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Tabià di Caracalla

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Roby

Guest
I tabià nell'Agordino sono ricoveri adibiti a stalla e fienile e sono costruiti in unità autonome dall'abitazione mediante l'utilizzo esclusivo o prevalente di legno. Al loro interno si svolgevano anche attività rurali, come la battitura dell'orzo e la lavorazione della paglia. Gli esempi più antichi di tabià risalgono al XVII° secolo e sono realizzati con la tecnica costruttiva "a castello" con l'utilizzo di travi di larice squadrate per la stalla e tonde per il fienile. Le pareti vengono chiuse con tavole di larice dove trovano posto motivi ornamentali traforati che sono spesso combinati con le iniziali del proprietario. In alcuni casi, la struttura di base è interamente in pietra mentre la parte sopraelevata è in legno.
La storia di ogni tabià è la storia di una famiglia.

Tutto questo preambolo per dire che Caracalla mi ha gentilmente affidato il suo tabià per qualche giorno. Spero fino ai primi giorni dell'anno nuovo. Ho apportato qualche lavoretto di restauro e di manutenzione per usare il tabià anche a scopi abitativi. Credetemi, ci si vive veramente bene anche se è fortemente sconsigliato ai fisioterapisti perchè l'olio canforato di combina con le resine del larice e produce vapori molto tossici :D.

In conclusione, chi avrà occasione e piacere di fare una scappata a trovarmi sarà il benvenuto. Un piatto di minestra o di pastasciutta, un bicchiere di quello buono e una fumatina saranno offerti volentieri a tutti (esclusi i fisioterapisti bellocci :D).

moro

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</center>
 
quote:Originally posted by catia

attento credo propio che rimedierai una bella comitiva!!!!!!

Catia ? Ma io ti conosco ! Non eri tu che dovevi andare a ballare con Lottodigio e non riuscivate mai a mettervi d'accordo per l'appuntamento ?
 
quote:Originally posted by moro


I tabià nell'Agordino sono ricoveri adibiti a stalla e fienile e sono costruiti in unità autonome dall'abitazione mediante l'utilizzo esclusivo o prevalente di legno. Al loro interno si svolgevano anche attività rurali, come la battitura dell'orzo e la lavorazione della paglia. Gli esempi più antichi di tabià risalgono al XVII° secolo e sono realizzati con la tecnica costruttiva "a castello" con l'utilizzo di travi di larice squadrate per la stalla e tonde per il fienile. Le pareti vengono chiuse con tavole di larice dove trovano posto motivi ornamentali traforati che sono spesso combinati con le iniziali del proprietario. In alcuni casi, la struttura di base è interamente in pietra mentre la parte sopraelevata è in legno.
La storia di ogni tabià è la storia di una famiglia.

Tutto questo preambolo per dire che Caracalla mi ha gentilmente affidato il suo tabià per qualche giorno. Spero fino ai primi giorni dell'anno nuovo. Ho apportato qualche lavoretto di restauro e di manutenzione per usare il tabià anche a scopi abitativi. Credetemi, ci si vive veramente bene anche se è fortemente sconsigliato ai fisioterapisti perchè l'olio canforato di combina con le resine del larice e produce vapori molto tossici :D.

In conclusione, chi avrà occasione e piacere di fare una scappata a trovarmi sarà il benvenuto. Un piatto di minestra o di pastasciutta, un bicchiere di quello buono e una fumatina saranno offerti volentieri a tutti (esclusi i fisioterapisti bellocci :D).

moro

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<center>Bravissimo!!!!
E dei MASI che mi dici?
Però vorrei...che rispondessi in LADINO:D</center><center>
maso_pian_di_neve_cevo.jpg
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stronger than ever
 
Ottima proposta Moro,il posto mi piace, la compagnia anche,io ho con me qualche sacco di farina bianca per la polenta,ti va?
L'unica obiezione che vorrei fare...ehm, non so come dirtelo,è che...
che ...insomma l'odore dell'olio canforato non mi dà così fastidio...

Liana
 
<center>“Bun dé a düc y bengnüs te nosta ciasa!”

Marco mi fermo qua con il ladino :D.

(Traduzione Ladino-Italiano: Buon giorno e benvenuti a casa nostra)
</center>

Il MASO o meglio MANSO , era un insieme di terreni, pascoli , prati, boschi, campi , orti con casa , stalla e fienile che dovevano nell' insieme bastare al sostentamento di una pur numerosa famiglia.
In origine questi terreni misuravano circa 12 JUGHERI , cioè circa 45 mila mq. , e in montagna potevano variare a seconda della morfologia del terreno .
Questa unità di terreni veniva concessa in grande mansione o cura ad una famiglia che offriva la disponibilità ad impegnarsi in disboscamenti e dissodamenti in cambio di un canone annuo , da parte di chi deteneva il potere giuridico sulle terrre incolte .
In PRIMIS L' IMPERATORE , ma poi , con i vari diplomi imperiali , di questa autorità vennero investiti i Vescovi e i Patriarchi. Con il passare del tempo la proprietà passò in mano alle famiglie di MASIERI che conducevano il MASO , il quale fu soggetto a successioni , divisioni , vendite fin quasi a scomparire .
La sopravvivenza dei masi fino ai giorni nostri è stata indubbiamente facilitata dall'antica regola del "maso chiuso" ancora vigente in tutto l'Alto Adige, per cui la proprietà agricola spetta unicamente al figlio maggiore.
 
quote:Originally posted by pot pourri

Ottima proposta Moro,il posto mi piace, la compagnia anche,io ho con me qualche sacco di farina bianca per la polenta,ti va?
L'unica obiezione che vorrei fare...ehm, non so come dirtelo,è che...
che ...insomma l'odore dell'olio canforato non mi dà così fastidio...

