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LA BURLA DEL GOVERNO E GLI ITALIANI #con14euro

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"Non si incazzano nemmeno più i cittadini, hanno capito che i politici non hanno nessun punto di contatto con la realtà, la trovata di dare 14 euro lordi nella già misera busta paga del popolo italiano è l'ennesima burla di questo governo, un calcio alla dignità e all'intelligenza degli italiani. Gli italiani non vogliono l'elemosina, vogliono un Paese dove poter vivere dignitosamente, lavorare e dare ai propri figli un futuro. I politici dovrebbero lavorare per rendere possibile tutto questo, non rovinarci di tasse, arrichirsi alla faccia nostra e regalarci un sacchetto di "caramelle" colorate per riuscire a dormire serenamente con la coscienza gratificata da un gesto di infima clemenza. 14 euro sono un'offesa per chi lavora dalla mattina alla sera a 1.000 euro al mese e tra mille problemi arranca fino a fine mese. Fate attenzione... la corda si sta rompendo." Nik il nero e Dario Pattacini

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INTERVIENE la Rai: “Fazio E UN VALORE , NON UN COSTO”
Dopo le polemiche sul lauto compenso percepito dal conduttore

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Come riporta Corriere.it, la Rai interviene in difesa di Fabio Fazio. «Ci sono professionalità, come quella di Fazio ma anche altre, che sono un grande valore per la Rai e per i telespettatori. Fazio peraltro non è un costo per l’azienda, ma una fonte di profitto e garantisce un’informazione trasparente, seria e di altissima qualità». Lo dice il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi uscendo da Viale Mazzini.

EQUILIBRATO – Per Gubitosi, Fazio ha dimostrato il suo equilibrio: «invitando sempre tutte le componenti della società e della cultura e dando a ognuno la possibilità, col garbo che lo contraddistingue, di esprimere la propria opinione, anche a chi si è voluto e si vuole presentare al pubblico con inutile aggressività. Lo ringrazio per questo a nome dell’azienda e lo invito a proseguire quello che sta facendo, peraltro benissimo». Ma il tema compensi e contratti sollevati dai politici in questi giorni? «Risponderò in Vigilanza – ha detto ancora Gubitosi all’agenzia Ansa – dove spero che siano presenti tutti, cosa che non capita di frequente». «Dichiarazioni inutili, banalità senza ritegno che non forniscono alcuna risposta ai cittadini che pagano il canone».
 
Se sei in "alto"non hai più l'anima pura e candida.Un carbonaio è molto più pulito.
 
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M.E.S MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA
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Fiscal compact,
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Cosè lo spread
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Mes e fiscal compact ...
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"IMU, IVA, TARSU, TASI, TARES, TRISE: termini ostici che il cittadino fatica a comprendere appieno. Eppure è su questi che si concentra la battaglia politica ed è su questi che si accendono continuamente i riflettori dei media. Ma ci sono altri termini, poco immediati, che nessuno conosce: in confronto ai primi hanno un impatto sulla nostra economia superiore anche di cento volte. Tuttavia, nessuno ne parla. Vengono nascosti nelle ultime pagine dei giornali e vengono trattati dal Parlamento senza che trapeli una sola discussione, una sola spiegazione, senza che vi sia apparentemente nessun confronto politico, né acceso né tenue. Sono contenuti nel dizionario di Bruxelles, quello del "Ce lo chiede l'Europa". Si chiamano MES, LTRO, Fiscal Compact, Redemption Fund... Sono il frutto della religione dell'austerità, valgono centinaia di miliardi di euro, sottraggono ogni residuo di sovranità agli Stati che li fanno propri e condannano i governi a non poter investire nella spesa sociale e nell'economia reale.
Grazie al Fiscal Compact siamo condannati a trovare ogni anno 50 miliardi, tra tasse e tagli, per vent'anni. Grazie al MES abbiamo già pagato 15 miliardi di euro (che ora una organizzazione privata sta paradossalmente investendo in titoli tedeschi, finanziando l'economia di chi ci chiama "maiali") e ci siamo indebitati per altri 125 miliardi, solo per "tranquillizzare" i detentori esteri dei nostri titoli di Stato.
Cifre da capogiro, che da sole basterebbero a riavviare la nostra economia, a ridare fiato alle nostre imprese, a fare del nostro Paese uno Stato florido, a rendere inutili per qualche anno tasse come l'IMU e l'aumento dell'IVA. Eppure nessuno sa cosa siano. Nessuno ne è stato informato. Ogni dibattito è stato precluso. Abbiamo firmato assegni in bianco, che i destinatari possono compilare con qualunque cifra a piacimento, ma l'opinione pubblica viene costantemente dirottata altrove: ci costringono a fissare le briciole mentre il grosso della pagnotta viene divorata altrove.
Abbiamo fatto un giro per le strade per verificare quanto i cittadini ne sapessero di MES e Fiscal Compact. Il risultato (sconfortante) è quello che potete vedere nel video.
Di seguito, un breve compendio di facile comprensione. Imparatelo almeno voi.

