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Frate Indovino

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PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Oggi, si celebra il ricordo del momento in cui la Sacra Famiglia, rispettando la legge, si presentò al Tempio di Gerusalemme, dopo quaranta giorni dalla nascita di Gesù, per offrire il primogenito e compiere il rito della purificazione di Maria. Non erano obbligati a sottoporsi a questo atto di obbedienza, ma Gesù e Maria non si sottrassero, compiendo un gesto di umiltà, che è per noi una testimonianza. L'incontro con Simeone e Anna, nel Tempio, fu importante, perché si poté comprendere da subito la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo. Simeone, con la sua profezia, le preannunciò quella sofferenza che dovette patire. Egli le disse: "Una spada ti trafiggerà l'anima" (Lc 2,35). Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio. Questa festa ha origini antiche. A Roma, in questo giorno era dichiarata festa in tutto l’Impero. Papa Sergio I (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di Sant’Adriano fino a Santa Maria Maggiore. Il rito della benedizione delle candele si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti" (Lc 2,30-32). Questo significativo rito le ha dato il nome popolare di festa della "Candelora".FB_IMG_1706869251563.jpg
 
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SAN BIAGIO vescovo
Non si conosce molto della vita di san Biagio. Egli fu medico e vescovo di Sebaste, nell’odierna Anatolia, tra il III e IV secolo. Era il periodo in cui l’Impero romano riconobbe la libertà di culto ai cristiani, ma Licinio, che governava l’Oriente, procedette alle persecuzioni. Sembra che il vescovo Biagio si nascose in una grotta sui monti, nutrito dagli animali che gli facevano visita. Scoperto fu processato, gli furono strappate le carni e, poi, fu condannato alla decapitazione. Molti furono i prodigi che compì anche durante la prigionia: salvò miracolosamente un bambino che stava morendo a causa di una lisca conficcata in gola. Per questo, egli è considerato protettore dei “mali di gola”. Inoltre, san Biagio è uno dei santi ausiliatori, cioè un santo invocato per la guarigione di mali particolari. Ed è tradizione, durante la celebrazione della messa per la sua memoria, impartire da parte del sacerdote, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, con due candele benedette messe a croce.FB_IMG_1706958753073.jpg
 

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SAN GIUSEPPE DA LEONESSA cappuccino
Eufranio Desideri nasce a Leonessa, nel Reatino, l'8 gennaio 1556, da una famiglia ricca e appartenente alla nobiltà del paese. I genitori, Giovanni Desideri e Francesca Paolini, muoiono a poca distanza l’uno dall’altro, quando lui ha 12 anni. Eufranio fu così accolto da uno zio paterno, a Viterbo, che ne curò l’educazione religiosa e culturale. Ammalatosi, ritornò a Leonessa dove cominciò a frequentare il convento dei Cappuccini, allora sotto la giurisdizione canonica della Provincia dei Frati Cappuccini dell’Umbria, maturando la volontà di entrare nell’Ordine. A sedici anni, nel 1572, veste l’abito cappuccino nel noviziato delle “Carcerelle” di Assisi e l’anno seguente, a diciassette anni, fa la professione religiosa e prende il nome di fra’ Giuseppe. Prosegue gli studi teologici e viene ordinato sacerdote. Ricevuta, nel 1581, la “patente” di predicatore inizia a evangelizzare i poveri delle campagne dell’Italia centrale. Ma in cuor suo accarezzava il desiderio di andare missionario tra gli infedeli. Nel 1587, finalmente, fu inviato missionario a Costantinopoli. Gli fu affidata, in modo particolare, la cura dei numerosi cristiani tenuti prigionieri dai Turchi. Fra’ Giuseppe, però, ardente di spirito missionario, vuole annunciare il Vangelo e pensa di rivolgersi personalmente al Sultano dell’Impero Ottomano, Murad III. Nel tentativo di entrare nel Palazzo del Sultano, per parlargli, fu arrestato e condannato alla pena del gancio. Per tre giorni lo sospesero, con un uncino alla mano destra e uno al piede, a una trave alta su di un fuoco acceso. Salvato miracolosamente, dopo tre giorni fu liberato ed espulso dal paese. Ritornò in Italia, dove riprese la sua predicazione itinerante attraverso i paesini e le campagne del Lazio, dell'Abruzzo e dell'Umbria. La sua era una predicazione di carattere popolare, con forti risvolti di giustizia sociale. Nei poveri, fra’ Giuseppe vedeva Gesù e per loro fondò Monti Frumentari e Monti di Pietà, ospizi per i viandanti e i pellegrini e piccoli ospedali per gli ammalati. Assisteva spiritualmente i condannati a morte e cercava, anche a rischio della propria vita, di porre fine alle faide familiari. Trascorse gli ultimi giorni della sua vita, sfinito dalle fatiche e logorato dalle penitenze, nel convento di Amatrice dove, a 56 anni, incontrò sorella morte.FB_IMG_1707033461120.jpg
 

