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Eurabia

Jihad, dove si recluta in Italia: moschee clandestine, carceri e Cie
29 agosto 2014

Prima la scelta dei soggetti più adatti, quasi sempre ragazzi giovani, fragili, afflitti da particolari condizioni di disagio economico e psicologico. Poi l'aggancio sui social network, sulle chat, poi i video sulle "bugie dell'Occidente", e infine l'invito nelle moschee clandestine, quelle che sorgono in garage, negli appartamenti, negli scantinati. Avviene così il reclutamento dei giovani jihadisti in Italia, è così che si diffonde la "jihad della parola".

L'arruolamento - Moschee clandestine, carceri, centri di accoglienza: sono questi i luoghi deputati alla recluta e all'indottrinamento di giovani immigrati da trasformare in militanti. "Sembriamo vigliacchi in questo paese! Abbiamo equipaggiamento e materiale, bisogna andare e distruggere le loro case" sono queste le parole che Hamdi Chamari, 24 anni di Castelvetrano, provincia di Trapani, si scambiava con amici. "Possa Dio spargere i nostri corpi per la sua causa, voglio che le mie carni vadano in pezzi". I carabinieri del Ros riportano che Hamdi, di origine tunisina, avrebbe organizzato una cellula terroristica tra Sicilia e Puglia per "Reclutare persone da inviare nelle zone di guerra contro il nemico infedele".

Campi di addestramento - Il reclutamento e gli "insegnamenti" avvenivano in una moschea, ad Andria, per poi proseguire su internet, mentre ai piedi dell'Etna trovava spazio un campo di addestramento. Come è scritto nell'inchiesta del quotidiano Repubblica, il web è una vera e propria risorsa per questa "jihad della parola", Twitter e Facebook sono i principali canali di diffusione dei precetti jihadisti. Una fonte dell'Intelligence conferma che "il 95% del proselitismo si fa sulla Rete. L'aggancio avviene sui social network, poi, per comunicazioni riservate, i reclutatori chiedono di chattare sul web nascosto".

Non solo web - La polizia tiene sotto controllo le carceri dove è alta la presenza di detenuti nordafricani e balcanici. Allo stesso modo sono monitorati, in Sicilia e Puglia, i centri di accoglienza e identificazione. Particolare attenzione è rivolta alle moschee, quelle clandestine che sorgono in gran segreto: sarebbero un centinaio, disseminate tra scantinati, appartamenti e garage. "La trappola è li nella moschea, dove mettevano dei video, dalla mattina alla sera." parla il pentito Elassi Rihad, mentre spiega la sua esperienza in Lombardia: "Tra una preghiera e l'altra ci dicevano che in questa vita siamo condannati a morte e moriremo prima o poi perché dobbiamo morire, qui, in mezzo a questi porci che ci rubano il petrolio" Tutti messaggi finalizzati a fomentare odio tanto da spingere le reclute a pensare che: "L'unica soluzione è morire, renderti utile morendo".

Genova, Milano, Bologna- I rapporti dell'Intelligence posizionano la maggior parte dei 40 soggetti che sono andati o vogliono andare in Siria e Iraq a combattere, tra Liguria, Lombardia, Emilia e Veneto. Nel triangolo tra Genova, Milano e Bologna sarebbero ancora attivi network di provenienza nordafricana con il compito di arruolare militanti. A Genova l'inchiesta della Digos ha individuato la brigata Jaish al Muhajireen, una delle principali organizzazioni di reclutamento di non-risiani che opera in stretto contatto con i militanti di Al Qaeda e dello Stato Islamico dell'Iraq.

Ed è di Genova Andrea Giuseppe Lazzaro, diventato Umar dopo la conversione alla religione musulmana, indagato dalla procura del capoluogo ligure per reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale.

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Oriana Fallaci e l'Islam: "Diventeremo l'Eurabia. Il nemico è in casa nostra e non vuole dialogare"
29 agosto 2014

"Mi vogliono morta perché dico la verità": Oriana Fallaci e , prima puntata

"Le galline coccodè della sinistra in ginocchio all'Islam ": Oriana Fallaci e l'Islam, seconda puntata

Questo può apparir demagogico, semplicistico, e perfino superficiale: lo so. Ma se analizzate i fatti vedrete che la mia è pura e semplice verità. La verità del bambino che nella fiaba dei Grimm, quando i cortigiani lodano le vesti del re, grida con innocenza: Il re è nudo. Pensateci ragionando sull'attuale tragedia che ci opprime. Perbacco, nessuno può negare che l'invasione islamica dell'Europa sia stata assecondata e sia assecondata dalla Sinistra. E nessuno può negare che tale invasione non avrebbe mai raggiunto il culmine che ha raggiunto se la Destra non avesse fornito alla Sinistra la sua complicità, se la Destra non le avesse dato il imprimatur.

Diciamolo una volta per sempre: la Destra non ha mai mosso un dito per impedire o almeno trattenere la crescita dell’invasione islamica. Un solo esempio? Come in molti altri paesi europei, in Italia è il leader della Destra ufficiale che imita la Sinistra nella sua impazienza di concedere il voto agli immigrati senza cittadinanza. E questo in barba al fatto che la nostra Costituzione conceda il voto ai cittadini e basta. Non agli stranieri, agli usurpatori, ai turisti col biglietto di andata senza ritorno. Di conseguenza, non posso essere associata né con la Destra né con la Sinistra. Non posso essere arruolata né dalla Destra né dalla Sinistra. Non posso essere strumentalizzata né della Destra né della Sinistra. (E guai a chi ci prova). E sono profondamente irritata con entrambe. Qualunque sia la loro locazione e nazionalità.

