Iraq, pulizia religiosa contro i cristiani. “O ti converti all’Islam o ti uccidiamo”
Scaduto il termine imposto dai militanti del Califfo per la conversione all’Islam, tutti i cristiani hanno lasciato la città irachena di Mosul e gran parte delle zone settentrionali nelle mani dello Stato islamico. Ad annunciarlo è stato Bashar Kiki, capo del consiglio locale nella provincia di cui Mosul fa parte. “Gli ultimi cristiani rimasti” nel territorio “se ne sono andati dopo le recenti minacce dei gruppi terroristici”, ossia dell’Isis che ha posto un aut aut ai cristiani ordinando loro di diventare seguaci di Allah, pagare una tassa, o affrontare la morte. La maggior parte ha scelto quindi di fuggire nella vicina regione curda o in altre zone protette. Un’intolleranza ribadita da Human rights Watch, che denuncia che lo Stato islamico “uccide, sequestra, minaccia” gli esponenti delle minoranze etniche e religiose di Mosul, confermando che il 10 giugno il gruppo jihadista ha commesso sequestri e ordinato a tutti i cristiani di convertirsi o lasciare la città. L’Isis “deve immediatamente porre fine alla sua perversa campagna contro le minoranze”, ha dichiarato Sarah Leah Whitson, direttore dell’area Medio Oriente di Human Rights Watch sottolineando come l’appartenenza ad una minoranza etnica o religiosa sotto controllo del Califfato “possa costare la libertà e anche la vita”.
La lotta del Califfato contro gli “infedeli”
Nel tentativo di piegare la popolazione di Mosul e delle altre località della fascia settentrionale di Ninive, i miliziani del neonato Stato Islamico e del Levante (Isis) – creato nell’Est della Siria e nell’Ovest dell’Iraq il 29 giugno - avevano minacciato chiesto ai cristiani di abbandonare la città, creando un esercito di sfollati. Fin dai primi giorni dalla sua nascita, i fedeli di Abu Bakr al-Baghdadi avevano identificato la loro anche come una missione di riconquista della purezza cristiana del territorio, non senza lanciare minacce verso il vicino occidente cristiano. Anche Roma – considerata come centro della cristianità e quindi degli infedeli – era entrata nel mirino, califfo. In un audio-messaggio diffuso da siti jihadisti, lo sceicco si appellava ai musulmani perché fossero pronti a nuove battaglie: “Se Iddio vorrà, conquisteremo Roma e il mondo intero“, mentre a inizio luglio il capo jihadista, nel primo messaggio audio dall’autoproclamazione del califfato, aveva puntato il dito contro gli Stati Uniti,minacciandogli un attacco “peggiore dell’11 settembre”. Una battaglia religiosa che il Califfato sta rivolgendo non soltanto all’esterno dei suoi confini, ma anche all’interno di Siria e Iran, con sempre più pericolosa intensità.