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Usa, Barack Obama: "Isis minaccia per tutti, faremo giustizia di Foley e Sotloff"
03 settembre 2014

"Non ci intimidiranno, noi andremo avanti. L'Isis è un cancro e una minaccia per tutto il mondo". Dopo settimane di incertezze, almeno a parole Barack Obama apre le porte a un intervento militare massiccio contro le truppe del Califfato islamico di Al Baghdadi in Siria e Iraq. Il presidente americano ha fatto intuire che i tempi saranno lunghi: "Ci vorrà tempo". E intanto l'opinione pubblica americana, non solo quella che fa riferimento ai repubblicani, chiede con sempre maggior insistenza un intervento deciso. "Tutto questo non si fermerà finché non li fermeremo noi", titola il New York Post esibendo in prima pagina un fotogramma del video dell'esecuzione del giornalista americano Steven Sotloff. Come dire, l'America chiede a Obama di fare la guerra.

La sfida di John il boia - Da Tallinn, dove Obama è arrivato per incontrare il collega estone Toomas Hendrik Ilves per discutere della crisi ucraina ("Spero in una soluzione pacifica, è ancora presto per commentare il cessate il fuoco"), arriva la scontata condanna per l'esecuzione di Sotloff: "Sono disgustato dalla barbarie dello Stato Islamico e per l'orribile atto di violenza. Non dimenticheremo, faremo giustizia". Già, ma come? Il jihadista che ha sgozzato in diretta video Sotloff, ormai noto come John il Boia o John il Beatle, perché di origini britanniche, ha lanciato una sfida diretta al presidente americano, chiamandolo con uno sprezzante "you" (tu) e facendo dire al povero giornalista americano di essere vittima dei bombardamenti con i droni sull'Iraq ordinati da Washington. La risposta che vuole dare l'America per far sì che lo Stato islamico "non rappresenti più una minaccia", però, "richiederà tempo" e dipenderà dalla "cooperazione con i partner della regione", presidente siriano Assad in testa. Infine un messaggio a tutti i Paesi europei membri della Nato: "Devono fare la loro parte" nelle spese per la difesa per sostenere l'Alleanza. Appello valido per il Medio Oriente, ma soprattutto per il fronte russo.

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Ora l'Isis minaccia Putin: "Scateniamo la jihad nel Caucaso"
Dopo la decapitazione di due reporter Usa, l'Isis guarda a Mosca. E in un video minaccia la jihad in Cecenia: "Gli aerei che Putin manda ad Assad li inviamo in Russia".

Luca Romano - Mer, 03/09/2014 - 21:58

Dopo le minacce dirette agli Stati Uniti - e la decapitazione di due reporter - ora l'Isis si rivolge direttamente a Vladimir Putin, colpevole di appoggiare il regime siriano di Bashar al Assad.

In un video diffuso su Youtube i fondamentalisti minacciano di fare esplodere una "guerra" in Cecenia nel Caucaso russo per "liberarlo" dai non islamici. Nel filmato si vede un aereo militare russo consegnato - a detta dei jihadisti - da Mosca alle truppe di Assad.

L'Isis minaccia Putin: "Scateneremo la jihad in Cecenia"
La decapitazione di Steven Sotloff
"Questo messaggio è per te, Vladimir Putin, questi aerei che hai inviato a Bashar, noi li invieremo a te", dice uno dei fondamentalisti in arabo, "Libereremo la Cecenia e tutto il Caucaso, se Dio vuole. Il tuo trono è minacciato e cadrà quando arriveremo a casa tua".


 
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Isis, Obama: "Gli Usa non si fanno intimidire, ma ci vorrà del tempo"
In visita in Estonia, il presidente Usa ha condannato l'esecuzione di Sotloff. E c'è chi in parlamento gli chiede un'azione immediata.
Lucio Di Marzo - Mer, 03/09/2014 - 16:32

Per sconfiggere la minaccia rappresentati dai jihadisti dell'ISIS e costruire "la coalizione religionale necessaria ci vorrà tempo", ma gli Stati Uniti non si lasceranno "intimidire".

In una conferenza stampa congiunta con il capo di Stato estone, il presidente ha commentato l'esecuzione del giornalista freelance Steven Sotloff, il secondo freelance americano decapitato in pochi giorni. A renderlo noto un video diffuso ieri da parte del cosiddetto Stato Islamico, la cui autenticità è stata confermata dall'intelligence. Obama si è detto "disgustato dalla barbarie" e da un "orribile atto di violenza" e ha promesso giustizia.

In una nota diffusa oggi, il senatore democratico Bill Nelson ha chiesto alla Casa Bianca di "assalire subito l'Isis, perché gli Stati Uniti sono gli unici che possano dar vita a una coalizione per fermare questo gruppo di una crudeltà barbarica". Ha anche dichiarato che porterà davanti al Senato una proposta di legge per dare al presidente l'autorità legale necessaria a colpire i jihadisti in Siria.

I due leader di repubblicani e democratici in commissione Esteri della Camera, Ed Royce ed Eliot Engel, hanno sostenuto che la minaccia giustifica una campagna aerea. Il segretario di Stato John Kenny ha condannato con durezza in un comunicato i fatti, parlando di un "atto di medievale ferocia", compiuto per mano di "un codardo celato da una maschera".

Il premier inglese David Cameron, parlando alla Camera, ha chiarito che il Regno Unito "non si piegherà mai al terrorismo" e continuerà a combattere l'Isis in patria e all'estero. "Un Paese come il nostro - ha aggiunto - non si farà intimidire da assassini barbari".
 
L'islam taglia un'altra testa ma noi facciamo guerra a Putin
Di fronte alla minaccia dei terroristi tagliagole dell'Isis l'Occidente punta contro il nemico sbagliato. Inviate le truppe Nato in Ucraina: c'è anche la Folgore. E le sanzioni anti russe uccidono le nostre imprese.

Alessandro Sallusti - Mer, 03/09/2014 - 15:50
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L'Occidente, l'Europa e l'Italia sono sotto attacco di un nemico feroce - i fanatici islamici - che ha giurato di sterminarci.

Ieri, in nome di Allah, questi pazzi criminali hanno tagliato la testa di un altro ostaggio, un giornalista americano fatto prigioniero in Siria, con tanto di video che sta facendo il giro del mondo. E cosa fa l'Europa, cosa fa l'Italia? Si girano dall'altra parte e dichiarano guerra a Putin, come se la questione Ucraina fosse un pericolo per la nostra sicurezza. Da ieri un piccolo esercito europeo, compreso un centinaio di paracadutisti della brigata Folgore, si è insediata sui confini ucraini, pronta a contrapporsi all'Armata rossa. Se non fosse drammatico verrebbe da dire: ridicolo. Se ancora non è guerra, certamente è l'inizio di una nuova guerra fredda con conseguenze economiche - prodotte dalle sanzioni annunciate ieri dalla nostra Mogherini nelle vesti di neo ministra europea - che avranno conseguenze letali per l'economia italiana. Siamo dei pazzi, per di più suicidi. Lasciamo campo libero all'islam che ci vuole morti e siamo pronti a sparare a chi, Putin, il fanatismo islamico lo combatte in tutti i modi.

In nome dell'unità dell'Ucraina. Che in Europa vogliono ma, piccolo dettaglio, gli ucraini no. Presidente Renzi, ci pensi bene prima di trascinare tutti noi in un vicolo cieco.
 
Libia, dieci aerei scomparsi dallo scalo di Tripoli, forse in mano alle milizie islamiste. Allarme negli Usa

Una decina di aerei commerciali mancherebbero all'appello dall'aeroporto di Tripoli, in Libia, e il timore è che siano finiti nelle mani delle milizie islamiche.
Le agenzie di intelligence occidentali, come anticipato in un articolo del messaggero.it avrebbero di recente lanciato un allerta sulla possibilità che i velivoli possano essere usati per attacchi terroristici in Nord Africa. Lo riporta Drudgereport, citando le indiscrezioni apparse su 'The Washington Free Beacon'. Nessun altro media americano, al momento, riporta o cita l'indiscrezione. Informazioni di intelligence sugli aerei commerciali mancanti - riporta Drudgereport - sono state fornite al governo americano nelle ultime settimane, incluso un avvertimento sulla possibilità che uno o più aerei possano essere usati in coincidenza dei due anniversari dell'11 settembre.
 
Dossier ISIS: tutto ciò che dovete sapere e che non viene detto in TV

A cura di Staff Nocensura.com

DOSSIER ISIS: ECCO MOLTI ASPETTI A CUI I MEDIA HANNO DATO POCO RISALTO E CHE DOVETE CONOSCERE PER FARVI UN'IDEA DELLA SITUAZIONE.

I TERRORISTI DOVEVANO ESSERE FERMATI SUL NASCERE: NON INTERVENIRE OGGI SIGNIFICHERA' AFFRONTARE UN PROBLEMA ANCORA PIU' GRANDE DOMANI: VEDIAMO PERCHE'.

