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Isis alle porte..

Zetrix

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Isis alle porte. Blocchiamo gli sbarchi

E se la smettessimo di chiamarli immigrati o migranti e cominciassimo a pensare seriamente che fra loro sbarcano decine di terroristi pronti a sgozzare? E se la smettessimo con questo buonismo del cacchio e cominciassimo a guardarli con almeno un pizzico di sospetto? E se avessimo ragione a rimandarli a casa, rigirando le prue delle loro imbarcazioni? E se cominciassimo a rendergliela difficile, la permanenza sul suolo cristiano? E se se ne stessero a casa loro, a sbrigarsi le loro faccende complicate, così come noi qui, a casa nostra, tentiamo di risolvere le nostre?

Finiamola con questa storia che la terra è di tutti! Diamo a Cesare ciò che è suo e non confondiamolo con ciò che spetta a D*o. Se dalla notte dei tempi ogni popolo ha avuto un proprio territorio da gestire e difendere, un motivo ci sarà. E se ogni spostamento si è chiamato invasione, ce ne rimanga la lezione. Oggi ad essere invasi, mortificati e derisi siamo noi. E ancora stiamo lì a pensarci su. Non reagiamo, se non con un “Mannaggia!” O, peggio, col silenzio. Anche quello istituzionale. Zitto il Presidente della Repubblica Mattarella. Zitta la Presidente della Camera dei Deputati Boldrini. Zitto Grasso Presidente del Senato. Confuso Renzi ex sindaco di Firenze, padre di Leopolda ed ex campione de La ruota della fortuna, oggi capo del Governo. Zitti i sinistri Sinistri, incazzati, probabilmente, perché messi all’angolo dalle minacce dei loro amici islamici. Che, manco a dirlo, appena hanno un mitra in mano, cominciano a fare i gradassi.

Oltretutto, adesso minacciano anche più di prima. Ce lo mostrano pure, il missile che vorrebbero sparare per primo! E, intanto, mandano la fanteria di mare. Le truppe cammellate stipate nei sottofondi dei barconi da pesca a strascico. Ma stiamo scherzando?

Benedetto quel Gheddafi che abbiamo contribuito a fare ammazzare! Fin quando c’è stai Lui, la Libia aveva un Capo, e che Capo! Un muro invalicabile e rassicurante per tutto il Mediterraneo e, soprattutto, per noi Italiani. In un modo o nell’altro, Suoi Amici. Un po’ come quel senzadio di Tito in Yugoslavia, amico mai, ma di pugno duro con i mille popoli che teneva nella morsa del suo terrore. Morti loro, come Saddam (altro despota da rimpiangere) il caos infinito. Sembro pazzo? Beh, diamo un’occhiata cosa sta accadendo oggi nelle terre che governavano loro! E non mi vengano a dire quei quattro cretini della fantapolitica che Isis sia un prodotto made in USA. Ha tutte le caratteristiche della zona di provenienza. Compresa l’ignoranza e la violenza innata.


Potrei star qui a risottolineare come già fatto altre volte del trattamento che in quei loro Paesi senza Cristo viene riservato alle donne e ai loro diritti più elementari, ai bambini, a chi è diverso dall’altro, a che Crede, agli stranieri, all’accoglienza, alla solidarietà, alla riconoscenza. Ma evito di stomacare i miei amici di domenica. Potrei sottolineare che l’economia mondiale sta patendo per colpa loro. Potrei anche sottolineare, senza tema di smentita, che non è proprio vero che vengano qui a lavorare. Potrei, a tal proposito, pubblicare mille video e mille scatti degli stranieri nel mio paesello e in quelli vicini: vedremmo come un buon novanta per cento di loro se ne stia a chiacchierare per intere giornate agli angoli delle piazze, mani in tasca e aria da ras, in attesa di non si sa bene cosa. Mentre le donne vanno a mettersi in fila alle porte delle Caritas diocesane e parrocchiali a pretendere, urlando, aiuti e sostegni. Dovuti????

E, dunque? Ancora glielo consentiamo, lo sbarco? Ancora son fratelli?

