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Frate Indovino

SANTA GIOVANNA D’ARCO vergine
Santa Giovanna D’Arco, visse nel XV secolo, fu investita da Dio di una missione altissima: liberare la Francia dagli Inglesi in suo nome. A 13 anni cominciò a sentire la voce di san Michele Arcangelo che la invitava a combattere contro il nemico. Con forza soprannaturale, la “Pulzella”, armata come un condottiero, guidò l’esercito del re respingendo gli Inglesi. Ella vinse per volontà di Dio e allo stesso tempo, la sua presenza fu fonte di fiducia e speranza per l’esercito francese. Lasciata sola, fu imprigionata e condannata dall’Inquisizione per eresia ad ardere viva.FB_IMG_1748581555124.jpg
 
VISITAZIONE DELLA B. V. M. A SANTA ELISABETTA
Dopo l’annuncio dell’Angelo, Maria si mise in viaggio per fare visita alla cugina Elisabetta, anch’essa in attesa, e portarle aiuto. Forse si unì a una carovana con cui attraversare la Samaria e giungere in Giudea, dove abitava la famiglia di Zaccaria. Quali sentimenti invadevano il suo animo per quanto le stava accadendo, mentre meditava il mistero annunciatole dall’angelo. Erano sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria espresse alla cugina cantando l’inno del Magnificat, ossia lodando l’amato con amore gioioso: “La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito...”. Elisabetta, ispirata dalla grazia che Maria portava nel grembo, avvertì il grande mistero che operava nella cugina: la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esultava di gioia nel seno della madre. Maria rimase con Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista. La festa della Visitazione veniva già celebrata dai frati minori nel 1263, il 2 luglio, secondo i calcoli, al termine della visita di Maria. Venne poi estesa a tutta la Chiesa latina da papa Urbano VI, per propiziare, con l’intercessione di Maria, la pace e l’unità dei cristiani divisi dal grande scisma d’Occidente. Oggi, il calendario liturgico fissa la celebrazione dell’evento l’ultimo giorno di maggio, per coronare la conclusione del mese che la devozione popolare consacra al culto della Vergine.FB_IMG_1748674839420.jpg
 
ASCENSIONE DEL SIGNORE
San Giovanni nel quarto Vangelo, pone il trionfo di Cristo nella sua completezza nella Resurrezione; anche gli altri tre evangelisti confermano che la vera ascensione, cioè la trasfigurazione e il passaggio di Gesù nel mondo della gloria, sia avvenuta il mattino di Pasqua, evento sfuggito a ogni esperienza e fuori da ogni umano controllo. Quindi, i testi evangelici invitano a collocare l’ascensione e l’intronizzazione di Gesù alla destra del Padre, nello stesso giorno della sua morte: Egli è tornato poi dal Cielo per manifestarsi ai suoi e completare la sua predicazione per un periodo di “quaranta” giorni. L’Ascensione raccontata da Luca, Marco e negli Atti degli Apostoli, non si riferisce al primo ingresso del Salvatore nella gloria, ma riguarda l’ultima apparizione e partenza con cui conclude le sue manifestazioni visibili sulla terra. Pertanto, l’intento dei racconti dell’Ascensione non è quello di descrivere il reale ritorno al Padre, ma di far conoscere alcuni tratti dell’ultima manifestazione di Gesù, una manifestazione di congedo, necessaria perché Egli deve ritornare al Padre per completare tutta la Redenzione: “Se non vado non verrà a voi il Consolatore, se invece vado ve lo manderò” (Giov. 16, 5-7).FB_IMG_1748757391926.jpg
 