MES - Meccanismo Europeo di Stabilità

Altrimenti detto Fondo Salva Stati. E' un trattato approvato nel luglio 2012, di cui i media hanno dato notizia con 5 righe e mezza a pagina 7 del giorno dopo, che ci ha impegnati a versare 15 miliardi di euro a un'organizzazione con sede a Lussemburgo a titolo di anticipo (finiti a finanziare il welfare tedesco), che ci ha inoltre impegnati a versare altri 125 miliardi di euro in caso di aggravamento della crisi, che ci ha poi impegnato a indebitarci illimitatamente, a discrezione del consiglio direttivo di un'organizzazione finanziaria sulla quale il nostro Parlamento, presente o futuro, non ha alcun controllo e neppure la facoltà di leggerne la produzione documentale interna. E in caso di necessità, ovvero nel caso chiedessimo di essere "salvati"? Il MES servirà unicamente a concederci il beneficio di poterci indebitare ulteriormente, prendendo a prestito soldi a tassi di mercato. Un'assicurazione, insomma, che prevede un premio ma che, in caso di sinistro, anziché pagarti i danni, ti dà il permesso di fare nuovi debiti per retribuire il carrozziere. Il MES è stato già giudicato incostituzionale dalla Germania, che ha così modificato il trattato rispetto a quello ratificato da noi (rendendo i conferimenti in denaro non più automatici ma dipendenti da una determinazione del Parlamento e autorizzando il Parlamento stesso a leggere i documenti prodotti a Lussemburgo). Il che rende conseguentemente il MES incostituzionale anche per noi, giacché rappresenta una limitazione di sovranità che avviene non più in condizioni di parità con gli altri stati membri, così come disciplina l'art. 11 della nostra Costituzione. Ma chissà: cambieranno anche quello (o quel che ne resta)?

Fiscal Compact

E' un trattato che introduce meccanismi di stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria, e che mira "a salvaguardare la stabilità di tutta la zona Euro". Il "patto" prevede che i Paesi che detengono un debito pubblico superiore al 60% del PIL rientrino entro tale soglia nell'arco di 20 anni. Siccome il nostro debito pubblico è superiore del 120% al nostro Pil, noi dovremo rientrare in vent'anni del 60%. Si parla di tagli o nuove tasse per 50 miliardi all'anno, giacché con il Pareggio di Bilancio, parte dello stesso trattato di stabilità (inserito nella Costituzione con una modifica trasversale e silenziosa all'articolo 81 avvenuta nell'aprile del 2012), non è possibile finanziare lo stato sociale o l'economia senza assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio. Anche il Fiscal Compact, secondo giuristi noti come l'ex Ministro delle Finanze Giuseppe Guarino, non sarebbe applicabile, poiché in contrasto con il Trattato sull'Unione, che recepisce il Trattato di Lisbona, il quale recepisce a sua volta il Trattato di Maastricht che fissa al 3% il parametro del deficit di bilancio. Nello stesso trattato che istituisce quello che in gergo viene appunto denominato "Fiscal Compact", si asserisce infatti chiaramente e in più punti: "il presente trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati e il diritto europeo". Lo stesso Guarino definisce quindi il Fiscal Compact "frutto di trucchi, imbrogli, arbitri e illegalità"." M5S Senato
 
