchia. Ora, la Roma è solo a 2 punti, e se mercoledì sera dovessero vincere il derby sarebbe sorpasso sulla Roma[/h] L'Inter infila la quarta partita consecutiva senza subire gol e spazza il Verona 3-0 grazie alla doppietta di Icardi e al gol di Perisic. I nerazzurri accorciano sulla Roma e con il recupero di mercoledì contro il Milan mettono nel mirino anche il terzo posto. Il Verona esce dal campo frastornato, così come era entrato. Luciano Spalletti riparte da do ve aveva lasciato, ovvero dalla formazione che prima della sosta passò sulla Sampdoria cinque volte. Quindi Rafinha trequartista e la coppia Gagliardini-Brozovic davanti alla difesa per un triangolo che si rafforza. Il Verona perde Matos per un attacco influenzale (ha lasciato il ritiro prima della gara) e così Fabio Pecchia disegna un 4-1-4-1 con Buchel davanti alla difesa e Petkovic unica punta. Prima di iniziare c'è tempo per celebrare i 100 gol di Mauro Icardi con la maglia nerazzurra: "Voglio continuare con questi colori a segnare e vincere". L'argentino è uomo fedele e di parola: 38 secondi ed ecco il gol che sblocca la partita. Perisic batte rapidamente una rimessa, il buco centrale nella difesa veronese è da non credere,Icardi si infila e con il sinistro incrocia. Inter avanti, Spalletti applaude.

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NERAZZURRI SUL PEZZO — L'Inter prova a chiudere il discorso in fretta e al 9' sulla testa di D'Ambrosio capita una buona palla in area che il terzino indirizza fuori di poco. Rafinha è lesto a rubare palla sull'esterno a Ferrari, si accentra, crossa per Gagliardini che con il passo un po' lungo calcia alto. L'Inter è rimasta sul pezzo, decisa ad aumentare il vantaggio. E così è al 13' quando Brozovic lancia Perisic in posizione regolare, Ferrari si fa scavalcare dalla traiettoria e il croato colpisce prendendo il palo interno. La palla rotola in porta e i nerazzurri si trovano sul 2-0. Ivan aveva segnato anche all'andata contro l'Hellas. Pecchia deve trovare una soluzione per contenere Perisic e così schiera i suoi con il 4-4-2 allargando Romulo a destra e avvicinando Aarons a Petkovic. La squadra di Spalletti pare divertirsi anche se forse dovrebbe scegliere la soluzione più proletaria invece che cercare la via aristocratica. Al 32' Candreva trova la testa di Gagliardini che non centra lo specchio. Pecchia ne prova un'altra mettendo Fares al fianco di Petkovic e allargando a sinistra Aarons: una mossa anche per evitare un ulteriore giallo al suo numero 93 alle prese con oggettive difficoltà in fase di non possesso. Si riprende con lo stesso spartito, solo che passano 4' invece che pochi secondi. Per Ferrari sarebbe stato meglio rompere le uova pasquali, invece le scatole gliele rompono Rafinha e Perisic che in coppia gli soffiano il pallone.

IL TRIS MAURITO — Ivan crossa per Icardi che con un movimento a disorientare Vukovic si ritrova solo sul secondo palo e in scivolata realizza il 3-0. La via crucis di Ferrari termina al 12' quando pecchia lo richiama in panchina sostituendolo con Bianchetti. Spalletti due minuti dopo toglie D'Ambrosio, diffidato, e inserisce Santon. Nel pomeriggio di festa si cerca di aiutare Candreva a segnare il primo gol stagionale, eppure manca qualche centimetro all'obiettivo come al 18' quando il diagonale finisce fuori di poco. Al 20' San Siro torna ad applaudire per l'uscita dal campo di Icardi che lascia il posto a Eder. L'Inter, più rilassata, gioca sollevata e l'azione del 23' è un bellissimo spot. Brozovic vede un corridoio dove altri vedrebbero sterpaglie, ci lancia Perisic che crossa per l'accorrente Cancelo il cui destro d'esterno chiude il respiro poco a lato del palo. Il palo di Fares del 27' è una estemporanea composizione di eventi perché il Verona non mostra segni vitali. L'ultimo cambio di Spalletti è Borja Valero il cui ingresso al posto di Rafinha consente al pubblico di ricoprire il brasiliano di applausi.

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PALO DI CANDREVA — Gagliardini vince il premio del "più tenace": al 33' sulla punizione di Cancelo il suo colpo di testa è sfortunatamente destinato a lato da ottima posizione. Le mani di Spalletti piallate sul cranio in senso di disperazione fanno intendere bene quanto l'allenatore chieda impegno fino alla fine. La reazione è targata 38' quando Candreva prima prende il palo e poi Eder si fa respingere la conclusione da Nicolas, tutto in pochi secondi. Spalletti avrebbe voluto il quarto anche per una questione di tenuta mentale, senza pensare che mercoledì pomeriggio nello stesso stadio si rigiocherà, questa volta contro il Milan. Proprio al novantesimo Eder salta Nicolas che lo atterra, per Rocchi è rosso diretto e nei minuti di recupero Romulo va in porta. Il brasiliano si supera su Borja Valero che calcia di sinistro dall'interno dell'area. Finisce così 3-0. La salvezza del Verona non passava di qui, passerà semmai da altre piazze tipo Benevento dove mercoledì pomeriggio Pecchia cercherà di tenere alta la speranza.
 