Fra me e me. In attesa di tempi migliori
Nino Spirlì


con il pd nn ci saranno tempi migliori ma si aspettono tempi peggiori.. ora dobbiamo difenderci dall Isis che e alle porte...
 
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Libia, Brunetta: governo irresponsabile, non si dichiara guerra sui giornali

“Il nostro ministro degli Esteri venga in Parlamento e non faccia interviste. Sono degli irresponsabili. Renzi, il ministro degli Esteri e il ministro della Difesa indicano che l’Italia farà un intervento di terra in Libia senza avere il mandato del Parlamento, questi sono pazzi. Pensate sia legittimo dire che l’Italia andrà in guerra con delle interviste?”.
Così il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, intervistato da SkyTg24.


 

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Libia, Pinotti: l’Italia pronta a guidare una coalizione anti-Isis, è urgente

Per frenare l’avanzata delle milizie jihadiste dell’Isis, arrivate a 350 chilometri dalle nostre coste, l’Italia “è pronta a guidare in Libia una coalizione di Paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord”. Lo ha sottolineato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in un’intervista al Messaggero.
“Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un Paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto più preoccupante per l’Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente”, ha aggiunto il ministro, “Ne discutiamo da mesi, ma ora l’intervento è diventato urgente“.
Quanto alla presenza di truppe di terra, ha puntualizzato, questo “dipenderà dallo scenario. Si dovranno anestetizzare realtà dove ci sono infiltrazioni terroristiche, e fare peace-keeping nel resto del territorio. Le stesse autorità libiche potranno richiedere un’operazione simile a quella in Iraq: truppe che combattono l’Isis, altre che presidiano il territorio. Disponiamo di tre forze armate più la quarta, i carabinieri, che operano come un tutt’uno”. Saranno oggetto di discussione con gli alleati “mezzi, composizione e regole d’ingaggio”, decisi “in base allo spirito e al mandato della missione Onu”.
Questa coalizione, comunque, l’Italia è pronta a guidarla. La convinzione è “avere un ruolo di leadership in Libia come l’abbiamo avuto in Libano”, ha spiegato Pinotti, “per motivi geografici, economici, storici. Gli interlocutori internazionali individuano nell’Italia la nazione col ruolo di protagonista: per quanto conosce la Libia, per la sua storia, per le aspettative dei libici”.


 

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Renzi: “Basta dormire, in Libia sta accadendo qualcosa di molto grave!”

“Abbiamo detto all’Europa e alla comunita’ internazionale che dobbiamo farla finita di dormire, che in Libia sta accadendo qualcosa di molto grave e che non e’ giusto lasciare a noi tutti i problemi visto che siamo quelli piu’ vicini”.
Lo ha detto il premier Matteo Renzi al Tg1 sulla situazione in Libia. “Ci vuole una missione piu’ forte dell’Onu. L’Italia e’ pronta, all’interno della missione Onu, a fare la sua parte per difendere un’idea di liberta’ e di diritti soprattutto nell’area del Mediterraneo”, ha aggiunto.
 

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L’ONU esorta (obbliga) la UE a prelevare piu’ clandestini

Alla luce delle tragedie nel Mediterraneo di questa settimana, l’Unhcr (carrozzone satellite dell’ONU) esorta l’Unione europea a cambiare approccio nell’affrontare l’emergenza delle traversate via mare, mettendo il salvataggio di vite umane come principale priorità. “Non c’è più alcun dubbio che l’operazione Triton sia terribilmente inadeguata a sostituire l’italiana Mare Nostrum – afferma l’Alto Commissario Antonio Guterres – è necessaria un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo più efficace, non solo un controllo delle frontiere”.


 

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Libia, ultimatum dell’Isis alle milizie locali: lasciate Sirte entro domani

I jihadisti dello Stato Islamico (Is) hanno dato tempo fino a domani alle milizie locali perché lascino Sirte, la città libica che si trova 450 chilometri a ovest di Tripoli conquistata dai miliziani. Lo riporta il Libya Herald.
Ieri i jihadisti hanno anche preso il controllo di due emittenti radiofoniche di Sirte, ‘Free Voice’ e ‘Radio Mikdashi’, attraverso le quali hanno trasmesso versetti del Corano e discorsi del califfo dell’Is Abu Bakr al-Baghdadi e del portavoce del gruppo Abu Mohammed al-Adnani.
Il quotidiano locale al-Wasat ha quindi riferito che l’aviazione libica ha condotto vari raid sui miliziani dell’Is, ma a ora non è noto il numero delle vittime.
 