Che cosa significa oligarchia,democrazia e dittatura?
1-La democrazia è il governo del popolo che elegge un suo rappresentante
2-La dittatura è il governo di uno solo che fa le leggi
3-L'oligarchia è il governo di un gruppo ristretto di persone che hanno più interessi in comune
 
Figli di Troika - Piero Ricca intervista il prof. Bruno Amoroso

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Il FMI ha smentito di aver proposto il prelievo forzoso sui conti correnti dei cittadini europei, ammettemdo semplici "discussioni ed esperienze su ipotesi di prelievo sui capitali una tantum", come metodo per aggredire il debito. Ma la smentita non convince il prof. Bruno Amoroso, economista, prof. emerito all'Università di Roskilde, in Danimarca. "La Troika è di nuovo al lavoro", sostiene. "La BCE e la Commissione stanno preparando il sacco dei risparmi, mentre il FMI fa lo stesso in parallelo specializzandosi su come far pagare ai cittadini il 'debito estero' degli Stati". Piero Ricca

Piero Ricca: Professore, nei giorni scorsi ha fatto discutere l'ipotesi, contenuta in un report del Fmi, di un prelievo una tantum sui conti correnti a livello europeo. Le sembra credibile? E in quale contesto questa ipotesi si colloca?

Bruno Amoroso: L'ipotesi del FMI è parte della seconda fase della strategia di esproprio dei risparmi dei cittadini, avviata durante gli anni ’80 e ’90 e che ha avuto una sua prima prova di successo negli Stati Uniti e nell’Unione Europea con la rapina finanziaria del 2008-2010. Una rapina che ha portato un bottino nelle mani di pochi gruppi pari al 37 % del PIL europeo; cioè aiuti di Stato tra ottobre 2008 e ottobre 2011 a favore degli enti finanziari pari a 4.500 miliardi di euro, a cui si aggiungono 6.500 miliardi di euro, il che ha fatto ovviamente scoppiare il ”debito sovrano” di molti paesi dell’UE, stimato tra i 45 mila e i 65 mila miliardi di euro. Di questa rapina, definita da James K. Galbraith “il più grande crimine finanziario della storia del capitalismo” si conoscono gli autori e gli attori. Basta leggere il testo dell’indagine condotta negli Stati Uniti dalla Financial Crisis Inquiry Commission (Financial Crisis Inquiry report, 2011) che ne illustra i meccanismi e le collusioni politiche. Il Rapporto spiega che tutte le leggi introdotte per legalizzare questa rapina sono in vigore e i responsabili sono ai loro posti e si accingono al secondo girone.

PR: Cioé?

BA: La fase attuale ha avuto inizio a fine 2012 con il rastrellamento dei pochi risparmi ancora in giro mediante l’imposizione del conto in banca anche ai pensionati con 1000 euro al mese; seguito dalla legge che impone il trasferimento delle informazioni su tutti i conto correnti all'Agenzia delle entrate e dalla Direttiva Barnier in corso di approvazione al Parlamento europeo, che introduce a livello europeo la norma sperimentata a Cipro – e cioè che in caso di fallimento bancario sono i risparmiatori a pagare e non più i governi o la BCE. Si prepara a fine anno il fallimento delle maggiori banche europee e quindi il prelievo sui conti dei risparmiatori. Su quello che accadrà poi si è espresso con chiarezza il ministro Saccomanni che ha di nuovo aperto alle “cartolarizzazioni” e ha dichiarato finita l’era delle banche per dare il benvenuto al “sistema finanziario ombra”.
Insomma, la Troika è di nuovo al lavoro. La BCE e la Commissione stanno preparando il sacco dei risparmi, mentre il FMI fa lo stesso in parallelo specializzandosi su come far pagare ai cittadini il “debito estero” degli Stati.

PR: Come giudica in sintesi la politica economica del governo Letta, vede segni di discontinuità rispetto al governo Monti?