[h=1]Real Madrid, Ronaldo: "Gol fantastico, grazie ai tifosi della Juve"[/h] [h=2]"E' stato fantastico. La standing ovation? Ringrazio molto i tifosi bianconeri, nella mia carriera non mi era ancora mai capitato"[/h]
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Chiudete tutto, dopo un gol così. È questa la prima reazione al capolavoro con cui Cristiano Ronaldo firma il 2-0 all’Allianz Stadium, col 90% degli sportivissimi tifosi della Juve ad applaudirlo. Difficile aggiungere qualcosa a una carriera come quella di CR7, ma è molto probabile che Cristiano trovi un posto speciale tra le sue perle a questa rovesciata sganciata da quote siderali. Ma il chiudete tutto vale soprattutto per la Juve, che subito dopo perde anche Dybala per doppia ammonizione e incassa un severissimo 3-0 che di fatto chiude qui la sua Champions. Bizzarri gli dei del calcio. Un anno fa una grande del calcio spagnolo, il Barcellona, proiettava la Juve e Paulino al top del calcio europeo. 12 mesi dopo, sempre quarti di Champions, l’altra corazzata di Spagna, il Real, rifila tre cazzotti di quelli che la Juve non aveva mai preso allo Stadium. E fa rientrare il 10 bianconero, che non aveva affatto giocato a male, a testa bassa negli spogliatoi.

TUTTO MALE — Si era detto alla vigilia: per fare l’impresa contro i più forti serve solidità difensiva, concretezza sotto porta e un po’ di buona sorte. La Juve non ha avuto nulla di tutto ciò. Persino quel Picasso di secondo gol nasce da una bruttezza di Chiellini. E se il terzo di Marcelo arriva a babbo morto, il primo gol, con cui la Juve si complica la vita dopo 3’, è un inedito per una squadra che difende così bene di sistema. Le colpe di De Sciglio, Barzagli e Chiellini vengono smascherate dalla classe immensa di Isco e dal movimento da perfetto centravanti di CR7. Pronti-via e Juve già sotto. La squadra di Allegri ha avuto anche le occasioni per pareggiare e avrebbe anche meritato l’1-1, ma la bravura di Navas su Higuain, un po’ di sfortuna in un paio di mischie e una punizione di Dybala sporcata e fuori di centimetri hanno fatto capire che non era serata.

LA DIFFERENZA — La Juventus per lunghi tratti ha fatto match pari, nonostante l’assenza di Pjanic e Benatia. Ogni volta che è riuscita a portare palla nell’area del Real ha dato la sensazione di poter essere pericolosa. Dove il Real ha fatto la differenza è nella facilità di creare gioco e pericoli, con il “precario” Isco in serata di grazia da trequartista accarezza-palloni, Modric versione Carlo Rubbia del centrocampo e Kroos mister “ci penso io a far sembrare tutto facile”. Due-tre passaggi e il Real ti fa male, come aveva detto Allegri, a differenza di una Juve a volte un po’ farraginosa. A tutto questo aggiungete la lettura dei momenti, le malizie da grande squadra che ti fanno stare a terra a guadagnare secondi quando c’è burrasca. Ora il Madrid andrà all’assalto della terza Champions consecutiva (!!!) coi galloni di favorito. E chissà se a Buffon, che ha preso il nono gol in sei partite contro CR7, verrà voglia di annunciare il ritiro. E’ solo la prima delle domande sul futuro della Juve, che comunque resta assolutamente roseo. A partire da due trofei da aggiungere alla ricchissima collezione aperta nel 2011: un settimo scudetto consecutivo che sarebbe leggenda e la quarta Coppa Italia consecutiva.

"Sì, è stato un gol straordinario". A fine partita, Cristiano Ronaldo si gode quella che è stata una serata fantastica e i due gol meravigliosi che hanno demolito la Juventus. Il protagonista assoluto di questo quarto di Champions è lui. Un marziano calato sul prato dello Stadium che, dopo il fantastico gol in rovesciata, ha raccolto l'applauso di tutto il pubblico juventino.

il ringraziamento — "Sono molto felice - ha aggiunto il fuoriclasse portoghese al termine di Juventus-Real Madrid -. E' stata una serata fantastica. La standing ovation? Ringrazio molto i tifosi della Juventus, nella mia carriera non mi era ancora mai capitato. E' stato bellissimo sentire quegli applausi".
 