#Iraq Aiutare il popolo curdo, che stava soccombendo sotto i colpi di artiglieria #ISIS, era un atto dovuto. Difendere i cristiani, gli #Yazidi e le altre minoranze un dovere, di fronte alle indicibili violenze a cui abbiamo assistito: migliaia di persone uccise sommariamente, talvolta sepolte vive; decapitazioni, crocifissioni, centinaia di donne rapite e vendute come schiave, stuprate a morte se rifiutano di convertirsi all'Islam o di sposare i jihadisti. La "legge" dei fondamentalisti, che non consente loro di bere alcolici, mangiare maiale e fumare sigarette, pare gli consenta di fare tutto questo. Secondo fonti yazide sono sparite oltre 2000 persone, quasi tutte donne.

IL MONDO NON POTEVA RESTARE A GUARDARE, e fornire armi all'esercito curdo era indispensabile, in un contesto del genere, visto che ISIS possiede cannoni, carri armati, mortai, bazooka, razzi RPG e altre armi pesanti, mentre i peshmerga possiedevano solo kalashnikov e altre armi leggere con le quali non potevano reggere il confronto. OPPORSI AGLI AIUTI AI CURDI, è FALSO BUONISMO IPOCRITA, sarebbe significato avallare un BAGNO DI SANGUE ancora più ampio.

LA VERITA' è CHE - come ha detto l'Arcivescovo di #Mosul, Emil Nona, «Bisognava agire prima che Isis arrivasse a controllare quasi metà dell’Iraq» (VEDI: Arcivescovo Mosul: «Agire prima che Isis controllasse Iraq» | Tempi.it) MENTRE INVECE GLI USA E LA COMUNITA' INTERNAZIONALE HANNO FATTO FINTA DI NIENTE, E ANZI, GLI USA ED I LORO ALLEATI, QATAR, E TURCHIA IN PRIMIS, HANNO FINANZIATO E ARMATO ISIS, E C'è IL SOSPETTO CHE ANCHE L'ARABIA SAUDITA LI ABBIA AIUTATI: IN OGNI CASO, DI SICURO QUEST'ULTIMA HA ARMATO I QAEDISTI DI AL NUSRA.

Che ISIS sia una "creatura" degli USA e di #Israele, come sostengono molte fonti, anche autorevoli, è una "teoria", seppure assolutamente fondata. MA CHE LI ABBIANO ARMATI E FINANZIATI (tralasciando la "creazione") è un fatto SICURO E ACCLARATO, con tanto di ammissione americana. Persino la stampa main stream italiana, che certo non è un esempio in quanto a "libertà di stampa", a giudicare dalla classifica di Reporter Senza Frontiere, un anno fa scriveva che gli USA aiutavano quelli che venivano definiti "ribelli moderati siriani", anche se di siriano tra loro c'è ben poco. Ne ha parlato più volte anche il Corriere (vedi qui e qui). Recentemente ne ha parlato anche Marcello Foa, uno dei pochi giornalisti che ha sottolineato la "prodezza" degli USA.

Gli USA abbiano ARMATO E AGEVOLATO ISIS, HANNO PERMESSO LORO DI ESPANDERSI, DI ACQUISIRE INGENTI RICCHEZZE SACCHEGGIANDO CONTANTI E ORO DAI CAVEAU DELLE BANCHE DELLE CITTA' CONQUISTATE (grandi città come Mosul, Tikrit, Nassyria, Aleppo, Raqqa, etc) E DI IMPADRONIRSI DELLE ARMI, ANCHE PESANTI, CHE GLI USA AVEVANO FORNITO ALL'ESERCITO IRACHENO. Controllano giacimenti di petrolio e gas, dai quali ricavano alcuni milioni di dollari al giorno pagare lo "stipendio" ai jihadisti e PERSINO PRATICARE UNO "STATO SOCIALE" NON INDIFFERENTE, CAPACE DI CONQUISTARE AMPI CONSENSI TRA LA POPOLAZIONE DELLE CITTA' CONQUISTATE E ATTIRARE JIHADISTI, MA ANCHE FAMIGLIE FONDAMENTALISTE CHE VOGLIONO VIVERE NEL "CALIFFATO" DA TUTTO IL MONDO!

#AlBaghdadi regala 1.200$ a chi si sposa e fornisce loro la casa! 1.200$ che in #Iraq ed in #Siria sono una cifra di tutto rispetto... (vedi: http://on.fb.me/1pJDHxv)

E' stato consentito a ISIS di ingigantirsi, i 15.000 miliziani di un anno fa sono diventati 30.000 a Giugno 2014 fino agli attuali 100.000 miliziani, in costante e rapido aumento! Questo dovrebbe far capire concretamente la gravità della situazione.
E NONOSTANTE I PROCLAMI, GLI USA E LA COMUNITA' INTERNAZIONALE DORMONO: L'ONU è INESISTENTE COME NON MAI, NONOSTANTE IN SIRIA I TERRORISTI DI AL NUSRA ABBIAMO PRESO COME OSTAGGI DECINE DI "CASCHI BLU" CHE OPERAVANO NELL'ALTOPIANO DEL GOLAN, AL CONFINE TRA SIRIA E ISRAELE.

A proposito dell'ONU: che differenza tra il SILENZIO ASSOLUTO di oggi e le minacce fatte da Ban Ki -Moon ad Assad, immediatamente, all'indomani delle accuse, rivelatesi spudoratamente FALSE, di aver usato armi chimiche... non trovate?!?

Ban Ki -moon: «Gas? Crimine contro l’umanità che avrebbe gravi conseguenze»
Ban Ki -moon: «Gas? Crimine contro l'umanità che avrebbe gravi conseguenze» - Corriere.it - Appena emerse l'utilizzo di armi chimiche in Siria, gli USA minacciarono Assad, e l'ONU seguì a ruota: ma appena fu dimostrato che ad usarle furono i "ribelli", tutto cadde nel dimenticatoio... altro che "conseguenze"... sicuramente ci sarebbero state se la Russia, aiutata da giornalisti e osservatori occidentali, non fossero riusciti a far emergere la verità.

Hersh: "Non fu la Siria a usare le armi chimiche"
Hersh: "Non fu la Siria a usare le armi chimiche" - Repubblica.it

Armi chimiche in Siria, Del Ponte: «Per ora prove solo a carico dei ribelli» Parla la magistrata svizzera. Armi chimiche in Siria, Del Ponte: «Per ora prove solo a carico dei ribelli» - Corriere.it


I #droni americani che hanno colpito ISIS al confine curdo hanno respinto i jihadisti dal #Kurdistan, fedele alleato degli #USA, ma in altri territori i miliziani stanno estendendo il loro dominio, lasciando dietro di se una scia di sangue e orrori inauditi.

E Obama ammette candidamente di "non avere un piano", ovvero sta permettendo ai terroristi di dilagare ulteriormente!

IL 25 AGOSTO I TERRORISTI ISIS SONO RIUSCITI, INASPETTATAMENTE, AD ASSUMERE IL CONTROLLO ANCHE DELLA BASE AEREA DI TABQA, STRAPPANDOLA AL CONTROLLO DELL'ESERCITO SIRIANO, CON UN'OPERAZIONE MILITARE CHE DIMOSTRA LA NOTEVOLE FORZA DELL'ESERCITO DELL'ISIS, CHE HA SCONFITTO E TRUCIDATO CENTINAIA DI SOLDATI SIRIANI, PUR PERDENDO NELL'OPERAZIONE CENTINAIA DI MILIZIANI, ALCUNI DEI QUALI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE CONSAPEVOLMENTE E SERENAMENTE, ANCHE MEDIANTE ATTACCHI KAMIKAZE.

VEDI: Siria: lo Stato Islamico ora controlla anche la base aerea di Tabqa | euronews, mondo

FONTI SIRIANE E IRACHENE INFORMANO CHE ISIS STA COSTRINGENDO PILOTI TRATTI IN OSTAGGIO AD ADDESTRARE I LORO MILIZIANI PER PILOTARE AEREI, ELICOTTERI E JET DA COMBATTIMENTO, DI CUI SONO ENTRATI IN POSSESSO SOTTRAENDOLI ALL'ESERCITO IRACHENO ED IN NUMERO MOLTO MINORE, A QUELLO SIRIANO.

C'è DA ASPETTARSI PERTANTO CHE ISIS PROSSIMAMENTE COLPISCA ANCHE MEDIANTE INCURSIONI AEREE.

A Giugno l'esercito iracheno si è ritirato, dinnanzi all'avanzata dei miliziani, permettendo loro di impadronirsi di IMMENSI depositi di armi: kalashnikov, munizioni, razzi RPG, bazooka, ma anche decine e decine di jeep blindate americane, carri armati, jeep dotate di potenti mitragliatrici, cannoni e mortai di grosso calibro, e di velivoli: elicotteri e alcuni caccia "MIG" di fabbricazione russa, che fino ad oggi non hanno utilizzato probabilmente anche a causa della mancanza di personale addestrato.