Attualmente, per esempio, sono irritata con la Destra americana che spinge i leader europei ad accettare la Turchia come membro dell’Unione Europea. Esattamente ciò che la Sinistra europea vuole da sempre. Ma le vittime dell’invasione islamica, i cittadini europei, non vogliono la Turchia a casa loro. La gente come me non vuole la Turchia a casa sua. E Condoleezza Rice farebbe bene a smetterla di esercitare la sua Realpolitik a nostre spese. Condoleezza è una donna intelligente: nessuno ne dubita. Certo, più intelligente della maggioranza dei suoi colleghi maschi e femmine, sia qui in America che al di là dell’Atlantico. Ma sul paese che per secoli fu l’Impero Ottomano, sulla non-europea Turchia, sulla islamica-Turchia, sa o finge di sapere assai poco. E sulla mostruosa calamità che rappresenterebbe l’entrata della Turchia nell’Unione Europea conosce o finge di conoscere ancora meno. Così dico: Ms. Rice, Mr. Bush, signori e signore della Destra americana, se credete tanto in un paese dove le donne hanno spontaneamente rimesso il velo e dove i Diritti Umani vengono quotidianamente ridicolizzati, prendetevelo voi. Chiedete al Congresso di annetterlo agli stati Uniti come Cinquantunesimo Stato e godetevelo voi. Poi concentratevi sull’Iran. Sulla sua lasciva nucleare, sul suo ottuso ex-sequestratore di ostaggi cioè sul suo presidente, e concentratevi sulla sua nazista promessa di cancellare Israele dalle carte geografiche.

A rischio di sconfessare l’illimitato rispetto che gli americani vantano nei riguardi di tutte le religioni, devo anche chiarire ciò che segue. Come mai in un Paese dove l’85 per cento dei cittadini dicono di essere Cristiani, così pochi si ribellano all’assurda offensiva che sta avvenendo contro il Natale? Come mai così pochi si oppongono alla demagogia dei radicals che vorrebbero abolire le vacanze di Natale, gli alberi di Natale, le canzoni di Natale, e le stesse espressioni Merry Christmas e Happy Christmas, Buon Natale, eccetera?!? Come mai così pochi protestano quando quei radicals gioiscono come Talebani perché in nome dei laicismo un severo monumento a gloria dei Dieci Comandamenti viene rimosso da una piazza di Birmingham? E come mai anche qui pullulano le iniziative a favore della religione islamica? Come mai, per esempio, a Detroit (la Detroit ultra polacca e ultra cattolica le ordinanze municipali contro i rumori proibiscono il suono delle campane) la minoranza islamica ha ottenuto che i muezzin locali possano assordare il prossimo coi loro Allah-akbar dalle 6 del mattino alle 10 di sera? Come mai in un paese dove la Legge ordina di non esibire i simboli religioni nei luoghi pubblici, non consentirvi preghiere dell’una o dell’altra religione, aziende quali la Dell Computers e la Tyson Foods concedono ai propri dipendenti islamici i loro cortili nonché il tempo per recitare le cinque preghiere? E questo a dispetto del fatto che tali preghiere interrompono quindi inceppano le catene di montaggio?

Come mai il nefando professor Ward Churchill non è stato licenziato dall’Università del Colorado per i suoi elogi a Bin Laden e all’11 Settembre, ma il conduttore della Washington radio Michael Graham è stato licenziato per aver detto che dietro il terrorismo islamico v’è la religione islamica? Ed ora lasciatemi concludere questa serata affrontando altri tre punti che considero cruciali. Punto numero uno. Sia a Destra che a Sinistra tutti si focalizzano sul terrorismo. Tutti. Perfino i radicali più radicali. (Cosa che non sorprende perché le condanne verbali del terrorismo sono il loro alibi. Il loro modo di pulire le loro coscienze non pulite). Ma nel terrorismo islamico non vedo l’arma principale della guerra che i figli di Allah ci hanno dichiarato. Nel terrorismo islamico vedo soltanto un aspetto, un volto di quella guerra. Il più visibile, sì. Il più sanguinoso e il più barbaro, ovvio. Eppure, paradossalmente, non il più pernicioso. Non il più catastrofico. Il più pernicioso e il più catastrofico è a parer mio quello religioso. Cioè quello dal quale tutti gli altri aspetti, tutti gli altri volti, derivano. Per incominciare, il volto dell’immigrazione. Cari amici: è l’immigrazione, non il terrorismo, il cavallo di Troia che ha penetrato l’Occidente e trasformato l’Europa in ciò che chiamo Eurabia. È l’immigrazione, non il terrorismo, l’arma su cui contano per conquistarci annientarci distruggerci. L’arma per cui da anni grido: «Troia brucia, Troia brucia». Un’immigrazione che in Europa-Eurabia supera di gran lunga l’allucinante sconfinamento dei messicani che col beneplacito della vostra Sinistra e l’imprimatur della vostra Destra invadono gli Stati Uniti.

