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Frate Indovino

Anche qui ne avrei una da dire ma non so.........ma si la dico "Chi parla continuamente rompe attivamente" Al riguardo devo dire che da ragazzo e in età adulta sono sempre stato timido e di pochissime parole, mentre con il passare degli anni e il raggiungiumento dell'anzianità, sia timidezza che il parlare poco sono andate via via scemando. Pertanto secondo il proverbio del giorno io sarei stato uno stimato sapiente.... mentre ora sarei un vero "rompiscatole"
 
SAN PIETRO CANISIO sacerdote Dottore della Chiesa
Peter Kanijs, latinizzato in Canisius, nacque nel 1521, a Nimega, in Olanda, allora territorio dell’Impero tedesco. Giovane di talento, intelligente, sapiente, aperto alla vita, tra le diverse strade tra cui poteva scegliere, decise per lo studio della teologia. Appassionato, divenne grande conoscitore della Sacra Scrittura e della patristica. L’evento che diede la svolta significativa alla sua vita fu l’incontro con Pietro Faber, compagno di sant’Ignazio di Loyola, persona di alto profilo spirituale. Fu così che entrò nella Compagnia di Gesù, dove fu ordinato sacerdote e offrì tutto sé stesso nel suo operato. Viaggiò moltissimo in tutta l’Europa: strinse relazioni con personaggi influenti di cui divenne consigliere e in cui riuscì a risvegliare la fede viva; si impegnò per una migliore formazione del clero, difendendo la fede cattolica; ricompose un legame più stretto tra Roma e la Chiesa tedesca. Riguardo a ciò, lavorò per la ricostruzione della Chiesa tedesca scossa dallo scisma luterano e la riportò nella linea della Riforma. Sul piano apostolico compose due opere di catechismo: una detta maggiore, Teologia sommaria, per gli studenti delle scuole superiori, una detta minore (ma non meno importante), Catechismo breve, per i bambini e il popolo. Due opere che ebbero grande risonanza e successo per il linguaggio chiaro e concreto; per l’indicazione che dà della pratica spirituale che conduce alla consapevolezza del valore della vita; per l’insegnamento che dà riguardo il senso divino dell’impegno umano. Coraggioso, dolce, umile, sapiente, predicatore, catechista, testimone di speranza, la Chiesa lo ha canonizzato col titolo di Dottore.FB_IMG_1734761853859.jpg
 
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SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINI vergine
Francesca nacque nel 1850, a Sant’Angelo Lodigiano, tredicesima figlia di una poverissima famiglia di contadini. Rimasta orfana dei genitori, desiderava entrare in convento, ma veniva puntualmente rifiutata a causa della sua fragile salute. Inizialmente si dedicò all’educazione dei bambini orfani come maestra e all’assistenza dei diseredati. Il suo sogno era di andare in Cina e per questo fondò l’istituto delle “Missionarie del Sacro Cuore” con la vocazione di annunciare il Vangelo in Cina. Ma papa Leone XIII le diede l’incarico di occuparsi degli emigrati italiani in America. Con alcune compagne partì per gli Stati Uniti dove trovò una realtà sconosciuta in Patria. I nostri connazionali erano totalmente privi di assistenza materiale e spirituale, malati, abbandonati e ridotti in miseria. Madre Cabrini, come veniva chiamata, con passione ed energia raggiungeva gli emigrati disadattati e sfruttati nei quartieri più degradati, nelle fabbriche, nelle cave, nelle miniere e perfino in carcere. Creò ospedali, scuole, laboratori, centri sociali, case di riposo. Era sempre accanto a ogni italiano che sprofondava nel fango di un paese straniero e indifferente, a testimoniare che Gesù è povero tra i poveri. Madre Cabrini metteva il cuore in ogni suo gesto, dava la sua stessa vita ai bisognosi. Ella svolse un’attività straordinaria, ma non era lei a compierla: ci pensava Gesù! Tutta questa sua forza le conquistò il rispetto del mondo americano.FB_IMG_1734850038738.jpg
 
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SANTI ANTENATI DI GESÙ
Oggi, 24 dicembre, il Martirologio Romano ricorda: “Commemorazione di tutti i santi antenati di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ovvero di quei padri che piacquero a Dio e che, trovati giusti, pur senza avere ricevuto le promesse, ma avendole soltanto guardate e salutate da lontano, morirono nella fede: da essi nacque secondo la carne il Cristo, che è al di sopra di tutto il creato, Dio benedetto nei secoli”.
“O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli: tacciono davanti a te i re della terra, e le nazioni t'invocano: vieni a liberarci, non tardare”.
“Germoglio di Iesse” è uno dei nomi con cui viene chiamato Gesù e indica che Dio è fedele al suo popolo.
Nell’arte la genealogia, cioè tutti gli antenati di Gesù, è raffigurata da un albero genealogico: un albero alle cui radici è posto il patriarca Iesse, padre del Re Davide, sui rami sono posti i re e i profeti, sulla cima è posto il Cristo.FB_IMG_1735024391564.jpg
 