SERIE A: OGGI 18,30

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LE PROBABILI FORMAZIONI

MILAN (4-3-3): Donnarumma; Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodriguez; Kessie, Montolivo, Bonaventura; Suso, Cutrone, Calhanoglu. A disposizione: A. Donnarumma, Storari, Abate, Antonelli, Musacchio, Zapata, Locatelli, Mauri, Borini, Kalinic, André Silva. Allenatore: Gennaro Gattuso.

INTER (4-2-3-1): Handanovic; Cancelo, Skriniar, Miranda, D'Ambrosio; Brozovic, Gagliardini; Candreva, Rafinha, Perisic; Icardi. A disposizione: Padelli, Berni, Lopez, Ranocchia, Santos, Dalbert, Vecino, Borja Valero, Karamoh, Eder, Pinamonti. Allenatore: Luciano Spalletti.
 
Ultima modifica:
OGGI A MILANO NON HA SMESSO UN ATTIMO......


San Siro CO

mercoledì 18:00

Forte pioggia
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8
°C | °F



Precipitazioni: 100%

Umidità: 90%
Vento: 6 km/h
 
[h=1]Milan-Inter 0-0, Icardi sbaglia, ma i nerazzurri restano a +8[/h] [h=2]La squadra di Spalletti costruisce di più, il centravanti si mangia due clamorose occasioni: segna un gol nel primo tempo, ma la Var annulla[/h]
l calice è decisamente mezzo pieno, inaffondabile Inter. Non è ancora tempo di brindare alla Champions perché ne mancano ancora otto alla fine, ma il traguardo si avvicina e il Milan è rimasto a distanza di sicurezza: il derby di Milano finisce 0-0 ma a sorridere è solo Spalletti. Per Gattuso, sempre a -8 dal quarto posto, la rimonta ha ormai assunto i contorni della mission impossible.

TENUTA INTER — Non è stato un bel derby, né tecnicamente né dal punto di vista del ritmo, ma la banda Spalletti si conferma una garanzia negli scontri diretti: non ha mai perso in campionato contro le prime sei in classifica, e i punti guadagnati contro le big, probabilmente, saranno la password per entrare nel club delle grandi d’Europa nella prossima stagione. La tenuta nerazzurra, soprattutto psicologicamente, è impeccabile: far gol ad Handanovic è stata un’impresa tanto per il povero Diavolo di oggi quanto per attacchi ben più attrezzati, vedi Juve, Napoli, Lazio. Il Milan ha perso brillantezza e fantasia sul più bello, sgonfiandosi nella serata che avrebbe potuto cambiare la stagione. Gattuso ha costruito con merito un gruppo organizzato e solido, ma ultimamente incapace di trovare sbocchi in verticale: Cutrone prima e Kalinic poi non sono riusciti a pungere come ci si aspettava, anche nella giornata meno lucida di Icardi in campionato (che errore nel recupero…).

LA PARTITA — L’Inter arrivava a questo derby con l’assicurazione dell’abbondante vantaggio in classifica e ha amministrato la gara con i ritmi che vuole. Brozovic gioca una marea di palloni e si rende più pericoloso di Perisic, spesso impegnato ad abbassarsi da mezzala in fase di non possesso: il croato col 77 sulle spalle va al tiro un paio di volte senza inquadrare lo specchio, il 44 invece arriva poco lucido dalle parti di Donnarumma, anche se con un cross che si stampa sulla traversa sfiora il gol meno cercato della storia dei derby a inizio ripresa. Icardi si vede poco o nulla, ma gela Gigio al primo pallone toccato, bruciandolo sull’imbucata di Candreva al 38’: solo un piede in fuorigioco, scovato dalla Var, impedisce all’argentino di esultare per l’1-0. Nella ripresa due volte, l'ultima nel recupero, Maurito sbaglierà invece a porta vuota. Gattuso mette in campo una squadra attenta a tenere le posizioni ma senza guizzi di imprevedibilità: il mandato esplorativo di Suso per governare la partita rossonera si spegne presto sulle chiusure di D’Ambrosio e Miranda e i gattusiani finiscono per pendere più a sinistra, dove Calhanoglu gode di maggiore libertà nei faccia a faccia con Cancelo. L’unica vera occasione milanista arriva però da fermo e parte dal destro del turco, che al 21’ telecomanda una punizione sulla testa di Bonucci: Handa si salva col miracolo e gli nega il bis dopo lo Stadium. Per il resto, si vede poco del bel Diavolo di inizio anno: le occasioni, un tiro di Cutrone respinto da Handa, una botta di Kessie a lato nel traffico dell’area interista e un mancato colpo di testa di Kalinic nel finale, sembrano saltar fuori quasi per caso. E la pioggia che bagna San Siro scioglie il fuoco della rimonta da Champions, mentre l’Inter può portarsi le mani alle orecchie come avrebbe fatto Icardi in caso di gol: le note dell’inno della Champions, adesso, risuonano da molto più vicino.
 
DOPO TUTTI I RECUPERI............