SI SONO IMPADRONITI ANCHE DI POTENTI MISSILI A LUNGA GITTATA, MOSTRATI ALLA POPOLAZIONE (E AL MONDO) CON UNA SFILATA PER LE STRADE DI RAQQA. - VEDI LE FOTO:

ISIS INOLTRE ALCUNE SETTIMANE FA HA ASSUNTO IL CONTROLLO DI UNA VECCHIA FABBRICA DI ARMI CHIMICHE IRACHENA, che una volta era il principale sito di produzione delle armi chimiche di Saddam Hussein -
#ARMI CHIMICHE ISIS - VEDI: ANSA WsJ: Isis occupa sito armi chimiche - Medio Oriente - ANSA.it e RAINEWS24: Iraq, Baghdad chiede aiuto agli Usa. Il Wsj: fabbrica di armi chimiche nelle mani dell'Isis - Rai News

Gli iracheni hanno lanciato l'allarme, hanno chiesto aiuto agli USA (di cui sono governo fantoccio) preoccupati dalla possibilità che ISIS possa utilizzare queste armi contro la popolazione irachena, e la notizia ha preoccupato seriamente anche le nazioni vicine all'Iraq, in primis l'Iran e la Siria, principali nemici dell'ISIS nella zona, mentre gli americani hanno minimizzato la portata della questione, sostenendo che ISIS non sarebbe in grado di produrre armi potenti utilizzando i composti chimici letali di cui è entrato in possesso: ma se pensiamo che il califfato ha una liquidità da 2 MILIARDI DI DOLLARI, il voler minimizzare americano appare una sottovalutazione. Inoltre gli USA minimizzano perché dalla comunità internazionale sono piovute critiche: "come mai gli USA non hanno distrutto quelle armi prima di abbandonare l'Iraq, oltretutto alla luce dell'instabilità dell'area?" - bella domanda...

ISIS INOLTRE E' ENTRATO IN POSSESSO DI 40 KG DI MATERIALE NUCLEARE, sottratto all'università di #Mosul, che possono essere impiegati per produrre armi di distruzione di massa. Certo non una "bomba atomica", ma sicuramente ordigni capaci di contaminare una grande città, uccidendo molte persone.

Leggi l'articolo: "Iraq, nucleare nelle mani dell'ISIS? Rubati 40Kg di composti di uranio dall'Università di Mosul" - Iraq, nucleare nelle mani dell'ISIS? Rubati 40Kg di composti di uranio dall'Università di Mosul - International Business Times

PRIMA O DOPO, ISIS è UN PROBLEMA CHE L'OCCIDENTE DOVRA' AFFRONTARE: E ASPETTARE SIGNIFICA DARGLI LA FORZA DI RINFORZARSI ULTERIORMENTE!

SICURAMENTE prima o poi i miliziani ISIS saranno affrontati, anche perché i miliziani ISIS non si fermano, se non davanti alla morte. Sono pronti a immolarsi per la loro causa, convinti che morire da jihadisti significhi guadagnare il paradiso e la gloria, credono che #Allah li accoglierà nel regno dei cieli con un nutrito harem di vergini: addirittura pare una settantina. Ne hanno parlato, in passato, anche Repubblica: IL PARADISO DEI KAMIKAZE - la Repubblica.it ed il Corriere della Sera: Il premio del kamikaze: in Paradiso lo aspettano 72 mogli vergini

GLI USA, DOPO AVER CONSENTITO AL CALIFFO #AbuBakrAlBaghdadi di estendere il suo dominio e proclamare il califfato, sembrano voler concedere ulteriore tempo allo stato islamico, sembra che intendano aspettare che la situazione - CHE UN ANNO FA AVREBBERO POTUTO RISOLVERE MOLTO FACILMENTE, STRONCANDO IL CALIFFATO SUL NASCERE - quando sarà ancora più grave.

IL RISCHIO ATTENTATI IN OCCIDENTE

Gli apparati di intelligence - oltre che gli esperti osservatori o conoscitori dell'ISIS e dei suoi piani - PREVEDONO CHE ISIS COMPIRA' ATTENTATI TERRORISTICI ANCHE IN OCCIDENTE. E nel PC di un jihadista rivenuto a Febbraio in Siria, ci sarebbero state addirittura le indicazioni per confezionare ordigni batteriologici.

L'Inghilterra ha già dichiarato di temere attentati per bocca del suo ministro, e ha rafforzato i controlli, elevando lo stato di allerta da "consistente" a "grave". Pochi giorni fa il Re saudita Abdullah ha affermato che "se ISIS non viene fermato immediatamente, tra un mese ci saranno attentati in USA ed in Europa". E il fatto che lo dica lui - che è notoriamente un finanziatore dei qaedisti di Al Nusra e secondo molte fonti "main stream" è uno dei finanziatori dell'ISIS, insieme a Qatar e Turchia - (vedi qui, qui e qui) c'è da credergli. Secondo alcune fonti ora ISIS sarebbe diventato un problema anche per i sauditi: ma duriamo molta fatica a credere che i sauditi abbiano commesso "sottovalutazioni" o "errori che finiscono per ritorcersi contro di loro"... figuriamoci se uno Stato come l'Arabia Saudita (così come gli USA e altri) commettono sottovalutazioni e/o errori di questo tipo... nulla è lasciato al caso a quei livelli.

Secondo rapporti degli 007, ISIS starebbe inviando miliziani in Europa confondendoli tra i migranti: quindi, presumibilmente verranno "accolti" dalla nostra Marina e sistemati in qualche residence insieme ai richiedenti asilo. Una parte di questi potrebbe trasferirsi in altre nazioni europee, ma l'Italia sembra esser più esposta a rischi, visto che siamo la principale porta d'ingresso dell'immigrazione, oltre al fatto che dobbiamo gestire un numero di migranti elevatissimo, pertanto ci sono minori controlli rispetto a quelli praticati da altre nazioni europee, che oltretutto li respingono nel nostro paese quando li intercettano alle frontiere.

Inoltre Dick #Cheney, ex vicepresidente e braccio destro di George W. Bush durante la sua amministrazione, alcune settimane fa HA DICHIARATO CHE "GLI USA POTREBBERO SUBIRE UN PESANTISSIMO ATTENTATO, PEGGIORE DELL'11 SETTEMBRE, ENTRO POCHI ANNI", prevedendo uno scenario IDENTICO a quello minacciato dal #califfo Al Baghdadi (vedi: nocensura.com: Cheney e Baghdadi: minacciosi “compagni di merende” )

Ma attentati minori, secondo numerose fonti, potrebbero essere compiuti già a stretto giro, sopratutto se la comunità internazionale dovesse decidersi a intervenire: COSA AUSPICABILE, visto che attendere significa affrontare un problema ancora più grosso in seguito.

E MOLTI COSIDDETTI "TEORICI DEL COMPLOTTO" DI TUTTO IL MONDO, VEDONO NELLO SCENARIO IN QUESTIONE LA CONCRETIZZAZIONE DELLE RIVELAZIONI, SECONDO LE QUALI L'ELITE MASSONICA CHE CONTROLLA GLI USA AVREBBE PORTATO IL MONDO ALLA TERZA GUERRA MONDIALE, SCATENATA DA QUESTIONI RELIGIOSE, CHE AVREBBE VISTO IN CONTRAPPOSIZIONE PROPRIO IL BLOCCO OCCIDENTALE CONTRO I PAESI ISLAMICI + RUSSIA E CINA: ESATTAMENTE COME IL VIDEO DI "CASALEGGIO ASSOCIATI" GAIA (vedi: CASALEGGIO E IL NUOVO ORDINE MONDIALE GAIA - YouTube) solo che questo parla di "guerra tra la parte buona e democratica del mondo, contro la parte cattiva e anti democratica", schierandosi di fatto dalla parte del blocco occidentale, mentre si tratterebbe della concretizzazione di un progetto mondialista che viene da lontano, volto a ridurre la popolazione mondiale (siamo troppi, ed il pianeta soffre) e ad instaurare un governo unico mondiale, per "eliminare le rivalità che hanno prodotto numerose guerre per centinaia di anni".

Delle tre guerre mondiali discutevano i massoni di 33° Pike e Mazzini nel lontano 1860, mezzo secolo prima della 1° guerra mondiale e quasi un secolo prima della seconda (vedi: La guerra vista da Giuseppe Mazzini)

Chi conosce le rivelazioni dei "teorici del complotto", assiste alla concretizzazione di molte previsioni fatte decine di anni fa. Per esempio, #DavidIcke, che ha parlato dell'ISIS come dell'inizio della "fase armata" della 3° guerra mondiale. Perché sul piano economico-finanziario, la guerra è già iniziata da tempo.
(Vedi: nocensura.com: David Icke: L'inizio della Terza Guerra Mondiale)

TORNANDO ALLA QUESTIONE ISIS, la Comunità internazionale dovrebbe aiutare e sostenere CONCRETAMENTE non solo il Kurdistan, ma anche il popolo Siriano ed il governo di #Assad, che da quasi 4 anni combattono contro miliziani ISIS e #AlNusra provenienti da ogni parte del mondo [1]

SE GLI USA AVESSERO ATTACCATO LA #SIRIA COME AVREBBERO VOLUTO FARE, OGGI LA SITUAZIONE SAREBBE ANCORA PIU' DRAMMATICA (VEDI:
nocensura.com: ISIS, se gli USA avessero attaccato Assad oggi sarebbe un dramma!)

GLI USA ED I LORO ALLEATI UN ANNO FA DIEDERO VITA AD UNA CAMPAGNA DI DISINFORMAZIONE E MANIPOLAZIONE MEDIATICA SENZA PRECEDENTI PER SDOGANARE LA "NECESSITA'" DI ATTACCARE ASSAD, CON MENZOGNE SPUDORATE SIA SUI #MASSMEDIA CHE SUL WEB, MEDIANTE "ORGANIZZAZIONI UMANITARIE" E BLOGGER CREATI AD ARTE.