Soltanto nei venticinque paesi che formano l’Unione Europea, almeno venticinque milioni di musulmani. Cifra che non include i clandestini mai espulsi. A tutt’oggi, altri quindici milioni o più. E data l’irrefrenabile e irresistibile fertilità mussulmana, si calcola che quella cifra si raddoppierà nel 2016. Si triplicherà o quadruplicherà se la Turchia diventerà membro dell’Unione Europea. Non a caso Bernard Lewis profetizza che entro il 2100 tutta l’Europa sarà anche numericamente dominata dai musulmani. E Bassan Tibi, il rappresentante ufficiale del cosiddetto Islam Moderato in Germania, aggiunge: «Il problema non è stabilire se entro il 2100 la stragrande maggioranza o la totalità degli europei sarà mussulmana. In un modo o nell’altro, lo sarà. Il problema è stabilire se l’Islam destinato a dominare l’Europa sarà un Euro-Islam o l’Islam della Svaria». Il che spiega perché non credo nel Dialogo con l’Islam. Perché sostengo che tale dialogo è un monologo. Un soliloquio inventato per calcolo dalla Realpolitik e poi tenuto in vita dalla nostra ingenuità o dalla nostra inconfessata disperazione. Infatti su questo tema dissento profondamente dalla Chiesa Cattolica e da Papa Ratzinger. Più cerco di capire e meno capisco lo sgomentevole errore su cui la sua speranza si basa. Santo Padre: naturalmente anch’io vorrei un mondo dove tutti amano tutti e dove nessuno è nemico di nessuno. Ma il nemico c’è. Lo abbiamo qui, in casa nostra. E non ha nessuna intenzione di dialogare. Né con Lei né con noi.

di Oriana Fallaci

E guai a chi ci prova.
 
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Donne yazidi e cristiane rapite e trasportate al mercato come bestie, per essere vendute. La foto-choc invade il web

Orrore senza fine. La storia delle ragazze cristiane nigeriane rapite dai fondamentalisti di Boko Haram si sta ripetendo anche in Iraq dove, nella zona di Mosul, centinaia di donne della minoranza yazidi e cristiane, sono da alcuni giorni nelle mani dei miliziani dell’Isis.
Fonti locali parlano di donne rapite, velate integralmente, incatenate e minacciate da integralisti armati di spada e armi da fuoco. Trasportate al mercato su dei camion, dentro delle gabbie, come bestie al macello. La foto, tweettata da Brigitte Gabriel, attivista araba libanese, spesso ospite sulla Cnn, Fox News e altre grandi emittenti televisive americane, sta già facendo il giro del web.

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Allerta in tutto il mondo occidentale! Il ministro inglese: «Temiamo attentati»

La Gran Bretagna ha innalzato il livello di allarme terrorismo da «consistente» a «grave» in risposta alle minacce provenienti dello Stato Islamico.
Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Theresa May, spiegando che il governo ritiene che sia «altamente probabile» un attacco terroristico anche se non vi sono informazioni che lo indichino come imminente. «L'aumento del livello di allarme è collegato agli sviluppi in Siria ed in Iraq, dove gruppi terroristici stanno pianificando attacchi contro l'Occidente - recita una dichiarazione del ministro - questi complotti probabilmente coinvolgono combattenti che si sono recati dalla Gran Bretagna e dall'Europa a combattere in questi conflitti».

Allerta anche negli Usa. La polizia di New York «sta seguendo attentamente» gli sviluppi in Gran Bretagna in collaborazione con la task force congiunta dell'Fbi sul terrorismo ma «al momento non ci sono minacce specifiche credibili» per la Grande Mela: lo ha detto il capo della polizia newyorchese William Bratton dopo l'allerta lanciata dal premier britannico David Cameron. Bratton ha aggiunto che in ogni caso «i livelli di allerta e le risorse della polizia a New York si modificano quotidianamente per rispondere alle modifiche della minaccia in tutto il mondo».
Intanto il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ha assunto nelle ultime settimane una «serie di misure per rafforzare la sicurezza aerea negli aeroporti Oltreoceano con voli diretti negli Stati Uniti». In un comunicato il segretario alla Sicurezza Nazionale, Jen Johnson, mette in evidenza come gli estremisti dell'Isis «hanno mostrato l'intento e la capacità di prendere di mira cittadini americani all'estero e l'Isis rappresenta una minaccia attiva e seria nella regione».

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Stato islamico, il progetto dei jihadisti: "Armi batteriologiche alla peste bubbonica"

29 agosto 2014

Una bomba alla pesta bubbonica. Sarebbe questo uno dei progetti di armi batteriologiche allo studio dei guerriglieri dello Stato Islamico. Un deciso passo avanti nella guerra del terrore rispetto a decapitazioni e fucilazioni da trasmettere via web o possibili attentati suicidi in Occidente. A rivelare l'ipotetico piano d'attacco dei fondamentalisti sunniti salafiti è Foreign Policy, rivista di politica internazionale americana di proprietà del Washington Post. Fonte autorevole, dunque, anche se la notizia è da prendere con le molle.

Il pc del jihadista - E' stato il comandante di un gruppo ribelle moderato siriano, Abu Ali, a fornire al giornale statunitense le prove di questo disegno criminale. Dopo giorni di scontri in Siria con milizie jihadiste del Califfato di Al Baghdadi, Ali e i suoi uomini hanno messo le mani sulle loro armi, munizioni e un pc Dell con cavo di alimentazione, dimenticato dai jihadisti nella concitazione della fuga. "L'ho subito preso e l'ho aperto - racconta il militare siriano -. Pensavo che fosse rotto o guasto. In realtà era perfettamente funzionante. Ho cercato tra le risorse ma erano vuote. L'ho comunque conservato e portato via. Con alcuni compagni più esperti di informatica abbiamo iniziato a navigare sull'hard disk e senza neanche ricorrere ad una password siamo riusciti ad entrare e scovare una montagna di file: ce n'erano 35.347 suddivisi in 2.367 cartelle". Secondo i giornalisti di Foreign Policy il proprietario del pc sarebbe un tunisino, Muhammed S., con alle spalle studi di chimica e fisica in patria di cui due università non hanno più notizie dalla fine del 2011.