SAN FELICE DA NICOSIA religioso cappuccino
Felice nacque a Nicosia, in Sicilia, nel 1715, in una famiglia numerosa. Il padre calzolaio decise di farlo lavorare nella calzoleria, ma nel frattempo venne in contatto con la Congregazione dei Cappuccinelli, presso il convento di Nicosia. Egli testimoniava la sua spiritualità in ogni cosa quotidiana facesse e, infine, chiese di entrare come fratello laico nell'Ordine dei Cappuccini, ma non fu accolto. Si diede alla cura della famiglia, ma alla morte dei genitori, chiese nuovamente di essere ammesso tra i Cappuccini direttamente al Provinciale e ricevette il consenso. Pronunciata la professione fu inviato nel suo stesso paese di origine, dove per 43 anni esercitò il compito di questuante. Nel convento gli furono assegnati vari lavori: portinaio, ortolano, calzolaio e infermiere, mentre fuori era questuante. Aveva una particolare predilezione per i bambini, dalle tasche tirava fuori sempre qualcosa, una noce, delle nocciole, delle fave e le regalava ai fanciulli. Piccoli regali che gli offrivano l'opportunità di dare loro una breve lezione di catechismo. Aiutava i poveri, sosteneva gli ammalati e i più bisognosi, era solito andare a trovare i carcerati.
Era trattato duramente dai superiori, spesso umiliato, ma fra’ Felice rispondeva: "Sia per l'amor di Dio". Amava distribuire delle striscioline di carta sulle quali scriveva le invocazioni alla Beata Vergine: erano per lui il rimedio per tutti i mali. Le appendeva alle porte delle abitazioni dei malati, dei poveri, dei bisognosi. Eventi miracolosi si susseguivano lì dove egli operava il bene e ciò accresceva la sua fama. In età avanzata, terminati i compiti più pesanti, si dedicò alla preghiera. Negli ultimi giorni di vita raccomandò la sua anima a san Francesco e alla Madonna e, chiuse gli occhi dopo aver chiesto al superiore l’obbedienza di morire.FB_IMG_1748849910740.jpg
 
SAN CARLO LWANGA e COMPAGNI martiri
Verso il 1880, giunse in Uganda, regione dell’Africa nera, un gruppo di religiosi inviati dalla Francia. Costoro furono ben accolti dal sovrano che li chiamò Padri Bianchi. La missione aveva successo, molte furono le conversioni e i battesimi. Il nuovo sovrano, però, non fu favorevole alla presenza dei missionari. Questo re era incline al vizio e la presenza dei Padri Bianchi valeva per lui come un rimprovero. Inoltre, il re faceva affari vendendo i suoi sudditi più robusti come schiavi, mentre i missionari erano contrari alla schiavitù. I Padri Bianchi furono costretti ad abbandonare l’Uganda, ma un gruppo di convertiti, che praticavano la purezza nei costumi e la pietà nei sentimenti, continuarono l’opera evangelizzatrice. Capo di questi Compagni era Carlo Lwanga. Il sovrano infastidito, ne ordinò la tortura sui carboni ardenti. Costoro non emisero né lamenti, né parole di odio, anzi li si sentiva pregare. Il sovrano ne ordinò l’uccisione.FB_IMG_1748933075070.jpg
 
SAN BONIFACIO vescovo
San Bonifacio, vissuto nel VII secolo, nacque in una nobile famiglia inglese. La sua vocazione religiosa lo portò a percorrere il territorio germanico per annunciare la fede di Cristo. Papa Gregorio II, compiaciuto del suo spirito evangelico, lo chiamò a Roma e gli conferì l’ordinazione episcopale. Ormai anziano, durante la celebrazione della messa, fu ucciso dalla spada dei pagani.FB_IMG_1749099806157.jpg
 
SAN CLAUDIO vescovo
Nato a Salins, fu prima canonico poi, nel 626, il ventiduesimo vescovo di Besancon. Ma, sette anni dopo lasciò la sede per ritirarsi nel monastero di Saint-Oyend a Condat. Quando morì l’abate del monastero, fu eletto lui stesso a succedergli e vi rimase per cinquantadue anni. Claudio morì in fama di santità. Tra i miracoli che operò in vita si ricorda la resurrezione di un infante. Il suo culto si diffuse grandemente in Francia, quando furono riesumate le sue reliquie e furono esposte per la venerazione.FB_IMG_1749184698881.jpg
 