BA: Il governo Letta è consapevole di tutto questo. Per questo è stato il governo dei rinvii, in attesa che lo scoppio della crisi e il fallimento degli Stati dell’Europa del sud annulli tutti gli impegni verso i cittadini, inesigibili dentro i parametri europei. La legge finanziaria presentata si muove dentro questa stessa logica per rassicurare i risparmiatori prima del collasso. Più che un’aspirina per combattere il cancro è un sonnifero, ammesso che funzioni.

PR: Proprio Enrico Letta ribadisce l'assoluta necessità della "stabilità" e vede il rischio della crescita del "populismo antieuropeo" alle prossime elezioni europee; dal canto suo Mario Draghi ritiene che l'euro è "irreversibile" e ha recentemente sottolineato i progressi nei bilanci dei paesi membri. Lei cosa risponde?

BA: Entrambi parlano come persone informate dei fatti, che sono cioè consapevoli dei rischi di quello che stanno facendo. Per Letta, e simili, le riforme devono creare un “presidente” forte per reprimere l’inevitabile reazione popolare che verrà a seguito di ciò che stanno preparando. Draghi continua a fare alla BCE quello che ha fatto in Italia al tempo delle privatizzazioni bancarie che sono divenute il veicolo delle speculazioni successive della Goldman Sachs e Co. Ha coperto la crisi del 2008 come Governatore della Banca d’Italia scaricandone i costi sui risparmiatori e i cittadini. Oggi ripete l’esercizio alla BCE. L’uomo giusto al posto giusto. E pochi ricordano che nella sua tesi di laurea svolta con Federico Caffè affermò, ben prima del disastro, che l’euro non si doveva e non si poteva fare.

PR: Il debito pubblico italiano è una zavorra che ha ampiamente superato i duemila miliardi di euro, mentre la crisi economica sta riducendo in povertà milioni di persone. Vede alternative all'austerità?

BA: I debiti nascono perché qualcuno li chiede – per bisogno o magari inavvertitamente – e qualcuno li concede – per amore degli altri come si fa in famiglia o sperando di trarre vantaggio dalle disgrazie altrui. Quando il meccanismo si inceppa, come nel nostro caso, si rinegozia il tutto e entrambe le parti si accollano la loro parte di responsabilità. Continuare sull’austerità, come si sta facendo, porta ai disastri politici e sociali che conosciamo dalla storia. Cioè a quello a cui stiamo assistendo in questi giorni sulle nostre strade.

PR: Anche nel suo ultimo saggio - "Figli di Troika. Gli artefici della crisi economica" (Castelvecchi) - lei sottopone a severa critica un potere decisionale fuori controllo, nelle mani degli "incappucciati della finanza": chi sono, perché sono diventati così potenti?

BA: Come sottolineo nel mio saggio gli “incappucciati” individuati da Federico Caffè negli anni ’80 oggi si sono tolti il cappuccio e gestiscono in prima persona anche Il potere politico in tutti I paesi europei. Il governo politico italiano ha nei posti di maggiore responsabilità individui che sono espressione diretta di quegli ambienti. Coloro che sino a qualche anno fa erano i controllori “incappucciati” della politica ora ne sono diretti rappresentanti. Una bella riforma costituzionale di fatto già attuata, mentre si fanno campagne per difendere qualcosa che ormai non c’è più. Si tratta semmai di ri-affermare la Costituzione, ma questa non nacque in seguito a qualche corteo o alle elezioni ma a una guerra, anche civile. Se c’è un modo pacifico di farlo va scoperto rapidamente.

PR: E' ancora possibile salvare il progetto di integrazione europea?

