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Frate Indovino

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CORPUS DOMINI

La solennità del Corpus Domini, Corpo del Signore, chiude il ciclo delle feste dopo la Pasqua e celebra il mistero dell’Eucaristia. Una suora, nel 1246, chiese al vescovo di celebrare il mistero dell’Eucaristia distaccandosi dal clima di lutto della Settimana Santa. Questi approvò e la celebrazione dell’Eucaristia cominciò a essere festeggiata per tutto il compartimento di Liegi. In realtà, sembra che la festa ebbe origine nella Gallia belgica, per le rivelazioni ricevute dalla beata Giuliana di Retinne. Nel 1208, a suor Giuliana, durante un’estasi, le apparve il disco lunare risplendente di luce candida, deformato da un lato da una linea rimasta in ombra: Dio le fece comprendere che nella Chiesa ancora mancava la solennità in onore del SS. Sacramento. Fu così richiesto al vescovo di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l’ottava della Trinità. Nel 1262, fu nominato papa, col nome di Urbano IV, l’arcidiacono di Liegi, confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Nel frattempo, a Bolsena, nel 1263, si verificò un particolare miracolo eucaristico: un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò per celebrare la Santa Messa a Bolsena e al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu colto dal dubbio che in essa vi fosse veramente il corpo di Cristo. Dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale liturgico e alcune pietre dell’altare. Papa Urbano IV, informato dell’accaduto, istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste. Il Pontefice insieme ai Cardinali, ai prelati venuti da ogni luogo e a una folla di fedeli, partecipò a una solenne processione in cui venne portato per la città il sacro lino macchiato dal sangue di Cristo. Nella solennità del Giovedì Santo, la Chiesa guarda l’istituzione dell’Eucaristia, meditando il mistero di Cristo che ci amò fino alla fine, donando sé stesso sotto forma di pane e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue; nella solennità del Corpus Domini, la Chiesa riflette sull’intima relazione fra Eucaristia e Chiesa, sulla sua comunione con Cristo, presente nell’Eucaristia in Corpo Sangue anima e Divinità.FB_IMG_1717313034344.jpg
 

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SAN CARLO LWANGA e COMPAGNI martiri
Verso il 1880, giunse in Uganda, regione dell’Africa nera, un gruppo di religiosi inviati dalla Francia. Costoro furono ben accolti dal sovrano che li chiamò Padri Bianchi. La missione aveva successo, molte furono le conversioni e i battesimi. Il nuovo sovrano, però, non fu favorevole alla presenza dei missionari. Questo re era incline al vizio e la presenza dei Padri Bianchi valeva per lui come un rimprovero. Inoltre, il re faceva affari vendendo i suoi sudditi più robusti come schiavi, mentre i missionari erano contrari alla schiavitù. I Padri Bianchi furono costretti ad abbandonare l’Uganda, ma un gruppo di convertiti, che praticavano la purezza nei costumi e la pietà nei sentimenti, continuarono l’opera evangelizzatrice. Capo di questi Compagni era Carlo Lwanga. Il sovrano infastidito, ne ordinò la tortura sui carboni ardenti. Costoro non emisero né lamenti, né parole di odio, anzi li si sentiva pregare. Conseguentemente a questo, il sovrano ne ordinò l’uccisione.FB_IMG_1717395457422.jpg
 

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SAN BONIFACIO vescovo
San Bonifacio, vissuto nel VII secolo, nacque in una nobile famiglia inglese. La sua vocazione religiosa lo portò a percorrere il territorio germanico per annunciare la fede di Cristo. Papa Gregorio II, compiaciuto del suo spirito evangelico, lo chiamò a Roma e gli conferì l’ordinazione episcopale. Ormai anziano, durante la celebrazione della messa, fu ucciso dalla spada dei pagani.FB_IMG_1717569048164.jpg
 

