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Frate Indovino

SAN GIOSAFAT vescovo martire

Giovanni nacque nel 1580, in Ucraina, da nobile famiglia ortodossa, ormai decaduta. Giovanissimo, fu inviato a Vilnius, perché fosse avviato al commercio. Il periodo era caratterizzato da violenti scontri tra ortodossi tradizionalisti e uniati di rito greco, ricongiuntisi alla Chiesa cattolica, riconoscendo al Papa il ruolo preminente sui vescovi. Egli si convinse che non potevano essere la verità e l’amor di Dio a ispirare l’agire dei dissidenti e a vent’anni abbracciò la Regola monastica del Monastero basiliano della Trinità, dove ricevette il nome di Giosafat. In principio, egli viveva da eremita e scrisse alcune opere per dimostrare l’origine cattolica della Chiesa rutena e la sua dipendenza primitiva dalla Santa Sede. Abile predicatore, ispirò numerose conversioni e, col suo esempio, attrasse molti novizi nel monastero. Come vescovo fu ben accetto al popolo, ma osteggiato dai dissidenti che, nel 1623, entrarono nella sua casa, lo uccisero e buttarono il suo corpo nel fiume Düna.
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SANTA ELISABETTA D’UNGHERIA vedova
Elisabetta, figlia del re Andrea II d’Ungheria, nacque nel 1207. Giovanissima, andò sposa a Luigi IV di Turingia. Con il marito si instaurò un legame profondo di stima, di affetto e di amicizia, che si manifestò in lei in forma di tenero sentimento di sposa. Elisabetta sviluppò, anche, una intensa spiritualità nel rispetto della volontà di Dio. Infatti, insieme al suo sposo, non teneva in alcun conto le ricchezze e le vanità del mondo: era un’anima di pietà e di carità. L’incontro con alcuni frati minori giunti in Germania a portare il messaggio di san Francesco, diedero una impronta nuova al suo stile di vita, che cominciò a permearsi della spiritualità francescana. Ebbe tre figli. A venti anni era già vedova, ma non volle risposarsi tale fu il dolore per la perdita del marito. Quel Dio che amava in lui, amava nei poveri, a cui si dedicò, donando loro quanto avevano bisogno. Si occupò dei malati senza risparmiarsi. Diede ciò che possedeva, vestì come le Terziarie francescane e arrivò ad elemosinare, sulle orme di san Francesco. I parenti, disdegnando il suo comportamento, le tolsero i figli. Povera tra i poveri, che assisteva prodigandosi nei servizi più umili, morì giovanissima con una grande gioia nel cuore.
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DEDICAZIONE DELLE BASILICHE DEI SS. PIETRO E PAOLO
“È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4,23-24). Sono le parole di Gesù alla Samaritana. La festa della Dedicazione di oggi ricorda il dovere e il diritto della Chiesa, gruppo di persone, di pregare e, quindi del bisogno di luoghi in cui riunirsi per proclamare la Parola di Dio e rinnovare il sacrificio di morte e risurrezione di Cristo. Inoltre, la memoria della Dedicazione delle Basiliche dei SS. Pietro e Paolo apostoli è per riflettere sulla figura e sull’opera dei due santi. Alla fine della loro vita, san Pietro e san Paolo scrissero su quanto il Signore aveva operato per mezzo di loro.
San Pietro scrisse: "Credo giusto, finché sono in questa tenda, tenervi desti con le mie esortazioni, sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose. Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza...” (2Pt 1,13-16).
San Paolo riferiva a Timoteo: “Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia, chiamandomi al ministero... così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù... Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna" (1Tm 1,12.14.16).