"Piccole granate nelle metropolitane" - Nel laptop cerano documenti in francese, inglese e arabo. Non solo discorsi religiosi, ma anche "guide" per il perfetto guerrigliero: come costruire bombe, rubare automobili, suggerimenti per travestirsi e sfuggire ai controlli dei posti di blocco. Quindi quel file, con la ricetta per costruire ordigni batteriologici "caricati" a peste bubbonica ricavata da animali infetti, dagli imprevedibili, terrificanti effetti su scala mondiale. "Il vantaggio delle armi biologiche - si legge in quelle pagine - è che non richiedono grossi investimenti, mentre le perdite umane possono essere enormi". "Quando il microbo viene iniettato nei topi - è un altro passaggio dei documenti contenuti nel pc -, i sintomi dovrebbero iniziare a comparire nel giro di 24 ore". Quindi il vademecum per il perfetto terrorista: "Riempire piccole granate con il virus e poi gettarle in ambienti chiusi. Come metropolitane, stadi, discoteche. Meglio usarle accanto alle prese dell'aria condizionata. Il batterio di espande in pochi minuti e colpisce migliaia di persone". Impossibile sapere, al momento, se le milizie del Califfato hanno già tra le mani armi di tipo batteriologico. Di sicuro, però, tra le loro fila compaiono diverse centinaia di ex soldati e ufficiali dell'esercito iracheno di Saddam Hussein, e al nuovo regime di Al Baghdadi non mancano né risorse economiche né logistiche, potendo contare sui laboratori e i tecnici già attivissimi ai tempi del Rais.

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Jihad, l'ultimo video dell'orrore dalla Siria: la fucilazione di 200 soldati
30 agosto 2014

Soltanto ieri, venerdì 29 agosto, Libero titolava sulla crudeltà dell'Islam 2.0 e la necessità, per l'Occidente, di guardare in faccia all'orrore dei jihadisti, non censurando i video delle loro esecuzioni in Medio Oriente. Oggi ecco una nuova testimonianza. Sul sito syrianfight. com è stato pubblicato il filmato choccante dell'esecuzione di 200 soldati dell'esercito siriano catturati nel Nord del Paese, nella provincia di Raqqa, due giorni fa dai jihadisti dello Stato Islamico del Califfo Al Baghdadi.

Fucilati 200 soldati: guarda il video

L'esecuzione, dopo Foley e il Sinai - I prigionieri, sdraiati, denudati e in fila l'uno accanto all'altro, vengono fucilati a colpi di mitra e fucili. La notizia era già stata resa nota, ma ora sono state rese pubbliche le immagini, come ormai è macabra usanza dei fondamentalisti islamici che stanno facendo stragi dalla Siria all'Iraq (con la decapitazione del giornalista americano James Foley) fino all'Egitto (con 4 presunte "spie" israeliane del Mossad sgozzate nel Sinai).

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30 ago. – Jihadisti sunniti dello Stato islamico hanno decapitato un soldato libanese che faceva parte di un gruppo di 19 militari, sequestrato dai miliziani al confine tra Siria e Libano. Il video della decapitazione e’ stato pubblicato sul web. Nel filmato il soldato, Ali al-Sayyed, e’ bendato e con le mani legate dietro.

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Arabia, re Abdullah: agire contro Isis o UE e USA saranno bersaglio
NEWS
sabato, 30, agosto, 2014

L’Occidente sara’ il prossimo obiettivo degli jihadisti sunniti dello Stato islamico: e’ l’avvertimento lanciato dal re saudita Abdullah, che ha invitato a mettere in campo un’azione “rapida” per contrastare i miliziani in Iraq e Siria. “Se li ignoriamo, sono sicuro che raggiungeranno l’Europa in un mese e l’America in un altro mese”

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Jihadisti Isis sequestrano una bimba di tre anni
NEWS
sabato, 30, agosto, 2014

Sembra non esserci fine alla brutalità dell’Isis: un’agenzia araba racconta nei dettagli il rapimento di una bambina di tre anni, strappata alla famiglia durante la fuga dalla città di Baghdede. E’ accaduto nei giorni scorsi quando la famiglia Ebada stava lasciando la città irachena così come intimato dai miliziani.

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Oriana Fallaci e l'Islam: "Ci rinchiuderanno in riserve come i pellerossa"
31 agosto 2014

"Il nemico ce l'abbiamo in casa". Oriana Fallaci e l'Islam, terza puntata

Punto numero due. Non credo nemmeno nella fandonia del cosiddetto pluriculturalismo. (E a proposito di quella fandonia: lo sapevate che al Barbican Center Theater di Londra hanno mutilato Tamerlano il Grande, il dramma scritto nel 1587 da Christopher Marlowe? A un certo momento del dramma, Christopher Marlowe fa bruciare il Corano da Tamerlano. Mentre il Corano brucia, gli fa anche sfidare il Profeta gridando: «Ed ora, se ne hai davvero il potere, vieni giù e spengi il rogo». Bé, poiché quelle parole aggravate dalle fiamme del rogo infuriavano le autorità mussulmane di Londra, il Teatro Barbican ha eliminato l’intera scena.
Mezzo millennio dopo ha censurato Marlowe). E ancor meno credo nella falsità chiamata Integrazione.