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SAN CLAUDIO vescovo
San Claudio, chiamato anche Claudio il Taumaturgo, nato a Salins, fu prima canonico poi, nel 626, il ventiduesimo vescovo di Besançon. Ma, sette anni dopo lasciò la sede per ritirarsi nel monastero di Saint-Oyen a Condat. Quando morì l’abate del monastero, fu eletto lui stesso a succedergli e vi rimase per cinquantadue anni. Claudio morì in fama di santità. Tra i miracoli che operò in vita si ricorda la resurrezione di un infante. Il suo culto si diffuse grandemente in Francia, quando furono riesumate le sue reliquie e furono esposte per la venerazione.FB_IMG_1717653952363.jpg
 

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SACRO CUORE DI GESÙ
Il culto del Sacro Cuore di Gesù fu propagato nel XVII sec. da santa Margherita Maria Alacoque, alla quale Gesù apparve più volte, mostrandole il Cuore ardente come una fornace. Egli la scelse come sua messaggera. Gesù, nella prima apparizione, spiegò a santa Margherita: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda”. Gesù lamenta l’ingratitudine degli uomini, le irriverenze e il disinteresse verso il bene che ricevono da Lui. Chiede agli uomini, come devozione, la Comunione il primo venerdì di ogni mese e l’ora di santa adorazione. Inoltre, chiede che il giorno in cui si onora il suo Cuore (cioè oggi) con la Comunione, si offra riparazione alle offese da Lui ricevute. Egli si preoccupa in modo particolare delle pecore smarrite e non si risparmia pur di avere la gioia di ritrovarle.
Rivolgiamo il nostro pensiero, la nostra supplica al suo Cuore ardente d’amore per noi e, con preghiere di richieste, di perdono e di ringraziamento, restiamo uniti al nostro Salvatore!FB_IMG_1717740785477.jpg
 

mihael

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CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Il Sacro Cuore di Maria era una ricorrenza devozione già esistente nella Chiesa, quando Papa Pio XII la estese liturgicamente nel 1944, in ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria da lui fatta nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale. A Fatima, il 13 giugno 1917, la Madonna apparve ai tre pastorelli e disse che Gesù voleva servirsi di loro per farla conoscere ed amare, cioè Egli voleva stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. In una apparizione di alcuni anni dopo, la Madonna fece vedere ai tre veggenti il suo Cuore coronato di spine: il Cuore Immacolato della Mamma amareggiato per le bestemmie, le ingratitudini e i peccati dei figli. Per questo è venuta in soccorso di questi figli facendo una Promessa: tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confessano, ricevono la santa Comunione, recitano il Rosario facendole compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrire riparazioni, saranno assistiti nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza. È per mezzo del Cuore Immacolato di Maria che Dio concede le sue grazie e per questo il Cuore di Gesù vuole che sia venerato il Cuore Immacolato di Maria.
Oggi, domandiamo al Cuore Immacolato di Maria soprattutto la Pace, perché il Signore l'ha incoronata Regina della Pace!FB_IMG_1717824373757.jpg
 

mihael

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SANT’EFREM diacono dottore
Efrem nacque nel 306 a Nisibi, città della Mesopotamia (attuale Anatolia sud orientale - Turchia), quando era governata da Roma con la forza. Ricevette il battesimo a diciotto anni. All’epoca, la Chiesa orientale era una comunità cristiana costretta a vivere tra l’Impero di Roma, che prima perseguitò i cristiani e poi formalmente si convertì. Efrem era Diacono e, attraverso i suoi scritti, ha tramandato l’immagine di una Chiesa viva e attenta alla liturgia e alla figura di Maria. Fu predicatore e comprese l’importanza della musica e della poesia come strumenti per difendere la fede cristiana. Fu autore prolifico: le sue opere, in prosa o in poesia – si trattasse di omelie o di inni – divennero parte della liturgia stessa. Ci sono testimonianze secondo le quali in alcune funzioni religiose, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere. Egli si distinse sempre per il servizio che fece alla Chiesa, sia in campo liturgico, sia in campo teologico. È oggi ricordato come Dottore della Chiesa.FB_IMG_1717912673616.jpg
 