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NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
L’ultima domenica dell’anno liturgico è dedicata alla solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo. La regalità del Figlio è regalità di amore e servizio, di donazione e misericordia. Un Re venuto per servire e non per essere servito, che si toglie le vesti e lava i piedi ai suoi discepoli. Un Re che entra in Gerusalemme in groppa a un asinello dato in prestito. Un Re che ha come trono la croce. Una regalità diversa da quella che l’uomo ha mai potuto immaginare. Ma, quando il Figlio dell’uomo tornerà sulla terra, ci chiederà quanto abbiamo amato! Elemento discriminante sarà la forma concreta in cui abbiamo amato: ci siamo presi cura di chi ci ha messo vicino? Dare da bere e da mangiare, visitare, curare, ospitare, vestire… Questi sono i gesti dell’amore! Cristo è venuto a portarci un regno di amore, che troverà la sua pienezza nell’eternità e noi dobbiamo tutti aspirarvi.
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PRESENTAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA AL TEMPIO
La festa della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio ha molta importanza per la cristianità, perché commemora uno dei misteri della vita di Colei che Dio ha scelto come Madre di Suo Figlio e come Madre della Chiesa. Inoltre, con questo gesto si richiama la “presentazione” al Padre celeste di tutti i cristiani e la “dedicazione che Maria fece a Dio di sé stessa fin dall'infanzia, mossa dallo Spirito Santo, della cui grazia era stata ricolma nella sua immacolata concezione”. Il rito della Presentazione di Maria fu molto modesto e insieme glorioso, fu attraverso questo servizio al Signore nel Tempio, che Maria preparò il suo corpo, ma soprattutto la sua anima, ad accogliere il Figlio di Dio, incarnando, in sé stessa, la Parola di Cristo: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”, divenendo modello di ogni anima che si consacra al Signore.
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SANTA CECILIA vergine martire
Cecilia era figlia dei patrizi Cecili, cristiani, e fidanzata a Valeriano, pagano. Durante il matrimonio, la donna riferì al marito di aver offerto a Dio la sua verginità e che questa era protetta da un angelo. Valeriano fu incuriosito e chiese di saperne di più. Incontrò papa Urbano che lo istruì e lo battezzò. Tornato a casa, vide realmente accanto alla moglie un angelo. Valeriano chiese il dono della fede e del battesimo anche per il fratello Tiburzio e il suo desiderio venne soddisfatto. In quel tempo, a Roma, c’era l’ordine di non sotterrare i corpi dei cristiani martirizzati, ma i tre giovani li raccoglievano per dare ad essi una degna sepoltura. I due uomini furono arrestati e uccisi. Cecilia, invece, fu arrestata più tardi e condannata al martirio da cui ne uscì indenne. Fu, in un secondo momento, condannata alla decapitazione, ma dopo aver ricevuto tre colpi di spada, il capo non si staccò. Sopravvisse tre giorni. Sembra che Cecilia, mentre ascoltava l’organo suonare, nel suo cuore, cantasse solo per il Signore. Per questo, è protettrice dei musicisti, per i quali allo stesso modo, dar lode a Dio, datore di tutte le grazie, dovrebbe essere al di sopra di ogni cosa.FB_IMG_1669098739824.jpg
 
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SAN CLEMENTE I papa
Non si conosce l’origine di Clemente, se fosse israelita, romano. Ciò che è certo della sua vita è che fu il quarto papa a salire sulla Cattedra di Pietro. Aveva una cultura classica e conosceva in profondità i testi biblici e ha avuto un posto importante nella Chiesa, che lo riconosce come uno dei “Padri apostolici”. Infatti, egli scrisse un documento importante alla comunità di Corinto, dove i pastori erano in discordia. Il valore di questa Lettera, la prima dopo quelle degli Apostoli, sta nel fatto che il Vescovo di una città interviene nei fatti della Chiesa di un’altra città. È il Vescovo di Roma a farlo, successore di Pietro e quindi vicario di Cristo, e che conferma, in questo modo, il suo primato sugli altri vescovi. Clemente scrisse la Lettera, detta “Prima Clementis”, come voce della Chiesa di Roma. In essa parla dell’origine divina dell’autorità ecclesiastica e delle norme per la successione apostolica; inoltre, afferma che l’intera comunità cristiana debba essere modello di fraternità. Clemente si esprime con saggezza, con fare paterno, con grande responsabilità e usa indulgenza nei rimproveri. Nemmeno condanna i persecutori dei cristiani, riconoscendo che il popolo è soggetto ai governanti, ma semplicemente si affida alla Volontà di Dio.