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SANT’AGATA vergine martire
Durante la persecuzione, il governatore Quinziano si accanì contro Agata, vergine catanese e per corromperla la consegnò a una meretrice, ma ella non si piegò. Le fece allora strappare una mammella e incarcerare, ordinando che nessuno la curasse. Nella cella le apparvero un vecchio e un bambino con un lume, san Pietro con un angelo: Agata acconsentì di essere curata dal santo. Quinziano, in seguito, la fece martirizzare su croci chiodate e carboni ardenti e, mentre accadeva ciò, Catania fu scossa da un terremoto, ma Quinziano fece incarcerare la fanciulla e fuggì, finendo morto annegato nel Simeto. Agata, invece, morì in carcere per le ferite. Un angelo pose accanto alla sua tomba una tavoletta con su scritto le iniziali: “M.S.S.H.D.E.P.L.”, cioè “Una mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria”.FB_IMG_1707138329744.jpg
 

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SANTA COLETTE DA CORBIE vergine francescana
Coletta Boylet nacque a Corbie, nel 1381, da genitori anziani. Fu chiamata Nicoletta, quindi Coletta, perché concepita per intercessione di san Nicola di Bari. Già a nove anni ebbe una prima rivelazione sullo spirito francescano e sulla necessità di una riforma dell’Ordine. A diciotto anni rimase orfana. Cominciò una travagliata ricerca personale del senso della sua vita: ella sentiva una forte attrazione per la vita consacrata. Fece alcune esperienze in diversi Ordini, ma non trovò la forma a lei confacente. Vestì l’abito del Terz’Ordine francescano e visse per quattro anni chiusa in un reclusorio immersa nella preghiera e nell’ascolto, attraverso una finestra, di chi le chiedeva consigli. Questa fu per lei una grande esperienza spirituale: ricevette le apparizioni di san Francesco che la invitava a riformare l’Ordine francescano. Coletta sentì che questa era la sua missione. Il Papa Benedetto XIII le diede il consenso e la nominò abadessa perpetua di tutti i monasteri riformati. Nella sua opera, Coletta fondò quindici monasteri, detti delle “clarisse colettine”, in cui riportò la Regola di santa Chiara con degli irrigidimenti: rivalutò il valore della povertà e dell’uguaglianza di tutte le sorelle nei lavori, compresa l’abadessa, assoluta obbedienza, accoglienza delle sorelle senza dote, una clausura più stretta che vedeva scomparire le sorelle che facevano servizi esterni, importanza alla celebrazione corale. Coletta scrisse le Costituzioni che furono approvate nel 1434 dal ministro generale dei Frati minori e ratificate dopo la sua morte da Papa Pio II nel 1458. Ella era una mistica con doni di visioni, estasi, profezie e di scrutare le coscienze. È invocata dalle donne che desiderano avere un figlio.FB_IMG_1707301323713.jpg
 

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SANTA GIUSEPPINA BAKHITA vergine martire
Nacque in un villaggio del Darfur, in Sudan, nel 1869. Verso i 9 anni fu rapita e venduta come schiava. Furono i suoi carcerieri a darle il nome di Bakhita. Cambiò diversi padroni, subendo sofferenze fisiche e morali, fino a quando conobbe la famiglia italiana dei Michieli. Da costoro fu trattata come una domestica e divenne la tata della loro bambina. Tornarono in Italia, presso Venezia, dove Bakhita conobbe Illuminato Checchini, un fervente collaboratore della chiesa, che le fece conoscere la fede cristiana. Quando i suoi padroni dovettero tornare in Sudan, lei con la bambina rimase in Italia, presso l’Istituto delle Figlie della Carità. Qui imparò a conoscere la vita di Gesù, le verità di fede e presto chiese di essere battezzata col nome di Giuseppina. Dopo qualche tempo, maturò la vocazione e vestì l’abito. Nel convento, svolse compiti semplici, molto amata dal popolo per la sua affabilità e il sorriso sempre pronto. Molto malata per la vita dura condotta da schiava in Sudan, morì nel 1947. Immediatamente, fu sentita dalla gente come colei che proteggeva e intercedeva con buoni esiti.FB_IMG_1707379669505.jpg
 