Integrarsi significa accettare e rispettare (più educare i propri figli ad accettare e rispettare) le regole, le leggi, la cultura, il modo di vivere del posto nel quale si sceglie di vivere. E quando si impone la propria presenza a un paese che non ci ha chiamato e tuttavia ci tiene, ci mantiene, ci tollera, il minimo che si possa fare è integrarsi. Soprattutto se si è chiesto e ottenuto di diventare cittadini. Status che esige lealtà, fedeltà, affidabilità, e possibilmente amore per la Patria cioè la Nuova Patria che si è scelta. Ebbene, nell’Europa-Eurabia gli altri immigrati si integrano. Più o meno si integrano. Quelli che vengono dai paesi di cultura cristiana, ad esempio. Dalla Russia, dall’Ucraina, dalla Bulgaria, dall’Ungheria, dalla Slovenia, e tutto sommato anche dalla Romania che davvero non ci esporta il meglio del meglio. Perfino i discutibili cinesi che provocatoriamente si chiudono dentro le loro mafiose enclave, in certo senso finiscono con l’integrarsi. I mussulmani, no. Forse qui, negli Stati Uniti, lo fanno. Beati voi. In Europa, no. Nella maggior parte dei casi non si curano neanche di imparare la nostra lingua, le nostre lingue. Incollati alle loro moschee, ai loro Centri Islamici, alla loro ostilità anzi al loro disprezzo e alla loro ripugnanza per tutto ciò che è occidentale, obbediscono soltanto alle regole e alle leggi della Sharia. E in compenso ci impongono le loro abitudini. Le loro pretese, il loro modo di vivere. (Cibo e poligamia inclusi). Cari miei, per capire che gli immigrati mussulmani non hanno alcuna intenzione di integrarsi con noi, che al contrario vogliono indurre noi a integrarsi con loro, basta considerare l’Intifada che questo autunno è scoppiata nella provincia di Parigi e poi in tutta la Francia. Ma credete davvero a ciò che sostengono i media quando sostengono che quelle scommesse e quegli incendi sono dovuti esclusivamente alla disoccupazione e alla povertà? Credete davvero che non abbiano niente a che fare con la guerra dichiarataci dall’Islam?

Occhi negli occhi non bastano le prese di bavero. Quelle sommosse erano e sono un’altra arma, un altro volto di questa guerra. Appartenevano, appartengono, alla strategia dell’invasione. Una strategia molto intelligente, ammettiamolo. Perché, grazie ad essa, l’odierno espansionismo islamico non ha bisogno delle armate e delle flotte usate dal defunto Impero Ottomano. Per realizzarsi gli bastano le orde di immigrati che ogni giorno arrivano in Sicilia con le navi o i gommoni o le barche, e ai quali i traditori nostrani spalancano le porte per farli entrare col cavallo di Troia e dare fuoco alla città. Una strategia intelligente anche perché non spaventa come spaventavano le loro armate, le loro flotte, le loro scimitarre, le barbarie di quando in Italia si scappava gridando Mamma-li-Turchi. E perché richiede tempo. Richiede pazienza. Richiede nuove generazioni installate nei paesi da conquistare. I kamikaze inglesi del 7 luglio non erano forse immigrati di seconda o terza generazione? I rivoltosi francesi di quest’autunno non erano forse immigrati di seconda e terza e perfino quarta generazione? Se sbaglio ditemi perché tra quei rivoltosi non v’erano immigrati cinesi o vietnamiti o filippini o dall’Europa orientale. Non meno poveri e non meno disoccupati. (Ammesso che quelli dello scorso autunno fossero davvero poveri e disoccupati. Alla televisione ho visto ragazzi ben nutriti e ben vestiti come, a suo tempo, i nostri sessantottini ultraborghesi). Ditemi perché essi erano e sono tutti arabi mussulmani o nord-africani mussulmani. Ditemi perché bruciando le automobili e gli autobus e le scuole e gli asili e gli uffici postali e i cassonetti della spazzatura e le case urlavano «Allah-akbar, Allah-akbar». Ditemi perché, quando venivano intervistati dai giornalisti, rispondevano: «Noi non siamo francesi. Non vogliamo essere francesi». Ditemi perché agivano in modo così coordinato, come se dietro il loro delirio vi fosse la mente di qualche esperto di Al Qaeda. E visto che parliamo di invasione, ditemi perché in Europa gli immigrati mussulmani materializzano così bene l’avvertimento che nel 1974 ci rivolse l’Onu e il leader algerino Boumedienne. «Presto irromperemo nell’emisfero del nord. E non vi irromperemo da amici, no. Vi irromperemo per conquistarvi. E vi conquisteremo popolando i vostri territori coi nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria». Bando alle illusioni: noi italiani, francesi, tedeschi, inglesi, spagnoli, svedesi, danesi, olandesi eccetera stiamo per diventare ciò che diventarono i Comanci e gli Apache e i Cherokee e i Navajos e gli Cheyenne quando gli rubammo l’America. Stranieri in casa nostra. Anno 2016? Anno 2100? Parlando della futura dominazione mussulmana dell’Europa-Eurabia, alcuni studiosi già riferiscono a noi come ai «nativi». Agli «indigeni». Agli «aborigeni». Di questo passo finiremo anche noi dentro le Riserve come i Pellerossa.

di Oriana Fallaci

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Integrarsi significa accettare e rispettare le regole, le leggi, la cultura, il modo di vivere del posto nel quale si sceglie di vivere,altrimenti ognuno rimane a casa sua.
 
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PORTE APERTE ALL'INVASIONE
Così nel Municipio di Roma
gli islamici insegnano il Corano

31 agosto 2014

A Roma si può indottrinare al Corano, come in una madrasa di Kabul, bambini di sei-sette anni, con copricapi e veli religiosi, sotto gli occhi del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. È quello che succede in via di Acqua Bullicante 2, quartiere di Tor Pignattara, dove l'ex sala del consiglio del VI municipio (oggi V) da un mese è stato trasformato in centro islamico e moschea per volere del presidente Giammarco Palmieri, 41 anni, dal 1991 iscritto al Pds-Ds-Pd. Nella sala ci sono ancora le scrivanie con microfono dei consiglieri e il ritratto di Napolitano incorniciato tra le bandiere di Roma e dell’Italia.