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Terrorismo islamico a Copenaghen, Mogherini: “L’Europa non sarà intimidita”

La sparatoria a Copenaghen contro il convegno su libertà di espressione e Islam è stato un attacco terroristico. Lo affermano i servizi di sicurezza danesi.
Intanto dall’Ue arriva una condanna: “L’Europa non sarà intimidita”, scrive Federica Mogherini, assicurando la vicinanza “dell’Ue alla Danimarca nella difesa della libertà di parola”.


 

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Libia, Alfano: Priorità assoluta o rischi gravi per tutti

La Libia ”deve essere una priorità assoluta, per tutta la comunità internazionale. O si spegne l’incendio o le fiamme possono divampare con rischi gravi per tutti”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ai microfoni di Rainews 24.

La priorità assoluta comprende anche il prelievo di oltre 1300 clandestini in meno di 24 ore?


 

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Berlusconi favorevole alla guerra:"Sì all'azione militare in Libia"


Berlusconi denuncia: "La Libia è ormai totalmente fuori controllo". E invita Renzi a non tollerare oltremodo le minacce dello Stato islamico: "Bisogna difendere la civiltà e i valori di libertà oggi minacciati". Ma invita a farlo coinvolgendo il parlamento

Libia, gli italiani evacuati da Tripoli. Chiusa l'ambasciata
 
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Immigrati, sbarchi senza fine: ​12 barconi puntano su Lampedusa

L'Isis è a meno di 300 miglia marine dalla Sicilia. Da qui partono anche i disperati che sbarcano sulle nostre coste. Si temono infiltrazioni jihadiste

A largo di Lampedusa, alle prime luci dell'alba, sono stati avvistati una dozzina di barconi stracarichi di clandestini che puntavano dritto all'Italia.

Su queste carrette ci sono oltre mille clandestini che la Marina Militare ha già tratto in salvo e che, nelle prossime ore, porterà in Sicilia. L'esodo dalla Libia è iniziato. Non appena il maltempo e il mare grosso lasceranno spazio al sole e alla bonaccia gli sbarchi si moltiplicheranno a dismisura riversando sulle coste italiane decine di migliaia di disperati che, nelle ultime settimane, si sono spinti lungo le coste libiche per tentare la via del mare.

Barconi e gommoni al largo di lampedusa. Da giorni sfidano il maltempo per riuscire a sbarcare in Italia. In molti non ce la fanno. Ma la maggior parte riescono a raggiungere le coste siciliane grazie all'intervento della Marina Militare. Anche oggi il Centro nazionale di soccorso della Guardia Costiera ha coordinato le operazioni di soccorso per trarre in salvo altri dodici barconi. Si tratta di circa un migliaio di clandestini recuperati in alto mare. "Dodici barconi carichi di immigrati (tutti pacifici?) sono stati segnalati a Sud di Lampedusa - commenta il leader della Lega Nord Matteo Salvini - fosse per me li aiuterei, li curerei e darei loro cibo e bevande. Li soccorrerei ma li terrei al largo e non li farei sbarcare. Ne abbiamo abbastanza". Non è, infatti, un mistero che tra i clandestini che partono dalla Libia ci siano anche pericolosi jihadisti infiltrati dallo Stato islamico per attaccare l'Europa.



 

Zetrix

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Scafisti col kalashnikov attaccano motovedetta: "Ridateci il barcone"

Nel pomeriggio, mentre l’equipaggio di una motovedetta della Guardia Costiera traeva in salvo dei migranti da un barcone davanti alle coste libiche, si è avvicinato un barchino veloce con a bordo quattro persone armate di kalashnikov che hanno minacciato i marinai italiani per riprendersi il barcone vuoto e riportarlo indietro per poterlo riutilizzare.

dateci il barcone che li dobbiamo riutilizzare ..

il commento di uno ..
Quindi 4 persone fermano la nostra guardia costiera???????????? Ma e' una barzelletta??
no e la realta ..l'italia lo è diventanta una barzeletta con il pd...
e tra nn molto ci ritroviamo una repubblica africana ....
 