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ANDREA DUNG-LAC E COMPAGNI martiri
Andrea Dung-Lac, sacerdote vietnamita, un giorno, stava attraversando il fiume in barca quando fu catturato dal segretario del prefetto. Fu sottoposto a lunghi e snervanti interrogatori, in cui fu invitato più volte ad apostatare e a calpestare la croce. Egli restò fermo nella sua fede e, nel 1839, fu decapitato.
In questo stesso giorno vengono venerati centodiciassette martiri uccisi nel Tonchino, nell’Annam e nella Cocincina, una schiera di martiri di diversa nazionalità e condizione sociale. Tra di essi vi sono vescovi, sacerdoti, e una moltitudine di fedeli laici, mamme e padri di famiglia, soldati, contadini, artigiani, pescatori. Costoro hanno preferito l’esilio, il carcere, le torture e ogni tipo di sofferenza piuttosto che calpestare la croce e abiurare la propria fede. Hanno così fatto rifulgere la Gloria del Signore.
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SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA vergine martire
Caterina, di stirpe regale, nacque ad Alessandria. Nel 305 vi giunse Massimino Daia, nuovo governatore, il quale, in occasione di grandiosi feste, obbligò a sacrificare animali alle divinità pagane. Ma, Caterina si presentò a lui per sostenere i cristiani e, addirittura, lo esortò a riconoscere il vero Dio. Le si ordinò di abiurare, ma ella convertì i sapienti che erano stati convocati per confonderla. Imprigionata, fu nutrita da una colomba e visitata da Gesù che la fece sua sposa mistica, infilandole l’anello al dito. Convertì l’imperatrice e i soldati. Quando fu sottoposta al martirio della ruota appuntita, questa si spezzò uccidendo i carnefici. Fu, allora portata fuori città e decapitata. Dal collo ne uscì latte e il suo corpo fu subito portato dagli angeli sul Monte Sinai, dove è custodito nell’antico monastero.
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LA BEATA VERGINE DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA
Vi è a Parigi, in Rue du Bac, nel cuore della città, un Santuario. Entrandovi, si arriva alla Cappella della Medaglia Miracolosa, immersa in un clima di assoluto silenzio, di grande fervore e raccoglimento. In questo luogo, la Madonna apparve a una giovane novizia delle Figlie della Carità, Caterina Labouré, a cui affidò la realizzazione di una medaglia “Miracolosa” che, da quel momento ha dispensato innumerevoli grazie e prodigi. Il 27 novembre 1830, alle 17.30, Caterina ebbe una visione: vide due quadri. Nel primo, la Santa Vergine era in piedi sul globo terrestre, mentre teneva tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciavano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte uscivano raggi di uno splendore abbagliante. Caterina udì una voce: “Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini”. Poi, Caterina vide comparire questa invocazione, in lettere d’oro: “O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Subito l’ovale della medaglia si girò e Caterina vide il rovescio con la M di Maria e due cuori, uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina udì queste parole: “Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie”. Caterina riferì la richiesta della Madonna, ma non fu ascoltata. Quando, più tardi, scoppiò una terribile epidemia di colera, le Figlie della Carità distribuirono le prime medaglie e le guarigioni si moltiplicarono, insieme alle protezioni prodigiose e alle conversioni spirituali. Il popolo di Parigi cominciò a chiamare la Medaglia “miracolosa”. Questo piccolo oggetto sacro era diventato uno dei più grandi segni della fede, degli ultimi tempi.