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SANTA APOLLONIA vergine e martire
Apollonia nacque ad Antiochia e fu educata dai genitori alla religione cristiana. Decise di dedicarsi totalmente a Cristo, facendo voto di verginità e spendendosi per la diffusione della fede. Quando Decio emanò l’editto di persecuzione dei cristiani, ella si prodigò in ogni modo per proteggere e incoraggiare i suoi fratelli nella fede, esortandoli a sopportare serenamente il martirio perché, diceva, breve sarebbe stato il patire ed eterna la gioia del Paradiso. Quando venne arrestata e interrogata sulla sua fede, rimase ferma nei suoi propositi, consapevole che questo le sarebbe costata la vita. Venne condannata prima alla rottura di tutti i denti e poi al rogo, nel quale si gettò coraggiosamente inneggiando al Signore. Apollonia è invocata contro il mal di denti ed è patrona dei dentisti e degli igienisti dentali.FB_IMG_1707471586003.jpg
 

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SANTA SCOLASTICA vergine

Sorella di san Benedetto, figlia del nobile Euproprio, Scolastica nacque a Norcia verso il 480. Si consacrò a Dio con voto di castità giovanissima. Fu sempre vicina al fratello, suo modello e fratello gemello anche nello spirito, seguendolo a Montecassino, dove visse con un gruppo di donne consacrate in un monastero poco distante da quello fondato da Benedetto. Qui, seguiva la regola del monachesimo, viveva in comunità e divideva il tempo fra preghiera, lavoro, studio o riposo, come insegnato da Benedetto. I due fratelli si incontravano solo una volta all’anno, a metà strada fra i due monasteri. Un incontro che Scolastica aspettava con grande desiderio, ricco per lei di insegnamenti e di frutti spirituali. Nell’ultimo incontro, Scolastica desiderava prolungare il colloquio, ma Benedetto non voleva infrangere la regola, per rientrare in monastero. Allora, la sorella pregò intensamente e improvviso venne giù il temporale che li costrinse a restare. Si racconta che, dopo tre giorni, Benedetto vide volare in Cielo l’anima della sorella sotto forma di colomba.FB_IMG_1707567814170.jpg
 

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BEATA VERGINE MARIA DI LOURDES
Era l’11 febbraio 1858, quando Bernadette Soubirous, di umili origini, uscì per andare a prendere legna con la sorella e un’amica. Giunte presso la grotta di Massabielle, dove scorre il fiume Gave, Bernadette sentì il rombo di un forte vento, ma gli alberi erano fermi. Poi, voltandosi verso la grotta, vide una figura bianchissima che aveva l’aspetto di una signora. Questa le indicò di avvicinarsi, ma la bambina turbata cominciò a recitare il rosario e la Signora con lei. Bernadette tornò i giorni successivi e rivide la Signora che, nella terza apparizione, le domandò di tornare lì per 15 giorni consecutivi e aggiunse: “Non vi prometto di essere felice in questo mondo, ma nell’altro”. Le raccomandò, anche, di chiedere ai sacerdoti di costruire una chiesa sul luogo delle apparizioni. E infatti, la fanciulla si rivolse al parroco, ma non venne creduta. Intanto, ella fu fedele all’appuntamento e, con lei, molte altre persone salirono alla grotta. La Signora invitò Bernadette a mangiare dell’erba, a fare dei gesti di penitenza e le ordinò di scavare, con le mani, sul lato sinistro della grotta. E lì, Bernadette trovò dell’acqua. La Signora le disse di bere, ella obbedì: portò l’acqua torbida alla bocca, si lavò e poi la bevve. Nell’ultima apparizione, la Signora sollevò le mani, le congiunse all’altezza del petto, levò gli occhi al cielo e disse: «Io sono l’Immacolata Concezione». Fu così che il parroco, che fino ad allora, insieme alle autorità civili si era opposto, credette che qualcosa di straordinario stava accadendo e credette a Bernadette. Sul posto, fu costruita una grande chiesa così come la Vergine aveva richiesto. Lourdes divenne il più celebre dei luoghi mariani. Fu istituito un ufficio speciale (le Bureau médical) per verificare scientificamente le guarigioni che iniziarono a verificarsi con l’uso dell’acqua zampillante. Tante sono anche le grazie che si ricevono per intercessione della Madonna di Lourdes e, ancora più sono le conversioni.FB_IMG_1707645376930.jpg
 