BA: Temo che sia troppo tardi per ricucire un rapporto di fiducia tra i cittadini europei e le istituzioni. Tuttavia, per quanti ancora credono che ciò sia possibile, è necessario spazzare via la Triade, dare potere al Parlamento europeo in modo che esprima un governo politico europeo nei limiti delle competenze previste. Per quanto riguarda i paesi dell’Europa del sud, devastati dalla crisi e dalla BCE, si tratta di rinegoziare per intero il funzionamento dell’Eurozona consentendo dentro questa due aree monetarie con margini di maggiore flessibilità e con un meccanismo di solidarietà tra nord e sud. Lo scoglio è rappresentato dalla Germania, quello scoglio che ha affondato oggi l’Euro. O la Germania contribuisce a risollevare la nave oppure è meglio abbandonarla prima che sia troppo tardi. Ma temo che sia già troppo tardi, e i primi ad abbandonarla saranno proprio i tedeschi.
 
IL CARROZZONE RAI


Saccomanni: "Privatizzare la Rai? Un'ipotesi"
Il ministro del Tesoro parla di privatizzazioni e dismissioni: "Sono sotto esame tutte le varie opzioni, compresa un'operazione su Viale Mazzini"
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26/10/2013
"Privatizzare la Rai? Forse..."
Saccomanni ne dice una giustaFabrizio Saccomanni
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Il governo vuole privatizzare, dismettere, far cassa. Una vecchia storia: tante parole ma, fino ad adesso, pochi fatti (e non si parla soltanto del governo Letta). Una speranza, però, arriva dalle parole di Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia, che ospite a Che tempo che fa su Rai3 spiega: "Sono sotto esame tutte le varie ipotesi" di privatizzazione. Compresa quella di privatizzare la Rai stessa, nonché quella di vendere una quota in Eni. Nel dettaglio, su Viale Mazzini, Saccomanni ha spiegato: "E' una società di cui lo Stato è azionista, stiamo guardando ogni possibile soluzione, l'obiettivo è dare una mano alla riduzione del pubblico". Alla domanda se comunque rimarrebbe pubblica, Saccomanni ha risposto affermativamente. Ma, forse, in Rai qualcosa si potrebbe muovere.
 
Draghi mago Silvan
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All’inizio ha tirato fuori il coniglio LTRO dal cilindro poi ha estratto due colombe bianche OMT. Così Draghi ha vinto per ora le sue due mani al tavolo dell’Euro. Ma la partita non é ancora finita perché prima o poi il mercato andrà a vedere il suo potenziale bluff. Sono queste due magie, LTRO e OMT, che per ora tengono in vita l’Italia e le sue banche. Per quanto ancora?

Il primo LTRO fu annunciato a Dicembre 2011 seguito dal secondo a marzo 2012. L’obiettivo era fornire liquidità alle nostre banche in cambio di garanzie portate in BCE, visto che le banche del nord Europa non si fidano e non prestano più i soldi alle banche periferiche. Questo in teoria avrebbe consentito di finanziare l’economia reale: io BCE ti presto soldi in cambio di garanzie così che tu li possa girare alle PMI e alle famiglie. In realtà l’economia reale ha visto ben poco dei 250 miliardi di denari LTRO che le banche italiane hanno ottenuto da Draghi. Li hanno infatti reinvestiti quasi tutti in BTP con un rendimento medio del 4.5% dopo averli presi in prestito dalla BCE allo 0.5%. Mal contati si tratta di circa 10 miliardi di profitti gratis all’anno garantiti alle banche italiane in cambio di consentire allo Stato di collocare il suo debito. Di fatto più della metà degli utili annuali del sistema bancario italiano viene da questo giochino: io BCE presto a te banca commerciale e tu banca presti al tuo Stato. Risultato? Negli ultimi due anni il credito ad imprese e famiglie in Italia è diminuito di 70 miliardi di euro e i BTP nella pancia delle banche sono cresciuti di 190 miliardi di euro, raggiungendo ora 411 miliardi di euro (più del 10% di tutte le attività detenute in portafoglio dalle banche italiane).