Liana

Liana , brava, la farina va benissimo. Per l'olio canforato posso chiudere un occhio se si tratta solo dell'odore e non dei portatori di odore :D. moro
 
Ti ringrazio per la comprensione Liana :). Ho già notevoli problemi con le intemperanze di Caracalla, se aggiungi anche i tuoi slanci fisioterapeutici :D non so più dove sbattere la testa. In segno di gratitudine ho tenuto da parte un po' di Schlutzkrapfen (ravioli tirolesi) per te e tuo marito. Avete mica già cenato con le polpette vero ??

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raviolif.jpg
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quote:Originally posted by moro


Ti ringrazio per la comprensione Liana :). Ho già notevoli problemi con le intemperanze di Caracalla, se aggiungi anche i tuoi slanci fisioterapeutici :D non so più dove sbattere la testa. In segno di gratitudine ho tenuto da parte un po' di Schlutzkrapfen (ravioli tirolesi) per te e tuo marito. Avete mica già cenato con le polpette vero ??

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Senti, facciamo finta che le polpette non siano mai esistite, quei ravioli devono essere favolosi!
Tienili da parte, arriviamooooooooooooo!

Liana
 
quote:Originally posted by TerryTerry

CIAO MORO MA C'E' SPAZIO PER ESIBIRMI IN UNA SERATA?:)

Terry

Terry, Terry, Terry lo spazio per te si trova sempre. Se c'è bisogno di farti spazio al calduccio sono anche disposto a stare fuori al freddo e al gelo :D
 
quote:Originally posted by moro

quote:Originally posted by TerryTerry

CIAO MORO MA C'E' SPAZIO PER ESIBIRMI IN UNA SERATA?:)

Terry

Terry, Terry, Terry lo spazio per te si trova sempre. Se c'è bisogno di farti spazio al calduccio sono anche disposto a stare fuori al freddo e al gelo :D

MEGLIO DI NO!!! CON QUESTO FREDDO E BELLO STARE VICINI VICINI...:D:D

Terry
 
quote:Originally posted by pot pourri


Moro, di fronte a un piatto così...mi posso tenere il mal di schiena:D:D:D

Liana, ti lascio la ricetta dei ravioli per quando ti passerà il mal di schiena.

<center>Schlutzkrapfen (ravioli tirolesi)Per 4 persone

CU = cucchiaio
cu = cucchiaino

Pasta</u>
150 g di farina di segale
100 g di farina di frumento
1 uovo
50-60 ml di acqua tiepida
acqua
1 cu di olio
sale

Ripieno</u>

150 g di spinaci bolliti (circa 300 g di spinaci freschi)
50 g di cipolle
1/2 spicchio d'aglio
1 CU di burro
100 g di ricotta
1 CU di parmigiano

Grattugiato</u>

1 CU di erba cipollina
1 presa di noce moscata grattugiata
pepe appena macinato
sale

Altro</u>
parmigiano grattugiato
burro fuso
erba cipollina tagliata finemente


Pasta</u>:
mescolare le due farine, disporle a forma di corona sulla
superficie di lavoro e salarle. Unire l'uovo all'acqua tiepida e
all'olio, versare il liquido al centro della corona di farina ed
impastare il tutto omogeneamente. Far riposare la pasta
coperta per 30 minuti.

Ripieno</u>:
tritare finemente gli spinaci, rosolare la cipolla e l'aglio
nel burro, unire gli spinaci e poi abbassare la fiamma.
Aggiungere la ricotta, il parmigiano e l'erba cipollina, condire
con la noce moscata, il sale, il pepe e mischiare bene. Tirare la
pasta ottenendo una sfoglia sottile (aiutarsi eventualmente con
la macchina per la pasta). Lavorare la pasta il più velocemente
possibile, in modo che non si secchi. Ritagliare con una formina
rotonda e liscia dei cerchietti di pasta del diametro di 7 cm.
Posare con un cucchiaio il ripieno al centro di ogni dischetto.
Bagnare il bordo con dell'acqua e piegare la pasta facendole
assumere la forma di piccole mezzelune. Immediatamente
assicurarsi, premendo con le dita, che le "tasche" di pasta siano
ben chiuse. Cuocere i ravioli in acqua salata e disporli sui piatti.
Spolverare di parmigiano e servire con burro fuso ed erba
cipollina.

Tempo di cottura: 3-4 minuti

Suggerimenti e consigli:</u>
Il ripieno può essere preparato anche con patate lesse e
passate.</center>
 
si moro aspetto ancora ,ma con tutte queste donne lo capisco ! a questo punto passo con voi in questo paradiso fuori dal mondo un po' di tempo ultimo dell'anno primo secondo.....................
 
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