Zac

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SANT’EFREM diacono dottore
Efrem nacque nel 306 a Nisibi, città della Mesopotamia (attuale Anatolia sud orientale - Turchia), quando era governata da Roma con la forza. Ricevette il battesimo a diciotto anni. All’epoca, la Chiesa orientale era una comunità cristiana costretta a vivere tra l’Impero di Roma, che prima perseguitò i cristiani e poi formalmente si convertì. Efrem era Diacono e, attraverso i suoi scritti, ha tramandato l’immagine di una Chiesa viva e attenta alla liturgia e alla figura di Maria. Fu predicatore e comprese l’importanza della musica e della poesia come strumenti per difendere la fede cristiana. Fu autore prolifico: le sue opere, in prosa o in poesia – si trattasse di omelie o di inni – divennero parte della liturgia stessa. Ci sono testimonianze secondo le quali in alcune funzioni religiose, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere. Egli si distinse sempre per il servizio che fece alla Chiesa, sia in campo liturgico, sia in campo teologico. È oggi ricordato come Dottore della Chiesa.Vedi l'allegato 2285099
Eccolo "il senno di poi". Ora ho settant'anni pertanto ho acquistato ora il senno? Boooo
 

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SAN BARNABA apostolo
San Barnaba, ebreo nativo di Cipro, si convertì al cristianesimo cambiando radicalmente la sua vita. Fu uno dei 72 discepoli di Gesù. Il suo nome era Giuseppe e fu chiamato Barnaba dagli Apostoli, cioè “figlio della consolazione” o “figlio della predicazione”. Egli vendette la sua terra e i suoi beni e donò il ricavato agli Apostoli. Divenne egli stesso grande predicatore ed evangelizzatore. Accolse Paolo appena convertito e lo presentò ai Compagni, facendosi garante della sua conversione a Damasco. Con Paolo compì il primo percorso di evangelizzazione in Asia e altri viaggi apostolici. A Gerusalemme difesero entrambi l’ammissione dei Gentili senza necessità di circoncisione. Era uomo mite, viveva del lavoro delle proprie mani ed esortava tutti a perseverare nella fede. Rientrato a Cipro, fu arrestato, lapidato e arso vivo. Era molto legato all’evangelista Matteo. Egli guariva con l’imposizione del Vangelo. Quando fu ritrovato il suo corpo, sul suo petto era appoggiato il manoscritto del Vangelo di Matteo.FB_IMG_1718094078025.jpg
 

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BEATA FLORIDA CEVOLI francescana
Entrò giovane nell’Ordine delle Clarisse nel Monastero di Città di Castello. Sua maestra fu santa Veronica Giuliani che, riconoscendole una forte personalità e spirito di coraggio, le affidò incarichi soprattutto nella cura delle difficoltà dei rapporti umani. Pur se di origini nobili, era sempre pronta a svolgere lavori umili. Alla morte della sua maestra, fu scelta dalle consorelle come loro badessa.FB_IMG_1718177333054.jpg
 

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SANT’ANTONIO DI PADOVA dottore
Sant’Antonio (1195-1231) nacque a Lisbona da nobile famiglia. Ancora molto giovane, intraprese la strada religiosa, con ferma vocazione. Sconvolto dalla vista dei corpi di cinque frati decapitati che venivano riportati dal Marocco, dove avevano predicato agli infedeli, decise di passare al nuovo Ordine dei Minori per seguire le loro orme e ottenere di partire per quella terra. Ma, le cose andarono diversamente: si ammalò e dovette tornare indietro e, nel frattempo, dovette partire per l’Italia per partecipare al Capitolo Generale, dove ascoltò Francesco tenere i discorsi ai fratelli. Il suo talento più grande fu l’eloquenza unita a una grande capacità espressiva. I suoi Sermoni trattano delle virtù, dell’amore di Dio, della pietà verso i poveri, dell’umiltà e condannano l’orgoglio, la lussuria, l’avarizia. Fu un predicatore infaticabile e per mezzo di lui si compirono celebri miracoli, come ad esempio la predica ai pesci. Morì a Padova.FB_IMG_1718263705765.jpg
 

