R
Roby
Guest
06/04/2010
Medici, sindacati, insegnanti, farmacisti e magistrati
Che in Italia il Paese del Bengodi fosse finito lo si era capito da anni.
A partire, ad esempio, dall'elevatissima tassazione autorizzata da Padoa Schioppa e Visco, che avrebbe dovuto durare un tot e che, grazie alle spese della Pubblica Amministrazione, è rimasta in vigore fino ad oggi e, probabilmente, domani e dopodomani.Lo si era capito anche da altri fenomeni, come le pensioni minime al di sotto del minimo di sopravvivenza, i licenziamenti e le casse integrazioni delle ditte private, il blocco delle assunzioni e del Patto di stabilità negli Enti Locali, il taglio di docenti, classi e scuole, eccetera.
Lo si poteva capire, che le casse italiane sono vuote, dall'assenza di ressa nei grandi magazzini o dalla stagnazione di prezzi e prodotti, dalle offerte a prezzi stracciati di auto e televisori, dalle statistiche che ci raccontano come il 30% dei giovani sia a spasso, in cerca di un lavoro che non c'è, o che i nostri quarantenni ancora non riescono a stabilizzarsi in una professione od un lavoro.
Eppure, a quanto pare, ci sono degli Italiani che di tutto questo sembrerebbero non essersene accorti.
Il caso più eclatante mi sembra quello dei Sindacati che, visti i manifesti esposti per Roma, reclamano "Reddito per tutti" e "Precari sul piede di guerra", mentre difendono pensioni e gradoni d'annata o si oppongono ai tagli ed i "congelamenti" della spesa pubblica per il personale, che sarebbero, viceversa, le misure necessarie per far posto ai giovani e garantire ai under40 un futuro.
Poi, tra coloro che sembrano non aver percepito la serietà della situazione che già da diversi anni grava su tantissimi lavoratori e tante aziende, vengono i farmacisti, i docenti, i medici ed i magistrati che si ritengono "penalizzati dai tagli del governo". Tagli che, ricordiamolo, consistono nel ridurre del 10% gli stiendi che superano i 130mila Euro lordi annui e di un miserrimo 5% quelli che vanno oltre gli 80mila, che congelano per un paio d'anni gli scatti dei docenti, che lasciano immutati tutti i costosi privilegi sindacali.
Certamente, una maggiore lotta all'evasione fiscale sarebbe opportuna, ma, anche in questo caso, si potrebbe ricordare che Sindacati, Onlus e medici non sono affatto esenti da tale piaga.
E' davvero incredibile che, mentre un Paese intero si ritrova a tirare la cinghia, siano proprio i più fortunati a lagnarsi ed a proclamare scioperi, specie se consideriamo che sindacalisti, insegnanti, medici e giudici dovrebbero sentirsi al servizio della comunità e dei più deboli tra noi.
SOTTO I NUOVI ITALIANI IN ATTESA DELLA "DOCCIA"
Medici, sindacati, insegnanti, farmacisti e magistrati
Che in Italia il Paese del Bengodi fosse finito lo si era capito da anni.
A partire, ad esempio, dall'elevatissima tassazione autorizzata da Padoa Schioppa e Visco, che avrebbe dovuto durare un tot e che, grazie alle spese della Pubblica Amministrazione, è rimasta in vigore fino ad oggi e, probabilmente, domani e dopodomani.Lo si era capito anche da altri fenomeni, come le pensioni minime al di sotto del minimo di sopravvivenza, i licenziamenti e le casse integrazioni delle ditte private, il blocco delle assunzioni e del Patto di stabilità negli Enti Locali, il taglio di docenti, classi e scuole, eccetera.
Lo si poteva capire, che le casse italiane sono vuote, dall'assenza di ressa nei grandi magazzini o dalla stagnazione di prezzi e prodotti, dalle offerte a prezzi stracciati di auto e televisori, dalle statistiche che ci raccontano come il 30% dei giovani sia a spasso, in cerca di un lavoro che non c'è, o che i nostri quarantenni ancora non riescono a stabilizzarsi in una professione od un lavoro.
Eppure, a quanto pare, ci sono degli Italiani che di tutto questo sembrerebbero non essersene accorti.
Il caso più eclatante mi sembra quello dei Sindacati che, visti i manifesti esposti per Roma, reclamano "Reddito per tutti" e "Precari sul piede di guerra", mentre difendono pensioni e gradoni d'annata o si oppongono ai tagli ed i "congelamenti" della spesa pubblica per il personale, che sarebbero, viceversa, le misure necessarie per far posto ai giovani e garantire ai under40 un futuro.
Poi, tra coloro che sembrano non aver percepito la serietà della situazione che già da diversi anni grava su tantissimi lavoratori e tante aziende, vengono i farmacisti, i docenti, i medici ed i magistrati che si ritengono "penalizzati dai tagli del governo". Tagli che, ricordiamolo, consistono nel ridurre del 10% gli stiendi che superano i 130mila Euro lordi annui e di un miserrimo 5% quelli che vanno oltre gli 80mila, che congelano per un paio d'anni gli scatti dei docenti, che lasciano immutati tutti i costosi privilegi sindacali.
Certamente, una maggiore lotta all'evasione fiscale sarebbe opportuna, ma, anche in questo caso, si potrebbe ricordare che Sindacati, Onlus e medici non sono affatto esenti da tale piaga.
E' davvero incredibile che, mentre un Paese intero si ritrova a tirare la cinghia, siano proprio i più fortunati a lagnarsi ed a proclamare scioperi, specie se consideriamo che sindacalisti, insegnanti, medici e giudici dovrebbero sentirsi al servizio della comunità e dei più deboli tra noi.
SOTTO I NUOVI ITALIANI IN ATTESA DELLA "DOCCIA"