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Frate Indovino

SAN CLEOFA discepolo di Gesù
Cleofa è uno dei due discepoli che il giorno della risurrezione di Cristo, sulla strada di Emmaus, fu avvicinato da Gesù Risorto, ma che non riconobbe per la tristezza e la delusione che riempiva il suo cuore per la morte e la scomparsa del corpo del suo Signore. I due discepoli ascoltavano con interesse le parole di speranza dello sconosciuto, che spiegava loro le Scritture e, che solo al momento dello “spezzare del pane”, lo riconobbero. Probabilmente, Cleofa detto anche Alfeo, era il padre di Giacomo il Minore e di Giuseppe, fratelli, cioè cugini, del Signore. Egli era anche sposo di quella Maria, detta sposa di Cleofa e sorella della Madre di Gesù, presente con le altre pie donne sul Calvario. Inoltre, sembra che Cleofa fosse fratello di san Giuseppe e padre di Giuda e Simone; Simone successe a Giacomo il Minore come vescovo di Gerusalemme. Fu padre di tre apostoli. Cleofa nacque a Emmaus e come testimone della risurrezione, si dedicò alla predicazione. Morì martire, ucciso dai Giudei che mal sopportavano la sua fede.
Egli è l’immagine della nostra solitudine, quando non sappiamo che Gesù ci cammina accanto; della nostra angoscia, quando nel cuore si fa sera; della nostra desolazione, quando non ci accorgiamo che Gesù è entrato nella nostra casa e non sappiamo vederlo.1000004218.jpg
 
SANTI COSMA E DAMIANO martiri
Gemelli, medici a Egea in Cilicia, erano dediti alla cura gratuita di uomini e anche di animali. L’attenzione ai malati era per loro uno strumento di apostolato. Infatti, essi cercavano anche di infondere forza e coraggio nei malati, facendogli conoscere il messaggio evangelico. Per questo furono arrestati durante la persecuzione di Diocleziano, a lungo tormentati dissero ai loro persecutori: “ Noi adoriamo il solo vero Dio e seguiamo il nostro unico maestro, Gesù Cristo”. Infine, furono decapitati. I cristiani cercarono di impadronirsi delle loro reliquie, ma il dromedario che le trasportava dichiarò: “Non li separate nella sepoltura, perché non sono separati nel merito”. Così, furono sepolti insieme a Ciro, in Cilicia e da lì il culto si estese in tutto l’Oriente. Giunse a Roma grazie all’Imperatore Giustiniano, che ricevette per loro intercessione una grazia e a Papa Felice IV.1000004233.jpg
 
SAN VINCENZO DE’ PAOLI sacerdote, fondatore
Vincenzo nacque nelle Lande, in Francia, nel 1581, da famiglia contadina. Fece il guardiano di porci per pagarsi gli studi. A 19 anni fu consacrato sacerdote. Nel 1610, fu cappellano elemosiniere della Regina Margherita di Valois. Egli considerava il sacerdozio come un’opportunità di riscatto dell’uomo, ma l’accusa di un furto da cui non volle difendersi e altre esperienze, cominciarono a dirigere il suo sguardo su nuovi valori. Comprese che il sacerdote è un uomo “mangiato” e che nell’eucarestia è sacerdote e vittima. Cominciò a sperimentare la bellezza della cura delle anime e dello spendersi per il prossimo. Vincenzo prese a cuore le persone misere, sole e abbandonate e, oltre a sollecitare la solidarietà dei parrocchiani, volle fare di più: fondò le “Compagnie della Carità”, un’associazione laicale per organizzare l’assistenza delle famiglie povere attraverso la visita personale a domicilio. Riflettè anche sulla possibilità di coinvolgere il mondo aristocratico e religioso nelle opere di carità e, soprattutto, di renderle un impegno a tempo pieno. Grazie all’aiuto di santa Luisa de Marillac (che ben interpretò il carisma vincenziano), le dame cooperarono con le Figlie della Carità. Una vera rivoluzione: le religiose poterono operare anche fuori dei conventi al servizio dei poveri. Vincenzo fu una di quelle figure che la storia dona all’umanità: pastore zelante, umile, amante della carità, meritevole di aver cambiato l’atteggiamento nei confronti dei poveri, cioè di avvicinarli e soccorrerli, ispirandosi alla carità evangelica, che vede nel povero la persona di Cristo.1000004249.jpg
 