Scoperto il gioco di prestigio il mercato è tornato all’attacco nell’estate del 2012 mettendo pressione sui nostri BTP: é la banca centrale l’unica istituzione che può garantire il mercato sulla solvibilità degli stati lì dove si impegnasse a comprare titoli di debito stampando moneta. Questo lo statuto della BCE non lo consente, ma Draghi ci é andato molto vicino annunciando nell’estate del 2012 il programma OMT. Contro le resistenze tedesche, Draghi annuncia che la BCE è pronta a comprare sul mercato secondario titoli del debito pubblico con scadenza fino a 3 anni per i Paesi che dovessero trovarsi in difficoltà nel collocare il loro debito. Questo in cambio di rigidi interventi della Troika (Fondo Monetario, Commissione Europea e BCE) nell’imporre riforme in cambio di tali aiuti. Nessuno pensava nell’agosto del 2012 che un tale annuncio di intenzioni sarebbe bastato a placare il mercato. Si discuteva allora dell’opportunità che fosse prima l’Italia della Spagna a fare il passo verso il sostegno OMT. La storia dell’ultimo anno ci dice che Draghi ha vinto e che per ora il mercato si é fidato dell’annuncio senza andare a vedere il suo potenziale bluff dal momento che nessuno Stato periferico ha fatto ricorso al programma OMT. Eh sì, perché di bluff potrebbe trattarsi dal momento che la stessa Corte Costituzionale tedesca non ha ancora deliberato sulla legittimità di tale programma (lo farà a dicembre).

Non c’é nulla di male nel fatto che sia la banca centrale a sottoscrivere debito pubblico. Anzi è diritto di un popolo sovrano e della sua banca centrale ricorrere a tutti gli strumenti di politica economica e monetaria a seconda della fasi del ciclo, incluso il potere di "monetizzare" il debito stampando moneta. Lo fanno da sempre la FED, la Banca d'Inghilterra (BoE) e la Banca del Giappone (BoJ) ma non la BCE. Il suo statuto non le consente di acquistare debito pubblico ma il programma OMT è riuscito con un semi bluff a convincere per ora i mercati che questo potrebbe essere possibile.

Due anni dopo ci ritroviamo un sistema bancario che prende liquidità da Draghi (e non dalle altre banche) per impiegarla in BTP (e non nell’economia reale), creando un circolo perverso in cui la debolezza dello Stato é stata trasferita alle banche e solo l’annuncio OMT ha per ora tenuto la situazione in piedi. Se a questo aggiungiamo 140 miliardi di euro di sofferenze ed 80 miliardi di euro di partite incagliate (quasi sofferenze) nei bilanci delle banche ecco spiegato perché il Fondo Monetario Internazionale nel suo recente rapporto sull’Italia cita le banche come uno dei punti deboli della nostra economia invitando in caso di difficoltà a ricorrere al sostegno europeo. E’ la stessa riflessione di Wolfgang Munchau nel suo recente editoriale sul Financial Times che si conclude con una amara verità: "la decisione della politica italiana di non chiedere aiuto all’Europa, non svalutare internamente e non ristrutturare il debito pubblico non è razionale per il suo popolo". Munchau ha ragione da vendere. Decidere prima possibile in una delle tre direzioni è un dovere della politica per il bene dei nostri figli. Traccheggiare e perdere tempo è l’unica cosa da non fare.

Vogliamo rimanere nell’Euro? Parliamone, visto che sempre più alte si alzano le voci di chi è convinto che solo uscendo dall’Euro potremmo guadagnare il tempo necessario a riformare il Paese, visto che quello di Draghi con OMT è un orologio a tempo che farà "gong" molto presto. Ma se invece vogliamo rimanere nell’Euro possiamo farlo solo riformando da testa a piedi il paese per chiudere il gap di competitività che abbiamo (circa 20% contro la Germania) e che altrimenti non ci permetterà mai di crescere in linea con i nostri vicini.
Non vogliamo ristrutturare il debito? Bene allora che ci si aggrappi al programma OMT almeno ci garantiamo l’acquisto del nostro debito dalla BCE (ammesso che lo possa fare visto il rischio di stop della corte tedesca) e ci facciamo aiutare a fare quelle riforme che Roma non è in grado di fare. Insomma rendiamo esplicito quel commissariamento che già è nei fatti e almeno ci riprendiamo un po’ dei 50 miliardi di euro che abbiamo messo al servizio dell’Europa.