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Juve783025327016
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Napoli743023526420
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Roma603018665024
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Inter5930161135021
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Lazio573017677339
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Milan513015694235
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Sampdoria4730145115046
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Atalanta473013894633
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Fiorentina473013894233
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Torino4230101284538
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Bologna3530105153542
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Genoa343097142431
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Udinese3330103173846
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Chievo293078152849
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Sassuolo293078152050
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Cagliari293085172850
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Spal2630511142951
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Crotone243066182856
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Verona223064202562
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Benevento133041252469

Pos Squadra Punti G V N P GF GS
 
[h=1]Stampa – Torino-Inter, sarà Belotti contro Icardi: 200 mln in campo, i due bomber…[/h]

L’analisi del quotidiano in vista della partita di domani: i protagonisti saranno i due centravanti

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Domani il lunch match di Serie A offrirà una sfida sempre affascinante: l’Inter andrà a Torino per affrontare il club granata, sempre duro da battere tra le mura amiche. Ma avremo anche una sfida nella sfida: ci sarà infatti l’incrocio tra Andrea Belotti e Mauro Icardi, capitani e bomber delle due compagini. Il confronto è analizzato nell’edizione quotidiana de La Stampa: “Bomber contro bomber. Capitano contro capitano. Tormentone contro tormentone: quello che alimentano ad ogni sessione di compravendite i due uomini più appetibili di Toro e Inter che domani all’ ora di pranzo si incrociano al Grande Torino arricchendo un menù da master chef del gol. Andrea Belotti da una parte e Mauro Icardi dall’altra, ovvero oltre 200 milioni in campo di valutazione che già da soli valgono il prezzo del biglietto. Complice la curiosità di vedere dal vivo i due titani del gol, ancor più dopo i recuperi di campionato andati in onda questa settimana e che hanno trasformato il sapore di un normale mercoledì in una serata pazza. Rendendo molto meno amara quella che è ancora la peggior stagione del Gallo, a quota 9 gol contro i 23 dello scorso campionato (dopo 30 giornate), ma protagonista di una tripletta scaccia crisi. E procurando, invece, una piccola macchia alla miglior annata dell’ argentino, che ha raggiunto la vetta dei 24 centri (uguagliando il suo miglior rendimento di sempre con ancora 8 partite da affrontare), ma che si è incartato contro il Milan, sbagliando due palle a porta vuota. Novanta minuti, gli ultimi, che hanno mischiato umori e sensazioni dei due calciatori più rappresentativi di granata e nerazzurri. Ora il Gallo sogna una piccola rivincita. All’andata, fresco di rientro dall’ infortunio al ginocchio, era la controfigura di se stesso; mentre Maurito, pur senza incidere in quell’occasione, stava segnando a raffica”.
 
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Torino-Inter 1-0: l'ex Ljajic punisce i nerazzurri


La squadra di Spalletti non riesce a sfruttare le tante occasioni da gol e viene punita al primo tiro in porta granata. L'Inter perde così punti preziosi in ottica Champions



L’Inter rallenta con il Torino anche al ritorno. Dopo il pareggio dell’andata, i nerazzurri perdono 1-0 in trasferta colpiti dal gol dell’ex Ljajic. L’Inter avrà di che rammaricarsi visto che la partita è stata condotta in maniera convincente per la maggior parte del tempo. E così il quarto posto torna in bilico.

C'E' BORJA — Cambiare per non cambiare marcia. Luciano Spalletti sceglie Borja Valero al posto di Rafinha come trequartista forse perché il brasiliano è stato visto meno brillante in una settimana che lo ha visto titolare sia contro il Verona sia nel derby. Walter Mazzarri, contro la sua ex squadra, ripropone la difesa a tre (con De Silvestri e Ansaldi sugli esterni, quindi pronti a trasformarla a cinque) e Ljajic alle spalle di Iago Falque e Belotti. Il primo tiro in porta è di Candreva che al 4’ avverte Sirigu con una conclusione centrale. Il Torino sembra aver iniziato meglio come atteggiamento. Al 10’ Ljajic illumina il movimento di Iago che non arriva in scivolata per poco. All’11’ Sirigu regala un cross innocente a Perisic: invece che trattenere la palla, sbagliando i tempi, la consegna al croato che di prima intenzione partorisce un pallonetto-passaggio allo stesso portiere. Sirigu al 13’ mostra ben altri riflessi sul corner di Cancelo. La palla arriva a Icardi che gira verso la porta e solo la mano di Sirigu arriva dove sarebbe difficile anche pensarlo. Il pareggio è ancora imbalsamato. E rimane tale anche quando l’Inter riparte veloce con Borja per Icardi, il capitano serve Candreva il cui destro è ancora respinto da Sirigu. I nerazzurri salgono pian piano e il Toro lo percepisce. Dal corner seguente al tiro di Candreva, Cancelo pesca la testa di Perisic che va ad appoggiare il pallone sulla parte alta della traversa. Candreva deve avere qualche conto in sospeso con Sirigu perché anche al 30’ il suo destro dal limite è rispedito al numero 87. Due minuti e si vede Belotti, il quale rincorre un pallone difficile trasformandolo in un tiro poco alto sulla traversa. Candreva al 34’ci prova ancora, Sirigu blocca a terra. Sulla ripartenza però è il Toro che passa in vantaggio. Belotti porta palla per trenta metri, inseguito da Perisic che scivola all’inizio della corsa perdendo proprio lui la palla, il croato rincorre e per chiudere finisce per passare il pallone a De Silvestri che accompagna l’azione sulla destra, cross per Ljajic che sul secondo palo insacca al 36’. Granata avanti dopo aver subito la pressione interista nel cuore della prima frazione. Al 39’ Brozovic si fa ammonire per fermare Belotti: cartellino giallo pesante, il croato salterà per squalifica la trasferta di sabato sera contro l’Atalanta.