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lallina

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sono d'accordissimo con ciò che dice Salvini,aiutiamoli ma a casa loro,solo che adesso ormai è troppo tardi,la guerra ormai è esplosa e non possiamo certo andare lì ad aiutarli:Mandiamoci altre ochette come le due cooperanti,così coi soldi dei riscatti li armiamo ulteriormente:eek:rmai li abbiamo in casa,tutto questo miscuglio di razze ed etnie...non si capisce più nulla.Colpiranno anche da noi,ne sono sicura,giri per Milano è tutto un pattugliamento di militari,polizia e carabinieri,ma il brutto è che penso che quando sarà il momento chi pagherà sarà gente innocente come quel povero danese di ieri che assisteva ad una conferenza o i clienti di quel supermarket in Francia.
lallina
 

lallina

Advanced Member >GOLD<
Disastro Libia: ecco chi dobbiamo ringraziare

La Libia in mano ai gruppi radicali islamici, nuova frontiera dell’Isis a 350 km da Italia

Roma, 14 feb. (askanews) – La minaccia dell’Isis e del terrorismo radicale islamico, di ispirazione wahabita e sunnita, è ormai arrivata alle porte dell’Europa. Fino a qualche settimana fa si trattava solo di una possibilità da scongiurare, ma con la caduta di Sirte nelle mani del Califfo nero, il timore si è trasformato in certezza. Con dirette minacce all’Italia, che si trova – dicono i jihadisti – a gittata di missile. Potrebbero sembrare esagerazioni, però la Libia è un Paese sempre più fuori controllo, con una crescente presenza di organizzazioni terroristiche e ‘un mix perfetto di armi, assenza di strutture dello Stato, terre e confini marittimi incontrollati, passaggio di profughi e migranti, risorse naturali e finanziarie, divisioni’. In pratica una nuova “Somalia” alle porte della Sicilia.



La minaccia terroristica è ormai ‘a poche ore di navigazione dall’Italia’, ‘non la possiamo sottovalutare’, ha confermato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Solo ‘200 miglia marine’ separano i combattenti dell’Isis dal nostro Paese, ha sottolineato. La Libia è uno Stato ‘fallito’, l’Italia ‘deve ragionare con l’Onu sul da farsi’ ed ‘è pronta a combattere nel quadro della legalità internazionale’.
Gli esponenti del governo e della classe politica italiana evitano però (come al solito) di parlare delle cause e delle responsabilità: il disastro della libia chi lo provocato e per quali interessi. Vediamo di analizzarlo di seguito

Disastro Libia: ecco chi dobbiamo ringraziare
di Gianpaolo Rossi
UN FRANCESE, UN’AMERICANA E UN ITALIANO

Un francese, un’americana e un italiano: non è l’incipit di un barzelletta ma coloro che dobbiamo ringraziare per aver imposto con miopia la più assurda tra le assurde guerre che l’Occidente ha condotto in questi ultimi anni in nome dell’imperativo umanitario. Il disastro in Libia e lo spaventoso errore di generare un “regime change” non governato, trasformando quello che era uno dei paesi più stabili e floridi dell’Africa in un cumulo di macerie, hanno tre firme d’autore.

IL FRANCESE
La prima è quella Nicolas Sarkozy, l’ex presidente francese, gollista con velleità napoleoniche. Fu lui a volere con tutta la forza l’abbattimento del regime di Gheddafi nella convinzione che la Francia avrebbe recuperato la sua “grandeur” e lui i sondaggi che lo davano peggior Presidente francese degli ultimi 20 anni (record negativo oggi conquistato da Hollande).
Fu lui a guidare le potenze occidentali al riconoscimento di un governo libico d’insorti che aveva la legittimità di un pinguino nel Sahara e fu lui ad imporre, ad un recalcitrante Obama, i bombardamenti contro l’esercito di Gheddafi che portarono la Nato ad entrare a gamba tesa in una guerra civile schierandosi con uno dei contendenti e violando così il principio di non ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano. Fu lui a recarsi nei giorni della fuga di Gheddafi, a Tripoli con al fianco Bernard Henry Levy il filosofo francese di sinistra da sempre protettore delle bombe umanitarie; ufficialmente per rassicurare i libici sul ruolo della Francia nella costruzione della democrazia e per chiudere qualche accordo sullo sfruttamento delle risorse energetiche del ricco paese africano, ufficiosamente per far sparire le tracce sui rapporti non proprio eleganti tra lui e Gheddafi.