Giovedì 28 agosto una decina di bambini trascrivono diligentemente in arabo i versi del Corano. I ragazzini sono quasi tutti originari del Bangladesh, tranne un piccolo pakistano che parla l'urdu. Lo striscione all'ingresso della "moschea" è scritto in bangla, l'idioma bengalese. Riporta il primo versetto del Corano e di seguito il nome dell'"associazione culturale islamica Tor Pignattara Jame Masjd".

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Saluggia: Manca il wi-fi, profughi in rivolta. Intervengono polizia e Cc

scappano dalla fame e dalla guerra e vogliono il wi-fi ? Indovinate perchè…

Volevano creare caos nel centro d’accoglienza. Tanto che per sedare una sommossa sono dovuti intervenire polizia e carabinieri. Protagonisti cinque dei profughi arrivati la scorsa notte a Caresana e accompagnati poi a Saluggia.
I cinque non hanno nemmeno fatto in tempo ad arrivare nel centro d’accoglienza che li avrebbe dovuti ospitare che, con il telefonino alla mano, hanno cercato di convincere i compagni a ribellarsi suggerendogli di rompere tutto e dare fuoco ai materassi delle stanze. Non solo. Con i cellulari sarebbero riusciti a contattare anche i compagni di viaggio ospitati a Saluggia e Caresana tentando di convincerli a mettere a segno la stessa strategia. Tanto che a Caresana per ore gli immigrati non sono voluti entrare nelle camere della struttura chiedendo di essere trasferiti altrove.

La causa scatenante? L’assenza della rete wi- fi e delle antenne tv nella struttura raccontano i volontari che hanno il compito di seguire gli immigrati nella struttura. ‘Per questo non abbiamo potuto far altro che richiedere immediatamente l’intervento delle forze dell’ordine’ affermano.
Solo con l’arrivo di polizia e carabinieri i 5 si sono calmati. Solo a quel punto sono stati caricati in macchina e portati nella casa di riposo di Caresana.
Intanto si deciderà lunedì quale sarà la struttura che ospiterà i prossimi arrivi delle prossime settimane. Si parla anche dell’ex ospedale di Santhià,anche se ancora nulla è stato definito.

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Terrorismo, l'intelligence: "Rischio di un attacco stile 11 settembre in Italia"
L'allarme rosso dei servizi segreti
Jihad, gli obiettivi :
"Nel mirino ci sono pure le scuole"
31 agosto 2014

L'allerta è massima. L'intelligence italiana teme per il nostro paese un attacco in stile 11 settembre. La minaccia islamica è drammaticamente concreta. A preoccupare, nel dettaglio, sono gli aerei catturati dagli estremisti islamici all'aeroporto di Tripoli, in Libia, e a quello di Tabqa, ex roccaforte siriana caduta nelle mani delle milizie dell'Is, lo Stato Islamico. Non si nasconde, insomma, la "forte preoccupazione". Il nostro sistema aereo è in stato di massima allerta: l'ipotesi che i terroristi puntino ad utilizzare i velivoli per un nuovo 11 settembre "non è affatto campata per aria", spiega una fonte a Il Messaggero.
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"Mi vogliono morta perché dico la verità".

Punto numero tre. Soprattutto non credo alla frode dell'Islam Moderato. Come protesto nel libro Oriana Fallaci intervista sé stessa e L'Apocalisse, quale Islam Moderato?!? Quello dei mendaci imam che ogni tanto condannano un eccidio ma subito dopo aggiungono una litania di «ma», «però», «nondimeno»? È sufficiente cianciare sulla pace e sulla misericordia per essere considerati Mussulmani Moderati? È sufficiente portare giacche e pantaloni invece del djabalah, blue jeans invece del burka o del chador, per venir definiti Mussulmani Moderati? È un Mussulmano Moderato un mussulmano che bastona la propria moglie o le proprie mogli e uccide la figlia se questa si innamora di un cristiano? Cari miei, l'Islam moderato è un'altra invenzione. Un'altra illusione fabbricata dall'ipocrisia, dalla furberia, dalla quislingheria o dalla Realpolitik di chi mente sapendo di mentire. L'Islam Moderato non esiste. E non esiste perché non esiste qualcosa che si chiama Islam Buono e Islam Cattivo.

Esiste l'Islam e basta. E l'Islam è il Corano. Nient'altro che il Corano. E il Corano è il Mein Kampf di una religione che ha sempre mirato a eliminare gli altri. Una religione che ha sempre mirato a eliminare gli altri. Una religione che si identifica con la politica, col governare. Che non concede una scheggia d'unghia al libero pensiero, alla libera scelta. Che vuole sostituire la democrazia con la madre di tutti i totalitarismi: la teocrazia. Come ho scritto nel saggio Il nemico che trattiamo da amico, è il Corano non mia zia Carolina che ci chiama «cani infedeli» cioè esseri inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli e i maiali. È il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica la Guerra Santa, la Jihad. Leggetelo bene, quel «Mein Kampf», e qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni: tutto il male che i figli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel libro. È scritto in quel libro. E se dire questo significa vilipendere l’Islam, Signor Giudice del mio Prossimo Processo, si accomodi pure. Mi condanni pure ad anni di prigione. In prigione continuerò a dire ciò che dico ora. E continuerò a ripetere: «Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere».