ASSEDIO — Nessun cambio a inizio ripresa. E si riparte con l’Inter che si affaccia nella metà campo granata con un destro di Brozovic al 5’ centrale e innocuo per Sirigu. Dopo l’assist, De Silvestri va vicino anche al gol. Punizione di Ljajic, il terzino gira verso la porta dove incontra uno strepitoso Handanovic che devia in angolo. Ansaldi rompe gli indugi al 12’ e parte sulla sinistra accentrandosi, gli interisti non possono fermarlo perché ammoniti (Brozovic e Gagliardini) e così la sua palla per Ljajic innesca un cross pericoloso sul quale Belotti non ci arriva per poco. Primo cambio, dentro Rafinha al 14’ per Candreva. Punizione di Cancelo, testa di Skriniar e Sirigu dice ancora no. L’Inter ridisegnata cambia di poco visto che Rafinha parte da destra dove agiva Candreva e poi naturalmente cerca aria dove ne trova. Altro croner sul secondo palo, Miranda svetta e la traiettoria scavalca Sirigu ma prima dell’arrivo di Gagliardini interviene in spaccata volante Nkoulou ad allontanare il pericolo. Altra mossa di Spalletti, dentro Karamoh per Borja Valero. Al 25’ doppia occasione nerazzurra: prima il palo di Rafinha con un sinistro delizioso, poi il quasi autogol di Obi su cross di Cancelo. Il Toro è schiacciato, Mazzarri prova a dare refrigerio ai suoi inserendo Edera per Iago e Acquah per Baselli. I nerazzurri tengono il Toro in un angolo nel finale di partita, anche se faticano a creare. Mazzarri chiede sacrificio, serra la squadra in due linee da cinque con Belotti che lo si ritrova anche in versione tornante. C’è da soffrire, sia in casa granata sia in casa interista. Ai nerazzurri manca il colpo di genio che vada oltre la ricerca continua degli esterni. Karamoh al 42’ calcia all’improvviso e una deviazione millimetrica regala un corner.

RANOCCHIA CENTRAVANTI — L’inserimento di Ranocchia per D’Ambrosio significa una torre in più per l’assalto finale (il centrale infatti farà il centravanti al fianco di Icardi), quello di Valdifiori per Obi invece la ricerca di un palleggiatore in mezzo alla burrasca. Nel finale prendono la scena i raccattapalle del Torino che, evidentemente indottrinati, ritardano palesemente la ripresa del gioco (episodio ripetuto per tutta la ripresa). Con un po’ di astuzia e tantissimo cuore il Torino tiene fino alla fine. La vittoria consente alla squadra di Mazzarri di restare sulla scia di chi intravede l’Europa League sullo sfondo. Al triplice fischio la stretta di mano di Spalletti a Mazzarri è vigorosa e accompagnata da un breve confronto: chissà cosa si saranno detti.
 
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[h=1]Roma, la Spagna s'inchina: "la caduta dell'impero blaugrana. Impresa storica"[/h] [h=2]Giornali iberici impietosi con Messi e compagni. "Travolti dall'avversario in un Olimpico trasformato nell'inferno". Complimenti alla squadra di Di Francesco e severe critiche a Valverde[/h] Da una parte il capolavoro giallorosso, dall'altra l'incubo blaugrana. Dopo la magica serata della squadra di Di Francesco, capace di conquistare la semifinale di Champions ribaltando il 4-1 subito all'andata, la stampa spagnola si arrende a quella che i quotidiani hanno battezzato "un'impresa storica". I titoli e i commenti di tutti i giornali si dividono tra i complimenti alla Roma, dimostrando grande sportività, e le impietose critiche alla squadra di Valverde.