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SAN VITO adolescente martire
È conosciuto anche come san Vito di Lucania, ma la tradizione dice che i suoi natali sono in Sicilia. Il padre era pagano e lo fece arrestare, ancora adolescente, perché professava la fede cristiana. Fu imprigionato, ma venne liberato da un angelo. Si spostò in Lucania, dove fece opera di apostolato. Per la sua dote di taumaturgo, fu chiamato da Diocleziano, a Roma, perché scacciasse il demonio da suo figlio. Dopo aver ottenuto il miracolo, Diocleziano arrestò Vito e lo fece uccidere con i suoi compagni. Di Vito si raccontano molti miracoli, tra cui questo: egli seppe che dei cani avevano dilaniato un bambino. Allora richiamò i cani facendosi ridare i resti del corpicino e restituì la vita al bambino.FB_IMG_1718435365320.jpg
 

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SAN RANIERI DI PISA povero e pellegrino
Ranieri nacque nell'anno 1118 da famiglia benestante. Era molto portato per la musica, suonava la lira e cantava anche bene, così visse la sua giovinezza nei divertimenti, trascurando la volontà dei genitori e gli studi. Un giorno, a diciannove anni, incontrò un eremita, Alberto, che lo aiutò nella conversione e ad abbracciare la fede cristiana per mettersi al servizio di Dio. Fu un cambiamento radicale di vita. Presto partì per la Terra Santa. A ventitré anni decise di vivere in totale povertà e donò tutte le sue ricchezze ai poveri. Da allora, Raniero visse imitando il suo maestro, Gesù Cristo. Salì sul Monte Calvario e nella cappella del Golgota, si spogliò degli abiti e mise una 'pilurica', una rozza veste penitenziale. Passava le giornate a pregare presso il Santo Sepolcro. Per combattere l’orgoglio che poteva nascere dalla fama che già aveva presso i fedeli, per i miracoli che compiva, praticava lunghi digiuni penitenziali e mangiava solo acqua e pane. Ranieri ritornò a Pisa, dove continuò a operare miracoli, amato e stimato dai suoi concittadini. Era chiamato da questi “Ranieri dall’Acqua”, per la sua abitudine di donare acqua e pane benedetti a chi chiedeva i suoi consigli.FB_IMG_1718609438853.jpg
 

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SAN CALOGERO eremita
Il nome Calogero viene dal greco e significa “buon vecchio”. Le notizie sulla sua vita sono giunte confuse. Probabilmente viene dal Bosforo. In seguito a una visione angelica comprese che il suo compito era di evangelizzare la Sicilia. Con l’autorizzazione del papa si fermò nell’isola a predicare e ad aiutare gli abitanti suggerendo come utilizzare le acque termali per i loro malanni, acque vaporose esistenti sui monti su cui si era ritirato a vivere da eremita nelle grotte naturali. Si racconta che, negli ultimi suoi giorni, essendo ormai ultranovantenne, egli non riuscisse più a cibarsi, per cui Dio gli mandò una cerva, che con il suo delicato latte lo alimentava; un giorno il cacciatore Siero, scorgendo l’animale, lo trafisse con una freccia. La cerva riuscì a trascinarsi all’interno della grotta di Calogero e morì fra le sue braccia. Il cacciatore pentito, riconobbe nell’eremita colui che l’aveva battezzato anni prima, gli chiese perdono e Calogero lo portò nella vicina grotta vaporosa, dandogli istruzioni per le proprietà curative di quel vapore e delle acque che sgorgavano da quel monte. Il cacciatore Siero, divenuto suo discepolo, salì spesso sul monte a visitarlo, ma 40 giorni dopo l’uccisione della cerva, trovò il vecchio eremita morto, ancora in ginocchio davanti all’altare.FB_IMG_1718690026211.jpg
 

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