Prelievo forzoso sui conti correnti, crescono i segnali. L’Europa verso il modello Cipro
Ultimo aggiornamento 18 novembre 2013 , ore 11:03
L'UE prepara la direttiva sui salvataggi bancari, che prevedono il "bail-in system", ossia, in caso di crisi degli istituti, a pagare saranno azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100 mila euro. I depositi non sono più garantiti dal default
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La Commissione europea sta per varare una direttiva sui salvataggi bancari, che potrebbe avere ripercussioni molto dirette sulle vite di centinaia di milioni di risparmiatori dell’Area Euro. Si tratta dell’adozione del cosiddetto “modello Cipro”, ossia delle misure di salvataggio messe in campo la scorsa primavera a Nicosia, su pressione di Bruxelles, che prevedono il coinvolgimento nelle perdite dell’istituto in crisi di azionisti, obbligazionisti e depositi sopra i 100 mila euro.
Prelievo forzoso sui depositi: ecco cosa è avvenuto a Cipro
La storia di Cipro è stata un pò più complessa e quello che oggi la UE definisce il “modello”, altro non è che una versione “light” e rivista della prima ipotesi più radicale. Inizialmente, infatti, la Troika (UE, BCE e FMI) aveva concesso aiuti fino a 17 miliardi di euro a Nicosia, ma dietro ristrutturazione del suo sistema bancario, coinvolgendo nelle perdite, come dicevamo, tutti gli “stakeholders” di quest’ultimo, inclusi anche i depositi più bassi. Dopo la bocciatura del Parlamento cipriota, la misura è stata ammorbidita: nella prima versione, i depositi dei risparmiatori venivano intaccati da un cosiddetto “prelievo forzoso”, ossia una tassazione una tantum e retroattiva, similmente a quanto accaduto in Italia nel 1992 con il governo Amato. Ma qui, le aliquote previste erano di gran lunga superiori.
Nella versione definitiva e applicata, i correntisti si sono visti toccare i propri risparmi solo per depositi sopra i 100 mila euro, con percentuali dal 6,5% fino all’80%, sulla base dell’entità del c/c e dell’istituto oggetto ristrutturato. Attenzione: in questo caso, non si tratta più di un prelievo fiscale, quanto di un coinvolgimento vero e proprio nel processo di ristrutturazione della banca.
In effetti, in Europa sono tutelati tutti i depositi sotto i 100 mila euro, ma per il caso di default, non anche da un intervento fiscale. In teoria, Cipro avrebbe così potuto imporre un prelievo forzoso su tutti i depositi.
Il cosidetto “bail-in”, ossia la ristrutturazione degli istituti a carico degli stessi soggetti che vi hanno a che fare, è considerato più efficiente dalla Germania e non solo. Di fatto, si evita di imporre oneri a carico del contribuente e si spinge il risparmiatore ad evitare comportamenti di azzardo morale, perché sapendo di poter essere chiamato a “salvare” la propria banca, questi sceglierà certamente quella più affidabile e con la probabilità minore di fallire, premiando gli istituti più virtuosi e punendo quelli più a rischio.
La direttiva, se e quando entrerà in vigore, tuttavia, comporterà anche per noi italiani un modo un pò diverso di pensare al rapporto con le banche. Toccare i depositi non sarà più un tabù, anche se va detto che già oggi nei fatti i conti sopra i 100 mila euro possono essere parte attiva nel processo di ristrutturazione degli istituti. Semplicemente, la direttiva rompe il tabù e lancia un monito a banche e correntisti. Non si tratta di una vera rivoluzione normativa, quanto di una svolta più di tipo politica. E’ la fine del “paghiamo tutti”.
Chicca finale: non dormino sonni tranquilli nemmeno i titolari di depositi fino a 100 mila euro. Se è vero che il Fondo interbancario di garanzia sui depositi dovrebbe coprire integralmente eventuali perdite, dati alla mano, le risorse stanziati all’uopo sono meno del 2% della cifra potenzialmente da tutelare. Vale a dire, in caso di fallimento di un istituto di medio-piccole dimensioni non ci sarebbero problemi per le coperture, ma se a fallire fosse una grossa banca italiana o più banche anche piccole, la tutela sarebbe soltanto teorica.