L’AMERICANA
Il secondo artefice del disastro è una donna, americana: la democratica Hillary Clinton. Fu lei a trascinare di malavoglia l’amministrazione Obama nella guerra “francese” in nome della difesa di diritti umani che in Libia erano violati più dai ribelli che dai lealisti di Gheddafi; e lo fece applicando un principio del tutto nuovo: quello della guerra umanitaria preventiva (ne parlammo qui). L’idea cioè, che gli Usa, in Libia, dovessero intervenire non per i punire i crimini commessi dal regime ma per quelli che avrebbe potuto commettere. In altre parole, io ti bombardo non per quello che hai fatto ma per quello che io penso tu farai: una follia nel diritto internazionale.

L’ITALIANO
Il terzo da ringraziare è italiano e si chiama Giorgio Napolitano. Fu lui a spingere l’Italia nella guerra facendoci aderire alla coalizione che doveva applicare la risoluzione Onu, ma di fatto abbattere il regime libico al grido: “non lasciamo calpestare il Risorgimento arabo”. Berlusconi (allora presidente del Consiglio) si era opposto all’intervento militare per ragioni facili da comprendere: primo per un rapporto di fiducia costruito negli anni con il leader libico Gheddafi, fiducia che aveva portato importanti accordi economici tra i due paesi e un impegno della Libia a controllare l’immigrazione clandestina verso le nostre coste (impegno che aveva fatto diminuire gli sbarchi sulle coste italiane del 90%). Secondo, perché sapeva che il vuoto di potere creato sarebbe stato pericolosissimo per i nostri interessi nazionali.

Ma in quei mesi la figura del premier italiano era indebolita, assediata dalle inchieste giudiziarie, dalla perdita di credibilità internazionale dovuta allo scandalo Ruby e dalle manovre in atto di quelle tecnocrazie che avrebbero poi portato al complotto del novembre 2011.
Napolitano ne approfittò e, in perfetta obbedienza a quei poteri internazionali per i quali subisce un naturale fascino, impose la nostra entrata nel conflitto non trattando nemmeno i posti a sedere nella gestione del dopoguerra e impedendo che il nostro Paese creasse un’asse neutrale con la Germania (che allo sciagurato attacco alla Libia non partecipò). Anche perché senza le basi italiane e la partecipazione dei nostri aerei nelle missioni di bombardamento e interdizione, l’operazione internazionale avrebbe avuto difficoltà a realizzarsi.

Ed è grazie alle loro responsabilità che ora l’Occidente sta a guardare la disintegrazione della Libia e la trasformazione della guerra civile in un conflitto regionale con il coinvolgimento già attivo di Egitto ed Emirati Arabi, il rischio di allargamento alla Tunisia e l’espansione dell’islamismo.
Sarkozy, Clinton e Napolitano: ecco chi dobbiamo ringraziare se oggi l’integralismo sta dilagando in Libia e i jihadisti sono ormai a due ore dalle coste italiane.

Fonte: L’Anarca
 

Zetrix

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lallina ormai ci troviamo in un punto di nn ritorno come tu hai fatto presente ormai e tardi lIs e alle porte e questi nn scherzano
ora ce una cosa da fare alzare subito le barriere alle coste italiche ma sino a quanto usiamo la marina militare per andarli a prendere
nn ci salviamo e se arrivano qua e prevedibile cosa potrebbe succedere ...
 