NATALE DEL SIGNORE
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e sulla terra pace agli uomini di buona volontà" (Lc 2,14), è l’Alleluia che gli Angeli cantano per glorificare Dio, nella notte più lunga della storia dell’umanità. Parole importanti per l’uomo, perché gli fanno comprendere che è possibile aver pace in Terra solo rendendo gloria a Dio e se si possiede buona volontà. Senza queste due condizioni, la speranza giunta nella notte di Natale resta vana, illusoria. In questa notte, Dio concepito dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria, si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo agli uomini: l’eterno che entra nel tempo per far partecipare gli uomini alla vita divina. Oggi, Cielo e Terra, divino e umano si incontrano per divenire una cosa sola nel progetto della redenzione. Nella grotta adoriamo il Bambino, la sua divinità, la sua regalità, la sua onnipotenza, ma soprattutto, l’insondabile mistero di Dio, che nasce nell’anima dell’uomo. E con gli Angeli, al grido gioioso dell’Alleluia, canta l’intera creazione!FB_IMG_1735117322194.jpg
 
SANTO STEFANO primo martire
Stefano gode del titolo di Protomartire, cioè il primo Martire cristiano che testimoniò con la morte la certezza della vita eterna. Per questo motivo, la sua celebrazione è stata fissata il giorno seguente la festa della manifestazione del Signore. Stefano era di origine greca e notizie su di lui le troviamo negli “Atti degli Apostoli” di san Luca. Questi racconta che la comunità di Gerusalemme era molto cresciuta e gli Apostoli non riuscivano ad adempiere a tutti i compiti. Proposero così di continuare essi a predicare la Parola di Dio, ad occuparsi della preghiera, della dottrina e di eleggere sette diaconi, in qualità di collaboratori nel ministero, che badassero alle opere di carità, all’assistenza alle vedove e agli orfani. Fra i sette diaconi fu scelto Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo. Fu proprio lo Spirito Santo che lo spingeva a parlare e a compiere prodigi tra il popolo. Gli ebrei furono scandalizzati per il numero di conversioni che vi furono, così fu arrestato e condannato. Portato davanti al Sinedrio, egli parlò con parole di fuoco, il fuoco della fede pura, libera, che cancella ogni paura. Si legge, anche, che Stefano avesse il volto trasfigurato come di angelo. Fu, poi trascinato nella valle del Cédron, fuori Gerusalemme, per essere lapidato e mentre moriva, pregava per i suoi persecutori.FB_IMG_1735199047741.jpg
 
SAN GIOVANNI evangelista
Giovanni era nato in Galilea, sul lago di Tiberiade. Figlio di Zebedeo e Salome, fratello di Giacomo il Maggiore, era pescatore. Egli era discepolo del Battista, quando insieme ad Andrea, vide passare Gesù e fu così che i due cominciarono a seguire il Messia. Giovanni era stato il più vicino al Signore per comunione di cuori, l’aveva seguito sul Calvario insieme alle donne, mentre gli altri apostoli si erano nascosti. E, a lui, il più giovane, il Maestro affidò Maria come madre, nel momento più drammatico della storia. Giovanni fu testimone dei prodigi di Gesù: alle nozze di Cana, sul Tabor era presente alla Trasfigurazione, come alla preghiera nel Getsemani. Durante l’ultima Cena, è colui che appoggiò il capo sul petto di Gesù, potendo ascoltare i palpiti d’amore di quel cuore che si stava donando a noi. Ospitò, a lungo la Madonna nella sua casa a Efeso, fu vescovo della città, grande evangelizzatore e a causa di ciò fu esiliato nell’isola di Patmos. Ebbe le terribili e consolanti visioni che trascrisse nell’Apocalisse, libro portatore di un messaggio di speranza. Fu autore anche del quarto Vangelo. Giovanni ha come simbolo l’aquila, perché come l’aquila può fissare il sole, anche lui nel suo Vangelo fissò la profondità della divinità. Egli, infatti, ci presenta e ci parla di un Dio amore, in cui è la salvezza.FB_IMG_1735287830603.jpg
 
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