Sapendo di avere ormai poca credibilità agli occhi dell'opinione pubblica, gli USA foraggiarono associazioni che denunciavano i crimini di Assad con VERE E PROPRIE MONTATURE, alle quali i cittadini credono più facilmente, quando sono esposte da pseudo associazioni umanitarie, che di ISIS, Al Nusra e del fatto che i combattenti fossero mercenari fondamentalisti provenienti dall'estero, non hanno MAI PARLATO; come hanno occultato il fatto, NOTORIO, che se fosse caduto Assad sarebbero saliti al potere i fondamentalisti (vedi: nocensura.com: La propaganda anti-Assad, basata su menzogne spudorate)

E PENSARE CHE SE FOSSE CADUTO ASSAD, GLI ISLAMISTI SI SAREBBERO IMPADRONITI DELLE 1.200 TONNELLATE DI ARMI CHIMICHE CHE ASSAD HA CONSEGNATO PER FARLE DISTRUGGERE!

Cercarono di affibbiare ad Assad la responsabilità dell'attacco con armi chimiche contro la popolazione siriana, in cui persero la vita alcune centinaia di persone. Gonfiarono il numero delle vittime e da subito partì una campagna anti-Assad a livello internazionale, con l'ONU - CHE ORA è MISTERIOSAMENTE ASSENTE - CHE FECE LA VOCE GROSSA CONTRO LA SIRIA: "QUESTO ATTACCO NON PASSERA' IMPUNITO" - MA QUANDO LA RUSSIA, CON L'AUSILIO DI GIORNALISTI E PERSONALITA' DI TUTTO IL MONDO - compreso alcuni americani e italiani - DIMOSTRARONO OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO CHE AD USARE LE ARMI CHIMICHE FURONO I TERRORISTI RIBELLI, CONTRO DI LORO NON CI SONO STATE "CONSEGUENZE"; HANNO CONTINUATO AD ARMARLI COME SE NULLA FOSSE E HANNO POSTO NEL "DIMENTICATOIO" LA QUESTIONE.

Molte pseudo-associazioni "pro-Siria" che avevano immediatamente attribuito ad Assad la responsabilità dell'uso di armi chimiche, quando è emersa la verità hanno TACIUTO, ed in molti casi hanno continuato ad attribuire la colpa ad Assad. Le associazioni ed i blog creati con la regia occidentale per disinformare e dipingere come un mostro disumano Assad - che ad Aprile è stato confermato Presidente con un consenso plebiscitario - danno la colpa all'esercito regolare siriano di tutte le vittime del conflitto, mentono sapendo di mentire, visto che gli unici a bombardare con l'artiglieria pesante in modo indiscriminato sono proprio i TERRORISTI. Se l'esercito siriano dura fatica a respingerli, è proprio perché se bombardasse utilizzando l'aviazione in modo intenso, provocherebbe la morte di civili, cosa che evitano accuratamente, con raid mirati, nonostante non siano in possesso delle sofisticate armi americane "a guida laser".

*** C O N C L U D E N D O:

Auspichiamo che la Comunità internazionale, RUSSIA COMPRESA, intervenga tempestivamente in Iraq ed in Siria per fermare i terroristi ISIS, e auspichiamo che siano fermati anche in LIBIA e nelle altre nazioni dove ISIS o formazioni affiliate (come Boko Haram in Nigeria ed in altre zone dell'Africa) stanno consolidando la loro presenza;

DEVE ESSERE UN INTERVENTO SOTTO L'EGIDA DELL'ONU, CHE COINVOLGA ATTIVAMENTE NAZIONI COME LA SIRIA E L'IRAN E ALTRE NAZIONI ARABE MODERATE: perché se dovessero intervenire solo le nazioni occidentali, o peggio ancora solo gli USA, potrebbe aver luogo un fenomeno pericoloso di solidarietà da parte del mondo islamico nei confronti di ISIS, e potrebbero sorgere problemi molto gravi.
 
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Ucciso in Iraq il braccio destro di Al baghdadi
04 settembre 2014

Se "John il boia" pensava di spaventare qualcuno con il suo teatrino dell'orrore, deve essersi fatto qualche illusione di troppo. Perchè all'indomani della seconda, terribile esecuzione di un giornalista americano, Steven Sotloff decapitato in mezzo al deserto tra Siria e Iraq dal tagliagole islamico, il fronte anti-Is è passato al contrattacco. E nel pomeriggio di oggi il braccio destro del leader dell'autoproclamato califfato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, è rimasto ucciso a seguito di un raid aereo condotto dall’esercito iracheno nella città di Mosul, nella parte settentrionale del Paese: a comunicarlo è stato il ministero della Difesa di Baghdad, precisando che anche una seconda figura di spicco del movimento jihadista sarebbe rimasta uccisa nell’attacco.
 
Islam, la lezione di Oriana
In un'intervista a una tv americana la Fallaci denunciava il rapporto tra islam e terrorismo

Dopo l'attacco alle Torri Gemelle Oriana Fallaci scrisse "La rabbia e l'orgoglio", vendendo milioni di copie in tutto il mondo. La giornalista toscana puntò il dito contro l'integralismo denunciando le pericolose debolezze dell'Occidente

 
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Gli orrori dell'Isis sulle donne: stuprate o vendute come schiave
Mille tra donne e ragazzine rapite dall'Isis. Amira: "Pagano e ti portano via". Mayat: "Ci violentano tre volte al giorno".

Sergio Rame - Dom, 07/09/2014 - 12:56
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È l’ultima terribile notizia che arriva dal fronte iracheno: almeno cento bambini sciiti e yazidi tenuti in ostaggio da jihadisti a Mosul. La notizia piomba all’indomani della chiusura del vertice della Nato, in cui Barack Obama ha ottenuto il sì dai suoi più stretti alleati alla creazione di una grande coalizione internazionale.

Miliziani dello Stato Islamico in parata per le strade di Raqqa, in Siria
Una coalizione che non ha nulla a che vedere con quella del 2003 che portò all’invasione dell’Iraq, precisa la portavoce del Dipartimento di Stato americano Marie Harf, e che nelle attese dovrà coinvolgere anche la Turchia e un gruppo di Paesi arabi come la Giordania, l’Arabia Saudita e il Qatar.

Cento bambini ostaggi dei jihadisti
Mentre Obama e la Nato perdono tempo a rincorrere Vladimir Putin nel conflitto ucraino, in Iraq e in Siria continuano gli orrori dei tagliagole del Califfato. Orrori che a fatica riescono a varcare i confini dei territori controllati dai miliziani islamici. Quel poco che arriva alle nostre orecchie o ai nostri occhi gronda sangue. Come i video dei giornalisti americani decapitati o dei soldati iracheni ammazzati e gettati nelle fosse comuni, come le teste mozzate e appese ai cancelli per redarguire la popolazione, come le conversione forzate all'islam. Nei giorni scorsi il New York Times è riuscito a intervistare Ali Hussein Khadim, un giovane soldato sciita sfuggito per miracolo alla mattanza dell'Isis. Ce l'ha fatto fingendosi morto, in mezzo a decide di cadaveri straziati dai proiettili. Come lui altri prigionieri sono riusciti a scappare. E quello che hanno potuto ha il sapore di un incubo apocalittico.

Schiave minorenni vendute ai guerriglieri
"Gli uomini arrivano a ogni ora, notte e giorno.

Crocifisioni, teste mozzate e linciaggi: ecco a voi l'Isis
Talvolta soli, oppure in due o tre". Amira ha 17 anni. fa parte del clan yazida dri Mahlo e per questo è rimasta per venti, lunghissimi giorni è stata schiavizzata dai miliziani dell'Isis. Come racconta a Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera, la ragazza originaria del villaggio di Qatania, i miliaziani del Califfato portavano le ragazze rapite in "un locale molto ampio, lussuoso, con poltrone, tappeti e tante lampade" perché alcuni uomini potessero sceglierle per comprarle. "Stanno nella sala, chiacchierano, ogni tanto tornano a guardarci - racconta Amira - quasi tutti ci prendono per la testa, ci costringono a guardarli negli occhi, vogliono che sciogliamo i capelli. Poi ci fanno girare per guardare anche da dietro". Niente veli, niente scialli. I carcerieri glieli hanno tolti dopo che alcune ragazze hanno provato a togliersi la vita impiccandosi. Prima di essere vendute, una ginecologa le ha visitate per controllare chi fosse ancora vergine e chi no. "Tutte quelle che sono state prese - continua - sono state portate in Siria, date in spose ai guerriglieri". Ma la sorte di queste schiave non è uguale per tutte. "Alcuni ci vogliono come seconde o terze mogli - dice Amira - ci sono uomini vecchi, con i denti gialli. Mi fanno schifo". Uomini di oltre sessant'anni si portano via ragazzine non ancora maggiorenni.