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MERCOLEDI’ DELLE CENERI
Il Mercoledì delle Ceneri apre il tempo della Quaresima. “Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!” (Gen 3,19). Queste le parole che Dio proferì ad Adamo, cacciato dall’Eden e che nella liturgia del Mercoledì diventano: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15), pronunciate dal sacerdote mentre segna il fedele con le ceneri. Lo spirito di preghiera, di sincerità cristiana e di conversione, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulla testa, a cui l’uomo risponde con l’umile sottomissione verso Dio. Nel cammino spirituale quaresimale, il cristiano attraverso queste pratiche, riconosce che il corpo, formato dalla polvere, ritornerà polvere e offrirà un sacrificio a Dio partecipando della morte del suo Figlio Unigenito. Il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima acquistano valore solo alla luce dell’evento della Risurrezione di Gesù, che l’uomo celebra rinnovato interiormente e con la speranza che i corpi saranno trasformati come quello del Cristo. I credenti praticano il digiuno e le rinunce ai beni e alle seduzioni del mondo, combattendo così il Maligno. Le rinunce sono segno della sua disponibilità all’azione dello Spirito Santo nell’attesa della celebrazione del definitivo banchetto pasquale. Grazie alla pratica dei Sacramenti, alla preghiera, alla penitenza, ai digiuni e alle buone opere, il fedele vive nella grazia di Dio, combatte i vizi e il peccato, guadagnando la salvezza dell’anima per poter vivere riconciliato col Signore.FB_IMG_1707897888678.jpg
 

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SANTI FAUSTINO E GIOVITA martiri
Questi due nobili giovani bresciani intrapresero insieme la carriera militare nel II secolo d.C. e divennero cavalieri, ma presto si convertirono al cristianesimo, dedicandosi all’evangelizzazione: Faustino come presbitero e Giovita come diacono. Temendo però che il cristianesimo si diffondesse troppo, i potenti della città convinsero il governatore Italico a disfarsi di loro, ma costui ritardò la loro cattura. Morto traiano, il successore Adriano li fece arrestare e ordinò che fossero dati in pasto alle belve. Ma le tigri si accovacciarono mansuete ai loro piedi: miracolo che fece convertire molti spettatori, tra cui Afra, la moglie del governatore, che a sua volta subì il martirio e venne proclamata santa. Faustino e Giovita furono allora messi al rogo, ma il fuoco non li sfiorò. Anche il tentativo di farli sbranare dalle belve del Colosseo fallì, per cui inviati a Napoli furono lasciati in balia del mare su una barchetta che gli Angeli riportarono a riva. L’imperatore ordinò il loro rientro a Brescia, dove il prefetto ne ordinò la decapitazione.FB_IMG_1707992352755.jpg
 

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SANTA GIULIANA vergine martire
Secondo la Passio, Giuliana nacque intorno al 285 a Nicomedia. Era l’unica della sua famiglia a essere cristiana, mentre suo padre Africano, funzionario imperiale, era seguace delle divinità pagane. La giovane era promessa sposa del prefetto della città, Eleusio, anch’egli pagano. Ma, per sposarlo, ella pose la condizione che si convertisse al Cristianesimo. Eleusio rifiutò di convertirsi e, spaventato di avere una moglie cristiana, con la sua autorità di prefetto, comandò che fosse torturata, perché rinnegasse la sua fede. Dopo diversi tormenti, la giovane fu condannata alla decapitazione, verso il 305.
Di Giuliana si narra una leggenda. In carcere, le apparve il tentatore sotto forma di Angiolo, esortandola a sacrificare agli dei e a por fine ai suoi lunghi tormenti. Con la preghiera, Giuliana riconobbe però il demonio, e «allora - narra la leggenda - gli legò le mani di dietro, e gittandolo in terra si 'l batté durissimamente con la catena con la quale era legata, e 'l diavolo sì la pregava: “Madonna Giuliana, abbi misericordia di me”. Andò al supplizio traendosi dietro il demonio in catene che supplicava: “Madonna mia Giuliana, non fare ischernie di me, ch'io non potrò, da qui innanzi, avere valore contro altrui”».FB_IMG_1708069152881.jpg
 