GLI ARCANGELI
La devozione ai tre Arcangeli è molto antica. Il titolo di Arcangelo deriva dalla descrizione di una corte celeste di Angeli ordinati secondo gradi e dignità differenti. Gli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele occupano le sfere più elevate delle gerarchie angeliche. Le gerarchie hanno il compito di preservare la trascendenza e il mistero di Dio e rendono percepibile la sua vicinanza salvifica.
San Michele, il cui nome significa “Chi come Dio?”, è il custode di Israele, del popolo di Dio. È il principe delle milizie celesti, degli angeli fedeli a Dio, difensore della Chiesa e degli uomini contro i nemici terreni ed infernali. Ha combattuto il drago ed i suoi angeli e non ci fu posto in cielo per loro. Michele sfida il male e difende i giusti e per questo è guida dell’anima nel momento del trapasso. Sarà a fianco di ciascuno nel giorno del Giudizio. È patrono della Chiesa Universale in quanto aiuto nella lotta contro le forze del male.
San Gabriele, “Forza di Dio”, ha la missione di orientare i fedeli verso l’arrivo del Messia. Egli è l’Angelo annunciatore, messaggero di speranza. Nella bibbia, appare a Zaccaria per annunciargli la nascita di Giovanni, il Battista. Nell’Annunciazione a Maria, egli raccoglie la mirabile offerta di una donna che ha permesso al Verbo di farsi Uomo e realizzare il piano divino d’Amore.
San Raffaele, in ebraico significa “Dio guarisce”, è l’Angelo custode per eccellenza. Infatti, egli è accompagnatore di Tobiolo, figlio del vecchio Tobi, nel lungo viaggio per andare ad incontrare la futura moglie Sara. Come guaritore, restituirà la vista a Tobi, recuperando un farmaco dal fiele di un pesce e applicandolo sugli occhi. Raffaele è l’angelo più vicino all’uomo, guida amorevole nelle difficoltà dell’esistenza, presenza visibile di Dio.
Al di sopra di ogni cosa, i tre Arcangeli hanno la loro particolare missione: giorno e notte servono Dio e, contemplando il Suo Volto, lo glorificano incessantemente.1000004297.jpg
 
SAN GIROLAMO sacerdote dottore della Chiesa
Girolamo nacque a Stridone, verso il 347 da una famiglia cristiana che gli garantì un’ottima educazione e istruzione. Da giovane, Girolamo sentì l’attrazione per la vita mondana, fin quando prevalse l’interesse per Cristo e la vita ascetica. Partì per l’Oriente e visse da eremita nel deserto di Calcide, dove si dedicò agli studi e alle trascrizioni dei testi sacri. La meditazione, la solitudine, la riflessione sulla parola di Dio formarono fortemente la sua anima. Tornò a Roma e qui, Papa Damaso lo volle come suo consigliere. Più tardi intraprese un pellegrinaggio in Terra Santa, durante il quale decise di fermarsi a vivere a Betlemme. La sua attività fu intensa: s’impegnò nella difesa della fede contro varie eresie, insegnò ai giovani allievi, esortò i monaci alla perfezione, revisionò le traduzioni dei Vangeli e ne scrisse i commenti. Soprattutto, si impegnò a vivere la parola, nonostante il suo carattere difficile. Girolamo, eletto Padre della Chiesa, si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività.1000004345.jpg
 
SANTA TERESA DI GESU’ BAMBINO vergine dottore della Chiesa
Nacque in Francia, nel 1873, da famiglia profondamente religiosa, i cui valori erano solidi e si insegnava che il dolore non andava sopportato, ma “offerto”. Era molto amata come tutte le sue sorelle, ricevette una educazione rigorosa. Era una bimba intelligente, volitiva, felice. Perse presto la madre e, poco dopo le due sorelle maggiori entrarono nel Carmelo. Per lei fu un dramma, che modificò la sua vita e la sua sensibilità. Fino a quando, la piccola Teresa si guardò con Gesù e fu “una fusione”. Entrò nel Carmelo di Lisieux ancora giovane, prendendo il nome di suor Teresa di Gesù Bambino, e dove ritrovò la pace. Si sentiva amata e amava profondamente il Signore, aveva una fede viva, chiara, e tutto le procurava felicità. Ma giunse la prova della “notte dello spirito”, in cui il Signore si sottrasse a lei per farle comprendere cosa volesse dire essere senza Dio. In questa prigione di sofferenza in cui si trovò la sua anima, Teresa scoprì che Dio è Amore, amore misericordioso, che si abbassa verso il nulla della creatura per trasformarla nel suo Tutto. Comprese che essere santi non dipende dallo sforzo dell’uomo, ma dal suo partecipare alla santità di Dio e che le virtù sono un dono di Dio. Con semplici riflessioni sull’oscurità che stava attraversando, arrivò a queste deduzioni che indicò come “la piccola via”, da poter seguire nel cammino di spiritualità. Ella, maestra di dottrina, è stata nominata Dottore della Chiesa. Il “piccolo fiore” fu colto da Dio a soli ventiquattro anni.1000004361.jpg
 
ANGELI CUSTODI

Chi sono gli Angeli e che rapporto hanno col genere umano? La loro esistenza è un dogma di fede. Sono creature anche esse create da Dio e, nell’ordine della creazione, lo sono state prima degli uomini.