Ragazze yazide violentate tre volte al giorno
"C'è una parte di me che vorrebbe morire all'istante, sprofondare sottoterra e restarci per sempre. Ma c'è un'altra parte che ancora spera di abbracciare i genitori. È questa la parte che mi dà la forza di parlare con lei". Quello la 17enne Mayat racconta a Pietro del Re su Repubblica è una storia di violenze quotidiane, anche tre volte al giorno. Stupri, botte, intimidazione. A volte sono i guerriglieri del Califfato, altre sono "persone apparentemente normalissime" che indossano gli abiti degli arabi. Di notte, poi, è il turno dei carcerieri. "I nostri aguzzini non risparmiano neanche quelle che hanno un figlio piccolo con loro - spiega Mayat, rapita durante l'offensiva jihadista contro Sinjar e tenuta prigioniera in un villaggio della piana di Ninive - né salvano le bambine: alcune di noi non hanno compiuto neanche 13 anni". Sono quelle che reagiscono peggio. "Ce ne sono alcune che hanno smesso di parlare - continua - una s'è strappata i capelli e l'hanno portata via". Abusano di loro in quelle che sono state soprannominate "le stanze degli orrori". E lasciano loro raccontare in giro quello che fanno: "Per ferirci ulteriormente ci dicono di raccontare ai nostri genitori quello che ci fanno".

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L'Isis fa davvero paura:
è ora di chiudere le frontiere

Se l'Isis fa paura è ora di chiudere le frontiere
La soluzione (drastica) è tenere fuori i musulmani dal nostro Paese.

Vittorio Feltri - Gio, 11/09/2014 - 16:28
Confessiamo di essere perplessi dopo aver udito le dichiarazioni di Angelino Alfano, secondo il quale l'Isis, che non è un istituto agrario, ma una banda di bastardi, costituisce un pericolo per l'umanità e soprattutto per l'Italia, dato che 48 estremisti, specializzati nella decapitazione di cristiani, si sarebbero formati nel nostro ospitale Paese.

Sarà vero oppure no che le cose stanno così? In un impeto di generosità, fingiamo di credere che il ministro degli Interni abbia ragione.
Diamo cioè per scontato che una cinquantina di provetti tagliatori di teste siano stati allevati dalle nostre parti. E allora ci domandiamo: come è stato possibile che la nostra immacolata patria abbia contribuito a creare un simile squadrone della morte che agisce nel nome di Allah, ovvero di un Dio che con la nostra tradizione cattolica non ha nulla a che vedere?

Evidentemente, nell'aprire le frontiere allo straniero ci siamo un po' distratti, consentendo a cani e porci, soprattutto porci, di stabilirsi qui e di intraprendere sulla nostra terra la carriera di boia da esportazione nel vicino Oriente. Apprendere da una fonte ufficiale, quale è il Viminale, che il Belpaese è stato ed è ancora, forse, una culla di terroristi, non ci rincuora. Anzi. Ci fa venire i brividi. E ci domandiamo con una certa inquietudine per quale strano e arcano motivo uno Stato sovrano abbia potuto chiudere un occhio, se non entrambi, nel concedere il permesso di soggiorno a tanti criminali islamici, che non avevano l'intento di integrarsi nella nostra civiltà, bensì quello di combatterla con violenza, ossia agendo di coltello sul collo di coloro che considerano Maometto un pistola qualsiasi.

Domanda: constatato che gli estremisti di Allah ce l'hanno a morte con noi, perché non impediamo loro di stabilirsi nella penisola? Perché non approviamo un provvedimento in base al quale è vietato agli islamici - buoni o cattivi che siano - di immigrare in Italia? Chi ci proibisce di respingerli e di rispedirli a casa loro? D'accordo, esistono problemi umanitari. Non è carino né gentile abbandonare al loro destino extracomunitari che bussano alle nostre porte per salvarsi dalla miseria e da regimi dittatoriali crudeli. Ma non è neanche prudente consentire che costoro - i peggiori - vengano qui, usufruiscano del nostro sistema di soccorso e poi si ingegnino per organizzare sul territorio delle «scuole» di terrorismo, atte ad addestrare gente da utilizzare per compiere massacri.

Il lettore obietterà: come si fa a distinguere gli immigrati bene intenzionati da quelli, viceversa, che meditano di sterminare chi non la pensa come loro sulla religione? Nel dubbio non rimane che una scelta drastica: sbarrare i confini a chiunque provenga da zone ad alta densità di musulmani. Il rischio è di penalizzare gli stranieri animati da buoni sentimenti, confondendoli con quelli di indole violenta. Ne siamo consapevoli. Ma di fronte al pericolo di inserire nella nostra società gente che punta a distruggerci, conviene adottare metodi severi e categorici: fuori tutti dai piedi. Blocco totale degli ingressi dei musulmani.

Guerra di religione? Sia quel che sia. Data la situazione critica, è opportuno non essere teneri con alcuno: l'immigrazione dal Medio Oriente e dall'Africa islamica non è più legale. Fine della fiera. Ciascuno si arrangi come può. I musulmani rimangano nei loro deserti e diano lì pieno sfogo ai loro ideali religiosi, mentre noi badiamo a conservare quel poco che rimane della nostra civiltà. Mischiare le carte non va bene. Non ha senso. Provoca attriti e incomprensioni. La cosiddetta integrazione non è possibile tra persone che non hanno nulla in comune se non un odio sordo covato per secoli.

In fondo non è difficile escogitare una soluzione finale: ciascuno stia a casa propria, con le proprie manie, le proprie credenze, i propri pregiudizi. Altro che guerre, sempre inutili e peggiorative della situazione. Noi ci impegniamo a non interferire più nelle vicende mediorientali e i musulmani evitino di venire qui a sovvertire le nostre costumanze. La prima regola per scongiurare conflitti è la seguente: ogni popolo si faccia gli affari suoi.

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Schiave di 12 anni nelle case chiuse della Jihad
11 settembre 2014

L'orrore esige ordine, e la storia lo ha ampliamente dimostrato. Questa logica sembra applicarsi anche all’Isis, e in particolare alle jihadiste britanniche. Secondo The Mirror e HuffPost Uk, un gruppo di donne britanniche gestisce oggi “bordelli” (o meglio, case-prigione) in cui i miliziani dello Stato Islamico utilizzano quotidianamente come schiave sessuali le ragazzine e le donne yazide e di altre minoranze rapite in Iraq.

Mogli di jihadisti - Queste britanniche – spiega il quotidiano The Mirror – si sono trasferite in Siria o in Iraq dopo essersi sposate con dei combattenti jihadisti. Qui sono ben presto entrate nel ruolo, contribuendo in vari modi alla lotta armata. In particolare, sembra che a Raqqa, in Siria, esista una brigata ad altissima presenza femminile: la brigata al-Khanssaa.

Brigata al-Khanssaa - Sarebbero proprio le britanniche di questa brigata a occuparsi della gestione delle case-prigione in cui vengono rinchiuse le centinaia di donne e bambine (soprattutto yazide) rapite dai centri del nord dell’Iraq e costrette a diventare schiave sessuali alla mercé dei miliziani.

Dodicenni - Secondo alcune testimonianze, in questi “bordelli” concepiti per premiare il valore dei combattenti in battaglia, ci sono anche bambine di 12 anni, che vengono prima violentate dal comandante e poi date in pasto agli altri miliziani. Una volta ridotte in schiavitù, queste ragazzine vengono violentate più volte al giorno da più miliziani. In tutto sarebbero almeno 3.000 le donne irachene ridotte in schiavitù nelle ultime due settimane dai combattenti del Califfato.

Pulizia etnica - Secondo fonti citate dal quotidiano inglese, “queste donne [le britanniche] ricorrono a interpretazioni barbariche della fede islamica solo per giustificare le loro azioni […]. Pensano che i miliziani possano usare le prigioniere a loro piacimento visto che non sono musulmane”. Il popolo yazida, finora, ha ricevuto il trattamento peggiore, qualcosa di molto simile a una pulizia etnica. E tra i yazidi sono le donne a essere sottoposte alle umiliazioni più brutali.

Il racconto di Mayat - Di case-prigione, lungo il confine tra Iraq e Siria, ce ne sono diverse. In una di queste, sulla piana di Ninive, a Sud di Mosul, è rinchiusa Mayat, 17 anni, che ha raccontato la sua storia a Pietro Del Re, giornalista di Repubblica: “Che cosa mi fanno? Ho troppa vergogna per raccontarlo, e non conosco neanche le parole per descrivere il mio martirio. Ma, la prego, mi aiuti a dire le pene che le mie amiche ed io stiamo soffrendo".

L'inviato riesce a raggiungerla sul suo cellulare dalla tenda dei suoi genitori, che hanno trovato rifugio in uno dei campi profughi approntati nel Nord del Kurdistan iracheno. Mayat parla un po' di inglese, che aveva cominciato a studiare perché le sarebbe piaciuto andare a lavorare in Germania. Nel corso dell'intervista, quando descrive l'abominio della detenzione, la sua voce spesso s'incrina e la ragazza comincia a piangere sommessamente. "La prego non scriva il mio nome, perché sono così imbarazzata per ciò che mi infliggono. C'è una parte di me che vorrebbe morire all'istante, sprofondare sottoterra e restarci per sempre. Ma c'è un'altra parte che ancora spera di salvarsi e di poter riabbracciare i genitori. È questa la parte che mi dà la forza di parlare con lei". "Nella grande casa - racconta Mayat al cronista - saremmo una quarantina. E siamo tutte vittime. I nostri aguzzini non risparmiano neanche quelle che hanno un figlio piccolo con loro. Né salvano le bambine: alcune di noi non hanno compiuto neanche 13 anni. Sono quelle che reagiscono peggio a questo schifo. Ce ne sono alcune che hanno smesso di parlare. Una s'è strappata i capelli e l'hanno portata via". Gli stupri, ha raccontato Mayat, avvengono "anche tre volte in un giorno.