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I SETTE SANTI FONDATORI DELL’ORDINE DEI SERVI DELLA BVM
I Santi Sette Fondatori erano sette giovani fiorentini, ricchi mercanti, facenti parte di una compagnia di Laudesi. Essi erano devoti della Madonna e, ogni giorno, cantavano le “laudi” in suo onore, davanti a una immagine dipinta in una strada della città. Il 15 agosto 1233, la Regina del Cielo apparve ai giovani vestita a lutto e addolorata. Piangeva, perché i suoi figli erano tormentati da violente discordie ed erano divisi in fazioni nemiche (la storica lotta tra Guelfi e Ghibellini). I sette, che pur erano animati da rancori, gettarono le armi, si spogliarono di tutto e vestirono un abito a lutto come quello della Madonna. Istituirono la “Compagnia di Maria Addolorata”, si ritirarono sul Monte Senario, facendosi missionari di pace in una città violenta. Essi presero, in città, come riferimento la chiesa della Santissima Annunziata, dove organizzarono anche un Oratorio. I sette conducevano una vita di penitenza, vivevano del proprio lavoro, di preghiera e di servizio verso quanti erano nella necessità, con l’impegno e la rinuncia totale dei beni terreni. Decisero, in seguito, di dar vita al nuovo Ordine dei Servi di Maria, nel cui abito si riconosceva “un chiaro segno dell’umiltà e dei dolori che la beata Vergine Maria soffrì nella passione del suo Figlio”.FB_IMG_1708158766233.jpg
 

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SANTA GIACINTA MARTO veggente di Fatima
Giacinta nacque a Fatima nel 1910 e all’età di sei anni iniziò a lavorare come pastorella. Aveva appena compiuto sette anni quando la “bianca Signora” apparve a lei, al fratello e alla cugina Lucia. All’epoca, Giacinta era una bimba come tante altre: le piaceva giocare e ballare ed era un po’ permalosa… ma dopo l’incontro con la Madonna la sua vita e le sue abitudini cambiarono: iniziò a pregare molto. Nel 1918, venne colpita insieme al fratello dal virus della spagnola e, dopo una lunga e dolorosa malattia, morì il 20 febbraio 1920. Suor Lucia scrisse di lei: “Ho speranza che il Signore, per la gloria della Santissima Vergine, le concederà l'aureola della santità. Lei era bambina solo negli anni. Per il resto, sapeva praticare le virtù e mostrare a Dio e alla Santissima Vergine il suo amore per la pratica del sacrificio... È ammirevole come avesse compreso lo spirito di preghiera e di sacrificio che la Madonna ci raccomandò.... Conservo di lei una grande stima di santità". E aggiungeva: "Giacinta fu, secondo me, quella a cui la Madonna comunicò una maggiore abbondanza di grazie, di conoscenza di Dio e della virtù... Aveva un portamento oltremodo serio, modesto e amabile, che sembrava tradurre la presenza di Dio in tutti i suoi atti, proprio da persona avanti negli anni e di grande virtù”.FB_IMG_1708416627093.jpg
 

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SAN PIER DAMIANI vescovo dottore della Chiesa
Pietro nacque a Ravenna verso l’anno 988 da buona famiglia. Perse i genitori ancora fanciullo, così fu suo fratello maggiore, Damiano, a fargli da tutore. In riconoscenza di tutte le cure e le premure ricevute dal fratello, Pietro prese il soprannome di Damiano. Studiò a Faenza: eccelse per sapere e per integrità. Un giorno, incontrò due eremiti camaldolesi, ai quali confidò il suo desiderio di vivere in solitudine. Venne accolto nel loro Ordine, ritirandosi nel monastero di Fonte Avellana, di cui divenne presto abate. Dedicava tutto il suo tempo alla preghiera, allo studio della Sacra Scrittura e praticava la penitenza, mostrandosi ai giovani figli modello in ogni virtù. Quando rischiava di essere attratto dalla vita comoda, si tuffava nell’acqua gelata e vi rimaneva finché il corpo si intirizziva per il freddo. Per amore della povertà indossava le vesti più sdrucite. Fondò vari romitaggi, nei quali si formarono autorevoli figure di santi che collaborarono a risollevare la decaduta moralità di quei tempi. Pier Damiani, sebbene eremita, fu nominato vescovo di Ostia da Papa Stefano IX. Su di lui il Signore aveva ben altri disegni. In quel tempo, si diffuse la simonia e Pietro, con instancabile opera e penitenze, riuscì ad arginarla. Il fascino del suo esempio e del suo linguaggio incantava principi ed ecclesiastici. Portò a termine anche delicate missioni come quella di riuscire a distogliere l’imperatore Enrico IV dalla volontà di divorziare. Infine, ottenne dal Papa di ritornare alla vita solitaria del monastero. Nella sua cella, si dedicò alla stesura di libri di ascetica, che ne rivelano il talento e la santità. Per i suoi grandi meriti, la Chiesa lo ha nominato Dottore.FB_IMG_1708512969726.jpg
 

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