L'origine del nome viene dal greco “anghelos”, “messaggero”, che nel linguaggio biblico indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Gli Angeli sono esseri spirituali immortali e immutabili, dal corpo luminoso e sottile. Nella Bibbia si parla di essi, appunto, come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini. Godono della visione del volto di Dio e proprio perché sono “innanzi a Dio”, “al cospetto di Dio o del suo trono” vengono definiti come “santi”, “figli di Dio”, “angeli di luce”, tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine. Le specie angeliche sono molte e costituiscono la milizia celeste, suddivisa in nove gerarchie, cioè i nove Cori angelici: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli.

La devozione per gli Angeli si sviluppò particolarmente nel Medioevo, quando i monaci eremiti richiedevano la compagnia di queste creature invisibili e le sentivano vicine nella loro vita di silenzio e raccoglimento. Oggi, invece, l’uomo trascura questa compagnia angelica e non avverte la presenza di un puro spirito, testimone dei pensieri e delle azioni umane. Si pensa che l’Angelo custode sia una figura che riguardi il mondo infantile e non si considera che anche gli adulti sono accompagnati da un amico di viaggio, silenzioso consigliere.

Ogni cristiano, dal Battesimo, riceve il proprio Angelo custode che lo segue, lo ispira e lo guida per tutta la vita. Esso è esemplare perfetto di condotta da dover tenere nei riguardi di Dio e degli uomini: insomma, specchio della nostra condotta quotidiana.1000004382.jpg
 
TRANSITO DEL SERAFICO PADRE FRANCESCO
Poi si fece portare il libro dei Vangeli, pregando che gli fosse letto il brano del Vangelo secondo Giovanni, che inizia con le parole: “Sei giorni prima della Pasqua, sapendo Gesù ch'era giunta l'ora di passare da questo mondo al Padre (Gv 12,1; 13,1)”. Questo stesso passo si era proposto di leggergli il ministro, ancora prima di averne l'ordine, e lo stesso si presentò alla prima apertura del libro, sebbene quel volume contenesse tutta intera la Bibbia.
E dato che presto sarebbe diventato terra e cenere, volle che gli si mettesse indosso il cilicio e venisse cosparso di cenere. E mentre molti frati, di cui era padre e guida, stavano ivi raccolti con riverenza e attendevano il beato “transito” e la benedetta fine, quell'anima santissima si sciolse dalla carne, per salire nell'eterna luce, e il corpo s’addormentò nel Signore.
Uno dei suoi frati e discepoli, molto celebre, del quale non dico il nome, perché essendo tuttora vivente non vuole trarre gloria da un sì grande privilegio, vide l'anima del santissimo padre salire dritta al cielo al di sopra di molte acque; ed era come una stella, grande come la luna, splendente come il sole e trasportata da una candida nuvoletta.

Vita Prima di san Francesco di Celano
Fonti Francescane 511-5131000004402.jpg
 
SAN FRANCESCO D’ASSISI patrono d’Italia
Francesco nacque ad Assisi nel 1182 da Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe e Madonna Pica. Da giovane, condusse una vita mondana. Partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, ma fu tenuto prigioniero per più di un anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo indusse a mutare radicalmente lo stile di vita. Tornato ad Assisi, Francesco, in un primo momento, cercò di realizzare il suo sogno di diventare cavaliere e si preparò a partire per partecipare alla Crociata. Durante il viaggio, una voce lo trattenne dal proseguire, facendogli capire che il suo percorso era diverso. Tornò ad Assisi, si dedicò a opere di carità tra i lebbrosi e restaurò alcune chiese in rovina, come gli aveva suggerito una voce ascoltata attraverso il Crocifisso, nella chiesa di San Damiano. Il padre di Francesco, adirato per il cambiamento radicale del figlio e per la generosità con cui offriva i beni ai poveri, lo diseredò. Francesco rinunciò alla sua condizione agiata e davanti al vescovo Guido si spogliò dei suoi vestiti e indossò l’abito da eremita. Egli iniziò a predicare, raggruppando intorno a sé i primi compagni, che divennero i primi confratelli del Primo Ordine Francescano da lui fondato. La loro prima sede fu nella chiesetta della Porziuncola. Nel 1210, l'Ordine venne riconosciuto da Papa Innocenzo III. Nel 1212, fu seguito da santa Chiara d'Assisi. Ella indossò l'abito monastico e istituì il Secondo Ordine Francescano, detto delle clarisse. Nel 1219, Francesco si recò in Egitto, dove riuscì a incontrare il sultano, il quale rimase ammirato dalla personalità e dalla forza del frate. Tornato ad Assisi, trovò disaccordo tra i frati, rinunciò così all’incarico del governo. Si ritirò sul Monte della Verna, dove nel 1224, dopo una quaresima di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, gli comparve un Serafino e gli fu fatto il dono delle stimmate. Francesco trascorse gli ultimi anni della sua vita nella sofferenza fisica e in una cecità quasi totale, ma non fu, per questo, indebolito l'amore per Dio e per la Creazione di cui aveva cantato le lodi tutta la vita. Morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 1226.1000004449.jpg
 

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