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Zetrix

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L'Isis pianifica già lo sbarco:"Siamo arrivati a sud di Roma"

Un conto è stare in qualche buco sperduto della Siria o dell'Iraq. Un altro sulle rive del Mediterraneo, e quindi a poche centinaia di chilometri dall'Europa. O meglio, dall'Italia. Nelle scorse ore, i jihadisti dell'Isis hanno preso il controllo di alcune aree costiere della Libia, puntando a prendere il controllo dell'intero paese. Non per nulla, ioeri la farnesina ha orinato agli italiani di lasciare il Paese e chiuso l'ambasciata italiana a Tripoli. Il paese è completamente fuori controllo, una polveriera. A poche centinaia di chilometri da noi. E i fanatici del califfato hanno iniziato a sparare alto contro il nostro Paese. Poche ore fa, uno dei militanti spiegava sui social network come di fatto il nostro Paese si trovi ora a portata di missile. "Colpiamoli con uno scud" era l'incitamento ai compagni. Capirai...la Libia è zeppa di armi lasciate lì e finite in chissà che mani quando il regime del colonnello Gheddafi è stato fatto crollare. Poi nel mirino è finito il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, definito "un crociato". E di conseguenza il nostro Paese, a questo punto ufficialmente indicato tra quelli nemici. Oggi un altro intervento : "Prima ci avete visto sulle colline della Siria, ora siamo a sud di Roma. In Libia". Tradotto: "Stiamo arrivando". Il messaggio è stato divulgato insieme al video, girato in Libia, che mostra la decapitazione di 21 cittadini egiziani di religione copta.



 

Zetrix

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Libia, l'Egitto bombarda postazioni Isis: 5 morti

ha bombardato postazioni dell'Isis in Libia dopo che il gruppo jihadista aveva diffuso un video della decapitazione di 21 copti egiziani rapiti a Sirte tra dicembre e gennaio. Cinque morti è il bialncio dell'attacco.

Aerei dell'esercito hanno colpito obiettivi dello Stato islamico, riferisce la radio egiziana citando un comunicato dell'esercito. Nell'annuncio, riferisce il sito del quotidiano Al Ahram, l'esercito ha precisato di aver colpito diversi obiettivi tra cui «campi di addestramento e depositi di armi».

La tv di Stato egiziana ha spiegato che i raid compiuti all'alba dall'aviazione del Cairo hanno colpito campi di addestramento e siti di stoccaggio delle armi. Già ieri sera il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi aveva avvertito: l'Egitto «si riserva il diritto di reagire».


se fai del male devi essere punito subito .. il buonismo serve per altre cose...
E L'Egitto ne ha dato subito l esempio ..noi invece abbiamo i cattocomunisti che si c@gano addosso..
 
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Zetrix

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La televisione, i giornali e la sinistra:
tutti i complici italiani del Califfo
Guerra: il Cav dice sì, Renzi ha paura

al boyscout portateli dei rotoloni di carta igienica ..potrebbero servire ...
 
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Libia: 600mila “profughi” già pronti a imbarcarsi per l’Italia

I servizi segreti italiani: “l’Italia è in pericolo. Ha un doppio fronte di emergenza: da una parte i flussi migratori, dall’altra l’ISIS“.
Le stime dei servizi – come riporta il corriere- parlano di 600 mila stranieri presenti in Libia, di cui 200 mila già sistemati in cinque campi di raccolta e pronti a imbarcarsi. Ma parlano soprattutto di circa 7 mila combattenti di Ansar Al Sharia che hanno aderito all’appello del Califfo e stanno marciando per conquistare il Paese. A loro potrebbero aggiungersi i seguaci di altri gruppi fondamentalisti determinati a far prevalere l’Islam impedendo l’occupazione di una coalizione occidentale. Gli analisti sono concordi nel ritenere che mai il nostro Paese è stato così esposto.
Sono cinque i campi di raccolta dei profughi dove i trafficanti stanno ammassando chi vuole partire: oltre al porto di Zwara, Sabrata, Janzur, Tripoli e Garabulli. Le ultime stime parlano di circa 600 mila stranieri che vivono nel Paese, di cui 200 mila intenzionati a lasciarlo. Il rischio altissimo è che una guerra civile possa far salire il numero di chi si trova costretto ad andare via.
Già nelle prossime ore approderanno in Sicilia almeno un migliaio di stranieri. Moltissimi altri potrebbero arrivare nel giro di pochi giorni.



 

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