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BARCA TRAVOLTO — Come logico, particolarmente severi i giudizi nei confronti di Messi e compagni soprattutto da parte della stampa catalana. "Il Barcellona si è sgretolato ed è stato travolto, calpestato", ha scritto Sport. Che poi ha proseguito analizzando i meriti della Roma ("più intensa, più aggressiva e più lucida") e i demeriti del Barça ("sovrastato sulle fasce e nel gioco aereo"). Secondo Sport, "Di Francesco ha sorpreso tutti puntando sulla difesa a tre e rafforzando le corsie laterali, dove i giallorossi sono stati letali. Florenzi e Kolarov hanno sempre sfondato, il resto lo ha fatto il pressing costante guidato da un De Rossi imperiale".

DEBACLE BLAUGRANA — Durissimo nei confronti dei catalani il giudizio del Mundo Deportivo, che ha parlato di "debacle storica del Barça, meritatamente eliminato da una Roma capace di centrare una rimonta incredibile". Il quotidiano catalano ha parlato di un "Barcellona irriconoscibile. Una squadra in grado di subire appena 3 gol in tutta la competizione, che si è sciolta rimediandone altrettanti in una serata da incubo". Ma anche i complimenti ai giocatori giallorossi, su tutti Dzeko, che "ha seminato il panico nella difesa di Valverde". Menzione speciale per De Rossi e Manolas, "gli autori delle due autoreti all'andata che si sono redenti scrivendo una delle pagine più belle della storia giallorossa".

LA CADUTA DELL'IMPERO — Toni invece più compiaciuti quelli utilizzati da Marca, che non ha perso occasione per sparare a zero sugli eterni rivali del Real Madrid titolando "La caduta dell'impero blaugrana. L'Olimpico è stato un inferno che ha finito per mettere le ali ai giallorossi e incenerire Messi e compagni".
 
[h=1]Real Madrid-Juventus 1-3: Ronaldo su rigore al 97' elimina i bianconeri[/h] [h=2]Prova leggendaria dei bianconeri, che ribaltano lo 0-3 dell'andata con la doppietta di Mandzukic e Matuidi. Poi al 93' il fallo in area di Benatia su Vazquez[/h]


Drammatica eliminazione per la Juve al Santiago Bernabeu. Dopo una rimonta straordinaria che aveva portato la Juve a recuperare lo 0-3 dell'andata, al 92"30, quando mancavano 30" ai supplementari, Benatia impatta Vazquez, liberato in area dall'assist di Ronaldo. Seguono l'assegnazione del calcio di rigore, le furiose proteste dei giocatori bianconeri, con Buffon espulso. Passano più di 4' prima che Szczesny entri in campo al posto di Higuain per cercare il miracolo su Ronaldo. Che invece calcia il rigore perfetto e consegna al Real Madrid l'ennesima semifinale. Il Bernabeu esulta liberato dall'incubo, sui volti dei tifosi juventini scende invece la disperazione nonostante una gara epica della squadra bianconera, nobilitata dalla doppietta di Mandzukic e dalla rete di Matuidi, che purtroppo non sono bastate.

LA DOPPIETTA DELLA SPERANZA — L'inizio è stile Roma, anzi ancora meglio: dopo un minuto e una manciata di secondi Douglas Costa, che vince il ballottaggio con Cuadrado a destra, dà il via all'azione dell'1-0: palla a Khedira che crossa per la capocciata perfetta di Mandzukic. Una rete che alimenta il sogno bianconero. Dopo pochi minuti ecco un'altra palla rubata da Douglas Costa, che serve Higuain anticipato da Navas. Poteva essere 2-0 all'alba dell'incontro, invece il Real è ancora vivo e vegeto e impegna Buffon con Bale (parata e poi tacco fuori sempre dell'11 sulla respinta). Poco dopo Chiellini ci mette il piede su Isco ma la Juve ha subito un'altra occasione con Mandzukic, che stavolta tira troppo centrale. Giusto, al 14', annullare il gol a Isco per fuorigioco. Allegri è costretto alla prima sostituzione ben prima dell'intervallo: De Sciglio, che stava tenendo bene la fascia destra, lascia il posto a Lichtsteiner per una botta al piede sinistro. Cambio forzato ma fortunato, visto che dal piede dello svizzero parte il cross per un'altra zuccata di Mandzukic, ancora bellissima e imprendibile. Bravissimo Khedira, l'uomo da cui parte l'azione. Due a zero al 37' anche grazie al miracolo di Buffon (di braccio) su Isco da distanza ravvicinatissima e alla traversa colpita da Varane nell'extratime.