Oriana Fallaci
 
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Forse l’Occidente si è svegliato.Forse. E si è accorto che il Califfato non si combatte con le prediche e i buoni propositi

«Nel 2003 c’erano 1,5 milioni di cristiani in Iraq. Oggi non più di 300 mila. Circa dieci cristiani al giorno lasciano il paese mentre la guerra tra sunniti e sciiti fa quasi mille morti al mese». E ancora. «L’Occidente è cieco perché non ha religione, non se ne preoccupa più, anzi accoglie i musulmani, permette loro di costruire moschee e centri religiosi mentre i paesi arabi non permettono ai cristiani neanche di tenere in casa la Bibbia. Ci deve essere reciprocità ma l’Occidente non la richiede. I paesi occidentali devono aiutare i cristiani non in quanto cristiani, ma in quanto minoranze. Si parla dei diritti dell’uomo, ma dove sono questi diritti? L’Occidente cerca solo interessi, basta guardare che risultato hanno avuto le guerre in Medio Oriente. Dove sono la democrazia e la libertà in Libia? Dove sono in Siria?».

Purtroppo, in questi ultimi tre mesi, la verità si è squadernata al di là di ogni immaginazione. Non solo i combattenti jihadisti dell’Isil (“Daesh” in arabo “Stato islamico dell’Iraq e del Levante”) hanno conquistato giacimenti petroliferi e hanno iniziato a commerciare il greggio al mercato nero. Non solo hanno reclutato in massa combattenti (bambini compresi) in città e paesi della Siria e dell’Iraq. Non solo hanno messo in fuga le truppe regolari irachene e, dopo aver goduto dei finanziamenti e di un flusso ininterrotto di armi provenienti da Occidente e da Oriente, si sono impossessati di un formidabile arsenale militare fornito dagli Stati Uniti all’esercito di Baghdad. Non solo hanno rivendicato, documentandole e vantandosene sui social network, le stragi, le torture, le decapitazioni, le crocifissioni, compiute nella loro “guerra santa”.

Non solo hanno compiuto tutto ciò col metodo del terrore, procurando disperazione, morte, distruzione di massa: a partire dal 29 giugno scorso, dopo aver sopraffatto in Siria e in Iraq gli ex alleati dei gruppi terroristici affiliati ad Al Qaeda, considerati troppo “moderati”, hanno anche innalzato la loro bandiera nera e proclamato la nascita di uno Stato, lo Stato Islamico, su un’area che, per adesso, si estende da Aleppo (Siria) a Dyala (Iraq). Ma che nei loro progetti si dovrebbe estendere dall’Indonesia alla Spagna.

Nella prima fase di avanzata del Califfato, strategicamente decisiva si è rivelata la conquista di Mosul, una delle grandi città irachene, dove dagli inizi dello scorso giugno, dopo aver provocato la fuga di 500 mila abitanti, i jihadisti presidiavano l’imponente diga sul Tigri alta 131 metri e lunga 3,2 chilometri. Potenzialmente un’arma di distruzione di massa. I militanti dello Stato islamico avevano infatti già usato quest’arma all’inizio di quest’anno. Quando, dopo aver conquistato la città di Falluja, 60 chilometri a ovest di Baghdad, avevano chiuso i canali di scarico dell’acqua della diga sull’Eufrate, provocando lo straripamento del fiume, la fuga dalle loro case di migliaia di persone, un numero imprecisato di vittime e l’allagamento dei terreni agricoli fino alle porte della capitale.

A partire dal 29 giugno scorso, nelle terre del Califfato viene applicata la sharia – o legge del Corano – nella sua versione originale e integrale. Di conseguenza, viene imposta la conversione forzata all’islam così come avveniva ai tempi di Maometto (VII secolo d.C). Sotto questo tipo di “governo”, in alternativa alla conversione o al versamento di una tassa esorbitante, c’è solo la morte. Confiscati e saccheggiati i beni e le abitazioni dei cristiani, particolarmente cruenta si è rivelata la persecuzione della minoranza yazida. Gli islamisti procedono nei loro confronti uccidendo gli uomini e rapendo donne e bambini per rivenderli nei mercati. Le donne sono ridotte a schiave sessuali. Esattamente come accadeva nei secoli delle grandi conquiste islamiche.

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«I jihadisti dello Stato islamico obbligano gli abitanti di Mosul a offrire loro le ragazze»

Matrimoni forzati, esecuzioni sommarie, vietata perfino l’arte. Padre Hanna descrive le regole imposte dal califfato in città: «Ora anche i sunniti si pentono amaramente di avere accolto questi terroristi pur di sbarazzarsi del governo sciita»

Gli abitanti di Mosul che avevano accolto i jihadisti dello Stato islamico all’inizio di giugno ora si mangiano le mani, maledicendo questa nuova situazione». I sunniti della seconda città più importante dell’Iraq ormai rimpiangono il vecchio governo, secondo una lettera scritta a Aide a l’Église en détresse dal domenicano Anis Hanna, che ha raccontato «il dramma che vivono gli abitanti, soprattutto la gente modesta, i moderati, gli intellettuali, gli avvocati, i medici, i letterati, i professori, eccetera».

«VIETATI I PANTALONI». «I musulmani se ne vanno regolarmente dalla città – scrive – e raccontano quello che sta succedendo» e le nuove regole imposte ai cittadini dai jihadisti. «Gli uomini e le donne non possono vestirsi all’occidentale. I pantaloni sono vietati. Gli uomini devono vestirsi all’afghana (…), tagliandosi i capelli e lasciandosi crescere la barba. Le donne non possono uscire di casa e devono essere velate dalla testa ai piedi. E se mai una donna volesse uscire, un uomo della sua famiglia deve accompagnarla».