Ci trattano come se fossimo le loro schiave. Veniamo date in pasto a uomini sempre diversi. Alcuni arrivano addirittura dalla Siria. Ci minacciano e ci picchiano quando tentiamo di resistere. Spesso vorrei che mi picchiassero abbastanza forte da uccidermi. Ma sono dei vigliacchi anche in questo: nessuno ha il coraggio di mettere fine al nostro supplizio".

Scappa o muori - Nei giorni scorsi sono trapelati i racconti di diverse yazide finite nelle mani dell’Isis. Alcune sono riuscite a scappare, come Adeba, che a 14 anni ha approfittato di un momento di distrazione dei suoi aguzzini per sgattaiolare via insieme a una compagna. Altre non hanno retto ai traumi e hanno preferito togliersi la vita.

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leggendo queste cose sembra tutto surreale eppure questa e la realta amara.
 
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"ORA ATTACCHIAMO L'EUROPA"
L'annuncio choc dei jihadisti
Vogliono la guerra a casa nostra
La minaccia: "Preparate l'esplosivo..."
13 settembre 2014

L' Isis minaccia i Paesi della coalizione voluta da Obama "e annuncia la guerra contro l'Europa e i cristiani in Siria". I proclami dello Stato islamico sono stati resi noti in due video pubblicati su Youtube e rilanciati dai media egiziani. Si fa appello ai combattenti perché si preparino e indossino le cinture esplosive".
L'annuncio - In una prima clip si afferma che "lo Stato islamico resisterà nonostante i vostri complotti, le armi che preparate e le munizioni che avete immagazzinato". Poi l’appello ai miliziani: "Individuate i vostri obiettivi, preparate le autobomba, le cariche e le cinture esplosive per colpire duramente e uccidere".

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JIHADISTI, ORRORE SENZA FINE "Decapitato l'ostaggio britannico"

Jihadisti, l’Isis: "L’ostaggio britannico David Haines è stato decapitato"
14 settembre 2014

Un'altra vittima dell'orrore. I miliziani dell’Isis hanno giustiziato un altro ostaggio, decapitandolo. Lo riferisce l’account Twitter «Isis Urdu», che mostra le immagini della decapitazione dell’operatore umanitario britannico David Haines, 44 anni scozzese, rapito lo scorso anno in Siria. Proprio oggi la famiglia di Haines aveva lanciato un appello ai rapitori, chiedendo di mettersi in contatto con loro. "Questo britannico", afferma la voce di un miliziano dell’Isis nel filmato della decapitazione, "paga il prezzo della tua promessa, Cameron, di armare i peshmerga contro lo Stato islamico".

Chi era la vittima - David Haines, preso dall’Isis nel marzo del 2013, lavorava alle organizzazioni umanitarie dal 1999 ed era alla sua prima missione in Siria con una Ong francese come responsabile della logistica nel campo profughi di Atmeh, vicino al confine con la Turchia. Era stato visto vivo l’ultima volta nel filmato che mostrava l’uccisione dell’ostaggio americano Steven Sotloff, che come lui indossava una tuta arancione. Nel filmato della decapitazione di Haines l’Isis mostra un altro ostaggio britannico, Alan Henning, e minaccia di giustiziarlo. La macchina infernale dei tagliagole non si ferma. Ormai è sfida aperta all'occidente.

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Obama fa la guerra, ma finge che sia una "non-guerra"

Obama alza il tiro in Iraq, ma continua a muoversi in una sorta di nebbia strategica, riducendo la portata dell’intervento aereo americano ad una chiave puramente “reattiva” , per tamponare i militanti dell’ISIS nella loro marcia alla conquista di sempre piu’ larghi territori. Nel weekend, con 23 missioni aeree USA, è stata raggiunta la soglia dei 50 bombardamenti. L’aviazione ha usato per i raid “un mix di jet da combattimento, droni e aerei d’attacco”, come ha comunicato il Comando Operativo, concentrando 14 missioni attorno alla importante diga di Mosul, nel nord del paese. La novita’ è che per la prima volta in questa campagna sono stati usati bombardieri da basi di terra nella regione, mentre in precedenza i colpi inferti ai terroristi venivano solo da droni e da jet supersonici.

L’intervento americano, dunque, sta mutando nella qualità bellica e negli obiettivi, ma in sordina. Partito per alleviare umanitariamente la sofferenza degli Yazidi, ora il Comando Centrale ha comunicato che le “operazioni aeree sono state condotte… anche per proteggere le infrastrutture locali, il personale americano e le sue sedi, e aiutare le forze di sicurezza irakene e di difesa curde, che stanno operando insieme per combattere l’ISIS”. Obama cerca insomma di mascherare la natura dell’azione americana, ma non lo fa per modestia. Non vuole che si pensi, e che la storia registri, che questa è una vera guerra in Iraq, la terza dopo quella di Bush padre e quella di Bush figlio. E che lui è adesso costretto a farla perché, per fini puramente politici interni (essere rieletto nel 2012 come il presidente che finisce le guerra), aveva creduto di poter chiudere la partita a Bagdad ritirando per intero il contingente americano. Nel 2011 la Casa Bianca aveva voluto la moglie ubriaca e la botte piena, con il presidente che si vanto’ , nel discorso della fine della presenza Usa, “di lasciare dietro di noi un Iraq sovrano, stabile e che puo’ contare su se stesso”. Il suo vice Joe Biden fu, come e’ suo costume, ancora piu’ enfatico: l’Iraq “e’ uno dei grandi successi di questa amministrazione”, disse.

Ora Barack corre il rischio di essere ricordato, invece, per aver perso la guerra con l’ISIS. Tra Siria e Iraq, i militanti terroristi piu’ brutali di Al Qaeda governano con il loro neonato Califfato Islamico un territorio che ha gia’ la dimensione del Belgio. Le responsabilita’ di Obama per non essere intervenuto per tempo in appoggio ai ribelli anti Assad, moderati e filo occidentali, hanno aperto lo spazio politico e militare per la crescita dell’ISIS in Siria, un fatto tanto acclarato che persino Hillary Clinton l’ha usato per pugnalare il suo ex capo alle spalle nella famosa intervista a The Atlantic. Ecco perche’ Obama, in Iraq, deve correre ai ripari. E dopo aver sperato che bastasse qualche drone, oggi deve mandare piloti veri. Nel bilancio delle ultime missioni aeree (27 all’inizio, poi nove la settimana scorsa, poi 14 tra sabato e domenica), insieme al meticoloso numero di convogli annientati e di basi ISIS colpite, il comunicato dei generali riporta la frase “tutti i piloti sono rientrati sani e salvi alle basi”. Ecco perche’ e’ una guerra vera. Essendo sulle spalle di Obama “il pacifista pieno di se e di ma”, pero’, e’ un impegno bellico privo dell’elemento fondamentale: l’obiettivo dichiarato della vittoria finale, che non puo’ che essere la distruzione dell’ISIS. Barack si mimetizza invece dietro il tatticismo del contenimento dell’ISIS, e del sostegno “da dietro” alle forze irakene e curde, quando tutti sanno che da sole, senza l’America, sono destinate alla sconfitta. Cioe’ al caos istituzionale in Siria e Iraq, che darebbe alla nuova Al Qaeda del califfo Abu Bakr Al Baghdadi le basi per lanciare attacchi all’Ovest e agli Usa.
Glauco Maggi
 
Isis, mattanza senza fine:
decapitato il terzo ostaggio
Dopo i due reporter americani, i miliziani del Califfato ammazzano il cooperante scozzese David Haines
14 Set,10:41
di Sergio Rame

Il boia accusa Cameron: "Questo è il prezzo che paghi per la tua promessa di armare i pashmerga contro lo Stato islamico". E mostra il prossimo ostaggio che rischia la vita: Alan Henning.

Con la stessa brutalità usata contro i reporter americani, James Foley e Steven Sotloff, l'account Twitter Isis Urdu ha mostrato le sanguinarie immagini della terza decapitazione.

Proprio oggi la famiglia di Haines aveva lanciato un appello ai rapitori, chiedendo di mettersi in contatto con loro. "Questo britannico - afferma la voce di un miliziano dell'Isis nel filmato della decapitazione - paga il prezzo della tua promessa, David Cameron, di armare i peshmerga contro lo Stato islamico". La mano è sempre la stessa, come anche la mattanza. Impossibile abituarsi a questo film dell'orrore che per la terza volta nel giro di pochi giorni immola un altro ostaggio occidentale sull'altare dell'estremismo islamico. Ancor più brutale di un serial killer: la mano ferma a sgozzare la testa del cooperante scozzese è la minaccia per tutto l'Occidente cristiano. Perché non hanno certo intenzione di fermarsi qui. Tanto che il boia di Haines ha mostrato in video il prossimo ostaggio che rischia di essere giustiziato: il britannico Alan Henning.
 