Non vogliamo ristrutturare il debito, siamo troppo orgogliosi per chiedere aiuto e non abbiamo le risorse per finanziare le riforme? Allora si abbia il coraggio di sforare il deficit di almeno 3 punti, arrivando a quel 6% che è già stato concesso a Spagna e Francia. Quei 50 miliardi di euro si mettano ad esempio nel cuneo fiscale. Poi vediamo se l’Italia non inizia a crescere tornando a creare un problema di concorrenza sull’export alle aziende tedesche.

Se nessuna delle tre opzioni qui sopra viene messa sul tavolo vuol dire che l’Europa ha già deciso di far tirare a campare il moribondo paziente Italia per spolparne gli ultimi resti. Draghi è il proprietario del casinò, colui che ha preso tempo fino ad ora nell’interesse dei creditori tedeschi non certo dei produttori italiani. Napolitano è il croupier, colui che ha usato al peggio questo tempo privando i cittadini dell’ultimo loro diritto, quello di un governo scelto da loro. Monti e Letta sono i due bari al tavolo, coloro che fanno vincere il banco dell’Euro a spese dei cittadini. Ma il tempo che è riuscito a prendere Draghi non è infinito: il "gong" della Merkel sul programma OMT arriverà prima o poi e quel giorno ci sarà l’ultimo giro. Gli italiani quel giorno vedranno di essere rimasti in mutande. Forse neanche quelle.
 
SCANDALO RAI: IL MOVIMENTO 5 STELLE NON ESISTE
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Grillo&Cav, il partito anti-euro è la nuova maggioranza in Italia

Otto italiani su dieci insoddisfatti dalla moneta unica: Berlusconi fu il primo euroscettico, poi il M5S, che ha fatto il botto alle elezioni
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30/10/2013
Grillo&Silvio, il partito anti-euro

è la nuova maggioranza in ItaliaBeppe Grillo e Silvio Berlusconi
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Quasi otto italiani su dieci sono insoddisfatti dell'euro e, al di là degli altolà di quanto sostengono i soloni che ritengono la moneta unica irreversibile, in molti vorrebbero tornare alla lira. Il rapporto Acri-Ipsos 2013 parla chiaro: solo il 3% si ritiene molto soddisfatto dell'euro mentre il 74%, al contrario, vorrebbe non averlo mai avuto nel portafogli. Del resto è grazie alla valuta comunitaria che le cose costano il doppio e le buste paga sono sempre più leggere, ragionano gli italiani consapevoli che per le nazioni deboli, una moneta forte è una iattura.

Sovranità nazionale - Il 74% di euroscettici è una percentuale alta che potrebbe suggellare, come suggerisce l'ex direttore di Libero, Vittorio Feltri, un nuovo asse tra Forza Italia e Movimento Cinque Stelle. Fu Silvio Berlusconi infatti a sollevare dubbi sull'utilità dell'euro e Grillo ne fece il suo cavallo di battaglia alle politiche di febbraio che lo hanno visto ottenere un risultato impressionante. Berlusconi e Grillo secondo Feltri dovrebbero allearsi accantonando momentaneamente il nodo giustizia con l'obiettivo di fare insieme una battaglia per riconquistare la sovranità nazionale e battere moneta per affrontare e fermare la prepotenza teutonica. "Con i voti di Forza Italia più quelli del M5S la maggioranza è garantita. Coraggio, che ce vo'?", conclude Feltri.
 
GRZ X L AVATAR, PIACE ANCHE A ME:cool:
GIà SI COMMENTANO DA SOLI, MA OGNI TANTO FA BENE RICORDARLO...IO SPERO SEMPRE IN UN CAMBIAMENTO..COLLETTIVO:cool
CIAO B GIORNATA.
 
BUONA GIORNATA ANCHE A TE UMA ,,SI DOBBIAMO SPERARE IN UN CAMBIAMENTO RADICALE DI QUESTO PAESE ORMAI CORROTTO E SENZA VALORI TRA POCO SE NN CAMBIANO ROTTA L ITALIA LA SVENDONO E CHISSA CHI LA COMPRERA FORSE ZIO PAPERONE
 
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