PENTECOSTE
Con la Pentecoste si viene a stabilire la nuova realtà della Chiesa, frutto della risurrezione e del dono dello Spirito: lo Spirito dell’alleanza universale. Sul Sinai, il popolo era stato convocato in assemblea, un fuoco e un vento impetuoso avevano manifestato la presenza di Dio, Dio aveva dato a Mosè la legge dell’Alleanza; a Gerusalemme, gli apostoli erano tutti insieme nella casa in cui si manifestarono gli stessi fenomeni del Sinai, Dio dà lo Spirito della nuova Alleanza. Questa è la novità della Pentecoste cristiana: l’Alleanza nuova e definitiva è fondata sull’azione dello Spirito di Dio. “Nello Spirito Santo il Cristo risorto si fa presente, il vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene deificato” (Atenagora). Il battesimo nello Spirito illumina la comunità sul mistero di Cristo, Messia, Signore e Figlio di Dio; fa comprendere la risurrezione come il compimento dei progetti di salvezza di Dio per tutto il mondo. Ogni comunità è chiamata a collaborare con lo Spirito per rinnovare il mondo attraverso l’annuncio e la testimonianza della salvezza, nell’attività quotidiana come nelle vocazioni straordinarie, attraverso doni, compiti, servizi che hanno l’unica sorgente nello Spirito del Padre e del Figlio. E il medesimo Spirito fa convergere tutto all’”utilità comune”. In tal modo, la pienezza e la ricca vitalità dello Spirito si manifestano attraverso una Chiesa aperta a tutti per testimoniare nelle “opere” dei credenti la presenza di Dio nel mondo. Tutta la vita dei cristiani si svolge sotto il segno dello Spirito. “È sempre lo Spirito che conferma la nostra fede e la nostra unità. Noi siamo, in ogni istante, permeati dallo Spirito. Non vi è una riunione di preghiera, una liturgia della Parola in cui lo Spirito non agisca per permettere di pregare e di dialogare col Signore reso presente in mezzo a noi mediante la forza dello Spirito che dà vita alla parola proclamata” (A. Nocent).

Tratto dalla introduzione alla liturgia della Messa di PentecosteFB_IMG_1749357386639.jpg
 
BEATA VERGINE MARIA MADRE DELLA CHIESA
La Vergine Maria è Madre di tutti gli uomini e specialmente dei membri del Corpo Mistico di Cristo, in virtù del fatto che è la Madre di Gesù attraverso l’evento dell'Incarnazione. Gesù stesso confermò dalla Croce, prima di morire, che sua Madre è nostra madre attraverso il suo affidamento a san Giovanni, esprimendosi così: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26). E aggiungendo, rivolto al discepolo: “Ecco tua madre!” (Gv 19,27). La Madonna ha accettato e vissuto il testamento di amore del Figlio suo accogliendo tutti gli uomini, in quel momento, rappresentati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina e divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. La fede è la virtù che ha accompagnato Maria nel suo cammino e l’ha radicata profondamente nel progetto di salvezza di Dio. Contemporaneamente, nel discepolo amato, Cristo ha chiesto a tutti i discepoli di donare il suo amore alla Madre, affidandola a loro, affinché la accogliessero con affetto filiale. Noi fedeli dobbiamo avere lo stesso atteggiamento del discepolo amato. Ecco perché la pietà della Chiesa verso la Beata Vergine è un elemento intrinseco del culto cristiano. Quindi, Maria è la Madre della Chiesa perché, essendo la Madre di Cristo, è anche la madre dei fedeli e dei pastori della Chiesa, che formano con Cristo un unico Corpo Mistico. La Chiesa rende alla Vergine un culto singolare, cominciato all’inizio della sua “fondazione” e che durerà per sempre, secondo le parole profetiche che Maria stessa enunciò: “Tutte le generazioni mi chiameranno benedetta” (Lc 1,48). L’amore che i fedeli nutrono per Maria come Madre, cercando di amarla come l’ama Gesù, è definita Pietà filiale.FB_IMG_1749444644858.jpg
 

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