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Gran Bretagna, David Cameron risponde all'Isis: "Vi daremo la caccia"
14 settembre 2014

Dopo la decapitazione di David Haines arriva la risposta dura di Downing Street con le parole del primo ministro britannico David Cameron: "L'Islam è una religione di pace" e i jihadisti dello stato islamico "non sono musulmani ma mostri", ha dichiarato David Cameron a Downing Street, dopo la riunione d'emergenza del comitato Cobra.

"Disgustato" - Nel rendere nuovamente omaggio a David Haines, l'ostaggio decapitato dall'Is, il premier lo ha definito "un eroe britannico e, riferendosi al boia, si è definito "disgustato" che un britannico fra le file dell'Isis possa aver compiuto lo "spregevole" assassinio di David Haines. Ma non solo. Il premier ha anche affermato che "la Gran Bretagna è pronta a prendere «ogni misura necessaria" per aiutare lo sforzo internazionale per distruggere gli estremisti dell'Isis.
 
Il dovere di difenderci dalla violenza del Corano
È Allah che ordina ai musulmani di combattere per affermare l'islam ovunque nel mondo

Magdi Cristiano Allam - Dom, 14/09/2014 - 13:59
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«Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia reso solo ad Allah» (Corano, 2,193).

È Allah che ordina ai musulmani di combattere per affermare l'islam ovunque nel mondo. L'autoproclamato califfo Abu Bakr Al Baghdadi, che ha un dottorato di ricerca in studi islamici, da buon musulmano vuole applicare alla lettera ciò che Allah ha prescritto: «Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la Gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo e siano soggiogati» (9,29).

Ora che, per la prima volta dalla dissoluzione del Califfato Ottomano nel 1924, Al Baghdadi ha proclamato lo Stato islamico su un territorio conquistato con il terrore a cavallo tra l'Irak e la Turchia, egli ha il dovere di proseguire la sottomissione del mondo intero fino al compimento del Califfato islamico globalizzato. Nella stessa direzione vanno i terroristi islamici che hanno proclamato il Califfato islamico in Nigeria e l'«Emirato islamico» di Bengasi.

Malissimo fa Obama, da sempre filo-islamico, a sostenere che l'Isis (Stato Islamico dell'Irak e del Levante) «non è islamico, perché nessuna religione condona l'uccisione degli innocenti». Forse dimentica questo brano del Corano (8, 12-17): «Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! (...) Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi».

È certamente opportuno coinvolgere anche i Paesi musulmani nella guerra al terrorismo islamico globalizzato, ma non al costo di legittimare l'islam e di continuare a sostenere altre fazioni islamiche che solo su un piano tattico sono rivali dell'Isis o di Al Qaida. Perché ricordiamoci che il Corano è unico, come è unico Maometto. Sono i musulmani che possono differenziarsi se si attengono letteralmente a quanto ha prescritto Allah oppure se condividono i valori fondanti della nostra umanità e le regole della civile convivenza.

Ebbene, devono essere gli Stati musulmani ad aderire ad una logica laica nella guerra al terrorismo islamico globalizzato, non l'Occidente laico a sottomettersi all'islamofilia. Potremo vincere questa Terza guerra mondiale soltanto se saremo consapevoli della sua specificità e se sapremo riscattare la certezza di chi siamo: persone fiere di fede e ragione e non sottomesse alla violenza di Allah, Patria della libertà e non terra di conquista.
 
E se il prossimo fosse italiano
Molti predicatori nel nostro Paese sono legati al terrorismo islamico

Magdi Cristiano Allam - Ven, 22/08/2014 - 15:18
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Non meravigliatevi se il prossimo terrorista islamico tagliagola, anziché chiamarsi «John» ed essere nato a Londra, com'è probabilmente il caso del boia che ha sgozzato e decapitato il giornalista americano James Foley, si chiamerà «Antonio» e sarà un italiano convertito all'islam, o sarà un immigrato di seconda generazione che parla correttamente l'italiano essendo nato in Italia, o avrà «Nino» come nomignolo trattandosi di un immigrato residente stabilmente nel nostro Paese.

Sarebbe potuto succedere che al posto di «John» ci fosse stato Giuliano Ibrahim Delnevo, che aspirava a morire da «martire», ucciso lo scorso anno in Siria, e che scriveva a Umberto Marcozzi, un altro giovane italiano convertito all'islam: «Se Allah vorrà vinceremo! Sai che qui accadono miracoli? I martiri profumano. Gli aerei vengono abbattuti con le preghiere. Fratello nessuno a parte Allah ci aiuta: abbiamo vecchie armi prese dall'esercito, addirittura fatte in casa. Tutte cavolate quelle che l'Occidente ci aiuta: spariamo a questi porci con razzetti artigianali sparati da tubi riciclati ma è Allah che li terrorizza e ci permette di andare avanti, le vostre preghiere sono molto importanti».

Già il 14 aprile 2004, quando i terroristi islamici della Brigata Verde del Profeta uccisero il nostro Fabrizio Quattrocchi in Irak, emerse che tra i rapitori c'era chi conosceva l'italiano e probabilmente era un immigrato residente in Italia.

Successivamente abbiamo avuto la conferma che decine di immigrati, le cui carte d'identità italiane furono rinvenute in Irak, avevano perso la vita combattendo da terroristi islamici. Alcuni di loro si fecero esplodere dopo aver subito un lavaggio di cervello nella moschea di viale Jenner a Milano, il cui imam Ali Erman Al Husseini, Imad, nel 1998 mi disse: «Il Corano ha ordinato il jihad contro i nemici dell'islam. La guerra. Se ci costringono a combattere, come in Bosnia, dobbiamo combattere, dobbiamo andare ad aiutare i nostri fratelli a respingere l'aggressore. Non possiamo essere criminalizzati perché aiutiamo dei musulmani con i soldi, con le armi e con la vita». Abu Imad, dopo avere scontato una condanna di tre anni e otto mesi per terrorismo islamico internazionale, è stato espulso in Egitto.

Il più recente caso di imam espulso, il marocchino Abd al-Barr ar-Rawdi, imam di San Donà di Piave, evidenzia la sete di sangue che anima la mente di questi terroristi islamici. Il suo sermone lo scorso 25 luglio si concluse con questa invocazione: «Oh Allah contali tutti, annientali tutti, non ne tralasciare nemmeno uno. Trasforma il loro cibo in veleno, rendi l'aria che respirano rovente, rendi il loro sonno pieno di incubi e buie le loro giornate. Oh Allah semina il terrore nei loro cuori».

Gli investigatori ritengono che in Italia ci siano almeno quattro organizzazioni islamiche legate al terrorismo internazionale, 108 sono le moschee radicali e 18 gli imam che predicano odio, violenza e morte. Sono 11 le moschee e i centri islamici coinvolti in attività terroristiche. Dal 2001 sono stati arrestati più di 120 islamici legati alle moschee accusati di terrorismo.

Tra loro spicca l'imam della Grande moschea di Roma, l'egiziano Abdel Samie Ibrahim Moussa, che il 6 giugno 2003 concluse il suo sermone elevando queste invocazioni: «O Allah, fai trionfare i combattenti islamici in Palestina, in Cecenia e altrove nel mondo! O Allah, distruggi le case dei nemici dell'islam! O Allah, aiutaci ad annientare i nemici dell'islam!». Anche lui fu espulso.

La realtà del britannico «John» e quella dei focosi imam e aspiranti «martiri» italiani ci conferma innanzitutto che il terrorismo islamico non solo ha messo solide radici in Europa ed è pertanto un fenomeno autoctono, ma che i terroristi islamici europei sono tra i più efferati e sanguinari come conferma un altro sgozzamento e decapitazione di un soldato inglese di 25 anni, Lee James Rigby, avvenuto il 23 maggio 2013 non nel deserto iracheno ma a Londra, a opera di due britannici di origini nigeriane che hanno perpetrato una barbarie con lo scopo di pubblicizzare il loro odio nei confronti della nostra civiltà. In secondo luogo ci conferma che il fronte della guerra è unico ed è globalizzato. Questa è veramente la terza guerra mondiale, come ha detto Papa Francesco. Ma attenzione: se non vogliamo soccombere e vincere il terrorismo islamico dobbiamo combattere.

Facebook.com/MagdiCristianoAllam
 
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Colleghi, vergognatevi: state facendo il gioco di chi mi vuole morto
Il giornalista: l''Ordine vuole processarmi ma io non mi faccio intimidire

Magdi Cristiano Allam - Gio, 28/08/2014 - 19:00
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Io denunciato per «islamofobia»? Ordine dei giornalisti: vi siete sbagliati di brutto! Io non provo nessuna paura irrazionale nei confronti dell'islam. All'opposto, sono stato il primo e colui che meglio di altri ha fatto conoscere agli italiani la realtà complessiva dell'islam, così come si manifesta in seno alla società e sui campi delle loro guerre sante. È un compito che ho potuto adempiere essendo stato musulmano per 56 anni, nato e vissuto i primi vent'anni in un Paese a maggioranza islamica, conoscendo adeguatamente la lingua araba, avendo gli strumenti culturali per immedesimarmi nel loro vissuto, operando sul terreno insidioso dei fronti delle guerre degli eserciti regolari e del terrorismo islamico, della rete delle moschee erette ad avamposto dell'islamizzazione e delle organizzazioni che ci stanno imponendo il relativismo religioso, dove ho conosciuto e ho fatto conoscere per circa 35 anni i protagonisti e il popolo dell'islam.