RIMONTA E BEFFA FINALE — Il secondo tempo ricomincia con un doppio cambio nel Real: fuori Casemiro e Bale per Lucas Vazquez e Asensio, incubo della Juve dopo il gol segnato in finale di Champions a Cardiff. La Juve ci crede e nonostante la rimescolata tattica di Zidane dopo 15 minuti trova il 3-0: tiro cross di Douglas Costa, ancora lui, che Navas non trattiene e Matuidi trasforma nel pallone del quasi miracolo. I tifosi del Real sono attoniti, i bianconeri sistemati in piccionaia si fanno sentire come fossero il triplo rispetto ai 3500 effettivi. Anche l'ultimo degli scettici, a questo punto, comincia a crederci. Cristiano Ronaldo è una furia e va a dare la sveglia ai compagni a uno a uno. Mette paura alla Signora con un tiro da sinistra che Pjanic sporca in angolo. Mentre Allegri aspetta a mettere forze fresche sperando nei supplementari, Zidane si gioca l'ultima carta, Kovacic. Il signore del Bernabeu resta Buffon, che compie l'ennesimo prodigio su Isco prima della beffa finale. Nei minuti di recupero c'è il fallo da rigore di Benatia su Lucas Vazquez e il numero uno della Juve viene espulso per proteste. Esce furibondo ma tra gli applausi di tutto lo stadio, che gli tribuna il giusto omaggio per la sua (probabilmente) ultima gara di Champions League. Entra Szczesny ma da dischetto CR7 non sbaglia: il sogno è finito, la Juventus è fuori dalla Champions, ma a testa alta.



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[h=1]Stasera h. 20,45
Atalanta-Inter: probabili formazioni e statistiche[/h]

L’Inter ha vinto cinque delle ultime sette partite contro l’Atalanta in Serie A (1N, 1P) dopo che non aveva ottenuto il successo in nessuna delle precedenti sei (3N, 3P). [h=2]Probabili formazioni[/h]
ATALANTA (3-4-1-2): Berisha; Toloi, Caldara, Masiello; Hateboer, De Roon, Freuler, Gosens; Cristante; Barrow, Gomez. All. Gasperini

Squalificati: Petagna

Indisponibili: Ilicic; Spinazzola, Rizzo, Palomino


INTER (4-2-3-1): Hamdampvoc, Santon, Miranda, Skriniar, D'Ambrosio, Gagliardini, Borja Valero,Cancelo, Rafinha, Perisic,Icardi. All. Spalletti

Squalificati: Brozovic

Indisponibili: Candreva, Vecino

[h=2]Statistiche Opta[/h]
L’Inter ha vinto cinque delle ultime sette partite contro l’Atalanta in Serie A (1N, 1P) dopo che non aveva ottenuto il successo in nessuna delle precedenti sei (3N, 3P).

La squadra milanese ha inoltre trovato il gol in tutte le ultime 19 trasferte nel massimo campionato contro i bergamaschi, fallendo l’ultima volta l’appuntamento con il gol nel gennaio 1992.

L’Atalanta non vince da due partite di campionato: non arriva a tre di fila da novembre, quando perse la terza proprio contro l’Inter.

I bergamaschi hanno vinto solo due delle ultime sette partite interne di campionato (2N, 3P) dopo che avevano trovato il successo in cinque delle precedenti sette (2N).

L’Inter arriva a questa sfida da due partite a secco: non fallisce l’appuntamento con il gol per tre partite di fila in A dal febbraio 2012.

Inter e Atalanta sono le due squadre più prolifiche di testa nel campionato in corso: i milanesi primi con 12 reti, i bergamaschi seguono a quota 10.

Nessuna squadra ha realizzato più gol dell’Atalanta sugli sviluppi di punizione indiretta (sei) – l’Inter però rimane la formazione meno trafitta dagli sviluppi di palla ferma, solo quattro reti concesse.

Alejandro Gomez,a un solo assist dal suo record in una singola Serie A (10), ha segnato due gol nelle prime quattro presenze di campionato contro l’Inter, mancando il gol però nelle successive nove.

Marco Icardi ha segnato cinque gol nelle ultime due sfide con l’Atalanta in Serie A – dei sei gol totali contro i bergamaschi nessuno è arrivato all’Atleti Azzurri d’Italia.

Icardi ha realizzato il 48% dei gol dell’Inter in questa Serie A (24 su 50) – nei maggiori cinque campionati europei solo Nils Petersen del Friburgo (50%) ha fatto meglio del capitano nerazzurro.
 
[h=1]Atalanta-Inter 0-0: ancora una frenata per la corsa Champions di Spalletti[/h]
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[h=2]Dopo Milan e Torino, terza gara senza gol per Icardi e compagni che a Bergamo soffrono per mezz'ora ma crescono alla distanza. Gomez e Barrow sprecano nel primo tempo, poi è Perisic a spaventare a più riprese Berisha. La banda Spalletti aggancia momentaneamente Roma e Lazio al terzo posto[/h] BERGAMO - Un tempo e un punto a testa, le prossime partite diranno se potrà essere utile a qualcuno. L'anticipo serale della trentaduesima giornata tra Atalanta e Inter è una partita che vive di fiammate, gradevole per gli spettatori fin quando resiste quel pizzico di lucidità nei protagonisti in campo. I ragazzi di Spalletti arrancano nella prima parte, quelli di Gasperini nella seconda, stritolati dalle troppe energie spese per cercare invano il gol. Ne esce uno 0-0 che proietta Icardi e compagni a quota 60 punti, come Roma e Lazio, impegnate nel derby domenicale, mentre l'Atalanta si issa a 49, a metà strada tra Fiorentina e Sampdoria e ancora lontana dal Milan sesto.