L’ARTE È BANDITA». Ogni svago o vizio è proibito: «I negozi che vendono alcol, i parrucchieri, i saloni di bellezza sono stati chiusi. La televisione non può trasmettere programmi culturali o commedie. Niente canali televisivi, niente canzoni o musica, niente teatro, niente artisti, niente poeti. Tutta l’arte è bandita. Uno dei miei amici dell’università, Wathiq, è stato ucciso con altri per aver lavorato in un canale televisivo di Mosul».

«MATRIMONI FORZATI». Peggio ancora, «sono stati istituiti i matrimoni forzati. I jihadisti dello Stato islamico obbligano gli abitanti di Mosul a offrire loro le ragazze. I genitori devono obbedire senza proferire verbo: le ragazze non devono assolutamente esprimere la loro opinione». Anche in Siria, come riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani, è stato aperto un ufficio dove le ragazze devono registrarsi così che i terroristi possano recarsi a casa loro e domandare di sposarle.

Ecco perché «gli abitanti sunniti di Mosul che avevano ben accolto questi terroristi pensando che sarebbero stati liberati dal regime sciita di Baghdad ora cominciano a pentirsi amaramente. Loro vedono le azioni insopportabili dei terroristi islamici nella loro città». Lo Stato islamico ha infine «diffuso informazioni secondo le quali il primo giorno della festa di Eid al-Fitr (ieri, ndr), sarà quello in cui comincerà la conquista delle città e dei villaggi cristiani della piana di Mosul. Tra queste ci sono Qaraqosh, Barttillah, Karemlesse, Telkeff, Tellesqif, Batnayia, Alqosh e altre».

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Is: decapitato Steven Sotloff, l'altro ostaggio americano
02 settembre 2014

I tagliagole islamici colpiscono ancora: su internet è comparso un video che mostra la decapitazione del giornalista statunitense Steven Sotloff da parte dello Stato islamico, l'Is. A uccidere è ancora "John" il boia, l'uomo con accento londinese che ha decapitato James Foley, compagno di prigionia di Sotloff. Il folle annuncia: "Sono tornato, Obama, sono tornato per la tua politica estera arrogante verso lo Stato islamico". Quindi la parola passa a Sotloff, inginocchiato e con l'ormai tristemente rituale tuta arancione. Il giornalista, prima di morire, afferma: "Pago il prezzo della decisione dell'amministrazione Obama di attaccare gli obiettivi dell'Is in Iraq". Quindi si consuma l'orrore.

Il "format" - Il video è simile in tutto e per tutto a quello che mostra la decapitazione di Foley, diffuso lo scorso 19 agosto. Nel nuovo filmato di 2 minuti e 46 secondi viene mostrata l'esecuzione di Sotloff, che fu rapito in Siria, e viene poi "presentata" la prossima vittima, in questo caso David Cawthorne Haines, ostaggio britannico in mano dell'Is. La minaccia è di uccidere l'ostaggio se non si fermeranno i radi. Il nuovo sconcertante video è intitolato "Un secondo messaggio all'America". Al momento, la Casa Bianca non è in grado di confermare la notizia della decapitazione di Sotloff: lo ha affermato il portavoce Josh Earnest, spiegando che l'informazione deata dal New York Times non può essere verificata. La notizia della diffusione del video è stata rilanciata dal New York Times che cita il SITE Intelligence Group. La portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki, ha invece scelto di commentare la notizia: "E' un atto terrificante". Quindi David Cameron, premier britannico: "E' disgustoso e spregevole".

La petizione - Come detto, Sotloff era stato mostrato al termine del video dell'esecuzione di Foley, e l'Is aveva minacciato gli Stati Uniti spiegando che sarebbe stato il prossimo ostaggio a morire se non fossero cessati i raid sul nord dell'Iraq. I suoi familiari avevano aperto una petizione sul sito della Casa Bianca chiedendo ad Obama di salvare la vita al figlio, ma gli Usa, anche in questo caso, hanno deciso di non pagare alcun contratto. Proprio una settimana fa la madre di Sotloff ha lanciato un appello all'Is per la sua liberazione.

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Tor Pignattara "islamica": è Roma, ma sembra Teheran

Tor Pignattara come Teheran. Il popolare quartiere romano è sempre più simile a una grande città islamica: negozi gestiti da immigrati arabi, scuole coraniche e anche sale del V Municipio concesse alla comunità musulmana per insegnare ai bambini il Corano.

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Non si ferma l'orrore dell'Isis
"Decapitato un altro reporter Usa"
L’Isis ha diffuso un video in cui viene mostrata la decapitazione dell' americano Steven Sotloff

Secondo quanto riferisce il New York Times, che cita il Site Intelligence Group, l’Isis avrebbe anche minacciato di uccidere un altro giornalista britannico. Il boia di Sotloff sarebbe lo stesso che ha ucciso Foley. Il Wall Street Journal: "Sotloff ucciso lo stesso giorno di Foley, stessa sorte anche per il reporter britannico David Cawthorne Haines.

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Isis è alle porte ma l'Europa sembra non accorgersene
A Istanbul gadget inneggianti all'Isis.
Giovanni Masini - Mar, 02/09/2014 - 12:23
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Isis è ormai alle soglie dell'Europa, ma nell'opinione pubblica del Vecchio Continente il sentimento prevalente sembra quello dell'indifferenza.

Anche dopo settimane in cui le notizie che arrivavano dai territori controllati dal Califfato si succedevano in un incredibile crescendo di orrori, due sondaggi realizzati in Francia e Gran Bretagna rivelano la scarsa propensione degli Europei a prendere una posizione netta contro l'espansionismo dei terroristi islamici.

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