Sulla base dei miei articoli documentati sono stati inquisiti, denunciati, condannati o espulsi dall'Italia diversi imam che hanno fatto apologia di terrorismo, tra cui quello di Torino Bouriqi Bouchta, della moschea di viale Jenner di Milano Ali Erman Al Husseini, alias Abu Imad, di Carmagnola Abdulqadir Fadlallah Mamour, della Grande moschea di Roma Abdel Samie Mahmoud Ibrahim Moussa.

Così come rivendico di essere stato il primo a dare visibilità pubblica a un gruppo di musulmani moderati, quando il 2 settembre 2004 il Corriere della Sera , di cui ero vicedirettore, pubblicò il «Manifesto contro il terrorismo e per la vita», da me redatto e firmato tra gli altri da Mario Scialoja, Gabriel Mandel Khan, Souad Sbai, Khalid Chaouki, Yahya Sergio Pallavicini, Omar Camiletti. Successivamente, per la prima volta nella storia d'Italia, il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ricevette ufficialmente al Quirinale una delegazione di musulmani moderati firmatari del Manifesto.

La grande Oriana Fallaci mi cercò e diventammo amici sulla base della condivisione della lotta al terrorismo islamico e alla pavidità dell'Occidente. Su un punto ci dividemmo: io faccio una distinzione tra i musulmani come persone, che vanno sempre rispettati e valorizzati nella propria individualità, e l'islam come religione che denuncio in quanto incompatibile con il rispetto dei diritti fondamentali della persona, a partire dalla sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta compresa quella del musulmano di convertirsi ad altra religione. Viceversa, Oriana ha denunciato indistintamente i musulmani e l'islam, ritenendo correttamente che se un musulmano segue i dettami del Corano non può essere moderato.

Ed è proprio per queste mie ferme posizioni per la vita, la dignità e la libertà di tutti, per la mia totale condanna del terrorismo islamico, che da 11 anni vivo sotto scorta su decisione dello Stato per essere stato condannato a morte dai terroristi islamici. Questa durissima esperienza mi ha confermato che i musulmani possono essere moderati ma che l'islam non è moderato.

Che errore epocale ha commesso l'Ordine dei giornalisti a prestarsi al gioco dell'avvocato dell'Ucoii e degli estremisti islamici ricalcando e facendo propria l'accusa di «islamofobia», che non esiste nel nostro codice, ma che gli islamici vorrebbero accreditare utilizzando paradossalmente chi più di altri dovrebbe avere a cuore la salvaguardia della libertà. In un Paese libero e democratico dove tutti possono dire peste e corna del cristianesimo, della Chiesa, del Papa, di Gesù e della Madonna, arrivando al punto di denigrare impunemente i simboli della religione a cui fa riferimento la maggioranza degli italiani, gli islamici vorrebbero che si affermasse il divieto assoluto di denunciare l'islam. È una vergogna che disonora l'Ordine dei giornalisti: dovrebbe ringraziarmi per il bene che faccio all'Italia e agli italiani, invece ha deciso di processarmi per «islamofobia». Ebbene sappia che non mi lascio intimidire da nessuno: sono più che mai determinato a far trionfare la verità senza mai rinunciare alla libertà anche a costo della vita.

Facebook.com/MagdiCristianoAllam
 
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È vittima del fanatismo: lo considerano un nemico solo perché critica l'islam
Allam è un giornalista coraggioso che racconta fedelmente la realtà e non vuole piegarsi alle minacce di chi usa il Corano per fini politici

Redazione - Dom, 31/08/2014 - 07:00
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Quando Magdi Allam stava ancora a Repubblica un suo servizio del 6 giugno 2003 mi fece sentire che non ero sola a spiegare come erano fatti i terroristi dal mio punto di osservazione, la «seconda Intifada» e lo spiegava da Roma: era il racconto nudo e onesto di un discorso tenuto nella Grande Moschea dall'Imam. Magdi con coraggio e fedeltà riportava quello che aveva sentito: «annientare i nemici dell'Islam» «distruggeremo...» ... Uccidere, fare a pezzi... La violenza verbale, la condanna totale dell'Occidente, uno stupefacente uso dei testi sacri per giustificare l'odio teologico furono testimoniate da Magdi in Italia per la prima volta. Allam non si volle piegare a questa sorpresa, benché già allora l'Italia e l'Europa aborrissero il collegamento terrore-Islam e rifiutassero di considerarlo come legittimo oggetto di dibattito. Molti di quelli che l'hanno fatto per onestà intellettuale e per dovere di cronaca come la sottoscritta, hanno dovuto chiedere aiuto alle forze dell'ordine. Il sistema della minaccia di morte, da Magdi, al Charlie Hebdo, all'assassinio di Theo Van Gogh, alla persecuzione di Hirsi Ali, all'esilio volontario di personaggi come Malala o della scrittrice iraniana Asar Nafisi sono diventate un comma del nostro tempo, un episodio legato solo a gruppi di matti benché investa tutte le latitudini. Gli attacchi di New York, di Madrid, di Londra, di Burgas, di Tolosa, sono invece cornice organica dell'insorgere mondiale di un lacerante urlo di battaglia dell'Islam estremo che in nome dei sacri testi compie atroci omicidi contro cristiani, ebrei, musulmani. Da anni accade, la novità consiste nella diffusione del terrore tramite una cascata di video destinati a terrorizzarci. Con successo.

Le accuse a Magdi di islamofobia proibiscono di considerare l'Islam come la matrice di violenza, e gli attribuiscono un pregiudizio. Ma fu Magdi a organizzare un gruppo di musulmani moderati nel 2004. Semplicemente quello che si è proposto è stato portare a conoscenza del mondo ciò che lui sapeva per la sua esperienza prima di musulmano e poi di cristiano perseguitato, per la conoscenza della lingua e della cultura araba. Tutte le religioni, alle loro origini hanno elementi di aggressività verso popoli diversi, verso le donne. Ma la dottrina di 3000 anni fa si è modificata pagando lacrime e sangue nei secoli, fino a che lo Stato e la Chiesa, o la Sinagoga, si sono separati. Nel caso dell'Islam invece ci sono stati vari tentativi di distacco dalla Shaaria, dal dettato letterale del Corano come legge dello Stato, dall'apprendimento a memoria del Corano senza discussione. Ma il rapporto con la civiltà occidentale del mondo arabo e di quello iraniano, ha spinto di nuovo le élite e le masse nelle braccia delle interpretazioni più antiche. I grandi tradizionalisti, Al Wahaab, Al Madudi, Said Qutb, segnarono la strada più aderente alla visione del mondo del VII secolo. Come fa notare dal Libano padre Samir Khalil Samir «è mancata un'educazione alla critica costruttiva», il Corano e Mohammed non si possono mai discutere. Ed essere un «apostata», come dicono di Magdi che si è fatto cristiano, equivale alla condanna a morte: «Chiunque apostati l'Islam uccidetelo» dice il hadith 84:57 della raccolta di Bukhari.

Quando si vedono le stragi che Isis e altri gruppi compiono in nome del Corano, essi ritengono di far giustizia degli «apostati», che siano sciiti, o sunniti nemici, o curdi, o cristiani ed ebrei. Così Hamas in mezzo alla strada e coi cappucci in testa ha ucciso 18 persone accusandole di essere spie di Israele, apostati ex musulmani; e «nemici di Allah» che si devono uccidere gli americani giustiziati. È scritto nel Corano, anche se certo c'è chi potrebbe considerare questi punti discutibili, o superati. Ma le radici coraniche delle attuali gesta terroristiche vengono rivendicate da Isis: è l'Islam politico nella sua versione più tesa, ma è politico anche l'uso della shaaria sancita da tutti i paesi Islamici come legge: c'è chi lo fa blandamente come l'Egitto, dove non si vede una lapidazione da tempo. Ma in Arabia Saudita, in Iran, in Sudan e in altri Paesi è tutt'altra cosa, la condanna a morte per conversione o adulterio, il taglio della mano, la persecuzione degli omosessuali è legge. La politica e la religione sono i protagonisti di un matrimonio che per l'Islam è ancora in auge, e che porta alla strage quando a usare la Shaaria sono i movimenti terroristi. La Carta di Hamas cita un hadith quando dichiara che «l'ultimo giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei e li uccideranno». È un testo in uso oggi, come è attuale l'Imam di San Donà di Piave che predica di uccidere tutti gli ebrei, o l'Imam Bilan Bosnic che spiega (frase ripetuta in migliaia di moschee) che tutti i musulmani fanno la loro guerra perché il mondo, compreso il Vaticano, sia conquistato dall'Islam.

Dai paesi europei partono i guerriglieri che vivono oggi come al tempo di Maometto, che si vedono come un'armata agli ordini del profeta stesso, in un mondo immutato dal VII secolo. Nel 1948 fu stilata la dichiarazione dei diritti umani; nel 1981 a Parigi, nell'83 a Dacca, nel '90 al Cairo il mondo islamico ha voluto invece stilare una sua carta. Le donne valgono meno degli uomini, gli omosessuali sono puniti, il delitto d'onore è guardato con comprensione... E quando questi costumi immigrano da noi la comprensione si fa compiacenza, paura, si traveste da multiculturalismo tollerante, salvo a azzannare con doppio standard il diritto all'espressione di Magdi Allam.
 

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