FURIA ATALANTINA - Le assenze incidono sulle scelte dei due tecnici, con Gasperini che continua a lavorare sul solco tracciato in questi anni: niente rivoluzioni, Cristante galleggia tra le linee, tocca a Barrow fare da prima punta viste le assenze di Petagna e Ilicic. Chi invece cambia tutto è Spalletti: senza Brozovic, Vecino e con Candreva recuperato soltanto per la panchina, il tecnico toscano vara il 3-4-2-1: D'Ambrosio è il terzo centrale, Cancelo e Santon a tutta fascia. Un meccanismo evidentemente poco rodato, visto che alla "Dea" bastano cinque minuti per mettere Gomez solo davanti ad Handanovic. Scambio rasoterra con Cristante, Cancelo è almeno tre metri più basso rispetto alla linea difensiva e tiene in gioco tutti, "el Papu" calcia incredibilmente a lato. L'Inter fa una fatica bestiale a uscire palla al piede, fagocitata dalla pressione orobica.

Spalletti prova a rispondere al modulo asimmetrico dell'Atalanta, che tiene Gomez largo a sinistra e Cristante più centrale, invertendo la posizione di D'Ambrosio e Skriniar, con quest'ultimo che si porta alla sinistra di Miranda e l'ex granata in una posizione ibrida tra terzino e centrale. Non cambia il risultato, con la formazione di Gasperini che sfrutta a meraviglia l'attitudine di Barrow ad attaccare la profondità: il gambiano sfiora il gol in tre occasioni. La prima chance è un mancino sul corpo di Handanovic, la seconda un delizioso sinistro di prima intenzione su invito di Gosens, la terza un colpo di testa che costringe il guardiano dei pali interisti al miracolo di puro istinto.

L'INTER CRESCE - Soltanto dopo la mezz'ora l'Inter inizia a prendere le misure alle uscite altissime di Toloi e Masiello. Non è un caso che le palle gol principali capitino a Perisic, molto più centrale rispetto al solito e abile nell'attaccare gli spazi alle spalle dei centrali. Sull'apertura di Rafinha il croato calcia con potenza ma senza troppa precisione, permettendo a Berisha di alzare sopra la traversa; ben diverso il discorso al 42′, con un diagonale rasoterra su sventagliata di Gagliardini che sfiora il palo a portiere battuto. A sorpresa, Gasperini lascia negli spogliatoi l'ottimo Barrow: non filtrano notizie di infortuni per il classe '98, che lascia spazio a Cornelius.

L'Atalanta perde una dimensione, quella della profondità, e l'Inter ringrazia. Una sfuriata di Icardi obbliga Hateboer alla chiusura disperata, la crescita di Cancelo sulla destra coincide con quella di tutta la squadra. Su un cross del portoghese è ancora Icardi a rispondere presente, Toloi mura un colpo di testa alquanto promettente. È il momento migliore degli ospiti: l'argentino di tacco pesca Rafinha, sinistro alle stelle da posizione favorevole. Spalletti aumenta il peso offensivo con Eder al posto del figlio di Mazinho, Gasperini vede i suoi annaspare e richiama il duo Gosens-Cristante per Castagne-Mancini. Berisha è bravissimo su una bella punizione di Eder, a 4′ dalla fine è un colpo di testa di Perisic a tenere tutti con il fiato sospeso: elevazione spaventosa del croato, l'epilogo non nobilita il gesto atletico. Lo 0-0, alla luce delle tante occasioni, è quasi una sorpresa, ma il pari è sostanzialmente giusto. Classifica alla mano, rischia di scontentare entrambe.
 
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Serie A, l'Inter deve rompere il tabù Cagliari che dura dal 2011[/h]
La 33esima giornata della Serie A si apre stasera con il match di San Siro tra Inter e Cagliari. I nerazzurri, reduci da due pareggi ed una sconfitta (1-0 a Torino) non possono permettersi altri errori se vogliono rimanere in corsa per un posto in Champions League, contro Lazio e Roma (per ora avanti di un punto in classifica). Le quote di QuiGioco.it, si legge in una nota, sorridono totalmente agli uomini di Spalletti, offerti vincenti a 1,24, mentre il pareggio si gioca a 6,10 e la vittoria dei sardi a ben 13,03 volte la posta. Tuttavia, le statistiche dicono che l’Inter non batte il Cagliari a San Siro dal novembre del 2011, nelle ultime quattro sfide a Milano sono stati registrati due pareggi e due sconfitte, dove entrambe le squadre hanno sempre trovato la via del «Goal», opzione che stasera si gioca a 2,34 contro il «No Goal» a 1,60. Il motivo? Handanovic ha subìto un solo gol nelle ultime sette giornate di campionato e al tempo stesso Icardi and co non esultano con i propri tifosi per una rete da 312 minuti.
 

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