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SAN GIACOMO DELLA MARCA sacerdote frati minori
Giacomo nacque nel 1394, a Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno, da qui il nome della Marca. Seguì la Regola dell’Osservanza e a soli 22 anni, a Santa Maria degli Angeli, vestì il saio francescano, che ricevette dal suo padre spirituale san Bernardino da Siena. Era un bravo predicatore e girò l’Italia, parlando della Passione, del Nome di Gesù e dell’Immacolata Concezione, temi già cari al suo maestro. Ebbe poi l’incarico dal papa di predicare contro gli eretici: cominciarono così i suoi viaggi in Dalmazia, Bosnia, Ungheria, Austria. Nelle sue prediche combatté molto il peccato di avarizia, e soprattutto quello dell'usura. L’usura, piaga di quei tempi, concentrava ricchezze nelle mani di pochi, mentre le classi più povere erano costrette a chiedere prestiti, concessi da usurai. Per combattere l’usura, Giacomo della Marca ideò i Monti di Pietà, dove i miseri potevano impegnare le proprie cose, non più a un tasso eccessivo, ma con un interesse minimo. Condusse una vita di estrema penitenza: faceva sette quaresime all’anno; negli altri giorni si nutriva di una scodella di fave cotte nell’acqua. Colto da terribili coliche, magro e distrutto dal suo peregrinare, temeva che il dolore fisico lo distraesse dalla preghiera, nelle ultime ore della sua vita. Ai confratelli chiese perdono per il cattivo esempio che aveva dato. Morì a Napoli, nel 1476. La fama dei miracoli e delle sue virtù era ben nota.
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TUTTI I SANTI FRANCESCANI
La straordinaria testimonianza di Francesco con la sua vita, ha spinto molti tra uomini e donne a seguire le orme di Cristo, formando così la famiglia serafica, un vero “focolare di santità”. Alla grande famiglia francescana si sono uniti sacerdoti, religiosi e laici (del primo, secondo e terzo Ordine), uomini e donne assurti alla gloria degli altari: sono persone semplici e illetterate, teologi, scienziati, re, regine, nobili, popolani, figli di contadini e di operai. Essi sono celebrati insieme il 29 novembre, perché in questo giorno del 1223 Onorio III approvò con una bolla la Regola di Francesco. Essi hanno professato ogni giorno questa Regola di vita ed è così che sono diventati santi. Bonaventura afferma che Francesco propose: “La Regola dei Frati Minori consiste nel mettere in pratica il Santo Vangelo di Gesù Cristo, vivendo nell’obbedienza, nella povertà e nella castità” (Regola bollata, cap. I). Tommaso da Celano narra nel Memoriale che Francesco voleva che la sua famiglia religiosa fosse ugualmente aperta ai poveri e illetterati, e non soltanto ai ricchi e sapienti. “Presso Dio – diceva – non vi è preferenza di persone, e lo Spirito Santo, ministro generale dell’Ordine, si posa egualmente sul povero ed il semplice” (FF 779). Lo Spirito Santo, il vero Ministro generale della famiglia francescana, insegna, predilige indistintamente tutti, perché non sceglie secondo categorie umane, ma si posa soprattutto su coloro che amano Dio con cuore indiviso.
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SANT’ANDREA apostolo
Andrea il pescatore, nacque a Bethsaida di Galilea, era il fratello di Simon Pietro, colui che ricevette per primo l’invito di Gesù. Il pescatore era tra coloro che ascoltavano Giovanni il Battista, quando passò di lì Gesù e insieme ad un amico lo seguirono e si fermarono con Lui tutto il giorno. In seguito, Andrea corse a raccontare al fratello di aver trovato il Messia e ve lo condusse. Fu dunque, Andrea a portare Simone da Gesù, eppure Gesù scelse Simone come suo vicario e pastore del suo gregge. Andrea rimarrà nell’ombra del fratello, sempre fedele, silenzioso e operoso. Poi venne la chiamata: i due fratelli attendevano al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea” quando arrivò Gesù e gli disse: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4, 18). Essi lasciarono le reti e si misero alla sua sequela. Forse, come il fratello si spinse in Asia Minore per l’opera evangelizzatrice, ma a Patrasso trovò la morte. Si narra che avesse chiesto di essere legato a una croce a forma di X, che ricorda l’iniziale greca del nome di Cristo.
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